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pilonepoltrone ha scritto: 11 dic 2021, 17:19secondo me il senso ce l'ha: sicuramente ti rendi conto anche tu, parlando con chi non ha la fissa del rugby che abbiamo noi che frequentiamo il bar, che razza di immagine ha oggi il nostro sport, e di conseguenza che appeal può avere nei confronti dei ragazzi disposti a fare sport, che sono sempre meno e che che diventa sempre più difficile coinvolgere (non dimentichiamo quanto detto da Anaye nell'intervista citata da qualcuno qualche tempo, qualcosa per interrompere il ciclo vizioso di sconfitte e figuracce va fatto, altrimenti non ci si risolleva più. e non parlo di restare fra le Tier1 eh, parlo di sopravvivenza di questo sport in Italia.
quanto alla rappresentazione, sei troppo intelligente per non capire che si trattava di un'iperbole attinente alle opinioni su come gestire l'attuale situazione, non ali giocatori che popolano concretamente il roster della Nazionale...
Ah, una questione di marketing, quindi.
Bisogna migliorare il brand del prodotto, quindi lasciamo perdere le bubbole e andiamo al sodo.
Ok per l'iperbole, ci sta. Non è bellissima, ma ci sta.
Una sola domanda: chi cacchio è Anaye?
Argentina e Sudafrica: le uniche che hanno il diritto di chiamarsi nazionali, le altre, con diversi gradi di disonestà intellettuale, millantano
Il vantaggio di essere intelligente è che si può sempre fare l'imbecille, mentre il contrario è del tutto impossibile (cit. Woody Allen)
pilonepoltrone ha scritto: 11 dic 2021, 17:19secondo me il senso ce l'ha: sicuramente ti rendi conto anche tu, parlando con chi non ha la fissa del rugby che abbiamo noi che frequentiamo il bar, che razza di immagine ha oggi il nostro sport, e di conseguenza che appeal può avere nei confronti dei ragazzi disposti a fare sport, che sono sempre meno e che che diventa sempre più difficile coinvolgere (non dimentichiamo quanto detto da Anaye nell'intervista citata da qualcuno qualche tempo, qualcosa per interrompere il ciclo vizioso di sconfitte e figuracce va fatto, altrimenti non ci si risolleva più. e non parlo di restare fra le Tier1 eh, parlo di sopravvivenza di questo sport in Italia.
quanto alla rappresentazione, sei troppo intelligente per non capire che si trattava di un'iperbole attinente alle opinioni su come gestire l'attuale situazione, non ali giocatori che popolano concretamente il roster della Nazionale...
Ah, una questione di marketing, quindi.
Bisogna migliorare il brand del prodotto, quindi lasciamo perdere le bubbole e andiamo al sodo.
Ok per l'iperbole, ci sta. Non è bellissima, ma ci sta.
“These trees which he plants, and under whose shade he will never sit, he loves them for the sake of his children and his children’s children, who are to sit beneath the shadow of their spreading boughs.” (C. Loyson)
pilonepoltrone ha scritto: 11 dic 2021, 18:20Anayi maledetto me... Anayi!
Anche scritto così non so davvero di chi diavolo stai parlando.
L'unica cosa che mi suggerisce quel nome è Elena Anaya, attrice spagnola muy hermosa, ma dubito tu ti riferissi a lei
Argentina e Sudafrica: le uniche che hanno il diritto di chiamarsi nazionali, le altre, con diversi gradi di disonestà intellettuale, millantano
Il vantaggio di essere intelligente è che si può sempre fare l'imbecille, mentre il contrario è del tutto impossibile (cit. Woody Allen)
pilonepoltrone ha scritto: 11 dic 2021, 18:20Anayi maledetto me... Anayi!
Anche scritto così non so davvero di chi diavolo stai parlando.
