Pagina 6 di 14

Re: RUGBY E LA PROVINCIA ITALIANA; QUALE NESSO?

Inviato: 10 gen 2012, 11:29
da giangi2
La pallavolo mi sembra un esempio poco probante perchè:
- è praticamente l'unico gioco che si faccia a scuola, sia maschile che femminile, è semplice e non ha contatto fisico, dopo il calcio è quello che viene provato da più ragazzi/e;
- l'Italia aveva l'unico campionato professionistico in pratica di tutto il mondo;
- le nazionali italiane sono vincenti da almeno 20 anni.
Nonstante questo le società di pallavolo sono in crisi perenne (e devono pagare 8/10 giocatori, massimo 12 le più forti), con una frequenza di fallimenti impressionante, e il pubblico è molto solo nelle gare importanti.
Per tutto il resto sono d'accordo.

Re: RUGBY E LA PROVINCIA ITALIANA; QUALE NESSO?

Inviato: 10 gen 2012, 11:30
da calep61
Squilibrio ha scritto:Comunque il problema è di tutto il movimento con colpe federali ad esempio per quanto riguarda la tipologia del campionato che va da settembre / ottobre a maggio con numerose soste, fino alle società vere colpevoli a mio avviso visto che non fanno nulla per portare gente allo stadio. Giorgio, a Padova avete tradizione, siete campioni d’Italia, perchè lo stadio è semivuoto? Calcoliamo poi che ho preso Padova come esempio ma come società ha più spettatori di molte altre realtà anche se mi salta all’occhio l’assoluta incapacità della società di fare promozione. Della situazione di Parma non parlo nemmeno perchè la conoscete tutti, tornando indietro come mai Treviso faceva 300 persone? O Viadana che faceva 2000 spettatori ma che in una partita adeguatamente promossa ha superato gli 8000 paganti? Quanti giocatori delle società vanno nelle scuole magari regalando biglietti od organizzando aperitivi nei locali della movida? A Parma ai tempi della grande pallavolo il palazzetto era pieno si per i successi ma anche perchè si davano biglietti alle scuole, tanti giovani che poi hanno deciso anche di giocare a pallavolo.
In coda al commento di Squilibrio, aggiungo che parlando di Guazzini, citato in precedenza in questo topic, di lui, sul sito Wikipedia, si dice:
" Quando, nel 2005, per una partita di cartello contro lo Stade Toulousain, si vede rifiutare l'uso del Parco dei Principi (40 000 posti) dal PSG, lui affitta lo Stade de France (80 mila) e lo riempie con 79.502 con metà dei biglietti in vendita a 5 e 10 euro.
Ora le partite dello Stade si giocano sia al Parco dei Principi che allo Stade de France, oltre che naturalmente allo Stade Jean-Bouin, riempiendo sempre le gradinate, ma quando era in seconda divisione per riempire lo stadio e creare “movimento” attorno alla sua creatura apriva le porte per i match meno attrattivi od offriva gratuitamente l’ingresso alle donne."

Re: RUGBY E LA PROVINCIA ITALIANA; QUALE NESSO?

