ITALIA ARGENTINA - NOVEMBRE 2010
Moderatore: Emy77
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Rugby-Tv
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Re: ITALIA ARGENTINA - NOVEMBRE 2010
su radio deejay c'è mirco bergamasco tra qualche minuto
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Rugby-Tv
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Re: ITALIA ARGENTINA - NOVEMBRE 2010
quì lo vedete ancheRugby-Tv ha scritto:su radio deejay c'è mirco bergamasco tra qualche minuto
http://www.deejay.it/dj/tv/deejay_tv
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gangaibc
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Re: ITALIA ARGENTINA - NOVEMBRE 2010
Sono in ufficio, non ci posso andare. Che ha detto?
Il Bambino Ciccione
- Hap
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Re: ITALIA ARGENTINA - NOVEMBRE 2010
Niente di rilevante...e qualche clichè sul rugby, ma ovviamente non solo per colpa sua...il livello dell'intervista è quello classico di chi intervista per la prima volta un rugbista. Però non toccatemi Linus e Nicola che mi piacciono un casinogangaibc ha scritto:Sono in ufficio, non ci posso andare. Che ha detto?
Agli amici che compaiono dagli abissi di internet solo quando l'Italia le prende, gustando il momento con rara intensità: grazie.
Grazie.
Grazie perché mi avete fatto capire il senso di tutti quei video porno in cui i mariti si sollazzano vedendo la moglie soddisfatta da un estraneo.
Grazie.
Grazie perché mi avete fatto capire il senso di tutti quei video porno in cui i mariti si sollazzano vedendo la moglie soddisfatta da un estraneo.
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Alucard
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Re: ITALIA ARGENTINA - NOVEMBRE 2010
il solito trash-rugby dei media, niente di serio e qualche accenno alle partite.gangaibc ha scritto:Sono in ufficio, non ci posso andare. Che ha detto?
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gangaibc
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Re: ITALIA ARGENTINA - NOVEMBRE 2010
Beh, anche questa è pubblicità (cliché a parte). Non è che Linus, da questo punto di vista, sia molto meglio della Toniolo di cui parlavamo di la, a parte l'essere un atleta amatoriale di buon livello su maratona et similia (comunque adoro Deejay Chiama Italia...)
Il Bambino Ciccione
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GheraHomerLover
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Re: ITALIA ARGENTINA - NOVEMBRE 2010
Vabbè....in trasmissioni del genere non credo sia pensabile addentrarsi in dettagli e discussioni tecniche.Alucard ha scritto:il solito trash-rugby dei media, niente di serio e qualche accenno alle partite.gangaibc ha scritto:Sono in ufficio, non ci posso andare. Che ha detto?
Premetto che non ho ascoltato però, "ospitate" in programmi del genere, dovrebbero servire
esclusivamente a far interessare chi ascolta e magari fargli venir voglia di andare a vedere una
partita di rugby. Non credo si possa chiedere molto di più....
L'allenatore, dalla tribuna, al Turano:
"Barba !!! Metti il testone in quella c4$$o di ruck !!!"
"Barba !!! Metti il testone in quella c4$$o di ruck !!!"
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Alucard
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Re: ITALIA ARGENTINA - NOVEMBRE 2010
questo è vero, però dopo 10 anni(diciamo che l'interesse dei media e pubblico per il rugby è iniziato col 6N) incomincio ad essere stanco di questo tipo di interviste...
- Hap
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Re: ITALIA ARGENTINA - NOVEMBRE 2010
Il fatto è questo...non è la prima volta che i Bergabros vanno in tv o in radio, e le domande che gli fanno sono sempre quelle.Alucard ha scritto:questo è vero, però dopo 10 anni(diciamo che l'interesse dei media e pubblico per il rugby è iniziato col 6N) incomincio ad essere stanco di questo tipo di interviste...
Concordo poi con chi dice che in un programma come Deejay Chiama Italia (mio programma radiofonico preferito) non ti puoi aspettare che chiedano a Mirco se preferisce giocare ala o centro...è solo che sono sempre le stesse domande retoriche sul rugby...
Il solo lato buono è appunto che ne deriva della pubblicità.
E poi mi sa che stiamo andando un pò OT.
Agli amici che compaiono dagli abissi di internet solo quando l'Italia le prende, gustando il momento con rara intensità: grazie.
Grazie.
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Grazie.
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jetmarin
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Re: ITALIA ARGENTINA - NOVEMBRE 2010
Meglio che intervistino male Bergamauro che Melita Toniolo
Tumulto e fragore;
la battaglia sembra caotica,ma non c’è disordine;
le truppe che manovrano ordinatamente, non possono essere vinte.
