Rivoluzione dei campionati, l'Italrugby cambia così

Discussioni sulla FIR e sulle Nazionali, maggiore e giovanili

Moderatore: Emy77

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newrunner
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Re: Rivoluzione dei campionati, l'Italrugby cambia così

Messaggio da newrunner »

Emy77 ha scritto:Bambini, avete finito?
Scusa Emy..hai ragione ..ma non sopporto chi non sarà mai della famiglia dei rugbysti . Per cui mi siedo suula sponda del fiume e aspetto.....! Fine.
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diddi
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Re: Rivoluzione dei campionati, l'Italrugby cambia così

Messaggio da diddi »

GiorgioXT ha scritto:
diddi ha scritto:A chi paventa che i club saranno ancor meno in grado di formare per l'alto livello, oppongo che: 1. non sarà questo il loro compito; 2. il confronto con livelli più alti avverrà, per chi emerge, attraverso le macroselezioni per la Challenge; 3. molti giovani rugbisti promettenti avranno al contempo la possibilità di giocare e la prospettiva, entrando in una franchigia, di accedere ad un vero professionismo. Non dico che ci arriveranno, ma che questa possibilità farà da traino al sistema.
Poi, ci penserà la realtà dei fatti a smentirmi.
Vedi ... attualmente TUTTI i giocatori della nazionale italiana di formazione italiana degli ultimi 10 anni sono stati formati dai club , ed oltre il 90% dalle società del massimo campionato - diverse di queste , Petrarca, L'Aquila ma anche Treviso e URC, San Donà, Noceto, Prato ...nate e cresciute non solo con lo scopo di competere al massimo livello , ma anche con quello della formazione del giovane atleta..., certo, ce ne sono diverse altre a cui la formazione non è mai interessata...
Però prevedere la cessazione di questa funzione delle società, comporta certo meno grattacapi e problemi di gestione per la FIR, ma è anche l'annullamento dell'unica fonte attuale di giocatori , a parte l'importazione di oriundi o equiparazione. In pratica si vuole sostituire l'attività di oltre una ventina di società (a voler essere estremamente riduttivi) con quella di tre accademie U.18 ed una U.20 ; un modello del genere è quanto di più lontano possibile dalle nazioni celtiche , ma anche dalle altre avanzate del rugby, e ricorda molto di più le accademie militarizzate della Romania ai tempi del blocco sovietico.
Nei paesi avanzati, la formazione è affidata ai college, alle società ed alle loro accademie, ai "centre de formation" delle società francesi di T14 e ProD2, le "accademie" delle federazioni non sono strutture stanziali residenziali, ma centri di studio, ricerca e valutazione...
In pratica stiamo tagliando le radici di un intero frutteto, che ha piante secche ma anche tante piene di frutti, per sperare nella produzione di tre o quattro alberelli appena piantati...
Giorgio, probabilmente non mi sto spiegando bene, o in alternativa stai intenzionalmente distorcendo le mie parole.
Lungi da me sperare nello smantellamento dei settori giovanili. Guai al movimento che tralascia la formazione!
Il punto è un altro: un conto è la formazione del rugbysta, un altro conto è la formazione all'alto livello. E' vero, tutti i migliori giocatori italiani di formazione italiana sono stati formati dai club; né avrebbe potuto essere altrimenti, dal momento che SOLO i club avevano le strutture per formare al gioco del rugby. Ma pochissimi dei giocatori italiani che si sono formati in club italiani, solo quelli dotati di qualità eccezionali (Ghiraldini, Zanni), riescono a reggere al MASSIMO LIVELLO. Nelle interviste ai vari Masi, Parisse, Bergamasco, si ripete sovente la stessa litania: non sono andato all'estero solo per soldi, ma anche per completare il mio bagaglio professionale; qui sono cresciuto ecc...
I club potranno fare quanto vogliono, ma non saranno in grado di formare al livello richiesto dalla Nazionale, perché non è quello il loro livello di gioco. Come i club di S10 formavano giocatori di S10, i quali, se volevano crescere, dovevano riproporsi in altri scenari; così i club del futuro formeranno giocatori per il proprio uso interno. Da questi, coloro che emergeranno potranno sviluppare le proprie doti, ma non nei club di appartenenza. E' evidente che si saranno formati nel proprio club, ma, se vorranno arrivare al livello internazionale, dovranno fare un ulteriore salto che in genere il club non prevede, perché non è necessario ai suoi scopi. A un certo punto deve subentrare una realtà che abbia interesse a questo tipo di rugbysta superpreparato, che al momento serve solo alla Nazionale. E' questo il senso delle accademie e delle franchigie, creare delle realtà che formino e cui servano, per competere, giocatori iperformati, cioè formati come un normale professionista del "primo mondo" rugbystico.