Inviato: 10 gen 2012, 11:30
da bep68
Quel che scrivo ora farà sorridere molti, e forse è già questo un successo in questo periodo di lacrime.
Parto da una constatazione "televisiva": gli unici stadi in europa che mi sembrano sempre pieni, sono quelli di dimensioni medio piccole: Bath,Gloucester,Northampoton,Leicester(quest'ultimo con la mega tribuna di recente costruzione).
le Irlandesi sembrano saper "calibrare"gli stadi in base ai macth.In Francia la realtà sembra molto multiforme,passando dai pienoni di Toulouse e Clermont,ai semivuoti di tante partite del Racing.
Veramente di un altro emisfero invece appare il Sud Africa,con stadi sempre pieni anche se da 60.000 posti.
Detto questo, costruendo qualcosa dal basso direi che lo stadio ideale sia quello sempre pieno, per cui una dimensione come quella di Treviso mi sembra ideale in Italia se sono in grado di riempirlo.Triste invece vedere quello di Monza, semivuoto.Bello invece vedere il Chersoni di Prato che cresce con le presenze..Io non seguo il calcio, ma spesso a causa della continua rottura di palle dei vari servizi infilati "a secco" nei telegiornali vedo le tribune sempre più vuote(detto ciò eviterei ogni altro paragone con il calcio, che io,forse esagerando,ritengo uno dei mali italiani più insanabili, dove per male parlo di "problema culturale").
Riassumendo, le società inglesi mi sembrano quelle più "piantate" in terra.La cosa che emerge, sempre dalle telecronache, è che i giocatori provenienti dai vivai dei club(accademy), siano sempre presenti in rosa.
Se andiamo poi in rete scopriamo che il merchandising di questi club è un passo avanti rispetto a tutti, con alcune società d'oltremanica che recapitano in 3 giorni i capi aquistati online, capi che vedo indossati ai ragazzini del minirugby e sopratutto ai loro genitori che magari il campo l'hanno visto la prima volta proprio grazie ai figli ( pessimo quello degli Aironi, un pò meglio Treviso anche se molto scarso riferito al settore industriale del proprio sponsor; miglior esempio quello dello Stade Fracais).
Queste considerazioni introduttive a mio avviso portano a una parola chiave: organizzazione.Ma quale tipo di organizzazione?La risposta è semplice: quella adeguata.
Se Nigel Owens, rivolgendosi a Tobias Botes, gli dice che questo non è il calcio dimostra sostanzialmente due macro verità:1.non sà o fà finta di non sapere che Botes proprio italiano non è..
2: che l'equazione calcio(marciume) = Italia è così diffusa tanto da farci una scenetta tra "checche"all'interno di un macth( geniale per altro il "forse non ci siamo mai incontrati" introduttivo di Owens...).
Allora se l'organizzazione che vogliamo dare è quella "ADEGUATA" e che inevitabilmente darà i propri frutti in un lasso di tempo medio-lungo non dobbiamo discostarci troppo dai valori del nostro sport, che poi sono anche un modello culturale sul quale dobbiamo basare la nostra missione oltre che essere un faro, sempre utile nelle lunghe navigazioni.
Faccio un esempio concreto e che a mio avviso riportato sulla scala giusta e coerente per ogni singola società potrebbe creare una svolta se non un'alternativa:
ad Arezzo, società amatoriale con risorse economiche limitate ma con buone risorse umane,partendo dal basso, cioè dal minirugby si è deciso di porsi come obiettivo di crescita la categoria elite per tutte le giovanili a partire dalle annate 98 in poi.Facendo cosa di particolare? Creando un'organizzazione che si occupi del tutoraggio scolastico dei ragazzi in ambito scolastico-educativo, andando ad individuare per tempo ed anticipando le situazioni scolastiche "critiche", creando così un canale di dialogo e di collaborazione scuola-società sportiva.
Se le società più strutturate lanciassero questo messaggio: " giochi a rugby, quindi studi, puoi ambire a laurearti, sono qui per aiutarti!"( ho fatto anche la rima!).Ecco che forse avremmo in prospettiva un futuro rugbystico con meno procuratori e lacchè vari,sicuramente giocatori più intelligenti e preparati, in grado di essere già pronti ad una carriera anche post sportiva( il chè in pratica significa che nella fase sportiva di "punta"forse mi costano anche meno visto che la prospettiva non è esclusivamente quella giocata sul campo).
In un mondo sempre più vecchio è necessario rimettere tutto in una prospettiva più lunga.Oggi mi creo i giocatori nel vivaio investendo sui tecnici e parallelamente sul tutoraggio scolastico( i tecnici futuri magari saranno quelli meno portati tra i giocatori-laureati in materie tipo matematica ma portati a fare scienze motorie..).
Gli stessi giocatori saranno poi magari dei professionisti in altri campi( MEDICI,ARCHITETTI, COMMERCIALISTI, QUELLO CHE VOLETE..) e magari da dirigenti porteranno il loro apporto ancor più sostanzioso e profondo di quello magari offerto da giocatori..
Di certo sarò rimasto fedele ai miei principi e ideali, e credo pragmaticamente avrò dei giocatori che a parità di "costo"saranno molto più "efficaci", più continui e forse anche più longevi, sportivamente parlando.
Se poi questa logica venisse applicata a livello regionale,per cui usando al meglio le sedi universitarie come poli atrattivi, i progetti ancora in fase "embrionale" come il progetto T.R.E. in Toscana avrebbero una prospettiva veramente di franchigia a livello europeo.
Non si possono accorciare i tempi.Steve Jobs diceva che l'unico modo di prevedere il futuro è quello di inventarlo.Quando penso a Webb Ellis che "impazzisce" e si mette a correre non posso dimenticarmi che lo fà nel 1823, che probabilmente è vestito come l'entourage di Napoleone che muore prematuramente solo 2 anni nella lontana Sant'Elena, che il Bath Rugby è del 1835, cioè è più vecchio della Repubblica Italiana che ha appena 5 anni più dei Tigers di Castro!
Ecco, forse ora i progetti a medio-lungo termine non mi sembrano più così utopici..

Re: RUGBY E LA PROVINCIA ITALIANA; QUALE NESSO?

