FRANCHIGIA, POZIONE MAGICA PER LA CRESCITA DEL MOVIMENTO?

Discussioni sulla FIR e sulle Nazionali, maggiore e giovanili

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manchester
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Re: FRANCHIGIA, POZIONE MAGICA PER LA CRESCITA DEL MOVIMENTO?

Messaggio da manchester »

non avete citato le due di piacenza
mariemonti
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Re: FRANCHIGIA, POZIONE MAGICA PER LA CRESCITA DEL MOVIMENTO?

Messaggio da mariemonti »

Laporte ha scritto:
l'attendibilità del grillo talpa (i lavori a parma allo stadio "partono oggi" senza che a PArma ci sia ancora uan giunta comunale) ...

E comuqneu si tratta dell'ennismo consorzio non di ua franchigia.. l'ennessima accozzaglia che si scioglierà tra litigi tra un anno o due....
Cosa c'entra l'attendibilità del giornalista se riferiva parole di Dondi con tanto di virgolette...
"...il tecnico del Comune mi ha detto che inizieranno oggi e potranno durare 2-3 mesi..."
Laporte
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Re: FRANCHIGIA, POZIONE MAGICA PER LA CRESCITA DEL MOVIMENTO?

Messaggio da Laporte »

mariemonti ha scritto:
Laporte ha scritto:
l'attendibilità del grillo talpa (i lavori a parma allo stadio "partono oggi" senza che a PArma ci sia ancora uan giunta comunale) ...

E comuqneu si tratta dell'ennismo consorzio non di ua franchigia.. l'ennessima accozzaglia che si scioglierà tra litigi tra un anno o due....
Cosa c'entra l'attendibilità del giornalista se riferiva parole di Dondi con tanto di virgolette...
"...il tecnico del Comune mi ha detto che inizieranno oggi e potranno durare 2-3 mesi..."
permettimi di dubitare ...
mariemonti
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Re: FRANCHIGIA, POZIONE MAGICA PER LA CRESCITA DEL MOVIMENTO?

Messaggio da mariemonti »

Laporte ha scritto:
mariemonti ha scritto:
Cosa c'entra l'attendibilità del giornalista se riferiva parole di Dondi con tanto di virgolette...
"...il tecnico del Comune mi ha detto che inizieranno oggi e potranno durare 2-3 mesi..."
permettimi di dubitare ...
Di Dondi o del tecnico comunale, non certo del giornalista
Laporte
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Re: FRANCHIGIA, POZIONE MAGICA PER LA CRESCITA DEL MOVIMENTO?

Messaggio da Laporte »

Laporte ha scritto:
mariemonti ha scritto:
Cosa c'entra l'attendibilità del giornalista se riferiva parole di Dondi con tanto di virgolette...
"...il tecnico del Comune mi ha detto che inizieranno oggi e potranno durare 2-3 mesi..."
permettimi di dubitare ...

di tuti e nessuno ...
rugbying
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Re: FRANCHIGIA, POZIONE MAGICA PER LA CRESCITA DEL MOVIMENTO?

Messaggio da rugbying »

