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La Storia del Rugby, le sue Tradizioni, le Leggende, attraverso documenti, detti, racconti, aforismi.

Moderatore: Emy77

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gab
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Messaggio da gab »

che bello, è un match che ricordo benissimo. italia - nuova zelanda mi fece innamorare di questo sport.
<BR>Ricordo che il telecronista di quella storica partita fu Mirko Peternella, che la rai sbagliò le sovraimpressioni (scrivendo all blaks (sic) e non Nuova Zelanda) e che - se la passione non mi fa incorrere in errori) che gli mettemmo una certa pressione. La meta italiana fece esplodere lo stadio.
<BR>Spero che Grun possa/voglia farci la storia degli anni in cui Pierre Villepreux guidò la squadra azzurra (con la prima grande vittoria contro i Pumas... ecc. ecc.)
GRUN
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Messaggio da GRUN »

Gab, raccolgo volentieri l'invito, ma mi connetto a quanto scritto da Sanzen ribadendo l'importanza della sua esortazione. Uno dei aspetti più curiosi ed emozionanti di questo thread è stato verificare quanti giocatori di ottimo o massimo livello che calcavano i campi in quegli anni, siano "in agguato" in questo forum. Sarebbe splendido che contribuissero a rendere ancora più vivide queste ricognizioni storiche fornendoci le proprie testimonianze, di campo, di spogliatoio, di birreria, di vita sudata. Potrebbe venirne fuori un mosaico memorabile. Naturalmente integrato dai contributi di Bix o L3gs, che penso abbiano nei cassetti montagne di storie ed informazioni da regalarci.
L3gs
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Messaggio da L3gs »

<!-- BBCode Quote Start --><TABLE BORDER=0 ALIGN=CENTER WIDTH=85%><TR><TD><font size=-1>Quote:</font><HR></TD></TR><TR><TD><FONT SIZE=-1><BLOCKQUOTE>
<BR> 03-03-2006 alle ore 08:13, yary wrote:
<BR>L3gs (un giorno ci spiegherai cosa vuol dire), hai citato nel tuo precedente intervento la famosa, per me, partita del Rovigo pareggiata 3 a 3 con l'Intercontinentale che fù una delle cause della non vittoria dello scudetto di quell'anno, io ho giocato quell'incontro nelle file romane ma volevo essere sicuro che fosse quella la partita alla quale ti riferisci perchè, in concomitanza con il 6n al Flaminio giocato contro l'Inghilterra, mi sono incontrato col grande Doro Quaglio e abbiamo parlato di quella partita che, a memoria, segnò lo scudetto per il Rovigo e la retrocessione dell'Intercontinentale.
<BR>X GRUN, sicuro di avertri scritto ma non sono sicuro che sia arrivato a te il messaggio visto che il sito in questi giorni ha fatto le bizze. Proverò a riscriverti.
<BR>
<BR>Y
<BR>
<BR></BLOCKQUOTE></FONT></TD></TR><TR><TD><HR></TD></TR></TABLE><!-- BBCode Quote End -->
<BR>
<BR>Confermo; quel pareggio interno fu l'inizio del periodo nero di quel Rovigo. Stagione '77/'78, la prima di Carwyn James, crollo psicologico; dopo quella partita, le sconfitte a Treviso e Brescia.
<BR>
<BR>Quello però era un Rovigo in ricostruzione, dopo l'addio di Saby e soprattutto di Bernard Thomas, apertura gallese genio e sregolatezza, gran viveur fuori dal campo ed altalenante nelle prestazioni. Un'annata strana e condizionata pesantemente dagli infortuni di due uomini-chiave come Coetzer ed Elio De Anna.
NO ALLO SPOSTAMENTO DEL MONUMENTO DEDICATO A MACI BATTAGLINI!:

http://www.petitiononline.com/maci/petition.html
yary
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Messaggio da yary »

L3gs,
<BR>siccome conosci l'ambiente del R. Rovigo, volevo fare una domanda:
<BR>
<BR>Ma Galon che gioca in nazionale è il figlio di Galon che giocava col Rovigo?
<BR>
<BR>
<BR>
Amo il rugby non perché è violento, ma perché è intelligente. Françoise Sagan
GRUN
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Messaggio da GRUN »