Inviato: 10 gen 2012, 13:13
da Luqa-bis
Per chiosare criticamente e causticamente l'intervento di bep68:

- in effetti molte società italiane dell'odiato calcio hanno un età superiore di 40-50 anni a quelle di rugby: 1893, 1897, 1899, 1900, 1905, 190t contro 1928, 1930, 1931 - 1926 contro 1970 ecc.
- giusto intervenire sul momento scolastico dei ragazzi, ma non è che si può essere tutti laureati e comunque, per l'aspetto collegato alla domanda iniziale esiste un fatto credo indiscutibile:
posto di aver giovani di talento che all'età di 18-19 anni sono pronti per il rugby di eccellenza (diciamo che sono a livello "+che accademici")
postoche magari alcuni di loro , se indirizzati in area universitaria possono avere maggiori disponbilità di tempo (più che altro come duttilità dello stesso) per l'aspetto addestrativo,

per poter creare un "prodotto rugby" di livello internazionale (giocare in AMLIN per vincerla, giocare in celtica per andare a playoff) deviavere gente che si allena come nel campionato inglese/francese, devi avere quindi stipendi simili e conseguentemente devi avere entrate simili.

Però io rientreri sul tema inziale ovvero provincia vs metropoli, perché aspetti come reclutamento ampio, formazione di qualità, diffusione del movimento sono temivalidi per qualsiasi obiettivo ci si ponga per il rugby italiano, professionistico o dilettantistico, cittadino o rurale, metropolitano o provinciale.

Per quanto riguarda la proposta prospettata della ennesima modifica del campionato nazionale , beh, si può fare quasi di tutto, ma occorre collegarlo con il resto del movimento:

- si fa un campionato di franchigie?
Bene, suppongo senza retrocessioni, ergo le franchigie devono essere più o meno di livello comparabile, ma questo presuppone disponbilità economiche, bacini di reclutamente e sistemi di formazione simili come "forza" altrimenti ci troviamo Treviso con Alghero, Aironi con Salento.
E ipresenza di un movimento non tanto diviso tra metropoli e provfincia ma tra area ed area le differnze sarebbero esaltate.

quindi serve un piano di investimenti "collettivo" (federale-comitale-societario) per distribuire maggiormente questo sport.
Quidni suddividere le "franchigie" in base alla densità di competenza rugbistica:
La Lombardia ha il 25% dei tesserati nazionali, il trivenetoil 20% ma come "spessore" (livello tecnico e pubblico) il secondo ha più capacità rugbistica della prima.
Lo stesso si può dire per altre aree.

Allora, se franchigie hanno da essere, definiamo le società (sul modello Treviso) , o le associazioni di società (sul modello Aironi) o le selezioni federali/comitali (sul modello Accademie) che accederanno al sistema "Eccellenza".
Definiamo quale è il sistema di osmosi tra "Franchigie di Eccellenza" e "Mondo societario" esisterà (giocatori nelel due categorie)
Promuoviamo il prodotto definenendo prima il ritorno economico come sarà suddiviso.

per fare il solito esempio:
Io ho allo stato attuale 2 franchigie diceltica e 4 club forti di Eccellenza più altre situazioni varie più o meno eccelse.
Si può anche decidere:

Treviso ed Aironi restano. Si assegna loro rispettivamente 1/2 bacino veneto e bacino lombardo-emiliano ovest
In veneto c'è spazio per un'altra realtà, ma padova magari sceglie di collaborare con Treviso, Rovigo non è interessata ai superclub, Mogliano è una buona realtà: l'Accademia Zonale viene integrata in una Franchigia comitale che raccoglie i giocatori del Triveneto con eccezione delle società che collaborano con Treviso.
A Parma le squadre che non collaborano con Aironi si raggruppano attorno alla Franchigia comitale che raccoglie anche il resto dell'Emilia.
In Lombardia si arccoglie un'altra francgigia comitale attorno al movimento bresciano e a calvisano.
la Lombardia ovest si raccogli o con gli aironi con il resto dell'area ovest.
In Toscana al centro si raccolgono le squadre attorno al TRE, sulla costa nella franchigia comitale che assorbe l'accademia di Tirrenia.
A Roma altra franchgia, magari centrata su Accademia territoriale e FFOO.

Nel CentroNord le sedi si trovano.
E' nel Sud che il problema si estende.
E comunque allo stato attuale, chimette i soldi e dove si trovano gli spettatori per quelle 8-10 realtà che ho già indicato?
Questo è il difficile.