Franchigia pozione magica per l'Italia del rugby? Non credo.
Intanto, se in tutti gli altri sport si va avanti coi club e non con le franchigie un motivo ci sarà. Siamo in Italia, il campanile, le tradizioni, perché no, le gelosie e gli orgogli, bello o brutto è il nostro status e chi siamo noi per pretendere di snaturare tutto (e per di più in pochi mesi)? La franchigia ha senso caso mai solo per ottimizzare le risorse laddove servono grandi investimenti nel professionismo e quindi per i club di alto livello (ma quanti ce ne sono in Italia?).
Partiamo da una premessa: il "problema" del rugby italiano è la scarsa base di praticanti (o no?): niente di scandaloso, siamo un paese rugbisticamente "giovane", di fatto nato dopo il 6 Nazioni, che si sta rivelando un traino enorme. Molti profani, visto il 6N in televisione, si sono detti, perché no?, perché non farlo anche al paese/quartiere/città nostro? e sono nate come funghi decine di società nuove. Questa è l'UNICA via per migliorare la nostra realtà nazionale; hai voglia ad accademizzarli, a super allenarli, a specializzarli, a doparli, a strapagarli, a farli giocare tutte le domeniche coi Baby Blacks: se non si passa dagli attuali 100 giovani di qualità ai 1000 di domani non c'è futuro.
E bisogna radicarsi nel territorio: per farlo non bisogna fondere le poche realtà già esistenti, che 9 volte su 10 litigano dopo 2 anni e si torna da capo (quante fusioni o simili a Parma o a Roma abbiamo visto negli anni?), rischiando di far sparire quelle due mezze realtà, ma stimolare la nascita e il consolidamento di nuove. E se qualcuno fa il passo troppo lungo o muore poco dopo è selezione naturale, qualcuno prenderà il suo posto.
Se l'Italia per esprimere un club decente (con tutta la filiera delle giovanili tanto per capirci) ha bisogno di un bacino di utenza di 300.000 abitanti o più, allora per il rugby italiano non c'è domani.
L'unica benzina che fa muovere la base è la motivazione, il prestigio che i dirigenti possono trovare nell'allestire dal niente un club di rugby nel proprio territorio e magari vincere la domenica. A qualcuno può sembrare misero e meschino ma è così. E questo lo puoi fare solo col TUO club, non con la franchigia. Al massimo la "franchigia" può servire all'inizio, quando hai 14 giocatori e te ne servono altri 10 da un club vicino per allestire il primo campionato di C. Una volta si chiamava armata brancaleone e tutti erano consapevoli che fosse un ripiego necessario per sfangarla i primi tempi con la speranza, prima possibile, di fare da soli. Adesso invece, la chiamano franchigia che fa tanto 2.0 e, anche a basso livello, qualcuno confonde la necessità con la virtù.
A questo proposito, fossi io la FIR, farei di tutto per stimolare questa competizione, invece la C unica dà il messaggio opposto. Oggi ci sarebbe, almeno da Roma in su, la possibilità di fare B, C1, C2 e anche la D, invece tutti nel calderone della C unica che sembra fatta apposta per smorzare gli entusiasmi.
Quindi: primum aumentare le realtà e di conseguenza i giocatori, deinde filosofare sullo strumento per gestirli nell’alto livello, che potrà essere anche la franchigia anche se mi sfugge la grande differenza sostanziale tra questa e un club di vertice che per selezione naturale (leggasi – anche – economica) si impone sugli altri in una determinata area e attira a sé per forza di cose i talenti della zona (come nel calcio).
wanchope16
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Re: FRANCHIGIA, POZIONE MAGICA PER LA CRESCITA DEL MOVIMENTO?

Messaggio da wanchope16 »

Continuo a dirlo in ogni discussione sulle franchigie.

Franchigia soluzione positiva? Basta vedere il cammino del Romagna (vera e propria Franchigia Territoriale) in 2 anni dalla B all'A1, questi sono fatti...

Qualche storico poi mi darà dell'eretico, ma in passato non c'erano tre rappresentative territoriali (per esempio i dogi e i lupi?) beh le Franchigie celtiche non potevano sorgere da loro con una tecnica in stile "gallese"???
Vogliamo il Romagna RFC in Celtic League!!!
s6tefano71
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Re: FRANCHIGIA, POZIONE MAGICA PER LA CRESCITA DEL MOVIMENTO?

Messaggio da s6tefano71 »