Insomma, io non sostengo che i club non debbano formare i giocatori, bensì che il luogo della formazione "superiore" non saranno i club.
Per usare una metafora facilmente comprensibile, i club formeranno dei "laureati", mentre alle franchige, per essere competitive, serviranno dei "master doctors"; il relativo surplus di formazione dovrà essere fornito dalle accademie prima e dalla competizione nella CL poi.
Non so se funzionerà, ma a mio avviso vale la pena tentare.
Peterino
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milesgersenroma
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Re: Rivoluzione dei campionati, l'Italrugby cambia così

Messaggio da milesgersenroma »

lapalissiano
ma chissa perchè cè ancora tanta gente che fa "finta" di non capire
e parla di morte del rugby e delle lande venete spopolate di cotanti giovani virgulti
EmmePi
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Re: Rivoluzione dei campionati, l'Italrugby cambia così

Messaggio da EmmePi »

milesgersenroma ha scritto:lapalissiano
ma chissa perchè cè ancora tanta gente che fa "finta" di non capire
e parla di morte del rugby e delle lande venete spopolate di cotanti giovani virgulti
E' la solita resistenza al cambiamento, a qualsiasi cambiamento.
Qualcuno con il tempo ha cambiato opinione, qualcuno invece è un po' più "duro".

Quando è stato dato l'annuncio che sarebbe nata l'accademia a Tirrenia, ricordo di aver udito un altissimo dirigente del Treviso dire scandalizzato: "I nostri non ci andranno mai. Credono di saper formare i giocatori meglio di noi?". E poi è andata a finire che i giocatori di Treviso ci sono ugualmente.

Se qualcuno interpreta ancora la cosa in quel modo, ci credo non accetti la "presenza ingombrante dell'Accademia", ma se uno capisce che è un modo per far crescere insieme quella che ci si augura sia la nazionale del futuro allora la cosa dovrebbe cambiare, e si dovrebbe anche capire la difficoltà, per chi "è fuori" di entrare poi in nazionale.
Meglio non dialogare con il torinese maleducato che infesta il forum: non potresti mai sapere con quale dei suoi due o tre nick ti offenderà
Per chi fosse interessato, su Wikipedia è uscita la versione riveduta e corretta della pagina che illustra la Teoria della Relatività. L'ha redatta il mio droghiere lo scorso giovedì pomeriggio, turno di chiusura del negozio
spettatore
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Re: Rivoluzione dei campionati, l'Italrugby cambia così

Messaggio da spettatore »

Mentre sono favorevole alla CL almeno per TENTARE di alzare il nostro livello di gioco e far giocare giovani italiani, nutro forti perplessità sulle accademie per i seguenti motivi :

1)sono autoreferenziali, giochi in nazionale solo se accademico e i risultati disastrosi sono sotto gli occhi di tutti (6 Nazioni giovanili e mondiale U20) ma nessuno si dimette dalla sua poltrona almeno in Italia.

2)rispetto alla formula di aiutare economicamente i clubs per i settori giovanili (magari non sempre quei quattro/cinque) restringono la base a solo 90 atleti.

3)per le accademie U17/U18 preferirei veder viaggiare i tecnici tra le squadre che non spostare i ragazzi cosa che può creare forti disagi.

