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Re: Rivoluzione dei campionati, l'Italrugby cambia così
Inviato: 5 giu 2009, 9:18
da milesgersenroma
io continuo a non capire
sarà che sono romano, come ha sottolineato qualcuno, e quindi un po fesso oltre a non capire niente di rugby
ma qual'è il livello attuale da difendere del rugby di parma, viadana, rovigo, etc?
imbottiti di stranieri non riescono a vincere una partita in europa e l'apporto alla nazionale è minimo essendo i migliori giocatori nostrani accasati ( o tentano) all'estero
vincere il campionato nazionale con più italiani (al massimo senza uno straniero) eventualmente semiprofessionisti abbasserebbe il livello?
di chi?
dello spettacolo?
degli spettatori presenti? (ho ancora negli occhi gli spalti della finale nazionale)
del gioco?
della preparazione tecnico-fisica dei giocatori?
attendo con ansia eventuali delucidazioni (si sà...so romano!!)
Re: Rivoluzione dei campionati, l'Italrugby cambia così
Inviato: 5 giu 2009, 9:44
da EmmePi
Trasteverino?
Re: Rivoluzione dei campionati, l'Italrugby cambia così
Inviato: 5 giu 2009, 9:46
da milesgersenroma
no. quadraro
Re: Rivoluzione dei campionati, l'Italrugby cambia così
Inviato: 5 giu 2009, 9:48
da EmmePi
urca!
Re: Rivoluzione dei campionati, l'Italrugby cambia così
Inviato: 5 giu 2009, 11:33
da milesgersenroma
capisco che non essere nati a Brasolin mi impedisce di capire di rugby
ma aspetto ancora risposte se possibile.
nel FA abbiamo risolto il problema creando due federazioni, due campionati, due finali (un solo SB) e due campioni nazionali (ma nessuna nazionale!!! ed eravamo campioni europei)
potrebbe essere un idea pure il rugby italico
la differenza tra le due federazioni è solo il budget disponibile, cosi in una ci sono gli stranieri mentre l'altro è autarchico
cosi , avendo i siciliani i soldi a nessuno è fregato niente se non avevano tradizioni, giocatori etc etc e ora giocano nella seria A
se volete posso mettere una parola buona per i rodigini nel campionato autarchico!?!?!

Re: Rivoluzione dei campionati, l'Italrugby cambia così
Inviato: 5 giu 2009, 11:47
da tonione
siamo abituati ad avere un campionato nazionale da sempre. la nostra cultura regbistica si fonda sui club...forse è l'impossibilità di rendere "leggere" le nostre squadre e il nostro campionato che preoccupa.
Re: Rivoluzione dei campionati, l'Italrugby cambia così
Inviato: 5 giu 2009, 12:07
da milesgersenroma
a scanso di equivoci
anche per tanti, compreso me, avere due campionati è una idiozia
ma se si và alloscontro muro contro muro allora è inutile cercare un accordo che nessuno vuole, ognuno per la sua strada e Dio per tutti
in particolare mi riferivo alla problematica dei campionati a gironi
il FA ci convive da circa 30 anni (gironi geografici) e funzionano abbastanza bene, posso aggiungere che se si vuole un maggior interscambio si inserisce un paio di giornate di wild card (partite secche tra diversi gironi in base alla classifica dell'anno precedente) che forse sono anche le giornate più gustose tecnicamente (ma non è stato fatto sempre)

Re: Rivoluzione dei campionati, l'Italrugby cambia così
Inviato: 5 giu 2009, 12:25
da Bacioci
Comprendo chi, come per esempio i tifosi di squadre con tradizione come Padova e Rovigo, hanno paura del passo indietro che farà il rugby locale. Ripeto, comprendo, ma non capisco.
Partiamo dalla situazione attuale: oggi in "S10" ci sono sì e no 150 italiani (vado a spanne) che, quindi sono dei professionisti. Poi ci sono i giocatori di serie A che sono dei semiprofessionisti.
