Re: una stella della Rugby League in Nazionale ?
Inviato: 9 ott 2008, 15:19
A Cordoba no? ![Mr. Green :-]](./images/smilies/icon_mrgreen.gif)
qualcosa di rugby...
https://forum.rugby.it/
Non credo che l'attuale regolamento IRB sia sbagliato, è un regolamento che, per il fine che vuole prefiggersi, è giustissimo.ATHLONE ha scritto: Disprezzo chi, pur rendendosi conto che tutto questo è sbagliato, si nasconde dietro la legittimità per avvalorare questo comportamento, non avendo altri argomenti... e chi ha sfruttato queste regole solo per un bieco tornaconto personale...
Guarda ognuno si incazza per quello che gli pare e tu fai benissimo ad elencare i motivi della tua arrabbiatura.ATHLONE ha scritto: Disprezzo queste regole proprio perchè legittimano questo mercato per nazionali (anzichè per clubs, come sarebbe naturale!!!) che snatura questo sport, ma questa e la MIA Nazionale, e la amerò per sempre (al contrario di chi ha scoperto dove sia l'Italia su una cartina solo quando è andati a ritirare il biglietto A/R in agenzia viaggi...) e ritengo di avere il diritto di incazzarmi...
Questo sistema ha permesso una diffusione estremamente più vasta di questo sport, ne ha ampliato i confini geografici e culturali, ha contribuito a far giocare molti più italiani a rugby, a far crescere le squadre e ha fatto innamorare molti bambini di un Castrogiovanni o di un Parisse. Il suo risultato lo sta raggiungendo. Poi se si fanno questioni di principi è un altro livello di discussione.Athlo ha scritto:Disprezzo il sistema, e vorrei che fossimo tutti uniti per cambiare queste regole, ovviamente facendo salvo chi ha già acquisito un diritto (le leggi non possono e non devono essere retroattive), perchè a me non interessa il passato, ma il presente ed il futuro...
Qui però sei ingeneroso, perché mai chi ha semplicemente un'idea diversa dalla tua dovrebbe avere la doppia morale e difendere qualcosa di cui si rende conto che è sbagliato?Athlo ha scritto:Disprezzo chi, pur rendendosi conto che tutto questo è sbagliato, si nasconde dietro la legittimità per avvalorare questo comportamento, non avendo altri argomenti... e chi ha sfruttato queste regole solo per un bieco tornaconto personale...
Non so a quale astratto fine tu ti riferisca... Il fine che vuole prefiggersi l'IRB è:Cane_di_Pavlov ha scritto:Non credo che l'attuale regolamento IRB sia sbagliato, è un regolamento che, per il fine che vuole prefiggersi, è giustissimo.ATHLONE ha scritto: Disprezzo chi, pur rendendosi conto che tutto questo è sbagliato, si nasconde dietro la legittimità per avvalorare questo comportamento, non avendo altri argomenti... e chi ha sfruttato queste regole solo per un bieco tornaconto personale...
Il rugby non è il calcio, non è il basket, non è la pallavolo. Se si vuole ampliare il range delle squadre "forti", questa è l'unica via veloce per raggiungere lo scopo.
A me piacerebbe che il rugby seguisse le regole che la stragrande degli altri sport si è data, ma capisco, anche solo guardando la nazionale italiana, che lo scotto da pagare sarebbe altino.
I soldi non dovrebbero essere uno di questi...JosephK. ha scritto: i motivi (oltre chiaramente a quelli tecnici) per cui una persona può scegliere di giocare per la nazionale italiana sono i più disparati: è nato qui, è citttadino italiano, è di famiglia italiana, ha giocato per tot. anni da noi e, fieramente, sceglie di essere un giocatore italiano della nazionale italiana di rugby.
Non mi sembra che le mie opinioni abbiano mai coinvolto nè Castro nè Parisse, non so in base a cosa tu li abbia testè tirati fuori...JosephK. ha scritto:Questo sistema ha permesso una diffusione estremamente più vasta di questo sport, ne ha ampliato i confini geografici e culturali, ha contribuito a far giocare molti più italiani a rugby, a far crescere le squadre e ha fatto innamorare molti bambini di un Castrogiovanni o di un Parisse. Il suo risultato lo sta raggiungendo. Poi se si fanno questioni di principi è un altro livello di discussione.
Veramente ho detto che sbaglia chi la pensa come me ed avalla questi comportamenti: chi la pensa diversamente è libero di farlo... Così come ritengo di essere libero di pensare (fino a prova contraria) che certe scelte siano esclusivamente dettate dal vil denaro!JosephK. ha scritto:perché mai chi ha semplicemente un'idea diversa dalla tua dovrebbe avere la doppia morale e difendere qualcosa di cui si rende conto che è sbagliato?