4)se uno è molto forte e sceglie di non andare in accademia a 17 anni lo tagliamo per sempre ? inoltre le nostre accademie continuano a privilegiare le doti fisiche (importanti) alla attitutidine (più importante).

Spero di sbagliarmi ma non credo.
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milesgersenroma
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Re: Rivoluzione dei campionati, l'Italrugby cambia così

Messaggio da milesgersenroma »

la resistenza al cambiamento è un fenomeno naturale
si riscontra in tutti gli ambiti e in tutta la società
dallo sport alla politica ....
il discriminante (uno dei tanti) dovrebbe almeno essere se la conservazione per cui ci si batte è una conservazione "vincente"

per fare un esempio a noi tutti conosciuto e rimanendo nello sport si potrebbe parlare del calcio
li le resistenze ad ogni cambiamento sono fortissime (pensiamo al solo "semplice " problema della moviola in campo o del pallone con sensori "gol fantasma")
ma almeno i conservatori possono nascondersi dietro a 4 titoli mondiali e a club nel passato più o meno vicino vincenti a livello mondiale

nel rugby tutto questo non cè
e visto i risultati qualunque cambiamento dovrebbe essere bene accetto
la CL , per come la vedo io, dovrebbe essere portata sugli altari da tutti gli appassionati di rugby meno i dirigenti delle tre squadre top e i relativi tifosi da cortile , quelli che preferiscono essere i primi del condominio ma che hanno problemi a mettersi in gioco appena fuori dal quartiere ...

ma che parlo a fà... :cry:
spettatore
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Re: Rivoluzione dei campionati, l'Italrugby cambia così

Messaggio da spettatore »

CAMBIAMENTO non è sinonimo di miglioramento.

per stare sull'esempio la politica italiana è fortemente cambiata ma non è migliorata.
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milesgersenroma
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Re: Rivoluzione dei campionati, l'Italrugby cambia così

Messaggio da milesgersenroma »

spettatore ha scritto:CAMBIAMENTO non è sinonimo di miglioramento.

per stare sull'esempio la politica italiana è fortemente cambiata ma non è migliorata.
il cambiamento è necessario quando la conservazione è stagnazione che sia in meglio o in peggio dipende dagli attori impegnati nel cambiamento

che la politica non sia migliorata è un parere personale...come tutti i cambiamenti ci possono stare degli scontenti e dei soddisfatti, si vede col tempo se il cambiamento è stato positivo
EmmePi
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Re: Rivoluzione dei campionati, l'Italrugby cambia così

Messaggio da EmmePi »

milesgersenroma ha scritto:
spettatore ha scritto:CAMBIAMENTO non è sinonimo di miglioramento.

per stare sull'esempio la politica italiana è fortemente cambiata ma non è migliorata.
il cambiamento è necessario quando la conservazione è stagnazione che sia in meglio o in peggio dipende dagli attori impegnati nel cambiamento

che la politica non sia migliorata è un parere personale...come tutti i cambiamenti ci possono stare degli scontenti e dei soddisfatti, si vede col tempo se il cambiamento è stato positivo
Concordo.
Non calza il paragone della politica. Lì ci sono diverse fazioni, correnti con idee opposte. Quello che va bene ad una SICURAMENTE non andrà bene all'altra.
Piuttosto si può paragonare ad un'azienda, nel senso che si è tutti sulla stessa barca e quando chi dirige decide di cambiare direzione, prima di bocciare quella decisione devono remare tutti dalla stessa parte.
Meglio non dialogare con il torinese maleducato che infesta il forum: non potresti mai sapere con quale dei suoi due o tre nick ti offenderà
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luqa
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Re: Rivoluzione dei campionati, l'Italrugby cambia così

Messaggio da luqa »

Se non se ne offende appoggio qualche dubbio di <spettatore>:

1. almeno sino agli U.17 non farei dell'Accademia di categoria un sine qua non ma un plus - un centro per migliorarsi ma non la condizione per accedere alle rappresentative.

2. cercherei di fare girare i tecnici magari in sessioni di addestramento inter-club

3. c'è quel famigerato metodo di selezione che è tutto da verificare...


milesgersen

la critica di <spettatore> penso fosse da intender sulle qualità "morali" e "professionali" dei poltici prima e adesso, a prescindere da come si sono evolute le percentuali.