rugbying ha scritto:Franchigia pozione magica per l'Italia del rugby? Non credo.
Intanto, se in tutti gli altri sport si va avanti coi club e non con le franchigie un motivo ci sarà. Siamo in Italia, il campanile, le tradizioni, perché no, le gelosie e gli orgogli, bello o brutto è il nostro status e chi siamo noi per pretendere di snaturare tutto (e per di più in pochi mesi)? La franchigia ha senso caso mai solo per ottimizzare le risorse laddove servono grandi investimenti nel professionismo e quindi per i club di alto livello (ma quanti ce ne sono in Italia?).
Partiamo da una premessa: il "problema" del rugby italiano è la scarsa base di praticanti (o no?): niente di scandaloso, siamo un paese rugbisticamente "giovane", di fatto nato dopo il 6 Nazioni, che si sta rivelando un traino enorme. Molti profani, visto il 6N in televisione, si sono detti, perché no?, perché non farlo anche al paese/quartiere/città nostro? e sono nate come funghi decine di società nuove. Questa è l'UNICA via per migliorare la nostra realtà nazionale; hai voglia ad accademizzarli, a super allenarli, a specializzarli, a doparli, a strapagarli, a farli giocare tutte le domeniche coi Baby Blacks: se non si passa dagli attuali 100 giovani di qualità ai 1000 di domani non c'è futuro.
E bisogna radicarsi nel territorio: per farlo non bisogna fondere le poche realtà già esistenti, che 9 volte su 10 litigano dopo 2 anni e si torna da capo (quante fusioni o simili a Parma o a Roma abbiamo visto negli anni?), rischiando di far sparire quelle due mezze realtà, ma stimolare la nascita e il consolidamento di nuove. E se qualcuno fa il passo troppo lungo o muore poco dopo è selezione naturale, qualcuno prenderà il suo posto.
Se l'Italia per esprimere un club decente (con tutta la filiera delle giovanili tanto per capirci) ha bisogno di un bacino di utenza di 300.000 abitanti o più, allora per il rugby italiano non c'è domani.
L'unica benzina che fa muovere la base è la motivazione, il prestigio che i dirigenti possono trovare nell'allestire dal niente un club di rugby nel proprio territorio e magari vincere la domenica. A qualcuno può sembrare misero e meschino ma è così. E questo lo puoi fare solo col TUO club, non con la franchigia. Al massimo la "franchigia" può servire all'inizio, quando hai 14 giocatori e te ne servono altri 10 da un club vicino per allestire il primo campionato di C. Una volta si chiamava armata brancaleone e tutti erano consapevoli che fosse un ripiego necessario per sfangarla i primi tempi con la speranza, prima possibile, di fare da soli. Adesso invece, la chiamano franchigia che fa tanto 2.0 e, anche a basso livello, qualcuno confonde la necessità con la virtù.
A questo proposito, fossi io la FIR, farei di tutto per stimolare questa competizione, invece la C unica dà il messaggio opposto. Oggi ci sarebbe, almeno da Roma in su, la possibilità di fare B, C1, C2 e anche la D, invece tutti nel calderone della C unica che sembra fatta apposta per smorzare gli entusiasmi.
Quindi: primum aumentare le realtà e di conseguenza i giocatori, deinde filosofare sullo strumento per gestirli nell’alto livello, che potrà essere anche la franchigia anche se mi sfugge la grande differenza sostanziale tra questa e un club di vertice che per selezione naturale (leggasi – anche – economica) si impone sugli altri in una determinata area e attira a sé per forza di cose i talenti della zona (come nel calcio).
Ti straquoto! Leggiti i miei post nella prima pagina. Sei della mia stessa opinione, per fortuna ne ho trovato uno, qua mi sembra che scrivano solo sostenitori delle franchigie, che poi in Italia, comunque vada a finire, non ce ne sono/non funzionano, se non per piccole realtà di serie C o B che si uniscono per dividere spese...come il Romagna. Benetton NON è una franchigia, ma un club che gioca in CL; la nuova cosìddetta "franchigia federale" comunque non sarebbe (parlo al condizionale perchè dubito ancora che sorga e rimanga nel tempo) una franchigia perchè non sarebbe una rappresentazione-espressione di un territorio, ma semplicemente una selezione dei, non migliori, ma giocatori orfani del precedente club (Aironi) e delle Accademie, che fonda le proprie basi dalla presidenza, ai D.S.; agli allenatori e, ahimè, anche sui giocatori, solo con il criterio del clientelismo.
mariemonti
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Re: FRANCHIGIA, POZIONE MAGICA PER LA CRESCITA DEL MOVIMENTO?

Messaggio da mariemonti »

Non capisco tutti questi discorsi e castelli in aria.
Gli Aironi hanno fallito solo, SOLO, per mancanza di soldi (poi si può discutere sulle cause di questo fattore, la crisi economica universale, l'abbandono da un giorno all'altro di MPS, il "tradimento" delle parmigiane, i contratti "forzati" per colpa della FIR...).
SOLO mancanza di soldi.
Tutto il resto stava iniziando ad ingranare.
Nell'intervista ormai "famosa" di Munari, il nano spiega bene la situazione di partenza degli Aironi e come stavano crescendo. E' inutile fare tutte le volte gli stessi discorsi.
topotto53
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Re: FRANCHIGIA, POZIONE MAGICA PER LA CRESCITA DEL MOVIMENTO?

