Io invece capisco bene quale sia il problema sollevato da L3gs.
Un'eventuale partecipazione alla ML comporta di per se stessa lo spostamento dell'eccellenza dal campionato nazionale a una sede esterna. In linea teorica è la sanzione di una sconfitta; in pratica equivale allo scadimento dei club nostrani a un rango inferiore, con conseguente difficoltà, da parte dei club ex-sede d'eccellenza di reperire sponsor già scarsi adesso e a garantire la propria stessa sopravvivenza. Rovigo in particolare si è appena riaffacciata al rugby che conta e sta portando avanti un interessante progetto di valorizzazione dei giovani; è evidente che conseguenze potrebbe portare per loro un reclutamento "forzoso" del proprio patrimonio giocatori in un superclub federale.
Perché la cosa funzioni, è necessario che nessuna delle parti in causa alla fine ci rimetta:
- per la FIR deve essere garantita la promozione del movimento attraverso un circuito virtuoso confronto con l'eccellenza europea - implementazione del vertice - aumento della visibilità/notorietà (e incremento degli introiti) - implementazione della base;
- per la Nazionale deve essere creato un bacino di giocatori che si confrontino settimanalmente con il meglio del rugby continentale;
- per i giocatori è opportuno che esista in patria uno sbocco professionale ai massimi livelli agonistici con nessuna o minima perdita economica; 8/10 milioni non sono ancora un budget altissimo, ma è un inizio e potrebbe aumentare se (se...

) la cosa dovesse funzionare;
- per i club, che non possono accontentarsi della sola eventualità della crescita del movimento, bisogna fare un serio discorso economico (quello che a mio avviso vorrebbe Zatta), basato su un equo indennizzo (simile a quello per i giocatori della Nazionale - va ricordato infatti che, se si ha in mente il sistema adottato nelle nazioni celtiche, i giocatori sono a disposizione delle franchige, ma rimangono tesserati con i club di provenienza), su incentivi alla sponsorizzazione, su un ampliamento della proposta formativa dei quadri tecnici e dirigenziali, su un'adeguata promozione del massimo campionato (vendita diritti TV congiunta a quella della selezione e della Nazionale) e su chissà che altro che ora non mi viene in mente.
Per completezza d'informazione, soggiungo che il regolamento della ML prevede:
- forti limiti allo schieramento di stranieri extraeuropei (max 2 in campo)
- rose di max 36 giocatori
- tesserabilità di giocatori in deroga ("permit players") in caso di emergenze legate all'indisponibilità dei giocatori in rosa (infortuni, ma anche impegni concomitanti delle rispettive nazionali); giocatori che verrebbero chiaramente "pescati" dal naturale bacino di un'eventuale selezione, il massimo campionato nazionale.
Un ultimo pensiero. Se io, giovane promessa del rugby italiano, incerto se privilegiare la formazione professionale o la carriera agonistica, devo mettere in conto che, nel secondo caso, dovrò passare un periodo all'estero per fare il definitivo salto di qualità; potrei anche ripensarci e puntare sulla professione "seria". Avere la possibilità di confrontarmi con l'alto livello (superiore a quello attuale del S10) rimanendo ad allenarmi in patria potrebbe essere un fattore tale da favorire una scelta a favore dello sport. Sia ben chiaro, non dico che chiunque scelga il rugby deve entrare nella selezione, ma che essa può lusingare qualche giovane in più.