Inviato: 3 ago 2007, 17:53
Vi assicuro che, in questo caso, scrivo con cognizione di causa. Questa volta spero che darete un po' di credito alle mie parole.
Le interrogazioni parlamentari dovrebbero essere una cosa seria. Ma in realtà sono, un po' per forzatura e un po' perché naturalmente vi si prestano, il maggiore strumento con cui un singolo parlamentare può mettere in evidenza la propria attività a favore del proprio bacino elettorale. Un esempio: io on./sen. ricevo una lamentela da parte da un elettore della mia zona (magari da uno che "controlla" qualche voto oltre al suo, un segretario locale di partito, uno strozzino o che so io); la doglianza è chiaramente di interesse ristrettissimo e non può essere risolta proponendo una legge (sarebbe come uccidere un topo con un cannone); allora scrivo una bella interrogazione, non richiedo la risposta del Governo in Aula (altrimenti i tempi si allungano), ma mi accontento di una nota scritta (che spesso è del tutto superficiale e priva di sostanza), tanto il mio interesse è di far vedere che ho fatto quello che era in mio potere (non di averlo fatto, ma di FAR VEDERE di averlo fatto), il che è stato raggiunto con la pubblicazione dell'interrogazione negli atti parlamentari, disponibili in tempo quasi reale su internet.
Ora la riforma proporzionale del sistema elettorale ha sganciato i parlamentari dal territorio: essi non devono più rispondere agli elettori, ma al (capo del) loro partito che li ha inseriti in buona posizione nelle liste elettorali (anche se l'ha fatto "emigrare" nella Regione accanto). Un parlamentare che si è a sua volta sganciato dal partito è un "cane sciolto", una pallina da flipper incontrollabile; ma al contempo un personaggio che ha disperato bisogno di rumore mediatico per non scomparire, dal momento che non ha né il sostegno del suo elettorato né quello del suo partito. In queste condizioni, non c'è da stupirsi che il sen. Rossi proponga interrogazioni su interrogazioni, che queste riguardino argomenti di attualità e che siano infarcite di inesattezze e approssimazioni superficiali.
Questa volta ne sono caduti vittime Dondi e la FIR, citati a sproposito in un inciso (Cicca, l'incipit è l'inizio di un discorso, in questo caso il riferimento è sì nel preambolo, ma tra parentesi, in forma appunto incidentale) nell'ambito di un discorso che riguardava tutt'altro
La sostanza dell'interrogazione interviene peraltro su una questione spinosa di interesse anche per il mondo del rugby, quello del sempre meno velato passaggio al professionismo arbitrale. Ma questo non è l'argomento del thread, e quindi termino qui.
Un'ultima precisazione, anche se cambia poco: il periodo minimo per richiedere un trattamento pensionistico da parte delle Camere per un parlamentare è di 30 mesi, dopodiché questi ha il diritto di "riscattare" (di tasca sua) ai fini pensionistici i 30 mesi mancanti per completare la legislatura e ottenere il vitalizio "minimo", comunque molto alto, anche se non so quantificarlo. Si tratta chiaramente di un'operazione estremamente conveniente, poiché a fronte di una spesa limitata nel tempo dà diritto ad un emolumento fisso, prolungato nel tempo fino al decesso ed eventualmente reversibile. Questa facoltà, giustamente percepita praticamente da tutti come un privilegio ingiusto, sta per essere tolta ai parlamentari, nel senso che, a partire dalla prossima legislatura (qualsiasi riforma fosse stata proposta con validità anche per questa legislatura sarebbe ovviamente stata bocciata, dal momento che per entrare in vigore deve essere votata dagli stessi parlamentari su cui andrebbe applicata) sarà abolito questo istituto del "riscatto" e i parlamentari dovranno completare l'intera legislatura di cinque anni per avere diritto al vitalizio minimo.
Le interrogazioni parlamentari dovrebbero essere una cosa seria. Ma in realtà sono, un po' per forzatura e un po' perché naturalmente vi si prestano, il maggiore strumento con cui un singolo parlamentare può mettere in evidenza la propria attività a favore del proprio bacino elettorale. Un esempio: io on./sen. ricevo una lamentela da parte da un elettore della mia zona (magari da uno che "controlla" qualche voto oltre al suo, un segretario locale di partito, uno strozzino o che so io); la doglianza è chiaramente di interesse ristrettissimo e non può essere risolta proponendo una legge (sarebbe come uccidere un topo con un cannone); allora scrivo una bella interrogazione, non richiedo la risposta del Governo in Aula (altrimenti i tempi si allungano), ma mi accontento di una nota scritta (che spesso è del tutto superficiale e priva di sostanza), tanto il mio interesse è di far vedere che ho fatto quello che era in mio potere (non di averlo fatto, ma di FAR VEDERE di averlo fatto), il che è stato raggiunto con la pubblicazione dell'interrogazione negli atti parlamentari, disponibili in tempo quasi reale su internet.
Ora la riforma proporzionale del sistema elettorale ha sganciato i parlamentari dal territorio: essi non devono più rispondere agli elettori, ma al (capo del) loro partito che li ha inseriti in buona posizione nelle liste elettorali (anche se l'ha fatto "emigrare" nella Regione accanto). Un parlamentare che si è a sua volta sganciato dal partito è un "cane sciolto", una pallina da flipper incontrollabile; ma al contempo un personaggio che ha disperato bisogno di rumore mediatico per non scomparire, dal momento che non ha né il sostegno del suo elettorato né quello del suo partito. In queste condizioni, non c'è da stupirsi che il sen. Rossi proponga interrogazioni su interrogazioni, che queste riguardino argomenti di attualità e che siano infarcite di inesattezze e approssimazioni superficiali.
Questa volta ne sono caduti vittime Dondi e la FIR, citati a sproposito in un inciso (Cicca, l'incipit è l'inizio di un discorso, in questo caso il riferimento è sì nel preambolo, ma tra parentesi, in forma appunto incidentale) nell'ambito di un discorso che riguardava tutt'altro
La sostanza dell'interrogazione interviene peraltro su una questione spinosa di interesse anche per il mondo del rugby, quello del sempre meno velato passaggio al professionismo arbitrale. Ma questo non è l'argomento del thread, e quindi termino qui.
Un'ultima precisazione, anche se cambia poco: il periodo minimo per richiedere un trattamento pensionistico da parte delle Camere per un parlamentare è di 30 mesi, dopodiché questi ha il diritto di "riscattare" (di tasca sua) ai fini pensionistici i 30 mesi mancanti per completare la legislatura e ottenere il vitalizio "minimo", comunque molto alto, anche se non so quantificarlo. Si tratta chiaramente di un'operazione estremamente conveniente, poiché a fronte di una spesa limitata nel tempo dà diritto ad un emolumento fisso, prolungato nel tempo fino al decesso ed eventualmente reversibile. Questa facoltà, giustamente percepita praticamente da tutti come un privilegio ingiusto, sta per essere tolta ai parlamentari, nel senso che, a partire dalla prossima legislatura (qualsiasi riforma fosse stata proposta con validità anche per questa legislatura sarebbe ovviamente stata bocciata, dal momento che per entrare in vigore deve essere votata dagli stessi parlamentari su cui andrebbe applicata) sarà abolito questo istituto del "riscatto" e i parlamentari dovranno completare l'intera legislatura di cinque anni per avere diritto al vitalizio minimo.