Perché una volta strutturate 6-10 Squadre, come organizzare il campionato, come gestire la AMLIN, se chiedere l'aggiornamento alla Celtica (che per ora non ha promozioni e retrocessioni ma ammissioni dirette) sono dettagli di minore importanza:
Metti su Treviso, Aironi, Veneto 2, Emilia2, Lombardia 2, Italia Ovest, ItaliaCentroNord, Roma, Italia CentroSud, Sud ed hai già 10 squadre. Ne bastano anche meno.

Ma intanto, perché non facciamo giocare Treviso e Aironi con una seconda squadra in Eccellenza con solo 3 di formazione extra?
Perché non facciamo contare in campionato i punti raccolti in coppa?
Perchè non premiare con punti in campionato chi supera il girone eliminatorio del Torneo Eccellenza?
Perchè nonpremiare con punti in campionato i risultati raggiunti nei campionati giovanili U17 e U20?

Re: RUGBY E LA PROVINCIA ITALIANA; QUALE NESSO?

Inviato: 10 gen 2012, 14:04
da bep68
Luqa-bis ha scritto:Per chiosare criticamente e causticamente l'intervento di bep68:

- in effetti molte società italiane dell'odiato calcio hanno un età superiore di 40-50 anni a quelle di rugby: 1893, 1897, 1899, 1900, 1905, 190t contro 1928, 1930, 1931 - 1926 contro 1970 ecc.
- giusto intervenire sul momento scolastico dei ragazzi, ma non è che si può essere tutti laureati e comunque, per l'aspetto collegato alla domanda iniziale esiste un fatto credo indiscutibile:
posto di aver giovani di talento che all'età di 18-19 anni sono pronti per il rugby di eccellenza (diciamo che sono a livello "+che accademici")
postoche magari alcuni di loro , se indirizzati in area universitaria possono avere maggiori disponbilità di tempo (più che altro come duttilità dello stesso) per l'aspetto addestrativo,

per poter creare un "prodotto rugby" di livello internazionale (giocare in AMLIN per vincerla, giocare in celtica per andare a playoff) deviavere gente che si allena come nel campionato inglese/francese, devi avere quindi stipendi simili e conseguentemente devi avere entrate simili.

Però io rientreri sul tema inziale ovvero provincia vs metropoli, perché aspetti come reclutamento ampio, formazione di qualità, diffusione del movimento sono temivalidi per qualsiasi obiettivo ci si ponga per il rugby italiano, professionistico o dilettantistico, cittadino o rurale, metropolitano o provinciale.

Per quanto riguarda la proposta prospettata della ennesima modifica del campionato nazionale , beh, si può fare quasi di tutto, ma occorre collegarlo con il resto del movimento:

- si fa un campionato di franchigie?
Bene, suppongo senza retrocessioni, ergo le franchigie devono essere più o meno di livello comparabile, ma questo presuppone disponbilità economiche, bacini di reclutamente e sistemi di formazione simili come "forza" altrimenti ci troviamo Treviso con Alghero, Aironi con Salento.
E ipresenza di un movimento non tanto diviso tra metropoli e provfincia ma tra area ed area le differnze sarebbero esaltate.

quindi serve un piano di investimenti "collettivo" (federale-comitale-societario) per distribuire maggiormente questo sport.
Quidni suddividere le "franchigie" in base alla densità di competenza rugbistica:
La Lombardia ha il 25% dei tesserati nazionali, il trivenetoil 20% ma come "spessore" (livello tecnico e pubblico) il secondo ha più capacità rugbistica della prima.
Lo stesso si può dire per altre aree.

Allora, se franchigie hanno da essere, definiamo le società (sul modello Treviso) , o le associazioni di società (sul modello Aironi) o le selezioni federali/comitali (sul modello Accademie) che accederanno al sistema "Eccellenza".
Definiamo quale è il sistema di osmosi tra "Franchigie di Eccellenza" e "Mondo societario" esisterà (giocatori nelel due categorie)
Promuoviamo il prodotto definenendo prima il ritorno economico come sarà suddiviso.

per fare il solito esempio:
Io ho allo stato attuale 2 franchigie diceltica e 4 club forti di Eccellenza più altre situazioni varie più o meno eccelse.
Si può anche decidere:

Treviso ed Aironi restano. Si assegna loro rispettivamente 1/2 bacino veneto e bacino lombardo-emiliano ovest
In veneto c'è spazio per un'altra realtà, ma padova magari sceglie di collaborare con Treviso, Rovigo non è interessata ai superclub, Mogliano è una buona realtà: l'Accademia Zonale viene integrata in una Franchigia comitale che raccoglie i giocatori del Triveneto con eccezione delle società che collaborano con Treviso.
A Parma le squadre che non collaborano con Aironi si raggruppano attorno alla Franchigia comitale che raccoglie anche il resto dell'Emilia.
In Lombardia si arccoglie un'altra francgigia comitale attorno al movimento bresciano e a calvisano.
la Lombardia ovest si raccogli o con gli aironi con il resto dell'area ovest.
In Toscana al centro si raccolgono le squadre attorno al TRE, sulla costa nella franchigia comitale che assorbe l'accademia di Tirrenia.
A Roma altra franchgia, magari centrata su Accademia territoriale e FFOO.