Se il termine "politica " crea difficoltà, sostituiscilo con "studi universitari"
GiorgioXT
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Re: Rivoluzione dei campionati, l'Italrugby cambia così

Messaggio da GiorgioXT »

Diddi , quale miglior risposta di questa al tuo messaggio ?
spettatore ha scritto:Mentre sono favorevole alla CL almeno per TENTARE di alzare il nostro livello di gioco e far giocare giovani italiani, nutro forti perplessità sulle accademie per i seguenti motivi :

1)sono autoreferenziali, giochi in nazionale solo se accademico e i risultati disastrosi sono sotto gli occhi di tutti (6 Nazioni giovanili e mondiale U20) ma nessuno si dimette dalla sua poltrona almeno in Italia.

2)rispetto alla formula di aiutare economicamente i clubs per i settori giovanili (magari non sempre quei quattro/cinque) restringono la base a solo 90 atleti.

3)per le accademie U17/U18 preferirei veder viaggiare i tecnici tra le squadre che non spostare i ragazzi cosa che può creare forti disagi.

4)se uno è molto forte e sceglie di non andare in accademia a 17 anni lo tagliamo per sempre ? inoltre le nostre accademie continuano a privilegiare le doti fisiche (importanti) alla attitutidine (più importante).

Spero di sbagliarmi ma non credo.
Non sono d'accordo per nulla sul fatto che i "master" dopo l'università non li possano fare i club ... Halfpenny viene dall'accademia degli Ospreys , Parra dal "centre de formation" del Bourgoin, , Trinder dall'accademia del Gloster ... e se andiamo a vedere nell'emisfero sud, le "accademie" sono dei Waratahs, di Waikato piuttosto che dei Cheetahs ... solo in Argentina si sta tentando una via simile a quella italiana , mar per motivi opposti ai nostri - li si deve cercare di tenere e pagare dei giocatori che altrimenti andrebbero all'estero. Trovami una nazione più avanti a noi nel ranking che non utilizzi i club come luogo e momento essenziale dell'alto sviluppo...

Guarda questa immagine presa dal sito WRU
[img]http://www.wru.co.uk/images/structure/c ... mid_01.gif
porcorosso
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Re: Rivoluzione dei campionati, l'Italrugby cambia così

Messaggio da porcorosso »

