billingham ha scritto:Questa partita la trovo difficile da commentare. Perché per un tempo abbiamo giocato bene.
Non e' una novita'. Anche i primi tempi contro Australia e Irlanda alla RWC ed il primo tempo di 2 settimane fa contro l'Inghilterra erano stati buoni. Ti posso citare altri episodi, persino nel 2009, nella partita persa contro l'Irlanda 38-9, al 35' eravamo sopra 9-7 con McLean che sbaglia un calcio (e io a gridargli dalla curva del Flaminio di andare per la touche) e O'Gara che aveva appena preso il giallo. Invece non era stato granche' il primo tempo contro la Francia lo scorso anno. Poi abbiamo vinto.
billingham ha scritto:
Ordinati, poco fallosi, generosi anche nei momenti di apnea (vedi quando l'Irlanda è venuta nei nostri 22 ed è tornata indietro con una meta) e, soprattutto, finalmente con dei trequarti che prendevano il pallone in avanzamento. Spero continuino a farlo, anche se ci prendiamo altre batoste così, perché questo è un passo avanti necessario se vogliamo sperare di colmare il margine con il resto del Sei Nazioni. Mi è anche piaciuto vedere un'Italia con pochi "grossi nomi" che comunque per trentacinque minuti ha tenuto il campo egregiamente, giocando "insieme" e senza che nessuno si mettesse a cercare di fare capitan America o il grande gladiatore. Tanti giocatori che - a testa bassa - provano perlomeno a fare il loro lavoro. Qualcuno ci riesce meglio - come la terza linea - qualcuno è stato traballante come Gori e alcuni trequarti (un Masi troppo prevedibile e meno incisivo del solito). Detto questo, i calci sbagliati hanno contribuito a questo risultato - dobbiamo capitalizzare ogni opportunità: una Scozia non particolarmente grandiosa con un cecchino come Paterson si è tolta le sue soddisfazioni negli anni passati.
In realta' abbiamo giocato bene fino alla nostra meta, poi siamo riusciti a non prendere il loro calcio di rimessa in gioco -come sempre contro l'Irlanda lo scorso anno, poi O'Gara ci puni' col drop- e anche nell'azione della seconda meta abbiamo fatto diversi errori, sia di squadra che individuali. Sono d'accordo con te, niente cose fenomenali, ma cose semplici fatte bene e quantomeno gente che sapeva cosa fare. Sono d'accordo con te su Masi, avevo gia' sottolineato la volta scorsa che sembra un po' un corpo estraneo come estremo nel tipo di gioco che vuole Brunel. Non su Gori, che a me ieri non e' affatto dispiaciuto, niente di straordinario ma un'onesta prestazione si'
billingham ha scritto:
E non è ammissibile che quando la forbice del punteggio comincia ad arrivare alle due mete trasformate, crolliamo come le case dei tre porcellini: questo è quello che ha trasformato un discreto primo tempo in cui siamo rimasti in partita in una disfatta. Si smette di placcare, si va in apnea, si perde lucidità. Se si riconquista il possesso si cerca di accelerare, altrimenti si pascola e non ci si rischiera in difesa, e si apre il fianco alle mete avversarie a grappoli. Il rischieramento difensivo è ancora una nostra grande grande pecca - anche quando cerchiamo di giocare disciplinati come all'inizio ieri. Botes? A me non è dispiaciuto palla in mano, li ha fatti correre per dio. Al piede da rimandare, ma non creiamo l'ennesimo mostro tipo Orquera, per cui un onesto mestierante dopo qualche prestazione non soddisfacente o non ritenuta tale diventa lo stigma di una nazione. E lo dico da persona contraria all'esperimento Botes in nazionale nel primo momento. Brunel? Lasciamolo lavorare e aspettiamo un po' a giudicare anche lui. Qualcuno prima diceva che, a forza di puntare a crescere si è creata una mentalità perdente. Io dico che è il contrario: non abbiamo mai puntato a crescere, abbiamo sempre puntato a vincere contro la Scozia e sperare ci pisciasse un'altra carta. A vincere almeno un test invernale. E quindi a fare gli esperimenti solo nei momenti di necessità (infortuni, eccetera) nell'illusione di battere Australia, Inghilterra, eccetera. Io preferisco due Sei Nazioni così in cui però si fan giocare tanti giovani e si crea una squadra competitiva che i soliti proclama per vedere i soliti quindici s*****i in campo sempre.