Nel CentroNord le sedi si trovano.
E' nel Sud che il problema si estende.
E comunque allo stato attuale, chimette i soldi e dove si trovano gli spettatori per quelle 8-10 realtà che ho già indicato?
Questo è il difficile.

Perché una volta strutturate 6-10 Squadre, come organizzare il campionato, come gestire la AMLIN, se chiedere l'aggiornamento alla Celtica (che per ora non ha promozioni e retrocessioni ma ammissioni dirette) sono dettagli di minore importanza:
Metti su Treviso, Aironi, Veneto 2, Emilia2, Lombardia 2, Italia Ovest, ItaliaCentroNord, Roma, Italia CentroSud, Sud ed hai già 10 squadre. Ne bastano anche meno.

Ma intanto, perché non facciamo giocare Treviso e Aironi con una seconda squadra in Eccellenza con solo 3 di formazione extra?
Perché non facciamo contare in campionato i punti raccolti in coppa?
Perchè non premiare con punti in campionato chi supera il girone eliminatorio del Torneo Eccellenza?
Perchè nonpremiare con punti in campionato i risultati raggiunti nei campionati giovanili U17 e U20?
in realtà la mia proposta potrebbe anche essere il fondamento della tua

Re: RUGBY E LA PROVINCIA ITALIANA; QUALE NESSO?

Inviato: 10 gen 2012, 15:19
da Squilibrio
calep61 ha scritto:In coda al commento di Squilibrio, aggiungo che parlando di Guazzini, citato in precedenza in questo topic, di lui, sul sito Wikipedia, si dice:
" Quando, nel 2005, per una partita di cartello contro lo Stade Toulousain, si vede rifiutare l'uso del Parco dei Principi (40 000 posti) dal PSG, lui affitta lo Stade de France (80 mila) e lo riempie con 79.502 con metà dei biglietti in vendita a 5 e 10 euro.
Ora le partite dello Stade si giocano sia al Parco dei Principi che allo Stade de France, oltre che naturalmente allo Stade Jean-Bouin, riempiendo sempre le gradinate, ma quando era in seconda divisione per riempire lo stadio e creare “movimento” attorno alla sua creatura apriva le porte per i match meno attrattivi od offriva gratuitamente l’ingresso alle donne."
Beh ma siamo infrancia, invece in Italia per attirare gente si aumenta il prezzo del biglietto, qualificazioni mondiali a parma con italia - Romania biglietti di due tipologie, 25 euro e 50 col risultato dello stadio mezzo vuoto. Sempre a parma amo ricordare partite di coppe europee con biglietto a 25 euro anche contro il bucuresti con il medesimo risultato, stadio vuoto. Poi sempre parma e sempre rugby parma mi piace raccontare un aneddoto, partita rugby parma, london wasp con circa 400 tifosi inglesi che volevano acquistare le magliette della squadra, esisteva un negozietto sotto la tribuna vecchia ma quel giorno rimase chiuso perchè il magazziniere non aveva voglia di andare ad aprire....

Re: RUGBY E LA PROVINCIA ITALIANA; QUALE NESSO?

Inviato: 10 gen 2012, 15:27
da Squilibrio
Bep ottimo intervento, aggiungo anche i prezzi del materiale aironi simili a quelli della nazionale italiana, superiori e spesso il doppio del materiale delle squadre estere.

Il paragone col calcio lo farei ma invece di farlo tra calcio e rugby lo farei tra calcio italiano e calcio inglese, come mai all’estero gli stadi sono sempre piene? Avete mai visto una partita di calcio in Inghilterra? Io si ed è come andare al Flaminio a vedere l’Italia, atmosfera bellissima che il calcio italiano non è in grado di darti

Re: RUGBY E LA PROVINCIA ITALIANA; QUALE NESSO?