diddi ha scritto:
GiorgioXT ha scritto:
diddi ha scritto:A chi paventa che i club saranno ancor meno in grado di formare per l'alto livello, oppongo che: 1. non sarà questo il loro compito; 2. il confronto con livelli più alti avverrà, per chi emerge, attraverso le macroselezioni per la Challenge; 3. molti giovani rugbisti promettenti avranno al contempo la possibilità di giocare e la prospettiva, entrando in una franchigia, di accedere ad un vero professionismo. Non dico che ci arriveranno, ma che questa possibilità farà da traino al sistema.
Poi, ci penserà la realtà dei fatti a smentirmi.
Vedi ... attualmente TUTTI i giocatori della nazionale italiana di formazione italiana degli ultimi 10 anni sono stati formati dai club , ed oltre il 90% dalle società del massimo campionato - diverse di queste , Petrarca, L'Aquila ma anche Treviso e URC, San Donà, Noceto, Prato ...nate e cresciute non solo con lo scopo di competere al massimo livello , ma anche con quello della formazione del giovane atleta..., certo, ce ne sono diverse altre a cui la formazione non è mai interessata...
Però prevedere la cessazione di questa funzione delle società, comporta certo meno grattacapi e problemi di gestione per la FIR, ma è anche l'annullamento dell'unica fonte attuale di giocatori , a parte l'importazione di oriundi o equiparazione. In pratica si vuole sostituire l'attività di oltre una ventina di società (a voler essere estremamente riduttivi) con quella di tre accademie U.18 ed una U.20 ; un modello del genere è quanto di più lontano possibile dalle nazioni celtiche , ma anche dalle altre avanzate del rugby, e ricorda molto di più le accademie militarizzate della Romania ai tempi del blocco sovietico.
Nei paesi avanzati, la formazione è affidata ai college, alle società ed alle loro accademie, ai "centre de formation" delle società francesi di T14 e ProD2, le "accademie" delle federazioni non sono strutture stanziali residenziali, ma centri di studio, ricerca e valutazione...
In pratica stiamo tagliando le radici di un intero frutteto, che ha piante secche ma anche tante piene di frutti, per sperare nella produzione di tre o quattro alberelli appena piantati...
Giorgio, probabilmente non mi sto spiegando bene, o in alternativa stai intenzionalmente distorcendo le mie parole.
Lungi da me sperare nello smantellamento dei settori giovanili. Guai al movimento che tralascia la formazione!
Il punto è un altro: un conto è la formazione del rugbysta, un altro conto è la formazione all'alto livello. E' vero, tutti i migliori giocatori italiani di formazione italiana sono stati formati dai club; né avrebbe potuto essere altrimenti, dal momento che SOLO i club avevano le strutture per formare al gioco del rugby. Ma pochissimi dei giocatori italiani che si sono formati in club italiani, solo quelli dotati di qualità eccezionali (Ghiraldini, Zanni), riescono a reggere al MASSIMO LIVELLO. Nelle interviste ai vari Masi, Parisse, Bergamasco, si ripete sovente la stessa litania: non sono andato all'estero solo per soldi, ma anche per completare il mio bagaglio professionale; qui sono cresciuto ecc...
I club potranno fare quanto vogliono, ma non saranno in grado di formare al livello richiesto dalla Nazionale, perché non è quello il loro livello di gioco. Come i club di S10 formavano giocatori di S10, i quali, se volevano crescere, dovevano riproporsi in altri scenari; così i club del futuro formeranno giocatori per il proprio uso interno. Da questi, coloro che emergeranno potranno sviluppare le proprie doti, ma non nei club di appartenenza. E' evidente che si saranno formati nel proprio club, ma, se vorranno arrivare al livello internazionale, dovranno fare un ulteriore salto che in genere il club non prevede, perché non è necessario ai suoi scopi. A un certo punto deve subentrare una realtà che abbia interesse a questo tipo di rugbysta superpreparato, che al momento serve solo alla Nazionale. E' questo il senso delle accademie e delle franchigie, creare delle realtà che formino e cui servano, per competere, giocatori iperformati, cioè formati come un normale professionista del "primo mondo" rugbystico.

Insomma, io non sostengo che i club non debbano formare i giocatori, bensì che il luogo della formazione "superiore" non saranno i club.
Per usare una metafora facilmente comprensibile, i club formeranno dei "laureati", mentre alle franchige, per essere competitive, serviranno dei "master doctors"; il relativo surplus di formazione dovrà essere fornito dalle accademie prima e dalla competizione nella CL poi.
Non so se funzionerà, ma a mio avviso vale la pena tentare.
Il livello del S10 (o di qualsiasi altra entità si voglia parlare) è (era) migliorabile ma la FIR anzichè perseguire questa strada usando anche la coercizione (regolamenti restrittivi e politiche di addestramento-reclutamento delle risorse umane) ha preferito utilizzare delle metodologie spicciole, infatti la prima a preoccuparsi delle vittorie immediate è proprio la federazione stessa: promozione, divulgazione radicazione nelle scuole, formazione dei tecnici, sicurezza della visibilità della nazionale al grande pubblico. Tutti questi obiettivi sono stati lasciati perdere, infatti concorderai con me che la grande esposizione del rugby italiano di questi ultimi anni è stata frutto di grossi colpi di culo, qualche mossa ben assestata, e la fortuna di passare su una televisone in chiaro e che in più faceva promozione. Ma hai mai visto passi in avanti made in FIR? Io, a parte la candidatura ai mondiali (ma non basta), no.
Se la FIR, a proprio uso e consumo, cura lo sviluppo dei giovani talenti che verranno prodotti in qualità sempre più scadente dai club (perchè è chiaro che sarà così) e crea due selezioni in grado di rivaleggiare in modo migliore con il resto d'Europa, avrà conseguito lo scopo per la quale esiste? Si? No? Lo scopo della FIR è quello di migliorare il rugby della penisola per chi? Per se stessa o per i suoi affiliati (club, giocatori, appassionati)? I soldi che raccoglie vengono reinvestiti alla base del sistema che li ha prodotti o vengono dirottati verso altre operazioni? Il costo di queste operazioni quanto incide sui ricavi e che risultati utili ha conseguito?
La Federazione dovrebbe essere la testa di un motore che trascina il movimento e che detta le regole per l'improving di ogni suo singolo ingranaggio. Così purtroppo non mi pare essere e se si sega il ramo dove si sta seduti prima o poi si cade.
Poi non c'è dubbio che i club siano i primi ad aver sbagliato sia in formazione che in promozione... hanno anche permesso a Dondi e al coordinamento federale di continuare ad operare.
In ogni caso facciamo come dice Dondi e come dite voi, tra qualche anno tiriamo le somme, e speremo.
Scusami e scusatemi tutti se sono andato parzialmente OT.
Saluti PR
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diddi
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Re: Rivoluzione dei campionati, l'Italrugby cambia così

