Laporte ha scritto:billingham ha scritto:minchia, non siete mai contenti. o ci si lamenta che il rugby in Italia non se lo calcola nessuno, oppure ci si lamenta che viene "commercializzato". se mettono come testimonial di una pubblicità una patata, tutti a gridare allo scandalo. "ci siamo calcificati" (come disse la tibia al perone)!
la verità è una: per avere un po' di visibilità è necessario sottostare a dei compromessi. avere cecinelli come commentatore, avere i fratelli bergamasco in tv e sui calendari nudi, avere una pubblicità con una testimonial un po' svestita. non sto dicendo che è giusto, o che è bello. ma che dovremmo forse togliere le fette di salame dagli occhi: parliamo di crescita del movimento, di cercare di non rimanere uno sport minore, ci indignamo se ci confondono con il football americano o se qualche ignorante fa una domanda assurda o dice qualcosa che per noi eletti è idiota. poi però non ci sta bene che ci sia la donnina discinta.
i valori dello sport sono nello sport, punto. non è una pubblicità con due poppe a minarli. però magari farà incuriosire qualcuno, certo, non per i motivi nobili forse. però di quei cento incuriositi dalle poppe, magari uno capisce com'è davvero questo mondo, o come vorrebbe essere. e si appassiona. mi sacrifico a cento telecronache di cecinelli affiancato a una velina discinta, se questo può far scoprire un mondo che trovo bellissimo a una persona che ne è ignara. anche se questo vuol dire passare per una pubblicità di livello scadente.
altrimenti non lamentiamoci che nessuno ci caga, che le squadre dilettanti non hanno mezzi, che le mamme non mandano i bambini al rugby perchè hanno paura, che le squadre di calcio continuino a intralciare i campi e le squadre di rugby, che la nazionale fa cagare, che nessuno sa chi siamo, che confondono il nostro sport con il football. viviamo nella nostra bolla di stoica nobiltà, docce fredde, squadre che scompaiono perchè non trovano un campo dove giocare e nemmeno una partita di rugby in tv.
Scusa, sono un po tardo e troglodita, ma mi spieghi quale accorgimento tecnico del servizio fotpgrafico ci farà distinguere dal football americano ? Non sono risucito ad afferrare guardando le foto di questa bella ragazza ?
E quale posizione della melita ci fa capire che la ruck non è una scazzotatta ma uno dei momenti fondamentali del gioco ?
non ho detto questo. sto parlando di far conoscere il fatto che esista un altro sport, un'altra nazionale, anche indirettamente, anche con questi metodi che personalmente non approvo, ma neanche condanno con tutta questa puzza sotto il naso. se la gente non scopre che esiste il rugby, difficilmente si interesserà. se adesso in Lombardia esistono 4 gironi territoriali, 2 interregionali e un girone elite (in cooperazione con altre regioni) invece che i soliti tre gironi, lo dobbiamo anche a quei bellimbusti dei Bergamasco, al fatto che abbiano fatto vedere le partite in tv su La7, al marketing di Guazzini (che a me fa rivoltare lo stomaco, beninteso - il giorno che divento presidente dell'IRB bandisco il sintetico, solo cotonaccio, colletto a polo, tinta unita o righe orizzontali). Pretendiamo che il rugby diventi uno sport conosciuto, che i suoi valori siano un'alternativa al calcio (e, ripeto, questa superiorità è posticcia, spocchiosa e per giunta dannosa), però vogliamo avere il controllo di qualsiasi aspetto, perfino della pubblicità della campagna pubblicitaria Trenitalia-FIR. Minchia, rallegriamoci che Trenitalia faccia una campagna di biglietti scontati per la partita. Se poi come testimonial chiamano Borghezio piuttosto che Moana, sai quanto me ne importa? I valori si vedono nella sostanza di uno sport, non nella facciata più marginale. Ma forse (la butto lì, eh) siamo preoccupati dal fatto che questi valori non sono così forti come pensavamo? Che sbiadiscano di fronte alla commercializzazione dello sport? Che in fondo siamo sportivi come tutti gli altri e non siamo superiori a nessuno per il semplice fatto di maneggiare una palla ovale e passarla all'indietro? Beh, rugby, benvenuto nel mondo reale. Dove la pubblicità, ahimè, si fa a suon di poppe (non che pensi sia giusto), dove tutti gli sport (perfino il calcio) sono portatori di valori, ma solo se le persone che li popolano si impegnano a farsi portatori di tali valori riescono a trasmetterli. E sono portatori di valori a prescindere dal fatto che un centravanti stia con una velina, che una pubblicità abbia una bellona in mutandine come testimonial, che la palla sia ovale o tonda.
Altrimenti, cari miei, devo pensare che anche i nostri valori siano solo una facciata.