Con la "riforma" almeno 60 di quei 150 rimarranno professionisti (facendo un bel salto di qualità), mentre altri 90 si troveranno in un limbo. secondo me di questi 90 solo una ventina saranno tagliati fuori dal grande circo benchè meritevoli, mentre gli altri sono giocatori mediocri che al momento vivacchiano tra panchina e tribuna.
Dall'anno prossimo questi sicuramente saranno dei titolari nei club semi-pro, assieme a tutti quelli di serie A, visto che si libereranno un sacco di posti presi da stranieri/oriundi vari.
Se questo ragionamento regge almeno un po', il discorso giocatori è risolto.
Poi c'è il discorso società/sponsor: anche qui non ho dati molto precisi, ma alcune voci dall'ambiente mi hanno detto che GIA' ADESSO nel S10 ci sono club in grande difficoltà economica che dovranno ridurre ambizioni (eufemismo). Un passo indietro verso il semiprofessionismo sarebbe solo una boccata d'ossigeno.
Per fare un esempio, le "carrozzerie e latterie" citate da Brizzante come sponsor del Rovigo, ci saranno sempre, perchè a loro interessa il Rugby Rovigo (=passione) e il mondo locale (=business), non certo la cornice europea.
Si tornerà ad avere sponsor locali che forniranno meno soldi, ma, in teoria, questi saranno più che sufficienti per gestire un campionato semi-pro. Più o meno quello che succede già adesso in serie A.
Per quanto riguarda l'interesse, la risposta è molto semplice ed è semplificata dal numero di persone che sono arrivate al Flaminio per la finale di serie A e quelle che c'era dopo per la finale di Super 10...
Sono straconvinto che a vedere Padova-Rovigo ci saranno le stesse persone di adesso, se non di più, visto che, magari, in campo si parlerà italiano...
Re: Rivoluzione dei campionati, l'Italrugby cambia così
Inviato: 5 giu 2009, 12:37
da blackjack
Bacioci, ti quoto al 100%
Re: Rivoluzione dei campionati, l'Italrugby cambia così
Inviato: 5 giu 2009, 12:45
da profetacciato
Bacioci ha scritto:Comprendo chi, come per esempio i tifosi di squadre con tradizione come Padova e Rovigo, hanno paura del passo indietro che farà il rugby locale. Ripeto, comprendo, ma non capisco.
Partiamo dalla situazione attuale: oggi in "S10" ci sono sì e no 150 italiani (vado a spanne) che, quindi sono dei professionisti. Poi ci sono i giocatori di serie A che sono dei semiprofessionisti.
Con la "riforma" almeno 60 di quei 150 rimarranno professionisti (facendo un bel salto di qualità), mentre altri 90 si troveranno in un limbo. secondo me di questi 90 solo una ventina saranno tagliati fuori dal grande circo benchè meritevoli, mentre gli altri sono giocatori mediocri che al momento vivacchiano tra panchina e tribuna.
Dall'anno prossimo questi sicuramente saranno dei titolari nei club semi-pro, assieme a tutti quelli di serie A, visto che si libereranno un sacco di posti presi da stranieri/oriundi vari.
Se questo ragionamento regge almeno un po', il discorso giocatori è risolto.
Poi c'è il discorso società/sponsor: anche qui non ho dati molto precisi, ma alcune voci dall'ambiente mi hanno detto che GIA' ADESSO nel S10 ci sono club in grande difficoltà economica che dovranno ridurre ambizioni (eufemismo). Un passo indietro verso il semiprofessionismo sarebbe solo una boccata d'ossigeno.
Per fare un esempio, le "carrozzerie e latterie" citate da Brizzante come sponsor del Rovigo, ci saranno sempre, perchè a loro interessa il Rugby Rovigo (=passione) e il mondo locale (=business), non certo la cornice europea.
Si tornerà ad avere sponsor locali che forniranno meno soldi, ma, in teoria, questi saranno più che sufficienti per gestire un campionato semi-pro. Più o meno quello che succede già adesso in serie A.
Per quanto riguarda l'interesse, la risposta è molto semplice ed è semplificata dal numero di persone che sono arrivate al Flaminio per la finale di serie A e quelle che c'era dopo per la finale di Super 10...
