stilicone ha scritto:Metto qui, dopo gli interessantissimi post di Diddi e KKarli, uno spunto che ho trovato su La Stampa di oggi.
Intervista a certo dott. Marco Ricci, psicologo sportivo, sui problemi mentali che potrebbero incontrare i nostri calciatori nelle sfide epocali![]()
di questi giorni con gli inglesi.
Il dott. Ricci dice che forse Mourinho fa bene a fare lo sborone, perchè i nostri giovanotti potrebbero in effeti farsi prendere da complessi di inferiorità nei confronti degli anglosassoni, per motivi sportivi e non.
Segue la seguente ultima domanda e risposta:
D. : "Lei ha lavorato con la nazionale di rugby, in quel caso l'autoconvincimento non ha funzionato?"
R. :"Lì si partiva da molto lontano, da un problema di livello di gap che bloccherebbe anche i migliori. Abbiamo singoli straordinari e (sic) sul concetto di squadra e di staff che non ci siamo. Il calcio non ha questo problema, sta nell'elite e ne è consapevole. (ecc. ecc.)"
Per quel che vale, sono perfettamente d'accordo con il dott. Ricci, ma mi chiedo: perchè è "sul concetto di squadra che non ci siamo"? E se esiste un gap psicologico che "bloccherebbe anche i migliori", qual è il modo migliore per superarlo?
Certo non dichiarare, come fa Orlandi, che questo gap è incolmabile e che loro sono depositari di una tradizione e di un tipo di rugby irragiungibile, per noi poveri figli della serva. Questo, semmai, è il segnale dell'assenza di una strategia.
Credo che lo staff di una nazionale che sia a corto di idee riguardo il modo di avvicinarsi al livello degli avversari, si ritrovi di fronte a due possibili scelte:
- tacere e sperare che nessuno se ne accorga
- dichiararlo e rimettere il proprio mandato nelle mani della federazione (o, almeno, attendersi una reazione)
Qui, invece, sembra che tutti (in federazione e nello staff) ritengano normali le batoste prese nelle ultime partite (non dimentichiamoci i test di novembre), batoste che ricordano quelle di qualche anno fa, almeno nella forma. Tanto che Orlandi ha l'ardire di dichiararlo alla stampa, aggiungendo che, come allenatore, non puo' farci nulla perchè il problema esula dalla gestione della nazionale, visto che riguarda l'intero movimento.
Una cosa, intanto, è certa: parole cosi' rimangono nella testa dei giocatori. E quando, nei momenti piu' duri dei match, dovranno "aggrapparsi alle proprie certezze", puo' darsi che troveranno anche queste "certezze", espresse non da me (che non conto nulla) ma uno dei loro allenatori.