L'unica cosa che mi suggerisce quel nome è Elena Anaya, attrice spagnola muy hermosa, ma dubito tu ti riferissi a lei
ehm... in effetti no
Martin Anayi è il chairman dell'URC. So che detesti l'oggetto, ma se dai un'occhiata al link alla fine dell'intervista ci sono delle considerazioni che mi sembrano non banali sul problema di come rendere il rugby attraente per i giovani in un contesto di fortissima concorrenzialità, perfino da parte degli esports
“These trees which he plants, and under whose shade he will never sit, he loves them for the sake of his children and his children’s children, who are to sit beneath the shadow of their spreading boughs.” (C. Loyson)
Ah, ecco perchè non ne so un tubo.
Vabbeh, meglio Elena.
Argentina e Sudafrica: le uniche che hanno il diritto di chiamarsi nazionali, le altre, con diversi gradi di disonestà intellettuale, millantano
Il vantaggio di essere intelligente è che si può sempre fare l'imbecille, mentre il contrario è del tutto impossibile (cit. Woody Allen)
Assolutamente la scelta migliore, Stern chissa' se mai tornera' quello di pre infortunio, Licata deve ancora mangiarne di pasta e rugby, toh, al limite ci potrebbe essere Halafimi.
Bella domanda. La prima risposta che mi viene è dura e pura.
In generale chi pratica uno sport da professionista ha una forte automotivazione.
Per gli sport che comportano uno stess psicofisico tendente all'estremo, tale affermazione è ancora più vera.
Nel rugby credo che l'automotivazione sia massima, tanto da escludere l'influenza positiva o negativa dei sentimenti dei tifosi. La prima spinta a giocare rugby, il richiamo è assolutamente individuale: mettersi alla prova nel confronto psicofisico più completo (resistenza allo scontro e allo stress, forza, coraggio, rapidità di riflessi, velocità, organizzazione, ...).
Provo ad approfondire il mio parere con paragoni di altri sport 'verso l'estremo' .
P.e., per chi pratica l'alpinismo alla Bonatti, il free-climbing, o ironman non credo che un appoggio morale esterno conti qualcosa.
Esempi non calzanti, si può giustamente obiettare, perchè se fallisci in uno di questi sport individuali, hai perso contro una montagna o il cronometro; rimane però vero che non è l'approvazione degli altri la molla che ti sprona verso queste imprese pericolose e/o di massimo stress.
Se invece sei sconfitto in uno sport di confronto, individuale o collettivo, hai perso contro qualcuno che ti ha battuto, qualcun altro come te ha dimostrato di esserti superiore e questo, oltre a tutto il resto, potrebbe essere un fattore di ulteriore stress.
Hai già cercato di dare il massimo, esci massacrato dal campo e devi anche rendere conto della sconfitta ? mavaff..
Ecco, questo è il punto, duro e puro, secondo me il rugbysta gioca per sè stesso, per i suoi compagni e per l'allenatore, non per gli spettatori e sarà sensibile solo alle critiche dei compagni e dell'allenatore.
Su questa base, ritengo che i tifosi devono avere un atteggiamento generale di sostegno, quasi un sostegno a prescindere.
Io credo in questa Nazionale abbastanza giovane e mi permetterò di osservare carenze tecniche e di carattere solo qualora fossero evidentissime e, comunque, osservazioni non accusatorie.
Conterà qualcosa se i ns. azzurri sentono questa fiducia quasi a prescindere ? Ma si, probabilmente conta, il duro e puro assoluto è un'astrazione, ma conta molto di più la loro determinazione.
Garbisi è l'esempio perfetto di automotivazione, di un atleta che crede in sè stesso; alla sua prima partita 6N, ve la ricorderete, siamo sotto di parecchio, alla fine prende una palla in velocità e va a segnare, tutto da solo, caparbiamente.
dal tuo discorso potrei trarre almeno un paio di spunti. non lo faccio. perchè sta bene così. è una bel discorso, con tutte le caratteristiche di profondità giuste e tipiche di questo forum. un metabolik dotatore di senso.
L'automotivazione serve per arrivare ad un tuo obiettivo. Se il tuo obiettivo e quello della nazionale iniziano a divergere e non c'è altro a spingerti a sacrificare il tuo obbiettivo per quello della nazionale. Tirate voi le conseguenze.