Sono straconvinto che a vedere Padova-Rovigo ci saranno le stesse persone di adesso, se non di più, visto che, magari, in campo si parlerà italiano...
d'accordo su tutto
Re: Rivoluzione dei campionati, l'Italrugby cambia così
Inviato: 5 giu 2009, 12:53
da stefanot
Aggiungo una piccola considerazione: si parla di voler passare al professionismo vero salvo poi dire cose del tipo "ma questa piazza come fara'", "si rischia di perdere questa squadra" eccetera. Nel professionismo non ci devono essere questi tipi di ragionamenti: nell'elite devono starci le squadre veramente meritevoli con un management all'altezza che pensi a sviluppare la societa' (quindi introiti, quindi spettatori e settore giovanile) con una gestione perlomeno pari a quello delle societa' europee. La selezione naturale e' inevitabile, qualche squadra puo' perdersi per strada, ma questo e' avvenuto anche nel passaggio al semiprofessionismo se non mi sbaglio (vedi Milano, ma non vorrei dire castronate).
Non ho ancora capito quale sara' il regime nel nuovo campionato italiano (intendo quello che ci sara' dal 2010): si rimane al semipro o si torna al dilettantismo? A mio modo di vedere bisogna cercare di passare al professionismo vero anche nel nuovo campionato italiano con la Federazione che sviluppa e investe nel settore giovanile e i club che curano al meglio il marketing inteso come promozione delle partite, attirano sponsor e quant'altro.
Re: Rivoluzione dei campionati, l'Italrugby cambia così
Inviato: 5 giu 2009, 12:56
da akinkios
oggi ho trovato questo:
Il C.F. ha stabilito i criteri di utilizzazione dei giocatori di formazione italiana (o
ad essi equiparati), da inserire nella lista gara di ogni partita disputata, per la
stagione sportiva 2009/2010:
Serie Eccellenza: minimo 14 (quattordici) giocatori di formazione italiana
Serie A: minimo 18 (diciotto) giocatori di formazione italiana
Serie B e C: minimo 21 (ventuno) giocatori di formazione italiana
ma quindi si farà già del prossimo anno? non doveva iniziare dal 2010/2011?
l'ho trovato qui, pagina 14
http://www.federugby.it/file/33474.pdf
Re: Rivoluzione dei campionati, l'Italrugby cambia così
Inviato: 5 giu 2009, 13:12
da Rovigoto18
stefanot ha scritto:Aggiungo una piccola considerazione: si parla di voler passare al professionismo vero salvo poi dire cose del tipo "ma questa piazza come fara'", "si rischia di perdere questa squadra" eccetera. Nel professionismo non ci devono essere questi tipi di ragionamenti: nell'elite devono starci le squadre veramente meritevoli con un management all'altezza che pensi a sviluppare la societa' (quindi introiti, quindi spettatori e settore giovanile) con una gestione perlomeno pari a quello delle societa' europee. La selezione naturale e' inevitabile, qualche squadra puo' perdersi per strada, ma questo e' avvenuto anche nel passaggio al semiprofessionismo se non mi sbaglio (vedi Milano, ma non vorrei dire castronate).
Non ho ancora capito quale sara' il regime nel nuovo campionato italiano (intendo quello che ci sara' dal 2010): si rimane al semipro o si torna al dilettantismo? A mio modo di vedere bisogna cercare di passare al professionismo vero anche nel nuovo campionato italiano con la Federazione che sviluppa e investe nel settore giovanile e i club che curano al meglio il marketing inteso come promozione delle partite, attirano sponsor e quant'altro.
Ma mi sembra che era il Berlusca a sganciare soldi, poi quando si è stufato si è ritirato...
