Concordo in pieno.Luqa-bis ha scritto:A me pare che già in partenza ci sia un equivoco.
Come scritto in altre discussioni da me e da altri, il termine franchigia si riferisce ad una squadra che :
1. partecipa ad un campionato su concessione diretta di una Federazione come rappresentante di una categoria o di un territorio, affrancata da criteri di ammissione competitiva
e/o
2. partecipa ad un campionato affrancata da retrocessioni (vedi CL)
e/o
3. partecipa ad un campionato affrancata da obblighi di residenza territoriale (vedi NFL)
.
Quindi il criterio a cui si riferisce calep61 non è tanto il concetto di Frachigia quanto quello di
A. Unione Consortile di Società (caso da esplorare non ben definito, non so Romagna e Crociati sono assimilabili in toto)
B. Fusione di Società (es. Cavalieri Prato)
C. Selezione territoriale Comitale/Federale (es. Dogi)
Che è cosa diversa dalla partecipazione come Franchigia alla celtica.
si tratat d i2 probelmatiche distinte.
la prima:
una società che voglia rapresntare un soggetto rugbistico di spessore, deve , necessariamente poter schierare tutte le squadre giovanili.
Usando la terminologia calcistica, dalla Pulcini alla Primavera.
Per ciascuna selezione anagrafica si tratat di trovare diciamo una 20-25ina di pischelli da allenare, diciamo una dozzina per classe di età.
Siccome l'ISTAT ci dice che i pischelli di una classe di età sono più o meno l'1% della popolazione;
siccome il CONI ci dice che la pratica sportiva continuativa tra i giovani maschi sotto i 19anni oscilla tra il 60% delle medie inferiori e il 40% degli ultimi anni di licei , tecnici e professionali, e di 10-15 inferiore nelle femmine
questo significa che la leva su cui si può contare per ogni anno è circa il 4-6 x1000 della popolazione maschile (e il 3-4x1000 di quella femminile).
Siccome poi il CONI ci dice anche il rugby occupa un po' meno del 2% dei tesserati CONI ,diciamo che
al momento per reclutare una decina di pischelli pari età per una Under "biennale" (pari o dispari che sia) si dovrebbe mediamente lavorare su un bacino di 200000 persone.
Contando che in alcune realtà il rugby è assente (e anche questo è un problema da affrontare), in realtà dove il rugby è sentito si riesce a fare una società "come si deve" anche lavorando su un bacino 4-5 volte più piccolo, diciamo in media sui 40-50mila abitanti (ma lavorando sodo eh).
Sotto quella soglia la soceità ha difficilmente "aria e acqua" per svilupparsi.
Altro problema è che non basta avere 1000 ragazzini piuttosto che 100 a giocare rugby, se quel rugby che gli si insegna non è rugby di qualità: tecnica, disciplina, saper giocare come squadra, e anche avere una buona atleticità di base.
L'esempio pratico : la Lombardia ha più tesserati praticanti del Veneto, però non riesce ad esprimere a livello giovanile la stessa potenza che il movimento veneto esprime. Forse è un problema di organizzazione e di qualità didattica nel rugby.
Terzo problema.
Oltre alla tecnica di base, ci sono due difficoltà pratiche evidenti negli socrsi anni e anche adesso:
i giovani che escono dalle giovanili non riescono ad avere spazi nelle società che preferiscono affidarsi a giocatori più esperti;
i seniores italiani non hanno il ritmo per giocare contro squadre britanniche o francesi alla pari.
Mentre per reclutamento e formazione di base, le ricette possono essere tante, e richiedono lo sforzo federale ma anche delle società che vada oltre il solito "ci pensiamo noi, allevando i pulcini da far capponi, dateci i soldi " vs "ci pensiamo noi, scegliendo gli eletti e allevandoli come porcelli da prosciutto, dateci i giocatori",
per gli ultimi due problemi esistono secondo me due necessità obbligate con soluzioni alternative:
1a
Obbligare le società di Eccellenza a schierare una squadra "primavera" in serie B o A2 (allargando per questo quella serie inferiore).
Obbligare le squadre di A1 e A2 ad avere (oltre a tutte le giovanili) a referto ogni turno di campionato almeno un 20% di giocatori U21/U23
1b. la Federazione andando oltre quanto fatto per l'Accademia, arruola (una specie di servizio di leva rugbistico) gli atleti ex Juniores di livello sino a formare almeno una mezza dozzina di selezioni "Primavera" (con al più un 20% di vecchi volponi a far da chioccia) da immettere in A1-A2
Mentre per la disabitudine di tutto il rugby italiano ai ritmi da 6N, servono almeno 4 squadre che parteicipino a campionati di alto livello come la Celtica.
Anche contrattare con Francesi ed Inglesi per avere una squadra "ospite" in Championship o in ProD2 sarebbe utile.
Quello che meglio si sposa alle esigenze è il modello NFL/sport americani dove le franchige comprendono sia scuole che squadre e rappresentano un TERRITORIO. Territorio che investe (sia in strutture che in formazione) e ricava in base all'indotto.
Luqa, intervento da applausi.