Messaggio da topotto53 »

mariemonti ha scritto:Non capisco tutti questi discorsi e castelli in aria.
Gli Aironi hanno fallito solo, SOLO, per mancanza di soldi (poi si può discutere sulle cause di questo fattore, la crisi economica universale, l'abbandono da un giorno all'altro di MPS, il "tradimento" delle parmigiane, i contratti "forzati" per colpa della FIR...).
SOLO mancanza di soldi.
Tutto il resto stava iniziando ad ingranare.
Nell'intervista ormai "famosa" di Munari, il nano spiega bene la situazione di partenza degli Aironi e come stavano crescendo. E' inutile fare tutte le volte gli stessi discorsi.
beh.. dici poco.. mancanza di soldi.. credo che la scelta di "terminare" l'esperienza aironi sia stata giusta.. forse non gestita correttamente in tutte le sue parti.. ma giusta... nella Celtic non esiste la retrocessione.. e quindi che altro sistema c'era per finire una esperienza negativa ( dal punto di vista sportivo.. poi sul piano umano e delle intenzioni sicuramente una bella esperienza..) . mantenere in vita gli aironi con ulteriori contributi "federali" avrebbe portato ad una serie di commenti negativi .. proprio su questo forum tutti a dar contro la FIR per i soldi dati male .. se e quando la franchigia FIR diventerà operativa, sarà comunque chiara la fonte dei soldi e della gestione.. poi, probabilmente, sarà un fallimento sportivo, visto che sarà difficile mettere in piedi una squadra competitiva senza basi .. può essere che si rimanga in celtic con una sola squadra .. perchè no.. però credo che il tentativo di mettere in piedi una franchigia , fatta di giocatori "potenzialmente" in grado di giocare in celtic e come serbatoio per la nazionale debba essere fatto.. per finire con una frase riassuntiva, credo che la FRANCHIGIA SIA UNA POZIONE MAGICA NECESSARIA, MA NON SUFFICIENTE PER LA CRESCITA DEL MOVIMENTO..
calep61
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Re: FRANCHIGIA, POZIONE MAGICA PER LA CRESCITA DEL MOVIMENTO?

Messaggio da calep61 »

Mi sembra, dalla lettura dei diversi commenti, sia necessario fare una precisazione sul reale significato che volevo dare al titolo del topic.
Con franchigie non mi riferivo agli Aironi, piuttosto che al Treviso o, anche, alla nuova franchigia federale.
Innanzitutto perchè non sono delle franchigie; come noto Treviso è un club monolitico il cui successo è dettato, principalmente, dal fatto di poter contare da molti anni su finanze certe e, sinceramente, farebbe paura anche a me mettere mani su un gioiellino così luccicante (uno dei pochi esempi di eccellenza nel rugby nazionale) con il rischio, magari di opacizzarlo.
Sugli Aironi sappiamo tutto e, comunque, anche loro una vera franchigia lo sono stati per poco tempo. La neo nata franchigia federale, a meno di aggregazioni in corso d'opera, sembrerebbe mancare delle radici territoriali che tradizionalmente caratterizzano una franchigia.
Non era di queste franchigie che volevo parlare e tantomeno prenderle ad esempio.
Con questo topic mi interessava capire piuttoasto quale sia la convinzione comune su una possibile evoluzione del restante movimento rugbystico, in particolare quello fortemente caraterizzato da micro club che faticano a quadrare i bilanci e non c'è ne sono attivi solo nelle categorie inferiori o giovanili, in aggregazioni o affiliazioni societarie, come possibile soluzione per emergere dalle tante difficoltà economiche che così piccole realtà societarie sono inevitabilmente costrette ad incontrare, in particolare in questo momento di recessione, o per quale motivo che non sia il mero attaccamento passionale, non si ritengano esperienze positive da cui trare esempio le analoghe iniziative prese ormai in molti paesi rugbysticamente meno ricchi o con evidenti problemi di bilancio.
È proprio vero che la maggior parte dei mali che capitano all'uomo sono cagionati dall'uomo.
Plinio il Vecchio
Non essendosi potuto fare in modo che quel che è giusto fosse forte, si è fatto in modo che quel che è forte fosse giusto.
Blaise Pascal
Nulla infonde più coraggio al pauroso della paura altrui.
Umberto Eco
mariemonti
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Re: FRANCHIGIA, POZIONE MAGICA PER LA CRESCITA DEL MOVIMENTO?