Inviato: 10 gen 2012, 15:44
da calep61
Squilibrio ha scritto:
calep61 ha scritto:In coda al commento di Squilibrio, aggiungo che parlando di Guazzini, citato in precedenza in questo topic, di lui, sul sito Wikipedia, si dice:
" Quando, nel 2005, per una partita di cartello contro lo Stade Toulousain, si vede rifiutare l'uso del Parco dei Principi (40 000 posti) dal PSG, lui affitta lo Stade de France (80 mila) e lo riempie con 79.502 con metà dei biglietti in vendita a 5 e 10 euro.
Ora le partite dello Stade si giocano sia al Parco dei Principi che allo Stade de France, oltre che naturalmente allo Stade Jean-Bouin, riempiendo sempre le gradinate, ma quando era in seconda divisione per riempire lo stadio e creare “movimento” attorno alla sua creatura apriva le porte per i match meno attrattivi od offriva gratuitamente l’ingresso alle donne."
Beh ma siamo infrancia, invece in Italia per attirare gente si aumenta il prezzo del biglietto, qualificazioni mondiali a parma con italia - Romania biglietti di due tipologie, 25 euro e 50 col risultato dello stadio mezzo vuoto. Sempre a parma amo ricordare partite di coppe europee con biglietto a 25 euro anche contro il bucuresti con il medesimo risultato, stadio vuoto. Poi sempre parma e sempre rugby parma mi piace raccontare un aneddoto, partita rugby parma, london wasp con circa 400 tifosi inglesi che volevano acquistare le magliette della squadra, esisteva un negozietto sotto la tribuna vecchia ma quel giorno rimase chiuso perchè il magazziniere non aveva voglia di andare ad aprire....
Ecco un paio di esempi, fatti da due emeriti nessuno (chiedo scusa anticipatamente a Squilibrio per l'uso strumentalmente improprio della sua persona di cui, ovviamente, non so assolutamente nulla :D ), di cosa non si deve fare per alimentare l'interesse attorno al rugby, sempre che non lo si voglia relegare a sport di pochi snob idealisti da pub del sabato sera (non che ci sia niente di male andare al pub al sabato sera!). Nell'epoca mediatica per eccellenza, un evento come una partita di rugby di alto livello dovrebbe trovare il suo principale ritorno economico non dal pubblico presente allo stadio (in televisione, salvo rare eccezioni, il pubblico presente è da anni pagato e rappresenta una mansione precisa catalogata nell'apposito collocamento dello spettacolo come: pubblico parlante o non parlante; mentre nelle discoteche più in da tempo non si paga l'ingresso, ma la consumazione), ma da diritti televisivi, sponsor interessati a farsi conoscere da un folto pubblico, diritti per aree commerciali da destinare in occasioned egli eventi, ecc., ecc.); attività che si potrebbero alimentare facendo leva, appunto, su un forte presenza di pubblico che andrebbe, pertanto, alimentata nei modi più svariati possibili anche a costo, perchè no, di non far pagare il biglietto pur di mettere in moto l'interesse del grande pubblico(uno stadio vuoto è la peggiore pubblicità che si possa avere per il rugby).

Re: RUGBY E LA PROVINCIA ITALIANA; QUALE NESSO?

Inviato: 10 gen 2012, 16:24
da totorugby
Non è che alla fine il problema è solo che vorremmo in 10 anni arrivare a competere con chi ha un bagaglio tecnico generalizzato di un secolo?

Se io vado a fare un salto in un campetto di periferia di calcio anche l'ultimo vecchietto che innaffia il campo ne sa abbastanza per allenare i ragazzini. E' logico che in un paese di 1000 abitanti in cui anche la moglie del panettiere sa cos'è un rigore sia difficile far passare un terzino per una punta e se l'allenatore lo fa piovono insulti. Nel rugby le conoscenze tecniche di base sono ristrette solo ai praticanti, molti dei quali fanno fatica a ricordarsi quanti punti vale la meta.... In tale contesto uno che schiera una terza linea a mediano di mischia (l'equivalente di un Maradona in porta, anche se con le mani se la cavava bene :wink: ) suscita solo sterili dibattiti discordanti.

Tutto questo per dire che al nostro movimento manca la vera competitività, che crea selezione della qualità. Quando arriveremo, come in tutti gli altri sport, a dire ad un ragazzo che "forse è meglio che cambi sport", solo allora cominceremo ad avere qualità e con la qualità anche i risultati. Questo vale per i giocatori ed i tecnici ma anche per i dirigenti e gli "operatori economici".

La teoria delle province può essere valida o meno. Oggi come oggi sarebbe un catalizzatore utile per accelerare la maturazione. Fondamentale è però lo sviluppo di una base radicata nel territorio. Se un ragazzo per fare rugby ha solo un'opportunità nel raggio di 40/50 km difficilmente sarà portato a migliorarsi. Se, invece, nel giro di 10/15 km ha almeno un paio di scelte potrà decidere quale club gli offre maggiori prospettive di sviluppo.

