ne hano presi 60 quest'anno, la striscia positiva è più lunga. La NuovaZelanda è una macchina basata sul Rugby e certo hanno una scuola di prim'ordine, l'Inghilterra ha una base più ampia, ma il Rugby non è il fine ultimo di quel paese, ne il sistema rugby inglese è incentrato esclusivamente sulla nazionale, ma ha una parte preponderante il rugby di club.supermax ha scritto:Io veramente dico un'altra cosa. Il sistema inglese funzionava anche prima e piazzava l'Inghilterra, più o meno, allo stesso posto di dove è ora. Do per scontato che abbiano capacità di base altissime ma se il "mettere i ragazzi sotto stress attraverso dei giochi" fosse una metodologia nuova e precipua degli inglesi allora avrebbero fatto un salto in avanti decisivo nella costruzione di nuovi talenti. Sono sempre fra i primi al mondo, sia chiaro, ma, con una base che è nettamente più ampia dei neozelandesi, in termini di numeri, ne prendono sempre più di 60 nella finale under 20. Al netto del contributo dei Maori, decisivo, nelle sorti del rugby neozelandese, c'è sempre qualcosa che fa la differenza e viene da come si comincia a praticare il rugby da piccoli e ti porti dietro, Si chiama "scuola" ed è un misto di tecnica e di istinto che ti porta a "capire" il gioco in maniera diversa da quella degli altri. Secondo me, è solo un mio parere, sia chiaro, i francesi, che restano fra i maestri di questo sport, hanno perso negli ultimi anni qualcosa perché hanno in parte snaturato la loro scuola, che creava fantastici 3/4, a favore del kilorugby che meglio si adatta alla mentalità anglosassone. Se guardiamo ai numeri dei praticanti a livello under 18 Francia ed Inghilterra hanno da sempre un bacino dal quale pescare molto più ampio di quello di AB, Australia, Sudafrica, ecc. Non parliamo poi di Figi e Samoa. Eppure questi ultimi hanno una "scuola" ineguagliabile. A noi manca un qualcosa che aiuti a costruire un carattere distintivo del rugby italiano e sul quale lavorare, oltre che veri maestri a livello giovanile. Per il momento copiamo, male, ma non creiamo e si vede anche dal fatto che in situazioni di gioco non studiate a tavolino, il famoso gioco "rotto", i nostri giocatori sembrano persi.
Per la Francia, per me non sono diventati poco competitivi perchè hanno snaturato il loro gioco, ma hanno snaturato il loro gioco perchè era esso stesso diventato poco competitivo. Oltre ai vari problemi che l'avere un campionato e un rugby di Club più pesante della nazionale stessa comporta per i risultati internazionali.
Il gioco è in costante evoluzione e anche le scuole dei paesi si modificano di conseguenza, certo, quello di base ha una resistenza la cambiamento molto più alta rispetto all'alto livello.
Per l'Itlalia, il problema è che una scuola di gioco che ci contraddistingue non c'è perchè chi la dovrebbe trasmettere, la comunità di tecnici, che siano davvero padroni del gioco, che possano interpretarlo e darne una loro espressione è troppo esigua, eterogenea conflittuale.
La scuola italiana in generale era in parte quella di Villepreux/Fourcade.
Modificata ripresa e filtrata da generazioni di educatori/tecnici che spesso non ne sono padroni.