Messaggio da mariemonti »

topotto53 ha scritto:
mariemonti ha scritto:Non capisco tutti questi discorsi e castelli in aria.
Gli Aironi hanno fallito solo, SOLO, per mancanza di soldi (poi si può discutere sulle cause di questo fattore, la crisi economica universale, l'abbandono da un giorno all'altro di MPS, il "tradimento" delle parmigiane, i contratti "forzati" per colpa della FIR...).
SOLO mancanza di soldi.
Tutto il resto stava iniziando ad ingranare.
Nell'intervista ormai "famosa" di Munari, il nano spiega bene la situazione di partenza degli Aironi e come stavano crescendo. E' inutile fare tutte le volte gli stessi discorsi.
beh.. dici poco.. mancanza di soldi.. credo che la scelta di "terminare" l'esperienza aironi sia stata giusta.. forse non gestita correttamente in tutte le sue parti.. ma giusta... nella Celtic non esiste la retrocessione.. e quindi che altro sistema c'era per finire una esperienza negativa ( dal punto di vista sportivo.. poi sul piano umano e delle intenzioni sicuramente una bella esperienza..) . mantenere in vita gli aironi con ulteriori contributi "federali" avrebbe portato ad una serie di commenti negativi .. proprio su questo forum tutti a dar contro la FIR per i soldi dati male .. se e quando la franchigia FIR diventerà operativa, sarà comunque chiara la fonte dei soldi e della gestione.. poi, probabilmente, sarà un fallimento sportivo, visto che sarà difficile mettere in piedi una squadra competitiva senza basi .. può essere che si rimanga in celtic con una sola squadra .. perchè no.. però credo che il tentativo di mettere in piedi una franchigia , fatta di giocatori "potenzialmente" in grado di giocare in celtic e come serbatoio per la nazionale debba essere fatto.. per finire con una frase riassuntiva, credo che la FRANCHIGIA SIA UNA POZIONE MAGICA NECESSARIA, MA NON SUFFICIENTE PER LA CRESCITA DEL MOVIMENTO..
Negativa dal punto di vista sportivo, decisamente no. Guarda i giocatori che ha portato in nazionale (più quelli che sono in rampa di lancio...): questo era (ed è) lo scopo della franchigia
Guarda i risultati in crescita. Ascolta i commenti delle avversarie.
Soldi, il problema è stato solo quello.
Sarei contento se la nuova franchigia riuscisse a non ripartire da zero e continuare il percorso degli Aironi, producendo altri giocatori azzurri e magari aggiungendo altri 3 o 4 successi in Pro12.
A quel punto saremmo a posto, perché la FIR problemi di soldi proprio non ne ha...
L'errore lo commette chi, vista la scomparsa degli Aironi, bocciasse la franchigia in quanto tale.
Attenzione, poi. La squadra federale oggi come oggi è in pratica una selezione, dovrà DIVENTARE una franchigia. Adesso è una cosa assolutamente artificiale e slegata da qualsiasi territorio, ma come ha detto la FIR, si tratta di una cosa "transitoria"
Luqa-bis
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Iscritto il: 18 mag 2011, 10:17

Re: FRANCHIGIA, POZIONE MAGICA PER LA CRESCITA DEL MOVIMENTO?

Messaggio da Luqa-bis »

A me pare che già in partenza ci sia un equivoco.

Come scritto in altre discussioni da me e da altri, il termine franchigia si riferisce ad una squadra che :

1. partecipa ad un campionato su concessione diretta di una Federazione come rappresentante di una categoria o di un territorio, affrancata da criteri di ammissione competitiva
e/o
2. partecipa ad un campionato affrancata da retrocessioni (vedi CL)
e/o
3. partecipa ad un campionato affrancata da obblighi di residenza territoriale (vedi NFL)
.

Quindi il criterio a cui si riferisce calep61 non è tanto il concetto di Frachigia quanto quello di
A. Unione Consortile di Società (caso da esplorare non ben definito, non so Romagna e Crociati sono assimilabili in toto)
B. Fusione di Società (es. Cavalieri Prato)
C. Selezione territoriale Comitale/Federale (es. Dogi)

Che è cosa diversa dalla partecipazione come Franchigia alla celtica.

si tratat d i2 probelmatiche distinte.

la prima:
una società che voglia rapresntare un soggetto rugbistico di spessore, deve , necessariamente poter schierare tutte le squadre giovanili.
Usando la terminologia calcistica, dalla Pulcini alla Primavera.
Per ciascuna selezione anagrafica si tratat di trovare diciamo una 20-25ina di pischelli da allenare, diciamo una dozzina per classe di età.