Sun Tzu
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Sun Tzu
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NeilBeck85
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Re: ITALIA ARGENTINA - NOVEMBRE 2010
Titolari o non titolari,rincalzi non rincalzi,non dimentichiamoci che questi signori qua (intendo l'Argentina,non questa formazione,prima che qualcuno mi faccia le pulci)non è tanto che ha triturato e violentato i Galli..che poi i Galli non avessero la pozione magica fermata alla dogana,che Obelix fosse infortunato,che Asterix squalificato e che Abraracourcix avesse contro lo spogliatoio ci stà
..ma fattostà che hanno macellato la Francia con 40 punti..ergo..se vinciamo è una gran bella soddisfazione
"Cantare l'inno non è solo folclore,cè gente che è morta cantando la marsigliese..oggi venderemo cara la pelle!"
"Io metto la faccia dove gli altri non metteno neanche i piedi"
- Jean Pierre Rives -
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Alucard
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Re: ITALIA ARGENTINA - NOVEMBRE 2010
da gazzetta.it:
Albacete: "Non è un derby"
E’ un Puma. Due metri per 123 chili: un camion. Seconda linea, nel cuore della mischia. Dinamico, aggressivo, combattivo. E spirituale. Patricio Albacete è un ambasciatore del rugby argentino. Un peccato che, colpa di un infortunio patito in allenamento, con l’Italia non giocherà. Ma la sua storia è esemplare. Ce la siamo fatta raccontare. Li ha provati tutti: dal tennis al nuoto. E’ stato corteggiato da tutti: dal basket alla pallavolo. E non si è negato neppure al calcio: in difesa, libero o stopper. Ma al rugby Patricio "Pato" Albacete sembrava destinato ancora prima di nascere. Papà giocatore a Mar del Plata: lui, il colpevole. E i due fratelli maggiori, giocatori a Buenos Aires: loro, i complici.
Albacete, la prima volta?
"A nove anni, nel Club Manuel Belgrano di Buenos Aires. Ho sempre respirato il rugby, ho sempre mangiato pane e rugby. Al Belgrano perché mio fratello giocava in prima squadra e ci andavano anche i miei compagni di scuola".
La prima regola?
"Passare il pallone indietro. Capito quella, capito lo spirito del gioco. La prima partita fu un tutti-contro-tutti molto divertente".
A proposito di regole.
"Credo di averle finalmente capite quasi tutte... Le più importanti sono quelle per evitare atti pericolosi e prevenire infortuni seri. Le più preziose sono quelle che non hanno neppure bisogno di essere scritte: come il rispetto per gli avversari".
E per l’arbitro.
"Con l’arbitro non solo non si discute, ma neanche si parla. Più semplice di così. E se apri bocca, arretri 10 metri. Funziona".
Rugby a scuola?
"Da noi si comincia prima nei club, poi si prosegue a scuola. La mia scuola aveva una buona squadra di calcio, ma una scarsa di rugby".
Sempre seconda linea?
"Anche terza. In Argentina terza ala, numero 7, e in Francia, il primo anno, a Colomiers, terza centro, numero 8. Ma non sono le mie posizioni. Seconda linea è un ruolo completo, non ci sono solo le touche e mischie, ma si fa tutto, si partecipa al gioco, si placca, si costruiscono maul, si puliscono i palloni. E si combatte. Amo il combattimento. C’è più soddisfazione a conquistare un pallone nel fango che in cielo: a terra si combatte di più".
Ma è un lavoro da operai, da muratori, da bassa manovalanza.
"E’ un lavoro oscuro, che non sempre viene apprezzato, comunque non abbastanza. Però i compagni capiscono".
Amicizia, solidarietà, sostegno: il rugby professionistico riesce a mantenere alti questi valori?
"In Argentina se ne discute molto. I professionisti sono quelli che giocano all’estero più altri 40 inseriti nel programma del Centro nazionale di alta prestazione. Il resto sono amatori. La differenza esiste, e non è solo economica. Un conto è giocare con i compagni, un conto con gli amici. Ma per noi argentini la differenza non c’è, perché abbiamo tutti lo stesso spirito. In patria, all’estero, nel club, in Nazionale. Viviamo per il rugby, divertendoci e godendone".
In una sola parola: il rugby argentino?
"Spirito".
E gli altri rugby?
"Francese: competitivo. Gallese: di movimento. Irlandese: combattivo. Scozzese: ventoso. Inglese: fisico. Sudafricano: molto fisico. Australiano: costruito su tante fasi. Neozelandese: il migliore".
E il rugby italiano?
"Siete cresciuti, state crescendo, e fra i 10-12 Paesi primi al mondo, siete quello con maggiori margini di miglioramento".
Ma è un rugby italiano o italo-argentino?
"Italiano. Castrogiovanni e Parisse - per citarne due - hanno origini italiane più profonde di quelle argentine, hanno scelto l’Italia e noi rispettiamo la loro scelta. Non li consideriamo traditori, non parliamo di derby, non coltiviamo vendette. E’ anche questo lo spirito del rugby".
E che altro?
"Il rugby è un modo di vivere la vita. Con rispetto e lealtà. Lo aveva capito anche Nelson Mandela. Ce l’ha mostrato il film "Invictus": il rugby elevato a unità nazionale, uguaglianza sociale, valore sociale".