"Il rugby è uno sport che procura piacere attraverso la reciprocità, il gusto del movimento e lo sforzo fisico... Permette a coloro i quali lo praticano di conoscere se stessi, di esprimersi, di farsi accettare da una squadra e dunque di essere riconosciuti. Garantisce a chi lo gioca di ottenere, nello stesso tempo, un successo individuale e un successo collettivo; gli sforzi ... consentono di trovare un'identità attraverso il riconoscimento del proprio valore senza mai dimenticare che il rugbyman non può accedere ai propri obiettivi personali senza il sostegno e la cooperazione degli altri. Una squadra di rugby raggruppa degli individui che:
<BR>- possiedono un'identità collettiva
<BR>-si pongono degli obiettivi, dei fini comuni
<BR>-sviluppano dei modelli strutturati d'interazione e dei modi di comunicazione". PIERRE VILLEPREUX.
<BR>"Quando abbiamo bisogno di conoscenze sul gioco globale, dobbiamo rivolgerci a Villepreux" THOMAS CASTAGNEIDE.
<BR>Ecco, nelle parole sopra riportate credo ci sia tutto Villepreux, tutto il suo universo, la sua visione del rugby e del mondo.
<BR>Da giocatore è una bandiera, negli anni sessanta e settanta, dello Stade Toulousain e della nazionale francese, nella quale gioca 34 partite, con un cap da capitano, ottenendo vari record individuali. Ottiene due convocazioni per i Barbarians, e giocare per quella selezione, all'epoca, era un onore straordinario. Estremo quasi per vocazione, cambia definitivamente il modo d'intendere il ruolo, esaltandone la funzione offensiva, sublimando l'importanza e la necessità d'inserirsi tra le linee di attacco per creare la superiorità numerica. Prima di lui l'estremo era una sorta di baluardo difensivo che raramente si muoveva dall'area dei ventidue. Villepreux produce una rivoluzione comparabile a quella che, curiosamente negli stessi anni, nel calcio Franz Beckenbauer disegnava per il ruolo di libero. Ad accomunarli ci sono anche i fondamentali perfetti e l'eleganza dei gesti. Villepreux è anche il primo calciatore moderno, sfugge al clichè, ovunque riscontrabile, del calcio di punta dopo rincorsa rettilinea. Filosofo prestato allo sport, studioso calato in contesti agonistici, osserva, riflette e mette in pratica. Nuove modalità di rincorsa, nuove modalità di posizionamento dell'ovale, nuove tecniche, influenzate dal calcio, d'impatto del pallone, con l'utilizzo del collo e dell'interno collo del piede. Tutti i kickers dei decenni successivi, consapevolmente o no, gli devono qualcosa. Finisce di giocare a va a predicare rugby a Tahiti e nel 1978 viene chiamato dal neoeletto presidente Aldo Invernici a guidare la nazionale italiana. Sul suo regno splenderà il sole dal 24 ottobre 1978 al 12 aprile 1981, ed il rugby di casa nostra non sarà più lo stesso. (Continua).
GRUN
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Messaggio da GRUN »