Re: RUGBY E LA PROVINCIA ITALIANA; QUALE NESSO?

Inviato: 10 gen 2012, 17:25
da giangi2
Amen.

Re: RUGBY E LA PROVINCIA ITALIANA; QUALE NESSO?

Inviato: 11 gen 2012, 13:51
da bep68
"In tale contesto uno che schiera una terza linea a mediano di mischia (l'equivalente di un Maradona in porta, anche se con le mani se la cavava bene :wink: ) suscita solo sterili dibattiti discordanti."


quando uno non ha neanche più il diritto ad esser ricordato........era la mia prima volta a twikenam...dietro la nostra porta ad altezza poco sopra il prato...........ideale per vedere la qualità dei passaggi, i canali e i sovranummeri....mi fà ancora male

Re: RUGBY E LA PROVINCIA ITALIANA; QUALE NESSO?

Inviato: 20 gen 2012, 15:28
da Burbero
Vero è che il calcio può essere inteso come un “male” in senso culturale, nel senso che domina culturalmente gli spetti e i sentimenti sportivi nazionali (o nazionalpopolari). Ma mi viene in mente un piccolo esempio di quando ero un bimbo delle elementari. Esempio senza capo né coda ma lo condivido per trarre eventuali spunti. A metà degli anni 70 si affaccia per la prima (e unica) volta il grande basket a Genova Qui, se volete c’è un piccolo link della vecchia Emerson Genova: (http://it.wikipedia.org/wiki/Emerson_Genova). Mi ricordo un piccolo miracolo extracalcistico che stonava quasi in una città che allora aveva ltre 800.000 abitanti e viveva di calcio con due società nella massima serie. Anzi, se non ricordo male, con il biglietto delle gare interne della U.C. Sampdoria si poteva accedere al palasport con un piccolo sconto sul biglietto d’ingresso e godersi “altro sport”. È stata, se ricordo bene, una sola stagione… i problemi non erano tanto legati alla presenza sugli spalti, per altro buona; non erano connessi allo sponsor che anzi c’era… il problema più grosso era legato alla (non) volontà dell’amministrazione civica di concedere ulteriormente il palasport. Non ne so i motivi ma la Emerson Genova emigrò in quel Novara dove non attecchì. La realtà legata al rugby in Liguria e in una grande città come Genova è molto simile a quella della pallanuoto. Ci sono in città società gloriose dal palmares eccezionale ma, la pallanuoto è florida in provincia.; magari nei piccoli centri addossati alla città (p. es: Bogliasco e Recco). Io non vado a vedere una partita degli Squali di Recco da anni per mille motivi, primo fra tutti perché non vivo più a Genova, ma ricordo che in pochi si muovevano dalla metropoli per andare in Riviera. Vero è anche che i TM invernali al Ferraris sono stati una splendida festa di rugby… festa anche per gli occhi con uno stadio meraviglioso e un pubblico folto, contento e spesso competente. Faccio fantarugby, ma dico che se a Genova (città) ci fosse una squadra capace di competere a massimi livelli la gente andrebbe a vederla ma chi è il pazzo che porterebbe avanti un progetto simile? E poi, la butto lì, il PRO12 ha tolto appeal all’Eccellenza, un campionato senza appeal non richiamerà mai sponsor e pubblico dalle grandi città. Non sono contro il PRO12, ma la scelta è stata fatta, e anche la teoria delle provincie ha senso se non riguarda solo “la base” ma la vetta del movimento per arrivare a qualcosa di più simile alla Francia. Siamo una nazione fatta di campanili e il pubblico si infiamma solo se sente suonare la propria campana.
Mi sono dilungato e chiedo scusa… concordo col fatto che la mancanza di cultura, o la totalizzante presenza del calcio in ambito sportivo, sia un problema per lo sviluppo di realtà diverse, ma il problema più grosso è che l’interesse dovrebbe essere “inculcato” soprattutto a livello politico: il rugby in Italia è uno sport minore (come tutti, tranne il calcio) e gli sport minori, nella mente pigra dell’italiano medio, devono essere giocati in un centro “minore”.

Re: RUGBY E LA PROVINCIA ITALIANA; QUALE NESSO?