Quella del tornaconto personale (come sopra per il mercato) è una tua idea/ipotesi, la realtà del perché avviene/è avvenuta una scelta personale di qualcuno che ha scelto di giocare per l'Italia e non per l'Argentina (avendo il diritto a fare entrambe le scelte) non la possiamo sapere né io né te.
sempre!JosephK. ha scritto:Detto questo: Forza Azzuri.
Vabbeh dai Athlo qui abbiamo parlato di 200 cose insieme (oriundi, equiparati, italiani nati e Pez di italiani), sotituisci Robertson o chi vuoi tu e il senso del ragionamento che facevo non cambia.ATHLONE ha scritto:
Non mi sembra che le mie opinioni abbiano mai coinvolto nè Castro nè Parisse, non so in base a cosa tu li abbia testè tirati fuori...
Per curiosità, in base a che criteri viene stabilita la nazionalità? Certo non sulla base della cittadinanza, perché altrimenti le squadre sarebbero divise...Cane_di_Pavlov ha scritto:Il rugby non è l'unico sport in cui ciò accade: anche l'Hockey su prato ha una nazionale irlandese unica, una nazionale scozzese, una gallese ed una inglese. Nell'Hockey su prato il criterio di eleggibilità è la nazionalità.diddi ha scritto:Nello sport "innominabile per eccellenza", ma che è il più simile al rugby, visto che anche lì le 4 nazioni costitutive del Regno Unito giocano con proprie rappresentative, la Repubblica d'Irlanda e l'Irlanda del Nord sono due squadre nazionali distinte.
Riflettevo proprio ieri che nell'Irlanda del rugby giocano persone di uguale nazionalità, ma diversa cittadinanza. Secondo me, anche questo è un motivo per cui la cittadinanza è stata esclusa dai criteri per l'eleggibilità.
Perché no? Per l'IRB il fatto di avere almeno un ascendente di seconda generazione (=nonno/a) di una nazione o vivere e lavorarci per almeno tre anni vuol dire possedere "un legame genuino, affine, credibile e saldo" con quella nazione. I criteri sono tenuti larghi per i motivi anzidetti, ma la scelta è comunque ristretta. Sono mooolti di più i giocatori che non potranno mai vestire la maglia azzurra.ATHLONE ha scritto:...Il fine che vuole prefiggersi l'IRB è:
to ensure that Players selected ... have a genuine, close, credible and established national link with the country of the Union for which they have been selected. Such a national link is essential to maintain the unique characteristics and culture of elite international sporting competition between Unions.
e non mi sembra per niente il nostro caso!
I soldi non dovrebbero essere uno di questi...[/quote]Puoi solo ipotizzare quali siano i veri motivi e sei libero di farlo finché vuoi, ma la verità è che non lo sai. Spero che tu non voglia che venga istituito un organismo di verifica, l'idea mi pare un po' maccartista.JosephK. ha scritto: i motivi (oltre chiaramente a quelli tecnici) per cui una persona può scegliere di giocare per la nazionale italiana sono i più disparati: è nato qui, è citttadino italiano, è di famiglia italiana, ha giocato per tot. anni da noi e, fieramente, sceglie di essere un giocatore italiano della nazionale italiana di rugby.
Str...JosephK. ha scritto:Detto questo by bye... Me ne vado a correre tra quelle gran Pez di cannottiere (le atlete, non le maglie della salute) australiane che ho la fortuna di avere a 5 km da casa...
l'articolo 2 della Costituzione della Repubblica d'Irlanda, pur modificato in seguito agli Accordi di Belfast, attesta tuttora il diritto di far parte della Nazione Irlandese per ciascuno che sia nato nell'intera isola d'Irlanda, anche se l'articolo 9 limita di fatto alle persone nate nell'isola con almeno un genitore irlandese.diddi ha scritto:Per curiosità, in base a che criteri viene stabilita la nazionalità? Certo non sulla base della cittadinanza, perché altrimenti le squadre sarebbero divise...Cane_di_Pavlov ha scritto:Il rugby non è l'unico sport in cui ciò accade: anche l'Hockey su prato ha una nazionale irlandese unica, una nazionale scozzese, una gallese ed una inglese. Nell'Hockey su prato il criterio di eleggibilità è la nazionalità.diddi ha scritto:Nello sport "innominabile per eccellenza", ma che è il più simile al rugby, visto che anche lì le 4 nazioni costitutive del Regno Unito giocano con proprie rappresentative, la Repubblica d'Irlanda e l'Irlanda del Nord sono due squadre nazionali distinte.
Riflettevo proprio ieri che nell'Irlanda del rugby giocano persone di uguale nazionalità, ma diversa cittadinanza. Secondo me, anche questo è un motivo per cui la cittadinanza è stata esclusa dai criteri per l'eleggibilità.
