diddi ha scritto:Gower non è la cura magica, ma una possibile soluzione.
Concordo con i molti sostenitori di Marcato, nel senso che si tratta, se non altro, di un'apertura vera, in grado di alternare gioco al largo e tattico, nonché di piazzare con percentuali decenti. Il problema di Marcato infatti non sta nel gioco che può esprimere, e nemmeno tanto nel "buco" difensivo che crea (e che si può tappare), quanto nella sua inadeguatezza fisica a reggere gli urti a questo livello (non parlo di peso/altezza, sia chiaro). Mi spiego: Non ricordo partita internazionale iniziata da Marcato apertura titolare e da questi finita in campo senza infortuni. La cosa non è strana, perché - sottolineava giustamente AINDA - Marcato è fatto oggetto di "cure" speciali dalle difese avversarie, sempre particolarmente aggressive nei suoi confronti, non soltanto per limitarne il gioco al piede, ma anche per intimidirlo. Finché gioca estremo, gli avversari sono lontani; quando sta appena dietro gli avanti, gli arriva una pressione infernale che lui non può reggere.
Bocchino è un giocatore dal talento limpidissimo. Non mi meraviglia che abbia problemi a Rovigo, perché è in un'età delicata ed è alla sua prima esperienza fuori Roma; ma non è questo il problema. Si tratta di un altro giocatore che soffre fortemente la pressione e l'intimidazione fisica. Quando giocava nell'URC, gli ho visto fare bei minuti contro Calvisano (a partita già persa) e scomparire letteralmente dal campo contro la Rugby Roma, che ne conosceva il punto debole. Non ho visto le partite della "A", ma la sua prestazione opaca contro la Georgia dopo una prova convincente la settimana prima potrebbe spiegarsi anche così (attendo conferme o smentite dai testimoni diretti).
Gower almeno non subisce intimidazioni, anzi incute rispetto negli avversari: in occasione della nostra meta, Jacobs era così intento a seguirne le mosse che ha lasciato scoperto il suo canale, mi permetto di dubitare che avrebbe seguito Marcato con la stessa concentrazione (veramente, mi permetto di dubitare che Marcato avrebbe osato provare o anche solo fintare la penetrazione). Gower non solo copre il suo canale, ma va anche a scalare e a chiudere le zone scoperte. Gower è giocatore solido mentalmente e può reggere anche i rovesci derivanti dalle proprie prestazioni negative (cosa che costituisce invece il maggior limite di McLean, che va in palla quando le cose non si mettono per il verso giusto). Gower ha un piede poco educato, ma potente, il che, con le attuali regole sul calcio dai 22, è fondamentale.
Inciso: è vero che sabato scorso il SA ci ha surclassato sul gioco tattico, ma è vero anche che a Udine (non mi sembra che nessuno lo abbia notato) il vento falsava le traiettorie; più che normale che due calciatori relativamente inesperti (Gower per competenza nel ruolo e McLean per età) siano andati in difficoltà contro tre specialisti navigati come Steyn, Kirchner e Du Preez (e meno male che non c'era l'altro Steyn!). Anzi nel ping pong tattico in partita si è vista bene la seguente sequenza (metà circa del primo tempo): McLean calcia dai 22 e segue il calcio - SA rimanda dalla parte nostra - Gower riceve, calcia e segue - SA esplora la profondità scoperta e va in touche nei nostri 22.
Credo che la tua analisi sia sostanzialmente giusta anche se mi piace puntualizzare come
chiunque tra i papabili si fosse trovato ad apertura a Twickenham lo scorso Febbraio avrebbe preso delle tramvate in faccia. Infatti i palloni di Maauro viaggiavano così lenti e così alti che chiunque li avesse aspettati sarebbe finito tra le braccia poco amorevoli dei mastini inglesi.
Detto questo altre due - belle - mete come quelle fatte a AUS e SAF da Gower+Robertsone Garcia sono state propiziate da Marcato contro AUS e FRA.
Secondo me a uno manca quello che manca all'altro.
Resterebbe da vedere chi colma prima le sue lacune...
Ma credo che non rientri nei piani di Mallet che considero un gran allenatore.
Sono infatti convinto che dopo il suo periodo ci ritroveremo più forti e solidi su tutti i reparti, credo che stia facendo un buon lavoro. Ma il suo grave difetto è credere di poter gestire i giocatori come fossero dei porfessionisti sudafricani. Per cui alla prima incertezza li scarta per far posto ad una soluzione che serva nell'immediato. Mentre un approccio più sistematico e continuativo sarebbe opportuno con i nostri. E poi forse il nostro livello attuale è questo: discontinuo, a volte buono e a volte no. Bisogna fare i conti anche con questo più che con le pezze che frammentano un percorso.
Saluti PR