Inviato: 20 gen 2012, 17:28
da calep61
Burbero ha scritto:Vero è che il calcio può essere inteso come un “male” in senso culturale, nel senso che domina culturalmente gli spetti e i sentimenti sportivi nazionali (o nazionalpopolari). Ma mi viene in mente un piccolo esempio di quando ero un bimbo delle elementari. Esempio senza capo né coda ma lo condivido per trarre eventuali spunti. A metà degli anni 70 si affaccia per la prima (e unica) volta il grande basket a Genova Qui, se volete c’è un piccolo link della vecchia Emerson Genova: (http://it.wikipedia.org/wiki/Emerson_Genova). Mi ricordo un piccolo miracolo extracalcistico che stonava quasi in una città che allora aveva ltre 800.000 abitanti e viveva di calcio con due società nella massima serie. Anzi, se non ricordo male, con il biglietto delle gare interne della U.C. Sampdoria si poteva accedere al palasport con un piccolo sconto sul biglietto d’ingresso e godersi “altro sport”. È stata, se ricordo bene, una sola stagione… i problemi non erano tanto legati alla presenza sugli spalti, per altro buona; non erano connessi allo sponsor che anzi c’era… il problema più grosso era legato alla (non) volontà dell’amministrazione civica di concedere ulteriormente il palasport. Non ne so i motivi ma la Emerson Genova emigrò in quel Novara dove non attecchì. La realtà legata al rugby in Liguria e in una grande città come Genova è molto simile a quella della pallanuoto. Ci sono in città società gloriose dal palmares eccezionale ma, la pallanuoto è florida in provincia.; magari nei piccoli centri addossati alla città (p. es: Bogliasco e Recco). Io non vado a vedere una partita degli Squali di Recco da anni per mille motivi, primo fra tutti perché non vivo più a Genova, ma ricordo che in pochi si muovevano dalla metropoli per andare in Riviera. Vero è anche che i TM invernali al Ferraris sono stati una splendida festa di rugby… festa anche per gli occhi con uno stadio meraviglioso e un pubblico folto, contento e spesso competente. Faccio fantarugby, ma dico che se a Genova (città) ci fosse una squadra capace di competere a massimi livelli la gente andrebbe a vederla ma chi è il pazzo che porterebbe avanti un progetto simile? E poi, la butto lì, il PRO12 ha tolto appeal all’Eccellenza, un campionato senza appeal non richiamerà mai sponsor e pubblico dalle grandi città. Non sono contro il PRO12, ma la scelta è stata fatta, e anche la teoria delle provincie ha senso se non riguarda solo “la base” ma la vetta del movimento per arrivare a qualcosa di più simile alla Francia. Siamo una nazione fatta di campanili e il pubblico si infiamma solo se sente suonare la propria campana.
Mi sono dilungato e chiedo scusa… concordo col fatto che la mancanza di cultura, o la totalizzante presenza del calcio in ambito sportivo, sia un problema per lo sviluppo di realtà diverse, ma il problema più grosso è che l’interesse dovrebbe essere “inculcato” soprattutto a livello politico: il rugby in Italia è uno sport minore (come tutti, tranne il calcio) e gli sport minori, nella mente pigra dell’italiano medio, devono essere giocati in un centro “minore”.
Anche la tua considerazione si aggiunge ad altre che premierebbero, in linea di principio, il ritorno delle grandi città nel rugby di alto livello coem fenomeno che potrebbe essere un ulteriore traino al movimento (più sponsor, più spettatori, maggiore effetto mediatico con possibile coinvolgimento di televisione e media, ecc.). Auguriamoci fortemente che ciò accada o con la forma delle franchigie/superclub ed il conseguente coinvolgimento dei grossi centri, o con la nascita/crescita di realtà rugbystiche nelle città storiche per eccellenza (Milano, Roma, Genova, Torino, ecc.). A Milano, per esempio, si era avvicinato all'Amatori Milano, per salvarlo, il Gruppo Navarra, ma non ha potuto fare nulla per un disastro sportivo ormai consolidato; chissa per il prossimo anno .......

Re: RUGBY E LA PROVINCIA ITALIANA; QUALE NESSO?

Inviato: 21 gen 2012, 8:31
da Luqa-bis
MA fai(facciamo inmodo) che se avverrà, il ritornodelrugby nelle gradni città sia per passione diffusa e per presenza del rugby giovanile e dei vivai.

altrimenti quei club saranno solodei rugby mall, dei centri commerciali del rugby.

Re: RUGBY E LA PROVINCIA ITALIANA; QUALE NESSO?

Inviato: 21 gen 2012, 8:45
da pepe carvalho
A Milano, per esempio, si era avvicinato all'Amatori Milano, per salvarlo, il Gruppo Navarra, ma non ha potuto fare nulla per un disastro sportivo ormai consolidato; chissa per il prossimo anno .......
c'era una notizia di uno stadio per l'amatori e la fir con annesso centro commerciale e albergo, i navarra sono palazzinari.... la cosa è finita...ed è finito l'interesse dei navarra per l'amatori....