zorrykid ha scritto:Non scherzo e parlo per esperienza personale... Quasi tutti gli allenatori dalle giovanili alle serie maggiori sono preoccupati di vincere piuttosto che di insegnare. Chi sta in alto cerca di raggiungere degli obbiettivi di squadra fissati: vincere il campionato, salvarsi, pertanto preferisce affidarsi a giocatori collaudati per i ruoli chiave, piuttosto che rischiare con un giovane del vivaio. Quelli che dovrebbero insegnare nelle categorie giovanili poco si interessano della tecnica individuale: passaggio, placcaggio, linee di corsa,... fanno generalmente degli allenamenti minestrone in cui buttano dentro ruck, placcaggi, due contro uno, mischie, doccia, 22, caffè e brioche... Ad esempio credo sarebbe molto utile delle sedute periodiche dove giocatori di uno stesso reparto si allenano assieme pur avendo eta diverse... Immagina una seduta per tutti i mediani di mischia, puoi lavorare per almeno un'ora su un lavoro specifico, mentre durante il tuo allenamento puoi dedicare una decina di minuti considerando che hai tutti gli altri giocatori da seguire in campo... Questo è un motivo per cui in certi ruoli restiamo scoperti una volta si insegnava la tecnica individuale, ora si fa il rugbyminestrone e siccome non suona bene è stato chiamato rugby globale... Tiriamo in ballo ed alla grande la Federazione perchè mentre all'estero le federazioni sono motori, la nostra è un freno a mano tirato... L'Argentina piglia Henry come consulente dell'alto livello, noi abbiamo Carletto che ha allenato meno di mia zia... ma dove vogliamo andare in sti stati pietosi?
Ps. Bocchino, Duca, Palanzani, Patelli, Farolini, Tebaldi, si se facciamo scapoli ammogliati vanno bene all'apertura....

Dici cose buone e cose meno buone.
Se il sistema è centrato solo sugli obbiettivi anche a livello giovanile, dimenticando il fondamentale ruolo didattico, bene, parliamone, evidenziamo l'anomalia ad ogni livello, sottolineiamo l'inopportunità di simili atteggiamenti, sono convinto che chi, nel sistema, tiene ed alimenta tali atteggiamenti con il tempo si sentirà sempre più isolato ed inadeguato.
Se l'alto livello competitivo (diciamo dall'A1 in su) non si preoccupa di dare spazio e creare opportunità di crescita ai giocatori italiani, saranno anche liberi di farlo, forse, ma il movimento, almeno la restante parte che non condivide questo atteggiamento, che lo denunci, anche in questo caso, ad ogni livello possibile, sottoliniando come queste politiche non aiutino la crescita generale del rugby italiano, isoliamo chi sponsorizza questi atteggiamenti e, piano piano, si troveranno anche loro inadeguati, non amati da chi, poi, dovrebbe rispondere alle loro proposte in termini di pubblico ed appassionati al seguito; i club non vivono in una campana di vetro, ma abbisognano di un generale consenso per attirare sponsor e finanziatori!
Quale il ruolo di una Federazione? Giusto dire che deve essere il motore, ma il motore pensante, non si può pretendere che si sostituisca operativamente agli stessi operaratori. Il movimento rugbystico italiano è comunque sufficientemente esteso sul territorio, potrebbe e può, anzi deve, evolvere ulteriormente, ma non stiamo parlando di solo qualche migliaia di praticanti. E' un complesso di club, tesserati, praticanti, tecnici, appassionati di tutto rispetto e tutti questi attori non hanno e non devono avere un ruolo passivo nella crescita, ognuno per la sua parte deve portare un contributo e, attualmente, sul tema aperture e calciatori l'alto livello non lo sta dando, a mio avviso.
Aperture italiane mediocri, bene, non voglio entrare nel merito dei giudizi personali, ti seguo su questa strada; questo è proprio l'atteggiamento sbagliato che non si deve tenere e che, dall'alto della loro presunzione (consentimelo), molti manager di club dell'alto livello fanno prorpio assumendo scelte esterofile. Che siano mediocri o meno, non è questoil punto, queste sono e su queste, attualmente, si dovrebbe lavorare ed investire per migliorarle e non snobbarle. Nel frattempo le accademie stanno dimostrando di lavorare bene e, magari, con un migliore approccio didattico, anche dai tanti club giovanili potranno arrivare giovani più performanti anche su queste specialità.
Non dimentichiamo che negli altri ruoli, avanti in particolare, la formazione di base italiana non si sta dimostrando così poco capace tenuto conto dei tanti giocatori che continuano ad emergere.