Messaggio da diddi »

GiorgioXT ha scritto:Diddi , quale miglior risposta di questa al tuo messaggio ?
spettatore ha scritto:Mentre sono favorevole alla CL almeno per TENTARE di alzare il nostro livello di gioco e far giocare giovani italiani, nutro forti perplessità sulle accademie per i seguenti motivi :
1)sono autoreferenziali, giochi in nazionale solo se accademico e i risultati disastrosi sono sotto gli occhi di tutti (6 Nazioni giovanili e mondiale U20) ma nessuno si dimette dalla sua poltrona almeno in Italia.
2)rispetto alla formula di aiutare economicamente i clubs per i settori giovanili (magari non sempre quei quattro/cinque) restringono la base a solo 90 atleti.
3)per le accademie U17/U18 preferirei veder viaggiare i tecnici tra le squadre che non spostare i ragazzi cosa che può creare forti disagi.
4)se uno è molto forte e sceglie di non andare in accademia a 17 anni lo tagliamo per sempre ? inoltre le nostre accademie continuano a privilegiare le doti fisiche (importanti) alla attitutidine (più importante).
Spero di sbagliarmi ma non credo.
Non sono d'accordo per nulla sul fatto che i "master" dopo l'università non li possano fare i club ... Halfpenny viene dall'accademia degli Ospreys , Parra dal "centre de formation" del Bourgoin, , Trinder dall'accademia del Gloster ... e se andiamo a vedere nell'emisfero sud, le "accademie" sono dei Waratahs, di Waikato piuttosto che dei Cheetahs ... solo in Argentina si sta tentando una via simile a quella italiana , mar per motivi opposti ai nostri - li si deve cercare di tenere e pagare dei giocatori che altrimenti andrebbero all'estero. Trovami una nazione più avanti a noi nel ranking che non utilizzi i club come luogo e momento essenziale dell'alto sviluppo...

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Che c'è, mi vuoi insegnare che cos'è la "piramide"? :?

Fai finta di non capire?

Io non ho nessuna difficoltà ad immaginare che i clubs possano formare ad altissimo livello, lo fanno in tanti posti; ma non in Italia. Ti ri-spiego perché: Ospreys, Bourgoin, Gloucester, Waikato... sono realtà che, per competere nel loro ambiente di riferimento, SONO COSTRETTI a iperformare i loro giocatori. Se Parra non è iperformato, Mignoni (o Yachvili, o Cusiter, o Kelleher, o chi vi pare) se lo mangia e Bourgoin perde. Questo non vale per la realtà italiana: Toniolatti (per dire) viene formato ad un livello per cui può competere con Griffen, Patelli, Tebaldi e compagnia cantando; quando gli capita di affrontare Parra (o Mignoni, o Yachvili, o Cusiter, o Kelleher) si trova in difficoltà, comunque può solo sperare di reggere alla meno peggio. E questo moltiplicato per i 15 in campo, i 22 della lista gara e i 35-40 della rosa. Beninteso, iperformare non significa semplicemente fornire mezzi e metodiche di allenamento, né soltanto offrire la possibilità di confrontarsi con squadre al top; vuol dire anche mantenere integralmente il giocatore, in modo che possa dedicare tutto il tempo necessario al rugby senza proccupazioni economiche presenti e, se possibile, future.

