GiorgioXT ha scritto:mariemonti ha scritto:[
Il problema non è che non ti piace. Il problema è che ti dà fastidio se piace al tuo vicino di casa che invece ci manderà suo figlio.
Se tu e tuo figlio avete queste esigenze, possibilità, ecc...ecc... e fate questa scelta, non dovese sentirvi in colpa o "inferiori": è una scelta.
Magari fosse questo il problema... ci sarà sempre qualcuno più bravo o più forte. La gente se ne fa una ragione in genere.
Il danno
grave che provocherebbe un sistema di formazione e gestione come quello del programma di Gavazzi (tra l'altro l'unica parte originale , visto che il resto è praticamente ricopiato dagli altri - almeno Amore e Zatta non hanno la faccia di bronzo di chiedere e promettere trasparenza dopo essere stati per decenni nella "stanza dei bottoni" e non averne mai sentito la necessità..)
E' questo : si continua a voler separare il movimento italiano , ma non per meriti sportivi o risultati , è chiaro che creando 24 accademie u.16 e 12 u.18 si selezionano ovviamente , separandoli dal resto dello sport , i ragazzi
che a 14 anni sono i migliori, creando inevitabilmente una nuova casta di
nominati che nella migliore delle ipotesi ritroverà il confronto con il resto del movimento al momento della età adulta.
Anzi, è prevista una separazione addirittura a livello di regole (qualcuno dice giustamente APARTHEID) fra il rugby italiano - dal minirugby all'eccellenza - e il definito "Alto Livello", di competenza solo federale e composto dalle accademie e dalle "nuove" franchigie per la pro12 .
Altro che orticelli, qui ci sono baracche, muri di cinta molto alti e filo spinato!
Ritorniamo al punto delle 24 u.16 e 12 u.18 : si parla espressamente di
"distribuzione uniforme sul territorio" quindi, per esempio le 12 u.18 dovrebbero essere divise più o meno così = 2 nel veneto, 2 in lombardia/piemonte , 2 in emilia/toscana , 2 fra Lazio/abruzzo, 2 fra puglia/campania/calabria, 1 in sicilia ed 1 in Sardegna , e le u.16 raddoppierebbero queste.
Fate un pò i conti quante società - che lavorano da tempo e bene - resterebbero escluse da un simile progetto, e non tanto nel veneto, quanto proprio nelle zone "delicate"
Possiamo permetterci di buttare nel cesso un simile patrimonio ? e per cosa? per concentrare tutte le risorse su ragazzi scelti a 14 anni? che dovrebbero a 14 anni fare una "scelta di vita" ?
Non può funzionare , nemmeno nella DDR arrivavano a questi estremi, anzi ! e se dovesse funzionare
farebbe molti più danni che risultati, perché quando si riduce o limita la competizione i risultati non arrivano MAI.
Questo è un programma
in malafede .
Per uscire da questo dilemma, bisogna a mio giudizio creare due movimenti paralleli che in certi punti ed in certi momenti si intersecano (che è una contraddizione in termini, ma seguite il mio ragionamento).
E’ necessario creare delle zone, che potremmo chiamare ”province” (distretti, franchigie, regioni, superclub, fate voi ……) che hanno la responsabilità di un territorio ben delimitato.
Queste “province” saranno 10/12 diffuse su tutto il territorio nazionale. Due partecipano alla Rabo e le altre fanno l’eccellenza. Queste province avranno anche una squadra riserve, una U20, una U18 e una U16. Saranno finanziate in parte dalla FIR secondo criteri predeterminati, obiettivi e trasparenti.
La rosa dei giocatori per squadra è chiusa e determinata nel numero (30-35-40??? Fate voi) e le sostituzioni in rosa durante l’anno avvengono solo per infortunio grave certificato da medici.
Queste “province” non fanno né si occupano di minirugby (da U14 in giù). Tutta l’attività di minirugby, così come il resto dell’attività (U16-U18-U20-C-B-A) viene svolta a livello locale dalle altre società del territorio. Ci sarà quindi un interesse della "provincia" a coltivarsi il suo territorio, perchè è solo da lì che può prendere i giocatori.
Le “province” giocheranno dei campionati nazionali solo fra “province” e non si scontreranno con le squadre che giocano a livello regionale, né del proprio territorio di riferimento, né di altri territori. Se possibile faranno anche degli incontri internazionali allo stesso livello.
Facciamo l’esempio di Parma (ma potrebbe valere per Roma, Padova, Treviso, Rovigo, Firenze). Creata la “provincia” Parma, tutti i migliori giocatori di Colorno, Noceto, Amatori, Rugby Parma, etc… giocheranno per essa fino a riempire la rosa delle varie squadre (senior, U23, U20, U18, U16). Gli altri rimangono nelle squadre di origine e fanno dei campionati regionali/interregionali di vario livello.
Non ci dovrebbero essere campanilismi una volta determinati i territori: la “provincia” è di tutte le squadre del territorio; non si “rubano” i giocatori, giocando poi contro l’ex squadra. Per es. se la “provincia” Parma U18 prende un giocatore dal Colorno U18, poi non ci deve giocare contro. Devono fare dei campionati separati e di diverso livello.
Chi è bravo, si confronta tutto l’anno ad un livello più alto senza doversi trasferire, se non forse un piccolo pendolarismo di pochi km. Chi è meno bravo può giocare con continuità ad livello adatto al suo. Magari matura più tardi e diventa un buon giocatore.
Alla fine di ogni stagione si rivedono le rose in un senso e nell’altro: c’è chi si infortuna, chi abbandona, chi si dedica agli studi, chi matura più tardi e diventa bravo un po’ più tardi, etc ……. Piccolo obbligo per i ragazzi in età scolare: chi non è promosso non può rimanere nella squadra della "provincia".
La FIR avrebbe 10/12 realtà con cui collaborare: fornendo/formando allenatori , medici, analyst etc…. Da definire anche una forma di finanziamento / premio economico per lo sviluppo del rugby di base nel territorio di riferimento.
Il punto dolente: dove faccio le "province"??? Partirei da quelle società che hanno campi e impianti di un certo livello, possibilmente in zone ad altà densità di club.