Siccome l'ISTAT ci dice che i pischelli di una classe di età sono più o meno l'1% della popolazione;
siccome il CONI ci dice che la pratica sportiva continuativa tra i giovani maschi sotto i 19anni oscilla tra il 60% delle medie inferiori e il 40% degli ultimi anni di licei , tecnici e professionali, e di 10-15 inferiore nelle femmine

questo significa che la leva su cui si può contare per ogni anno è circa il 4-6 x1000 della popolazione maschile (e il 3-4x1000 di quella femminile).

Siccome poi il CONI ci dice anche il rugby occupa un po' meno del 2% dei tesserati CONI ,diciamo che

al momento per reclutare una decina di pischelli pari età per una Under "biennale" (pari o dispari che sia) si dovrebbe mediamente lavorare su un bacino di 200000 persone.

Contando che in alcune realtà il rugby è assente (e anche questo è un problema da affrontare), in realtà dove il rugby è sentito si riesce a fare una società "come si deve" anche lavorando su un bacino 4-5 volte più piccolo, diciamo in media sui 40-50mila abitanti (ma lavorando sodo eh).
Sotto quella soglia la soceità ha difficilmente "aria e acqua" per svilupparsi.

Altro problema è che non basta avere 1000 ragazzini piuttosto che 100 a giocare rugby, se quel rugby che gli si insegna non è rugby di qualità: tecnica, disciplina, saper giocare come squadra, e anche avere una buona atleticità di base.
L'esempio pratico : la Lombardia ha più tesserati praticanti del Veneto, però non riesce ad esprimere a livello giovanile la stessa potenza che il movimento veneto esprime. Forse è un problema di organizzazione e di qualità didattica nel rugby.


Terzo problema.
Oltre alla tecnica di base, ci sono due difficoltà pratiche evidenti negli socrsi anni e anche adesso:
i giovani che escono dalle giovanili non riescono ad avere spazi nelle società che preferiscono affidarsi a giocatori più esperti;
i seniores italiani non hanno il ritmo per giocare contro squadre britanniche o francesi alla pari.

Mentre per reclutamento e formazione di base, le ricette possono essere tante, e richiedono lo sforzo federale ma anche delle società che vada oltre il solito "ci pensiamo noi, allevando i pulcini da far capponi, dateci i soldi " vs "ci pensiamo noi, scegliendo gli eletti e allevandoli come porcelli da prosciutto, dateci i giocatori",

per gli ultimi due problemi esistono secondo me due necessità obbligate con soluzioni alternative:

1a
Obbligare le società di Eccellenza a schierare una squadra "primavera" in serie B o A2 (allargando per questo quella serie inferiore).
Obbligare le squadre di A1 e A2 ad avere (oltre a tutte le giovanili) a referto ogni turno di campionato almeno un 20% di giocatori U21/U23

1b. la Federazione andando oltre quanto fatto per l'Accademia, arruola (una specie di servizio di leva rugbistico) gli atleti ex Juniores di livello sino a formare almeno una mezza dozzina di selezioni "Primavera" (con al più un 20% di vecchi volponi a far da chioccia) da immettere in A1-A2


Mentre per la disabitudine di tutto il rugby italiano ai ritmi da 6N, servono almeno 4 squadre che parteicipino a campionati di alto livello come la Celtica.
Anche contrattare con Francesi ed Inglesi per avere una squadra "ospite" in Championship o in ProD2 sarebbe utile.
calep61
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Re: FRANCHIGIA, POZIONE MAGICA PER LA CRESCITA DEL MOVIMENTO?

Messaggio da calep61 »

Luqa-bis ha scritto:A me pare che già in partenza ci sia un equivoco.

Come scritto in altre discussioni da me e da altri, il termine franchigia si riferisce ad una squadra che :

1. partecipa ad un campionato su concessione diretta di una Federazione come rappresentante di una categoria o di un territorio, affrancata da criteri di ammissione competitiva
e/o
2. partecipa ad un campionato affrancata da retrocessioni (vedi CL)
e/o
3. partecipa ad un campionato affrancata da obblighi di residenza territoriale (vedi NFL)
.