In Italia i clubs non hanno necessità di iperformare e in effetti non iperformano. Questo è un compito che, al momento, si è assunta la Federazione, la quale peraltro sperava di poterlo scaricare: che fine hanno fatto le famose "accademie di club"? Non si sono forse estinte per mancanza di seguito, inducendo la FIR ad organizzare le accademie U18?
Detto questo, sono assolutamente d'accordo con l'analisi di spettatore sui nodi problematici dell'Accademia, soprattutto dove solleva il problema che gli "accademici" non sono necessariamente "i migliori", ma soltanto i migliori (se lo sono, ma questo coinvolge l'alea insita nel concetto stesso di selezione) tra coloro che sono disposti a soggiornare a Tirrenia, passando sopra problemi personali, doti individuali, scelte di vita che possono cambiare nel tempo. Da dove poi vengono presi quasi integralmente i Nazionali, per l'assunto autoreferenziale che se uno non ha frequentato l'Accademia, non può essere sufficientemente formato.
Tutto vero, tutto criticabile, ma anche tutto insito nel progetto stesso dell'Accademia per come è stata strutturata; solo che, al momento attuale, si tratta dell'unico centro che può dare alta formazione rugbystica in Italia, dal momento che solo la Federazione, in Italia, è interessata a giocatori di quel livello.

Poi, una domanda: che cosa vuoi dire con "solo in Argentina si sta tentando una via simile a quella italiana , mar per motivi opposti ai nostri - li si deve cercare di tenere e pagare dei giocatori che altrimenti andrebbero all'estero."
Non capisco quale sia la differenza con la realtà italiana: non è vero che anche noi dobbiamo cercare di evitare che gli italiani vadano ad iperformarsi all'estero?

Infine sulla piramide: è vero che noi stiamo cercando di operare sul suo vertice, ma lo facciamo perché è lì che si situa la differenza principale tra noi e gli altri. A livello giovanile reggiamo il confronto, anzi più sono piccoli e più siamo competitivi. E' solo dopo, quando entra in gioco quella che io chiamo "iperformazione", che si crea il gap, che si allarga fino al divario evidente, innegabile, straziante tra i nostri top team e quelli stranieri, al livello a cui pretenderemmo di competere.
Peterino
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Re: Rivoluzione dei campionati, l'Italrugby cambia così

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porcorosso ha scritto:Il livello del S10 (o di qualsiasi altra entità si voglia parlare) è (era) migliorabile ma la FIR anzichè perseguire questa strada usando anche la coercizione (regolamenti restrittivi e politiche di addestramento-reclutamento delle risorse umane) ha preferito utilizzare delle metodologie spicciole, infatti la prima a preoccuparsi delle vittorie immediate è proprio la federazione stessa: promozione, divulgazione radicazione nelle scuole, formazione dei tecnici, sicurezza della visibilità della nazionale al grande pubblico. Tutti questi obiettivi sono stati lasciati perdere, infatti concorderai con me che la grande esposizione del rugby italiano di questi ultimi anni è stata frutto di grossi colpi di c***, qualche mossa ben assestata, e la fortuna di passare su una televisone in chiaro e che in più faceva promozione. Ma hai mai visto passi in avanti made in FIR? Io, a parte la candidatura ai mondiali (ma non basta), no.
Se la FIR, a proprio uso e consumo, cura lo sviluppo dei giovani talenti che verranno prodotti in qualità sempre più scadente dai club (perchè è chiaro che sarà così) e crea due selezioni in grado di rivaleggiare in modo migliore con il resto d'Europa, avrà conseguito lo scopo per la quale esiste? Si? No? Lo scopo della FIR è quello di migliorare il rugby della penisola per chi? Per se stessa o per i suoi affiliati (club, giocatori, appassionati)? I soldi che raccoglie vengono reinvestiti alla base del sistema che li ha prodotti o vengono dirottati verso altre operazioni? Il costo di queste operazioni quanto incide sui ricavi e che risultati utili ha conseguito?
La Federazione dovrebbe essere la testa di un motore che trascina il movimento e che detta le regole per l'improving di ogni suo singolo ingranaggio. Così purtroppo non mi pare essere e se si sega il ramo dove si sta seduti prima o poi si cade.
Poi non c'è dubbio che i club siano i primi ad aver sbagliato sia in formazione che in promozione... hanno anche permesso a Dondi e al coordinamento federale di continuare ad operare.
In ogni caso facciamo come dice Dondi e come dite voi, tra qualche anno tiriamo le somme, e speremo.
Scusami e scusatemi tutti se sono andato parzialmente OT.
Saluti PR
Non vedo OT. Stiamo discutendo del futuro del rugby italiano a partire dalle modifiche strutturali dei campionati.