Albacete, ha un motto?
"L’ho tatuato sul braccio sinistro: 'Dios, Familia, Amigos'".
dal nostro inviato Marco Pastonesi
Albacete: "Non è un derby"
E’ un Puma. Due metri per 123 chili: un camion. Seconda linea, nel cuore della mischia. Dinamico, aggressivo, combattivo. E spirituale. Patricio Albacete è un ambasciatore del rugby argentino. Un peccato che, colpa di un infortunio patito in allenamento, con l’Italia non giocherà. Ma la sua storia è esemplare. Ce la siamo fatta raccontare. Li ha provati tutti: dal tennis al nuoto. E’ stato corteggiato da tutti: dal basket alla pallavolo. E non si è negato neppure al calcio: in difesa, libero o stopper. Ma al rugby Patricio "Pato" Albacete sembrava destinato ancora prima di nascere. Papà giocatore a Mar del Plata: lui, il colpevole. E i due fratelli maggiori, giocatori a Buenos Aires: loro, i complici.
Albacete, la prima volta?
"A nove anni, nel Club Manuel Belgrano di Buenos Aires. Ho sempre respirato il rugby, ho sempre mangiato pane e rugby. Al Belgrano perché mio fratello giocava in prima squadra e ci andavano anche i miei compagni di scuola".
La prima regola?
"Passare il pallone indietro. Capito quella, capito lo spirito del gioco. La prima partita fu un tutti-contro-tutti molto divertente".
A proposito di regole.
"Credo di averle finalmente capite quasi tutte... Le più importanti sono quelle per evitare atti pericolosi e prevenire infortuni seri. Le più preziose sono quelle che non hanno neppure bisogno di essere scritte: come il rispetto per gli avversari".
E per l’arbitro.
"Con l’arbitro non solo non si discute, ma neanche si parla. Più semplice di così. E se apri bocca, arretri 10 metri. Funziona".
Rugby a scuola?
"Da noi si comincia prima nei club, poi si prosegue a scuola. La mia scuola aveva una buona squadra di calcio, ma una scarsa di rugby".
Sempre seconda linea?
"Anche terza. In Argentina terza ala, numero 7, e in Francia, il primo anno, a Colomiers, terza centro, numero 8. Ma non sono le mie posizioni. Seconda linea è un ruolo completo, non ci sono solo le touche e mischie, ma si fa tutto, si partecipa al gioco, si placca, si costruiscono maul, si puliscono i palloni. E si combatte. Amo il combattimento. C’è più soddisfazione a conquistare un pallone nel fango che in cielo: a terra si combatte di più".
Ma è un lavoro da operai, da muratori, da bassa manovalanza.
"E’ un lavoro oscuro, che non sempre viene apprezzato, comunque non abbastanza. Però i compagni capiscono".
Amicizia, solidarietà, sostegno: il rugby professionistico riesce a mantenere alti questi valori?
"In Argentina se ne discute molto. I professionisti sono quelli che giocano all’estero più altri 40 inseriti nel programma del Centro nazionale di alta prestazione. Il resto sono amatori. La differenza esiste, e non è solo economica. Un conto è giocare con i compagni, un conto con gli amici. Ma per noi argentini la differenza non c’è, perché abbiamo tutti lo stesso spirito. In patria, all’estero, nel club, in Nazionale. Viviamo per il rugby, divertendoci e godendone".
In una sola parola: il rugby argentino?
"Spirito".
E gli altri rugby?
"Francese: competitivo. Gallese: di movimento. Irlandese: combattivo. Scozzese: ventoso. Inglese: fisico. Sudafricano: molto fisico. Australiano: costruito su tante fasi. Neozelandese: il migliore".
E il rugby italiano?
"Siete cresciuti, state crescendo, e fra i 10-12 Paesi primi al mondo, siete quello con maggiori margini di miglioramento".
Ma è un rugby italiano o italo-argentino?
"Italiano. Castrogiovanni e Parisse - per citarne due - hanno origini italiane più profonde di quelle argentine, hanno scelto l’Italia e noi rispettiamo la loro scelta. Non li consideriamo traditori, non parliamo di derby, non coltiviamo vendette. E’ anche questo lo spirito del rugby".
E che altro?
"Il rugby è un modo di vivere la vita. Con rispetto e lealtà. Lo aveva capito anche Nelson Mandela. Ce l’ha mostrato il film "Invictus": il rugby elevato a unità nazionale, uguaglianza sociale, valore sociale".
Albacete, ha un motto?
"L’ho tatuato sul braccio sinistro: 'Dios, Familia, Amigos'".
dal nostro inviato Marco Pastonesi
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acarrer
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Re: ITALIA ARGENTINA - NOVEMBRE 2010
bella intervista!!
passionale e totalmente argentina dentro!
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Alucard
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Re: ITALIA ARGENTINA - NOVEMBRE 2010
mi spiace per Bergamasco, ma Barbieri se lo merita, quindi secondo le previsioni andrà a 6 con Zanni a 7...