Villepreux ha cultura, carisma, capacità organizzativa. Senza rinnegare il passato, introduce elementi di assolutà novità per il rugby italiano, come lo studio degli avversari non davanti al video (i primi videoregistratori vengono immessi sul mercato proprio in quell'anno e sono oggetti di lusso), ma allo schermo, con proiezione dei filmati dell'avversaria di turno. E' così anche per l'Argentina, che dobbiamo affrontare a Rovigo il 24 ottobre 1978. Prima, però, il tecnico francese deve ricostruire un ambiente sfiduciato dagli ultimi due anni infarciti di risultati negativi (sconfitte con Polonia e Spagna, tanto per intenderci...). Inizia a farlo convincendo, con l'aiuto del presidente federale, Ambrogio Bona, pilone della Rugby Roma. che aveva abbandonato la nazionale in segno di solidarietà a Roy Bish, a ritornare in azzurro e affidandogli il ruolo di capitano ( quei fatti e quella partita sono stati rievocati da Bona in una lunga intervista pubblicata qualche numero fa da LA META). I Pumas sono in fase di ricostruzione, essendosi concluso il ciclo della squadra che negli anni precedenti aveva impressionato il mondo, protagonista di una storica e furiosa partita nel 1976 all'Arm's Park, lo stadio di Cardiff progenitore del Millennium Stadium, che li vide sconfitti 20-19 contro il leggendario Galles del Grande Slam e dei grandi fuoriclasse. Malgrado la fase di transizione, gli argentini, guidati da Hugo Porta, uno dei mediani di apertura più forti di sempre, fanno paura, soprattutto per il loro pacchetto di mischia. Hanno ben figurato in Inghilterra durante la tournée autunnale e le speranze di farcela sono davvero poche. Invece, grazie ad una grande prestazione di tutti, ma in particolare degli avanti, a 11 punti al piede dell'apertura Zuin e ad una meta di Ghizzoni e ad una di Rino Francescato a tre minuti dalla fine, l'Italia vince 19-6. Per Villepreux è un inizio magico, che però non lo distoglie dalla realizzazione del suo obiettivo primario, quello di dare un organizzazione ad un movimento molto precario. Indica così una linea teorico didattica da seguire, organizza corsi di formazione per tecnici di base, convinto che solo un accrescimento di conoscenze e cosapevolezze possa creare un sedimento sul quale ad andare a poggiare anche negli anni a venire. Cerca anche la collaborazione dei club, insistendo sull'importanza in allenamento, e ribadendolo negli stages di formazione, delle fasi situazionali, con progressioni didattiche tese a preparare giocatori in grado di risolvere i quesiti che avversari e situazioni contingenti pongono ad ogni confronto agonistico. E' una rivoluzione copernicana, che verrà studiata ed applicata anche dai tecnici più accorti di altre discipline, legate, comee il rugby fino a quel momento, alle fasi analitiche e alla ripetizioni dei fondamentali, senza una diretta e continua connessione alle fasi di gioco. Credo che questo, più dei risultati di prestigio ottenuti dalla nazionale, sia il dono più grande che Villepreux ha lasciato in eredità alla cultura sportiva, non solo rugbistica, italiana.
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jaco
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Messaggio da jaco »

<!-- BBCode Quote Start --><TABLE BORDER=0 ALIGN=CENTER WIDTH=85%><TR><TD><font size=-1>Quote:</font><HR></TD></TR><TR><TD><FONT SIZE=-1><BLOCKQUOTE>
<BR> 03-03-2006 alle ore 08:53, yary wrote:
<BR>SANZEN
<BR>
<BR><!-- BBCode Start --><A HREF="http://www.rugbymuseum.co.nz/teamsheet. ... MT_ID=1768" TARGET="_blank">CLICCA QUI</A><!-- BBCode End -->
<BR>
<BR>e penso questo ti faccia piacere
<BR>
<BR></BLOCKQUOTE></FONT></TD></TR><TR><TD><HR></TD></TR></TABLE><!-- BBCode Quote End -->
<BR>
<BR>Non pensavo che i NZ avessero memoria storica di quell'incontro, visto che loro non lo considerarono test-match. Felice di essermi sbagliato...
L'ignorante sa tant, l'inteigente sa poc, el saggio sa nient. EL MONA SA TUT!
k2
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Messaggio da k2 »

<!-- BBCode Start --><IMG SRC="http://images.google.it/images?q=tbn:2w ... posito.jpg"><!-- BBCode End -->
<BR>
<BR>cavoli Grun potrei leggerti per ore se avessi tempo.
<BR>
<BR>Ma è un libro o vai a braccio ?
GRUN
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Messaggio da GRUN »

Dopo aver riorganizzato il settore delle squadre giovanili, Villepreux deve preoccuparsi della partita che si disputerà il 18 novembre 1978 contro la misteriosa Unione Sovietica, incontro valevole per la Coppa Europa, manifestazione alla quale i sovietici partecipano per la prima volta. Il rugby, nel blocco dell'Est, è sempre stato una faccenda quasi esclusivamente rumena, anche se nel torneo negli anni precedenti avevano giocato, con risultati onorevoli, Cecoslovacchia e Polonia. Il match suscita molta curiosità ed i giornali seguono con attenzione inusitata i giorni di vigilia al confronto. I sovietici si dimostrano un osso duro, solidi fisicamente e meno sprovveduti tecnicamente e tatticamente di quanti in tanti avevano pensato. Perdiamo 9-11, meta di Caligiuri e 5 punti al piede di Zuin. E' una doccia fredda che non scoraggia l'allenatore francese e l'anno si conclude con una netta vittoria a Treviso per 35-3 contro la Spagna, sempre per la Coppa Europa.
GRUN
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Messaggio da GRUN »