Ecco, quando subiamo una meta (o due) crolliamo, non credo sia un fatto fisico, ma si spegne proprio la luce, non riusciamo piu' a fare le cose semplici e tantomeno quelle difficili che pero', masochisticamente, cerchiamo con insistenza. Ci sfaldiamo come squadra. E' questo che mi preoccupa, non le sconfitte in se'. Si spegne la luce nel cervello della squadra, ripeto, spero di sbagliarmi, ma mi sembra siamo troppo abituati alle sconfitte, per cui il nostro 6N e', nell'inconscio di molti, 4 sconfitte scontate ed una partita -quella contro la Scozia, specie negli anni pari in cui vengono a Roma- da vincere. Se poi di quelle 4 sconfitte sicure una si trasforma in vittoria, e' quasi un miracolo. Avevo scritto l'altra volta che non riusciamo mai ad andare oltre i nostri limiti, facevo l'esempio della Francia 2007 che pur essendo niente piu' che una discreta squadra, bastonata sia dall'Argentina che dall'Inghilterra, per una notte aveva smesso i panni di cenerentola e si era vestita da principessa eliminando gli all blacks. A noi queste trasformazioni non riescono, le nostre carrozze rimangono sempre zucche. Quanto a Botes, non e' lui il problema, e ieri mi e' quasi piaciuto piu' che contro l'Inghilterra. Faccio pero' 2 considerazioni: Botes sente troppo la pressione di giocare apertura per la nazionale, non sarebbe male coltivare un calciatore che lo sollevi dall'incombenza della piazzola, io avevo suggerito McLean -qualche altro utente ha trovato quest'idea pessima- ora rientra Mirco Bergamasco, vediamo. Secondo: un' apertura deve prendere in mano la squadra proprio nei momenti di difficolta', questo e' quello che mi hanno sempre insegnato, anche agli infimi livelli cui ho giocato. Deve essere un po' il leader della squadra, insieme al mediano di mischia ed al numero 8, soprattutto, lo ripeto, nei momenti di difficolta'. Questo Botes non lo ha fatto, ne' contro l'Inghilterra ne' ieri, e credo non sia nelle sue corde, nemmeno come mediano di mischia. E sono anche un po' stufo di Parisse, ottimo giocatore si' ma che non prende in mano la squadra (l'anno scorso non lo ha fatto nemmeno con lo Stade), certo, avercene come lui, ma un po' di leadership in piu' nei momenti difficili non guasterebbe.
billingham ha scritto:
Laporte ha scritto:Alla fine siamo sempre lì': a piangere perchè il profeta, il salvatore della patria arrivato da oltremare, oltre manica o oltralpe non ci solleva dalla nostra mediocrità.
Che sia un allenatore francese, rhodesiano, un mediano sudafricano raccomandato dal telecronista, un tre quarti argentimo, un seconda linea sudafricana o altro.
Quando lo capiremo che se non la smettiamo con questa piramide rovesciata fatta di una nazionale arriicchita ed ingrassata, di due franchigiee assistenzializzate in stile ASL, e di livbello di bas ein mano a volenterose ASD da osteria (pardon da club-house) non andrem da nessuna parte.
Reinestiamo sulla base, sulla preparazione dei giovani, dei dirigenti.
E basta mercenari con la bacchetta magica.
E sopratuttutto basta con i conflitti di interesse.
chapeau
Il discorso e' lungo: non sono mai stato favorevole all'ingresso nella lega celtica, ma il super 10 di 2-3 anni fa non si poteva reggere piu' ne' da un punto di vista sportivo ne' finanziario. Il Galles ha meno abitanti della Toscana, la Nuova Zelanda meno abitanti della Sicilia, ma li' il rugby lo si insegna a partire dalle scuole, ed e' lo sport nazionale. Qui non discuto il ruolo assolutamente primario del calcio -nel quale peraltro otteniamo anche discreti risultati- ma nelle scuole s'insegnano sport al chiuso, tipo la pallacanestro e la pallavolo (quando va bene!). La FIR avrebbe dovuto investire molte risorse nel chiamare tecnici britannici e francesi -parlo solo di persone dell'Unione Europea, quindi con pieno diritto a stabilirsi e a lavorare in Italia- per insegnare il rugby nelle scuole, non e' stato fatto, forse colpa della FIR, forse colpa del ministero della pubblica istruzione, non lo so, ma era una cosa da fare. Molti utenti hanno scritto che alto livello (nazionale, celtica) e base possono andare insieme; in un mondo ideale sicuramente, ma quando si hanno poche risorse finanziarie, bisogna cominciare dalla base e investirele tutte li'. Ad esempio -pur prendendo il treno celtico- io poi avrei riformato completamente l'eccellenza, creando 8-10 franchigie federali (con tecnici scelti dalla federazione e stipendi ai giocatori parzialmente pagati dalla federazione, nei limiti delle risorse) dislocate nel territorio -diffondere il rugby in territori "nuovi" sarebbe importantissimo, il Sud ha potenzialita' umane enormi- e facendo un campionato per queste franchigie, con obbligo di schierare almeno 10 giocatori sui 15 titolari di eta' fra 18 e 22 (magari 15 sui 22 o 23 totali). Ma sono discorsi lunghi.