non so posso farmi riconoscere nella situazione di "chi non ha mai avuto nessun contatto con il rugby". dell'esistenza di questo sport ne sono a conoscenza da sempre, ma ho visto la prima partita in tv nel 2001 pe u na fortuita casualità (stava nascendo mia figlia ed ero appena tornato a casa dopo una nottata passata in sala parto. prima di tornare in ospedale accendo al tv e c'era una partita dell'italia: non mi ricordo contro chi).bogi ha scritto:So che sarà impossibile, ma sarebbe bello conoscere il pensiero sul documentario di qualche spettatore incidentale.... qualcuno che non ha mai avuto alcun contatto col Rugby (è pieno in italia di persone in questa condizione..)
da quel momento ho continuato a vedere partite di questo sport non capendoci niente ma ogni volta qualcosina di più. ammetto che Cecinelli, per me che non ne sapevo nulla, è stato utile.
Mi ci sono messo d'impegno e sono riuscito a capirne almeno le regole, di questo sport. E mi ha convinto a tornare a vedere un match dal vivo (l'ultima volta è stata nell'adolescenza, tra calcio e basket), dato che sono andato a saint etienne con la mia compagna incinta di sette mesi e ora siamo al flaminio con la più piccola tifosa dell'Italia (Greta era presente contro l'inghilterra che non aveva compiuto nemmeno tre mesi).
scusate questa lunga introduzione, ma mi è servita per poter parlare del film di paolini.
Bello. soprattutto nel far vedere come sia "semplicemente" né più né meno uno sport, che uno "...può giocare sia due volte alla settimana più la partita il sabato...", per tutta la vita. Ha dato umanità a qualcosa che invece può correre il rischio di finire relegato nel mondo dello spettacolo (altri sport insegnano: non solo il calcio in Italia, pensate al basket negli states)
Personalmente mi ha fatto molta invidia Paolini: un estraneo al mondo del rguby che, solo per l'amore e la passione mostrata, è riuscita ad andare "dentro" questo mondo fino a farne parte, parlando con le persone che sono un pezzettino di storia di questo sport e andando in luoghi leggendari (memorabile la scena di Paolini seduto nello spogliatoio al posto di di Wilkinson).
Concordo con chi dice che questo lavoro è utilissimo per far crescere il rugby in Italia perché non basta lo spettacolo "à la Guazzini". La scena finale del ragazzino che si fa 5 km a piedi per poter essere all'allenamento è bellissima
cinematograficamente, permettetemelo, credo che paolini abbia avuto vita facile, pescando a piene mani dal mondo dalla tradizione italiana (basti pensare al neorealismo).