K2 ciao, vado a braccio, uso un annuario per le voci statistische e scavo nella memoria. Ho trascritto, dopo averle tradotte in modo spero non troppo indegno, le interviste. Questo scavo nei ricordi è una sorta d'intermittenza del cuore proustiana, pensa che mi sembra di rammentare che durante la visione di Italia- URSS mi avessero dato per merenda pane e Nutella... Temo però che siano i primi segnali di follia, guarda te cosa fa il rugby...
k2
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Messaggio da k2 »

Bè , meglio un italiano pane e nutella che una proustiana madeleine e nutella.
<BR>mai pensato di scivere un libro?
GRUN
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Messaggio da GRUN »

Il settantanove si apre a Padova con un sconfitta di misura, 9-15, contro la Francia A1 e prosegue il 14 aprile a L'Aquila con la vittoria per 18-3 sulla Polonia, in un giorno da ricordare perchè segna l'esordio di Stefano Bettarello, rodigino, uno dei più forti giocatori ogni tempo del nostro rugby, apertura dal piede fatato che giocherà con la nazionale 55 partite, segnando 483 punti , garantiti da 7 mete, 103 punizioni, 46 trasformazioni e 18 drop, così per gradire... Purtroppo il 22 aprile a Bucarest subiamo una delle più umilianti sconfitte della nostra storia, 44-0 (!!!), con strscichi polemici inevitabili. E' comunque utile per permettere a Villepreux di avviare un processo di rinnovamento dell'organico che garantisce già un ottimo risultato il 16 maggio a Brescia, quando pareggiamo 6-6 con l'Inghilterra under 23, che, curiosità schiera secondo centro quel Woodward poi allenatore della futura squadra campione del mondo 2003. E' il prologo ad un finale di anno stimolante: a settembre ci saranno i Giochi del Mediterraneo in Marocco, e potremo, per la prima volta dopo il tremendo 13-60 di Tolone del 26 marzo 1967 che ci costò l'umiliazione di affrontare le seconde rappresentative transalpine, giocare con la Francia vera, quella del Cinque Nazioni, dei campioni mitici ammirati in TV. E poi a novembre la partita con la Nuova Zelanda...
GRUN
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Messaggio da GRUN »

Macché, non sono così autoindulgente... Sto tastierando perché il subdolo PAM mi ha estorto la promessa, ma la partita con la Nuova Zelanda la devono raccontare L3gs, che è di Rovigo e probabilmente era al campo quel giorno, o Yary, che aveva suo fratello sul terreno a placcare All Blacks...
gab
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Messaggio da gab »

Grun, questo è un libro-a-puntate, anzi, il libro che aspettavo da sempre sulla palla ovale (e che non avevo mai trovato).
<BR>Mi hai risvegliato la memoria sull'incontro sull'URSS, che mi sembrafu giocato al Flaminio (se ricordo bene l'estremo sovietico salvò la vittoria della sua nazionale, su un attacco italiano negli ultimi minuti, con una con una specie di rovesciata alla Carletto Parola su un pallone destinato ad un azzurro lanciato verso la meta).
<BR>Come k2 ti leggerei per ore e avrei molto piacere che tu proseguissi - fin che hai voglia - questa storia recente della palla ovale. Un ultimo consiglio/appello ai furumisti. Se qualcuno ha foto di quelle partite, perché non le invia?
<BR>
GRUN
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Messaggio da GRUN »