Diciamo che per me il principio è valido, non così la sua applicazione... Lotteremo per cambiare questa regola!diddi ha scritto:Perché no? Per l'IRB il fatto di avere almeno un ascendente di seconda generazione (=nonno/a) di una nazione o vivere e lavorarci per almeno tre anni vuol dire possedere "un legame genuino, affine, credibile e saldo" con quella nazione. I criteri sono tenuti larghi per i motivi anzidetti, ma la scelta è comunque ristretta. Sono mooolti di più i giocatori che non potranno mai vestire la maglia azzurra.ATHLONE ha scritto:...Il fine che vuole prefiggersi l'IRB è:
to ensure that Players selected ... have a genuine, close, credible and established national link with the country of the Union for which they have been selected. Such a national link is essential to maintain the unique characteristics and culture of elite international sporting competition between Unions.
e non mi sembra per niente il nostro caso!
A pensar male degli altri si fa peccato, ma spesso si indovina. (Quel maccartista di Giulio Andreotti)diddi ha scritto:Puoi solo ipotizzare quali siano i veri motivi e sei libero di farlo finché vuoi, ma la verità è che non lo sai. Spero che tu non voglia che venga istituito un organismo di verifica, l'idea mi pare un po' maccartista.
Solo un appunto. Al di là delle idee personali, non mi sembra che nulla di quello che l'IRB ha fatto per globalizzare il rugby abbia avuto granchè successo. Tra gli sport di squadra è nettamente quello più squilibrato, nel senso che si gioca tantissimo in 10 paesi, così così in 3-4 e nulla in tutto il resto. Non ci sono situazioni paragonabili in nessun'altro sport (toh, giusto i vari hockey).JosephK. ha scritto:Questo sistema ha permesso una diffusione estremamente più vasta di questo sport, ne ha ampliato i confini geografici e culturali, ha contribuito a far giocare molti più italiani a rugby, a far crescere le squadre e ha fatto innamorare molti bambini di un Castrogiovanni o di un Parisse. Il suo risultato lo sta raggiungendo. Poi se si fanno questioni di principi è un altro livello di discussione.
D'accordissimo sul mondiale. Per il resto a me pare che nonostante gli squilibri di cui giustamente parli (squilibri che però non sono più così forti come 20 anni fa) il rugby sia uno sport in salute (con "in salute" intendo che cresce costantemente nei volumi di praticanti e cresce come competitività: guardiamo gli scorsi mondiali e i risultati anche sorprendenti che abbiamo avuto da tante realtà "minori") e che stia aprendo molto i suoi confini.Shye ha scritto:
Solo un appunto. Al di là delle idee personali, non mi sembra che nulla di quello che l'IRB ha fatto per globalizzare il rugby abbia avuto granchè successo. Tra gli sport di squadra è nettamente quello più squilibrato, nel senso che si gioca tantissimo in 10 paesi, così così in 3-4 e nulla in tutto il resto. Non ci sono situazioni paragonabili in nessun'altro sport (toh, giusto i vari hockey).
Forse una delle cose che avrebbero potuto fare era partire con il mondiale 50 anni prima del 1987...
Beh, senza alcun dubbio..il discorso mio è che secondo me, già da qualche anno, visto che ormai qualche giocatore decente siamo capaci di "crearlo", sarebbe il caso di ridurre i motori alla macchina 'equiparazionista'JosephK. ha scritto:D'accordissimo sul mondiale. Per il resto a me pare che nonostante gli squilibri di cui giustamente parli (squilibri che però non sono più così forti come 20 anni fa) il rugby sia uno sport in salute (con "in salute" intendo che cresce costantemente nei volumi di praticanti e cresce come competitività: guardiamo gli scorsi mondiali e i risultati anche sorprendenti che abbiamo avuto da tante realtà "minori") e che stia aprendo molto i suoi confini.Shye ha scritto:
Solo un appunto. Al di là delle idee personali, non mi sembra che nulla di quello che l'IRB ha fatto per globalizzare il rugby abbia avuto granchè successo. Tra gli sport di squadra è nettamente quello più squilibrato, nel senso che si gioca tantissimo in 10 paesi, così così in 3-4 e nulla in tutto il resto. Non ci sono situazioni paragonabili in nessun'altro sport (toh, giusto i vari hockey).
Forse una delle cose che avrebbero potuto fare era partire con il mondiale 50 anni prima del 1987...
Tornando più nel cuore della discussione (equiparati, oriungi, italiani, non italiani e co.) i vari Griffen, Robertson, Sole, per non parlare dei Dellapè o dei Castrogiovanni (o dei Dominguez) hanno fatto, piaccia o non piaccia, enormemente crescere/rafforzare la nostra nazionale e lo hanno potuto fare anche perché le regole lo permettono. Questa crescita ha determinato il fatto che ora come ora a livello internazionale è dura che subiamo i 100 e passa a 0, che nel 6 nazioni tutto sommato ce la giochiamo sempre, che il nostro bacino di appassionati e praticanti si sia allargato, che la visibilità nei media sia cresciuta (che rugby.it si impalli regolarmente durate il 6 nazioni).