Non condivido la tua visione della Federazione. Questa non è e non deve essere la testa che dirige il corpo, ma il luogo collegiale in cui si incontrano e si scontrano i divergenti interessi dei club che la compongono, in modo da trovare compromessi ragionevoli e, per quanto possibile, condivisi. In questo senso, la presidenza di Dondi non è una gentile concessione dei club, ma un mandato ad operare in conformità agli interessi generali.
Infatti finché la CL non stava bene ai club, non se ne è fatto niente e abbiamo continuato ad avere un S10 magari sempre migliore, ma i cui miglioramenti erano sempre inferiori a quelli dei "vicini". Non appena i club hanno intravisto la possibilità che l'Europa svanisse, si sono uniformati ai dettami della Federazione piuttosto che aumentare le risorse investite e allestire rose competitive a livello europeo; e non li biasimo per questo, perché i costi di una simile operazione non sarebbero stati sostenibili nell'attuale situazione di interesse presso il pubblico e i media, cioè la somma di incassi al botteghino, cessione diritti TV, sponsor e gadget non avrebbe mai coperto le spese.

A dirla tutta, io non so se la mossa di andare in CL avrà successo, me lo auguro, ma non ci farei grande affidamento. Tuttavia, dal momento che comporta il confronto diretto e continuativo con realtà superiori alla nostra, mi sembra il sistema migliore per sprovincializzare e professionalizzare rapidamente il nostro movimento.

Che chi di dovere ce la mandi buona.
Peterino
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Re: Rivoluzione dei campionati, l'Italrugby cambia così

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spettatore ha scritto:Mentre sono favorevole alla CL almeno per TENTARE di alzare il nostro livello di gioco e far giocare giovani italiani, nutro forti perplessità sulle accademie per i seguenti motivi :

1)sono autoreferenziali, giochi in nazionale solo se accademico e i risultati disastrosi sono sotto gli occhi di tutti (6 Nazioni giovanili e mondiale U20) ma nessuno si dimette dalla sua poltrona almeno in Italia.

2)rispetto alla formula di aiutare economicamente i clubs per i settori giovanili (magari non sempre quei quattro/cinque) restringono la base a solo 90 atleti.

3)per le accademie U17/U18 preferirei veder viaggiare i tecnici tra le squadre che non spostare i ragazzi cosa che può creare forti disagi.

4)se uno è molto forte e sceglie di non andare in accademia a 17 anni lo tagliamo per sempre ? inoltre le nostre accademie continuano a privilegiare le doti fisiche (importanti) alla attitutidine (più importante).

Spero di sbagliarmi ma non credo.
Io credo tu abbia molte ragioni e che non ti sbagli affatto e condivido tutti i tuoi punti dall'1 al 4 quindi ti straquoto. Mi piacerebbe vedere un referendum su questi punti ....che risultati avrebbe...sono curioso !!! :wink:
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