Sì, ricordi bene, il match fu giocato al Flaminio, davanti ad un pubblico numeroso, attratto anche dalla novità URSS. La partita è rimasta famosa per un placcaggio irregolare su Mascioletti lanciato in meta, effettuato da un avversario momentaneamente fuori per ricevere cure mediche e che senza il permesso dell'arbitro si proiettò sul terreno di gioco per impedire la meta. Rammento che nei giorni successivi Tuttosport, il quotidiano sportivo che comprava mio padre e che negli settanta sotto la direzione di Ormezzano si propose come un esperimento mai più eguagliato di giornalismo originale e coraggioso, dedicò molto spazio a quell'episodio. Chiudo il contributo su Villepreux citando appunto i Giochi del Mediterraneo, che si disputano a Spalato, e non in Marocco come prima avevo scritto. Per arrivare alla finale contro la Francia, dobbiamo superare Spagna e Marocco. Ci riusciamo, ma giocando male ed imponendoci con margini molto ridotti, 16-9 e 10-7 i finali. Il 22 settembre a Spalato ci troviamo di fronte una Francia stellare, che schiera, tanto per fare qualche cognome illustre Blanco estremo, Paparemborde e Dubroca piloni, Codorniou primo centro, solo per citarne alcuni. Sono i mascalzoni che qualche mese prima sono andati in Nuova Zelanda a battere, il giorno della festa nazionale francese, gli All Blacks (quella partita storica è stata tra l'altro riproposta un paio di anni fa da ESPN Classic, canale satellitare che ha ritrasmesso spesso anche partite del Cinque Nazioni e non solo). Con i maestri giochiamo invece un'ottimo match, perdiamo 12-38, ma riceviamo i complimenti, non di prammatica, dei francesi. Il 30 settembre andiamo a Sochacewz per sconfiggere la Polonia 13-3, ma il 28 ottobre, sempre per la Coppa Europa, usciamo battuti 9-0 dai sovietici, recriminando per i numerosi errori nei piazzati e per il clima polare in cui, a Mosca, si è svolta la partita. Così si arriva al grande giorno, il 28 novembre (azzardo: era mercoledì), quando è prevista la partita con la Nuova Zelanda, che sta per chiudere il tour europeo ed è pronta a schierare i migliori, con il fenomenale Graham Mourie a condurre la truppa. La federazione neozelandese non considererà ufficiale la partita, non garantendo il cap per quell'incontro. Una mancanza di rispetto che l'Italia, sul campo, dimostrerà di non meritare. E' difficile far comprendere a ragazzi oggi ventenni ed abituati a vedere la nostra nazionale impegnata costantemente con le migliori squadre del mondo, cosa abbia rappresentato per tutti i giocatori e gli appassionati del movimento italiano quell'evento. Io e i miei compagni iniziammo a parlarne settimane prima, come in un rosario sgranavamo prima i nomi dei tuttineri più famosi e poi quelli dei nostri azzurri. Giocammo venti volte nella nostra testa il match, attendendo QUEL pomeriggio. Riporto la formazione italiana perchè mi pare un segno doveroso di rispetto ed affetto nei riguardi di chi, per ottanta minuti ci fece sognare, trasportandoci in un'altra dimensione: Fabrizio Gaetaniello, Marchetto, Rino Francescato, Nello Francescato, Mascioletti, Bettarello, Lorigiola, Mariani, Franco Bargelli, De Anna, Artuso, Basei, Bona, Robazza, Cucchiella. Come già detto in precedenza lascio ad altri raccontare quella partita, che per la cronaca finì 18-12 per i neozelandesi. Dico solo che nessun altro evento,precedente e successivo, mi è rimasto così impresso nel ricordo. Rammento la gente seduta sul prato, da tanta era. Mi riappare Bettarello che segna le due punizioni. Ma soprattutto, rivedo Nello Francescato, lassù nell'angolino sinistro del televisore che schiaccia in meta dopo un'azione magnifica, ariosa, spumeggiante. Quei ragazzi giocarono una partita stupenda, non c'è da aggiungere altro. Dico solo che quell'incontro, trasmesso in diretta, ebbe un impatto notevole du molte persone che conoscevano poco e male il rugby. Nelle settimane successive arrivarono allo stadio Carlini, un impianto all'epoca davvero fatiscente, dove si allenavano tutte le squadre del Cus Genova, molti ragazzini esaltati da quella partita e davvero incuriositi e pronti a provare... L'anno si chiude a Benevento sabato 22 dicembre con un agevole 34-6 contro il Marocco. Il 1980 sarà importante in particolare per la tournée estiva nel Sud Pacifico, ma questa è un'altra storia. Ricordo a tal Proposito che è stato da poco ristampato un bel libro di Luciano Ravagnani, giornalista rodigino e direttore de LA META, che racconta le vicende di quel viaggio. Visto che vi ho rotto abbastanza le scatole, chiudo. Però voglio ringraziare tutti i protagonisti di quel periodo, perchè hanno dato a me e tanti altri ragazzi emozioni e sogni. Mi chiedo cosa facciano oggi, che uomini siano e credo che possano ancora raccontarci molte storie importanti. A quelli che sono andati via troppo presto, come Ercole Manni, Ivan Francescato, Paolo Rosi, vorrei chiedere la maglia, stringere la mano e dire che se molti bambini hanno corso, stanno correndo, correranno dietro una palla ovale, è anche per merito loro.
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