supermax ha scritto:Mi pare che la maggioranza qui sia favorevole alla partecipazione italiana alla Magners League. Perché è di un livello tecnico più elevato del super 10, alimenterebbe un interesse maggiore, farebbe crescere i giocatori italiani, ecc. ecc.. Tutte opinioni rispettabili. Però io faccio una domanda diversa: quanto è servito al rugby scozzese stare dentro la Magners League? Il loro declino si è arrestato? Il pubblico c'è? Quando poi dico che il rugby è fatto anche di tradizioni e rivalità è inutile ricordarmi che le selezioni irlandesi e gallesi sono nate solo da pochi anni al posto di squadre storiche: è la rivalità sportiva interbritannica che ha una tradizione! Si tratta di selezioni fra popolazioni confinanti o comunque vicine e che parlano la stessa lingua e che da sempre si confrontano fra di loro. Se no, ripeto, perché opporsi all'Argentina nel 6N, visto che lo si fa in nome di una tradizione europea del torneo? Le Coppe hanno valenza diversa: sono per definizione un torneo europeo (anche se poi l'Europa che conta rugbysticamente restano i soliti pochi Paesi) e non un campionato. Io in questo vedo una differenza sostanziale.....
La rivalità sportiva interbritannica nel rugby ha una tradizione ben più che secolare, ma a livello di nazionali. Non so se ci siano stati incontri sportivi regolari e non estemporanei tra CLUB britannici prima della CL o della coppa anglo-gallese, ma ne dubito.
In ogni caso, noi che siamo dei parvenus nel rugby che conta non dovremmo esaltarne le tradizioni, ma le potenzialità di crescita e rinnovamento, non trovate?
Per quanto riguarda la Scozia, il loro problema è analogo a quello delle altre due "celtiche": hanno un bacino naturalmente asfittico rispetto alla concorrenza (Inghilterra, Francia, australi) e hanno quindi avuto bisogno di allargare le proprie prospettive. Versano in cattive acque dal punto di vista economico anche perché hanno difficoltà a reggere il contraccolpo delle spese per Murrayfield e sono stati costretti a qualche "taglio" doloroso e clamoroso (Border Reivers). Però è tutto da dimostrare che la crisi sia "irreversibile" e che sia dovuta all'ingresso in CL.
Anche noi, come le celtiche, abbiamo un parco praticanti relativamente scarso e potremmo soltanto giovarci di una concentrazione delle migliori forze disponibili per far emergere meno la nostra inadeguatezza al massimo livello: non abbiamo la profondità del materiale umano necessaria per instaurare un torneo di alto livello tra più formazioni italiane. Certo, una possibile soluzione è continuare con il S10 e aspettare il tempo che ci vorrà perché gli stranieri vengano progressivamente sostituiti da giovani italiani. Non sono per nulla convinto che si tratti di tempi brevi, però.
Laporte ha scritto:Sono d'accordo con te, il paragone scozzese è inquietante.
a) Selezioni Irlandesi: esistono da sempore; prima della Celtic i torneo più importante era l'interprovinciale tra Ulster Munster Conancht e Leinster (e per un periodo anche gli Exiles)
b) Selezioni galelsi: su 4 almeno 3 altro non sono di fatto che vecchie squadre rinforzate (cardiff, Llanelli, Swansea)
pier12345 ha scritto:per chi dice che i selzioni irlandese son una cosa nuovo???
giocare per la provincia e stato sempre importantisimo.....c'e il interprovicial u-19, u-21, A e seniori....da ANNI...
Metto i puntini sulle "i": io ho scritto che la CELTIC LEAGUE è una cosa nuova, e su questo non temo smentite. Delle squadre irlandesi ho detto che hanno il nome di suddivisioni geografiche e amministrative del territorio, e anche su questo è difficile attaccarmi. Posso aver ingenerato confusione quando ho affermato che le squadre della CL "non solo non si erano mai incontrate prima, ma nemmeno esistevano"; se quindi si fa confusione su questa affermazione, mi esprimerò in maniera più articolata: non era mai esistita una competizione in cui "Edinburgo" si scontrasse con "Leinster", o "Llanelli" con "Ulster", o "Cardiff" con "Glasgow". Nella CL sono state inserite società preesistenti, fusioni di società, società interamente nuove e selezioni territoriali trasformate in società al fine di formare una cosa nuova. Il riassetto societario è stato generale e indifferenziato: anche le gallesi "sopravvissute" al drastico taglio del primo anno di CL (da 9 a 4) hanno "inglobato" forze provenienti dai club estinti a livello di CL; per non parlare delle squadre irlandesi, che hanno dovuto trasformarsi da selezioni (con un selezionatore federale che convocava i meritevoli e li schierava per incontri saltuari a livello di rappresentative) a club veri e propri (con un allenatore che gestisce e allena in maniera continuativa una rosa concordata con la federazione/società sulla base delle disponibilità finanziarie al fine di prevalere in competizioni che investono l'intera stagione agonistica). Una bella differenza, non vi pare?
Un'ultima riflessione: che ne sarà delle altre squadre? Che domande! L'unica cosa che scomparirà sarà il campionato professionistico, il S10, ed è per questo che la LIRE si oppone. Per il resto, tutto continuerà come prima: ci saranno dei campionati combattuti tra gli attori di sempre, con meno vincoli economici. Il pubblico? Non credo che possa diminuire oltre i livelli che aveva raggiunto un paio di anni fa. Anche i dati attuali non sono certo tali da giustificare l'assetto professionistico delle nostre squadre: il seguito di cui godono è tipico di un movimento amatoriale, e tale sarebbe giusto che rimanesse il campionato interno. Credo invece che l'interesse mediatico creato da due "semi-nazionali" al vertice dell'Europa che conta potrebbe ripercuotersi positivamente anche sul numero di spettatori disponibili a spendere qualche ora della propria giornata per assistere ad una partita di rugby.
Pareri personali, eh!?