Quindi il criterio a cui si riferisce calep61 non è tanto il concetto di Frachigia quanto quello di
A. Unione Consortile di Società (caso da esplorare non ben definito, non so Romagna e Crociati sono assimilabili in toto)
B. Fusione di Società (es. Cavalieri Prato)
C. Selezione territoriale Comitale/Federale (es. Dogi)

Che è cosa diversa dalla partecipazione come Franchigia alla celtica.

si tratat d i2 probelmatiche distinte.

la prima:
una società che voglia rapresntare un soggetto rugbistico di spessore, deve , necessariamente poter schierare tutte le squadre giovanili.
Usando la terminologia calcistica, dalla Pulcini alla Primavera.
Per ciascuna selezione anagrafica si tratat di trovare diciamo una 20-25ina di pischelli da allenare, diciamo una dozzina per classe di età.

Siccome l'ISTAT ci dice che i pischelli di una classe di età sono più o meno l'1% della popolazione;
siccome il CONI ci dice che la pratica sportiva continuativa tra i giovani maschi sotto i 19anni oscilla tra il 60% delle medie inferiori e il 40% degli ultimi anni di licei , tecnici e professionali, e di 10-15 inferiore nelle femmine

questo significa che la leva su cui si può contare per ogni anno è circa il 4-6 x1000 della popolazione maschile (e il 3-4x1000 di quella femminile).

Siccome poi il CONI ci dice anche il rugby occupa un po' meno del 2% dei tesserati CONI ,diciamo che

al momento per reclutare una decina di pischelli pari età per una Under "biennale" (pari o dispari che sia) si dovrebbe mediamente lavorare su un bacino di 200000 persone.

Contando che in alcune realtà il rugby è assente (e anche questo è un problema da affrontare), in realtà dove il rugby è sentito si riesce a fare una società "come si deve" anche lavorando su un bacino 4-5 volte più piccolo, diciamo in media sui 40-50mila abitanti (ma lavorando sodo eh).
Sotto quella soglia la soceità ha difficilmente "aria e acqua" per svilupparsi.

Altro problema è che non basta avere 1000 ragazzini piuttosto che 100 a giocare rugby, se quel rugby che gli si insegna non è rugby di qualità: tecnica, disciplina, saper giocare come squadra, e anche avere una buona atleticità di base.
L'esempio pratico : la Lombardia ha più tesserati praticanti del Veneto, però non riesce ad esprimere a livello giovanile la stessa potenza che il movimento veneto esprime. Forse è un problema di organizzazione e di qualità didattica nel rugby.


Terzo problema.
Oltre alla tecnica di base, ci sono due difficoltà pratiche evidenti negli socrsi anni e anche adesso:
i giovani che escono dalle giovanili non riescono ad avere spazi nelle società che preferiscono affidarsi a giocatori più esperti;
i seniores italiani non hanno il ritmo per giocare contro squadre britanniche o francesi alla pari.

Mentre per reclutamento e formazione di base, le ricette possono essere tante, e richiedono lo sforzo federale ma anche delle società che vada oltre il solito "ci pensiamo noi, allevando i pulcini da far capponi, dateci i soldi " vs "ci pensiamo noi, scegliendo gli eletti e allevandoli come porcelli da prosciutto, dateci i giocatori",

per gli ultimi due problemi esistono secondo me due necessità obbligate con soluzioni alternative:

1a
Obbligare le società di Eccellenza a schierare una squadra "primavera" in serie B o A2 (allargando per questo quella serie inferiore).
Obbligare le squadre di A1 e A2 ad avere (oltre a tutte le giovanili) a referto ogni turno di campionato almeno un 20% di giocatori U21/U23

1b. la Federazione andando oltre quanto fatto per l'Accademia, arruola (una specie di servizio di leva rugbistico) gli atleti ex Juniores di livello sino a formare almeno una mezza dozzina di selezioni "Primavera" (con al più un 20% di vecchi volponi a far da chioccia) da immettere in A1-A2


