A.D. 2041, Marzo - Roma, Quartier Generale della Fir
Quelle nuvole nere all'orizzonte non facevano presagire niente di buono nonostante l'alba serena e calda di qualche ora prima.
Innocenti guardò ancora una volta fuori dalla finestra, quasi a cercare tra le rondini un attimo di tregua dai suoi pensieri, prima di sedersi ancora una volta, inquieto, sulla sua poltrona.
"Ma perchè preoccuparsi così tanto poi?", se lo chiedeva continuamente negli ultimi giorni.
Eppure, più se lo chiedeva, più aumentavano i dubbi.
Il secondo 6N di fila vinto dall'Italia, terzo in totale, occupava a caratteri cubitali tutte le prime pagine dei principali giornali sportivi d'Italia, persino quella della Gazzetta dello Sport, ormai relegata a mero quotidiano di gossip.
Ma niente di tutto questo bastava per rasserenarlo...
"
Marzio, siamo stati insieme tanti anni, purtroppo è arrivato il mio momento" aveva annunciato
Crowley in un perfetto italiano.
La cadenza leggermente toscana, acquisita in vent'anni di vicinanza, aveva un sapore dolce, ma il retrogusto amaro, amarissimo, della notizia dominava ogni suo senso.
Innocenti aveva provato a fargli capire che a 79 anni, dopotutto, aveva ancora tanto da dare alla Nazionale, ma Kieran si era dovuto congedare.
In cuor suo sapeva che quell'allontanamento era dovuto a quei pochissimi che continuavano a ripetere,
in un noto forum ancora senza moderatori, che i meriti delle sue imprese erano da condividere con
Franco Smith.
E il Presidente lo sapeva che il buon irlandese, di animo puro e sensibile, non riusciva ad accettarlo.
Già, Franco Smith, "
Che fine avrà fatto poi?".
La sua uscita prematura dal mondo del rugby aveva inizialmente lasciato qualche recriminazione, poi qualche mormorio, infine un sonoro silenzio.
C'era chi sosteneva si fosse ritirato dal rugby qualche anno dopo l'inizio del suo stancante girovagare in lungo e in largo la penisola, sempre più solo nel tentativo di insegnare come raggiungere l'alto livello.
Altri, invece, dicevano si tenesse pronto a riprendere la testa del rugby italiano, in attesa del fallimento di Crowley, pronti a riconoscergli i meriti delle ventennali imprese azzurre dopo il suo allontanamento.
"In fondo ha fatto anche cose buone. E quel doppio play, poi...", ricordava un ex-moderatore del noto forum.
No, Crowley stava smarrendo quella forza di lottare cercando qualcosa di buono nel nostro rugby, il vero motivo fondante delle vittorie azzurre e di quella lenta ma inesorabile scalata ai vertici del rugby mondiale.
E l'ultimo articolo sul
settimanale "ilneroilrugby", uscito con le solite 130.000 stampe quel lunedì, riportava un titolo provocatorio nell'editoriale dell'
Anonima Piloni: "Franco Smith, lo scomodo artefice nascosto dei successi azzurri".
"Per carità, scrivere, scrive bene... ne capisse anche di Rugby

" aveva commentato
GM, da ormai un decennio responsabile marketing e della comunicazione in FIR.
E poi c'era la grana Varney.
39 anni e ancora mediano titolare della Nazionale più bella di sempre, ultimamente in ballottaggio con il giovane Rodelli, veneto doc.
"Non capisco come possa ancora indossare la maglia azzurra dato che è qua solo grazie al nonno, nonostante non abbia mai giocato nel nostro campionato e non sia espressione della nostra scuola ovale.
Oltretutto c'è Rodelli, formato dalla nostra accademia, che è anche veneto, nonni trevigiani e genitori pure", sottolineava sempre quel noto utente nel noto forum.
"
Rodelli? Pfui, meglio Varney, il rugby non è per tutti" ribattevano altri e sempre noti utenti.
No, non c'era un attimo da perdere...
Bisognava trovare una soluzione e cercare di evitar di ripetere gli errori già fatti, nonostante qualcuno li invocasse (o meglio lo invocasse) nuovamente a piena voce.
"La storia dovrà pur insegnare qualcosa, no?".