Re: accademia tour in Irlanda
Inviato: 30 ago 2013, 16:11
Tanto per tornare seri...
Mi sembra che le critiche dei detrattori della FIR siano tutto sommato del tipo "con quello che spende...meglio lasciar fare ai privati, dando un aiuto economico"; al netto della difficoltà di stabilire come e quanto aiutare i "privati" sono d'accordo, soprattutto perchè il sistema FIR/Accademie fino ad oggi è servito ad accentrare e accentuare il controllo FIR sull'alto livello, lasciando più o meno al suo (povero) destino tutto il resto, con la conseguenza che già a livello U16 si riduce la possibilità di selezione e di partecipare ad attività qualificata a un numero ristretto di atleti. Ovvio che il tema non si riduce a riforme estemporanee e di breve impatto, ma la linea dettata dalla FIR sembrerebbe continuare su questa linea, restando da valutare gli effetti della nuova organizzazione dei centri U16 che fortunatamente migliora le cose.
Nello specifico dei risultati, è evidente che sono positivi e si avvertono (o almeno sembra di vedere) miglioramenti, il problema è che poi bisogna trasferirli anche alle competizioni ufficiali, e qui siamo sempre caduti male; in definitiva la relativa "clandestinità" del movimento, e la difficoltà ad avere informazioni e valutazioni oggettive (visto che c'è scarsa o nulla attenzione mediatica sul rugby, e a maggior ragione su quello giovanile) permette più o meno a chiunque di alzarsi la mattina e dire "conosco 10 giocatori più forti di quelli selezionati in nazionale/accademia" e quindi la discussione può continuare all'infinito, così come una generale crescita del movimento giovanile in Italia è innegabile, e lascerà sempre spazio alle tesi "è merito dell'accademia" o "è merito dei club e senza accademia sarebbe stato meglio".
Nella mia modestissima esperienza devo purtroppo riconoscere che i detrattori della FIR hanno più ragioni che torti (pur in un mondo di club privati non certo esenti da colpe), e che le due svolte "epocali" per il rugby italiano (ingresso nel 6N e ingresso in Celtic League) sono state sfruttate malissimo (soprattutto per colpa della FIR) a livello di ricadute positive su tutto il sistema rugby italiano.
Mi sembra che le critiche dei detrattori della FIR siano tutto sommato del tipo "con quello che spende...meglio lasciar fare ai privati, dando un aiuto economico"; al netto della difficoltà di stabilire come e quanto aiutare i "privati" sono d'accordo, soprattutto perchè il sistema FIR/Accademie fino ad oggi è servito ad accentrare e accentuare il controllo FIR sull'alto livello, lasciando più o meno al suo (povero) destino tutto il resto, con la conseguenza che già a livello U16 si riduce la possibilità di selezione e di partecipare ad attività qualificata a un numero ristretto di atleti. Ovvio che il tema non si riduce a riforme estemporanee e di breve impatto, ma la linea dettata dalla FIR sembrerebbe continuare su questa linea, restando da valutare gli effetti della nuova organizzazione dei centri U16 che fortunatamente migliora le cose.
Nello specifico dei risultati, è evidente che sono positivi e si avvertono (o almeno sembra di vedere) miglioramenti, il problema è che poi bisogna trasferirli anche alle competizioni ufficiali, e qui siamo sempre caduti male; in definitiva la relativa "clandestinità" del movimento, e la difficoltà ad avere informazioni e valutazioni oggettive (visto che c'è scarsa o nulla attenzione mediatica sul rugby, e a maggior ragione su quello giovanile) permette più o meno a chiunque di alzarsi la mattina e dire "conosco 10 giocatori più forti di quelli selezionati in nazionale/accademia" e quindi la discussione può continuare all'infinito, così come una generale crescita del movimento giovanile in Italia è innegabile, e lascerà sempre spazio alle tesi "è merito dell'accademia" o "è merito dei club e senza accademia sarebbe stato meglio".
Nella mia modestissima esperienza devo purtroppo riconoscere che i detrattori della FIR hanno più ragioni che torti (pur in un mondo di club privati non certo esenti da colpe), e che le due svolte "epocali" per il rugby italiano (ingresso nel 6N e ingresso in Celtic League) sono state sfruttate malissimo (soprattutto per colpa della FIR) a livello di ricadute positive su tutto il sistema rugby italiano.