Mentre per la disabitudine di tutto il rugby italiano ai ritmi da 6N, servono almeno 4 squadre che parteicipino a campionati di alto livello come la Celtica.
Anche contrattare con Francesi ed Inglesi per avere una squadra "ospite" in Championship o in ProD2 sarebbe utile.
chapeau, questo si che è parlare.
Analisi dirompente, ma alla domanda cosa rispondi? Ritieni utile delle forme di aggregazione (giustamente la soluzione franchigia è solo uno dei possibili strumenti) o pensi che il movimento, così com'è caraterizzato, possa evolvere naturalmente, magari con un po' più di tempo, verso l'ecellenza?
È proprio vero che la maggior parte dei mali che capitano all'uomo sono cagionati dall'uomo.
Plinio il Vecchio
Non essendosi potuto fare in modo che quel che è giusto fosse forte, si è fatto in modo che quel che è forte fosse giusto.
Blaise Pascal
Nulla infonde più coraggio al pauroso della paura altrui.
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maxs
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Re: FRANCHIGIA, POZIONE MAGICA PER LA CRESCITA DEL MOVIMENTO?

Messaggio da maxs »

a proposito di franchigia.. articolo carino su rugby 1823

http://rugby1823.blogosfere.it/2012/06/ ... higie.html

lo riporto per comodità
Club d'Eccellenza depauperati dei loro migliori elementi, campagna acquisti moralmente dubbia, mancanza d'identità, grana permit players che si ripropone a ogni finestra internazionale. I guai celtici si moltiplicano, ma forse una soluzione ci sarebbe, e si chiama franchigia.

No, non quelle che appaiono nei comunicati stampa federali e che noi giornalisti ci ostiniamo a riproporre in continuazione. Parlo delle franchigie come concepite dall'Irb, ma che nell'ordinamento ovale italiano non trovano ancora spazio. In verità, già nel dicembre 2008 avevo buttato giù un'idea simile, anche se non strutturata e che - oggi - non è più né attuale né credibile. Ma partiva dallo stesso concetto.

A farsene portavoce in Italia è, invece, Giorgio Bartoli, che ha addirittura pubblicato sulla pagina facebook di Milanovale un sunto di cosa significhi, realmente, il termine franchigia e qual è la differenza tra essa e gli attuali club celtici.

"A livello I.R.B., la differenza è sostanziale e fondamentale: una società sportiva è un'organizzazione che, all'interno del suo sistema organizzativo, ha anche giocatori tesserati; la franchigia, invece, è un'organizzazione che non ha, o non può avere, giocatori tesserati. O bella, direte voi, e con quali giocatori scende in campo?!? Semplicemente, con gli stessi concui scende in campo una nazionale o una selezione!!! Sì, perché, di fatto, la Franchigia opera, nei confronti deigiocatori e delle relative società, come una vera e propria selezione. Un accordo tecnico/economico tra club e franchigie consente a quest'ultime di utilizzare giocatori di proprietà e cartellino sportivo dei club a fronte di un impegnotecnico/formativo ed economico.

Quindi, non più transumanze di cartellini, non più perdita d'identità o legame con le società di formazione, libertà di crescita tecnico/agonistica dei giocatori in funzione del proprio livello: la franchigia, società autonoma a tutti gli effetticivili ed economici, rappresenta la punta dell'iceberg ovale dell'organizzazione di società sportive aderenti al suo progetto. E quando il giocatore non presta la propria attività sportiva nella franchigia, gioca con il proprio club senza sconvolgere nessun tipo di campionato locale o nazionale, in quanto entra in campo nella sua società di appartenenza. In questo modo, la franchigia avrebbe il grande vantaggio di poter selezionare i propri giocatori su una base molto più ampia e dinamica, allenarli ai livelli tecnici dei campionati di élite, con uno staff specialistico a disposizione delmiglioramento fisico, tecnico, metodico e agonistico dell'atleta.

E i club, che vantaggi avrebbero? Di ritrovarsi dei giocatori preparati e formati da staff di elevato livello, con i quali possono anche scambiare stage formativi sia per gli altri giocatori, sia per la propria struttura tecnica, non doversi vedere "sfilare" via il gioiellino che hanno cullato e formato per diversi anni, ritrovarsi un "professionista" nel proprio grembo sia nell'immediato, sia in prospettiva futura (giocatore, tecnico, manager). Non solo, tramite accordi tecnico/economici, potranno ricevere anche un aiuto finanziario diretto e indiretto".
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