Re: Rivoluzione dei campionati, l'Italrugby cambia così
Inviato: 5 giu 2009, 16:19
da giangi2
Quoto Bacioci; il dubbio principale è però se il campionato semi-pro sarà in grado di "mantenere" una qualità sufficiente di tecnici/giocatori per essere di supporto alle franchigie e alla nazionale. Certo se il movimento sarà in grado di reperire persone e fondi sufficienti a far diventare anche il nuovo campionato nazionale una realtà professionistica (e quindi appetibile per molti potenziali giocatori) tanto meglio per tutti. A mio giudizio il rischio maggiore si avrà nel passaggio tra fine settore giovanile e inizio attività senior; i più forti troveranno posto nelle franchigie (diciamo 4/5 all'anno), per gli altri si proporrà la scelta tra il club semiprofessionale o l'attività amatoriale, ma in questo caso la crescita tecnica/fisica del giocatore rischia di interrompersi, quando invece con 1/2 anni a buon livello un giocatore di 22/23 anni potrebbe poi trovare spazio in CL. Questo secondo me è il nodo cruciale da risolvere per puntare a diventare un movimento forte sia in qualità che i numeri, oppure rassegnarsi a vivacchiare, però in peggio rispetto ad adesso.
Re: Rivoluzione dei campionati, l'Italrugby cambia così
Inviato: 5 giu 2009, 18:03
da diddi
GiorgioXT ha scritto:...Il guaio, ed è veramente grosso, è che non c'è assolutamente alcuna -non dico certezza, ma nemmeno possibilità decente- di fare due selezioni che possano lottare ad armi pari con le squadre che ci hanno "bastonato" in heineken cup ... o pensate seriamente che gli 8 milioni di euro (budget di squadre come il DAX o il Connacht) ci permettano di vincere in modo frequente contro squadre come i London Irish, il Perpignan, il Cardiff che passano i 16 e oltre ?
Non credo che l'obiettivo di breve durata sia vincere frequentemente, piuttosto reggere il confronto, non perdere in maniera umiliante, come era abituale in HC.
In CC no, è vero; ma lì si misuravano forze disuguali: italiane di buona classifica con franco-britanniche della seconda parte del tabellone.
GiorgioXT ha scritto:Veramente l'evento è stato ben altro : i brutti risultati della nazionale a novembre scorso (come se avessimo sempre battuto facilmente Argentina e fiji/Samoa ... ma Dondi aveva già "venduto" una vittoria...) e soprattutto l'introduzione della norma IRB che riduce salvo accordi particolari ed onerosi la disponiblità dei giocatori per le nazionali; i risultati della HC e CC non sono certo peggiorati nelle ultime due stagioni
La mia domanda è sempre la stessa da diversi mesi ... e non è più solo mia ma della stragrande maggioranza di chi vive il rugby : e per il resto, per tutti quelli che non vanno in celtic league, che si fa ?
Per il momento l'unica risposta è una "riforma" che riduce il livello competitivo del campionato ...
Ti conosco troppo per credere che ti bevi le veline federali e le dichiarazioni di Dondi.
Le difficoltà della Nazionale sono un pretesto bello e buono: problemi di cui ai club non frega nulla, per cui avrebbero continuato a far quadrato contro FIR e CL. Se hanno cambiato politica, se hanno "ceduto" sull'ingresso in CL, DEVE essere stato perché, col sistema precedente, quelli più ambiziosi (TV, Calvisano, Viadana) rischiavano di perdere definitivamente il treno europeo; un treno che porta invece al rugby che conta, quello coi soldi veri. Per essere espliciti, per me la situazione attuale è il frutto dell'accordo di interessi tra FIR (quindi Nazionale) e i club di vertice, ai danni di chi in Europa non ha mai sentito il bisogno di andarci (Rovigo e Padova in primis). Tuttavia, non è detto che tutti i danni vengano per nuocere. Le nuove squadre della massima serie interna prevedono molti più "slot" liberi per i prodotti del settore giovanile.
A chi paventa che i club saranno ancor meno in grado di formare per l'alto livello, oppongo che: 1. non sarà questo il loro compito; 2. il confronto con livelli più alti avverrà, per chi emerge, attraverso le macroselezioni per la Challenge; 3. molti giovani rugbisti promettenti avranno al contempo la possibilità di giocare e la prospettiva, entrando in una franchigia, di accedere ad un vero professionismo. Non dico che ci arriveranno, ma che questa possibilità farà da traino al sistema.
Poi, ci penserà la realtà dei fatti a smentirmi.