<!-- BBCode Quote Start --><TABLE BORDER=0 ALIGN=CENTER WIDTH=85%><TR><TD><font size=-1>Quote:</font><HR></TD></TR><TR><TD><FONT SIZE=-1><BLOCKQUOTE>
<BR> 04-02-2006 alle ore 12:58, THAKER wrote:
<BR><!-- BBCode Quote Start --><TABLE BORDER=0 ALIGN=CENTER WIDTH=85%><TR><TD><font size=-1>Quote:</font><HR></TD></TR><TR><TD><FONT SIZE=-1><BLOCKQUOTE>
<BR> 04-02-2006 alle ore 12:36, yeti wrote:
<BR><!-- BBCode Quote Start --><TABLE BORDER=0 ALIGN=CENTER WIDTH=85%><TR><TD><font size=-1>Quote:</font><HR></TD></TR><TR><TD><FONT SIZE=-1><BLOCKQUOTE>
<BR> 04-02-2006 alle ore 12:22, THAKER wrote:
<BR>Cosa vuol dire ha iniziato a giocare tardissimo grazie all'interessamento della nazionale Italiana?
<BR>Ha giocato coi Pumitas!!!
<BR>
<BR>Steven Bortolussi non giocava in Italia?
<BR></BLOCKQUOTE></FONT></TD></TR><TR><TD><HR></TD></TR></TABLE><!-- BBCode Quote End -->
<BR>
<BR>Significa che ricordo perfettamente un'intervista a Castrogiovanni di un anno e mezzo fa circa, dove lui raccontava di aver cominciato a 16 o 18 anni a giocare seriamente a rugby, perché i suoi non erano d'accordo e di essersi prevalentemente dedicato al basket. Poi a 18-19 anni si era già trasferito in Italia.
<BR>Ho provato a ritrovare quest'intervista nel Web, ma non l'ho trovata.
<BR>
<BR>G.
<BR></BLOCKQUOTE></FONT></TD></TR><TR><TD><HR></TD></TR></TABLE><!-- BBCode Quote End -->
<BR>
<BR>Si ma è arrivato cmq in Italia da giocatore e Nazionale Giovanile Argentino, come quasi tutti!
<BR></BLOCKQUOTE></FONT></TD></TR><TR><TD><HR></TD></TR></TABLE><!-- BBCode Quote End -->
<BR>
<BR>
<BR><!-- BBCode Start --><A HREF="
http://www.rugby.it/modules.php?name=Ne ... e&sid=1890" TARGET="_blank">
http://www.rugby.it/modules.php?name=Ne ... id=1890</A><!-- BBCode End -->
<BR>
<BR>
<BR><!-- BBCode Start --><B>Da Paranà in Nazionale per il bisogno di giocare</B><!-- BBCode End -->
<BR>
<BR><B>Leandro Castrogiovanni, di professione pilone, ha picchiato un arbitro di basket per cambiare sport. Nonno siciliano, è emigrato al contrario perchè in Argentina non si può campare di solo rugby</B>
<BR>Tanta era la voglia di giocare a rugby che per riuscirci ha picchiato un arbitro. Di basket. Perché i canestri non gli interessavano e l’unica maniera per cambiare e convincere la madre era quella di farsi cacciare. E tanta era la voglia di giocare a rugby “sul serio”, cioè facendone una ragione di vita e di guadagno, che ha lasciato la “sua” Argentina ed è volato prima a Brescia (Calvisano) e poi in Nazionale, di cui è pilone ormai fisso.
<BR>
<BR>Ecco, questa è in sintesi la storia di Martin Leandro Castrogiovanni, chioma leonina, stazza “importante” (è un gigante di 1,88 per 110 kg), cognome quasi impraticabile per un titolo di giornale ma talento vero, e membro della enorme comunità biancoceleste che popola il rugby italiano. Nel solo Super 10 quest’anno i fratellini dei Pumas sono 42 su un totale di 117 stranieri. Tanto per dire: i sudafricani sono 19, i neozelandesi 16, gli australiani 6.
<BR><B>Ma è vera la storia dell’arbitro picchiato?</B>
<BR>“Certo che è vera. Non è che gli abbia fatto male, l’ho soltanto spinto. Ma era premeditata, lo sapevano anche i miei compagni. E’ bastata per essere squalificato a vita dal basket, che non mi interessava. Lì a Paranà c’erano i canestri e il rugby. Ma mia madre aveva paura che in mischia mi facessi male. A 18 anni non ho più resistito e anche lei, di fronte al fatto compiuto, s’è arresa”.
<BR>
<BR><B>Paranà è in mezzo all’Argentina..</B>
<BR>“Sì, all’interno, di fronte all’Uruguay. Cittadina media, diciamo 350.000 abitanti, più o meno come Brescia dove vivo adesso. Papà biochimico, come mio nonno che andò laggiù partendo da Enna. Infatti ho il doppio passaporto”.
<BR>
<BR><B>Quindi la scelta di emigrare non era una questione di sopravvivenza.</B>
<BR>Nel mio caso assolutamente no. Certo, in Argentina ci sono problemi, e anche parecchi, ma la mia famiglia sta bene. Io volevo giocare a rugby perché è lo sport più praticato in quella zona del Paese. La grande spinta è venuta nel 1999, quando i Pumas sono entrati nei quarti dei mondiali. Da disciplina discreta, un po’ come qui in Italia adesso, è diventata una passione”.
<BR>
<BR><B>E tu sei rimasto contagiato, a quanto pare..</B><B>
<BR>“Eccome. Sono subito entrato nell’Under 19, giocando i mondiali di categoria. Lì mi hanno notato un procuratore italiano e ci sono stati i primi contatti. Nel 2000, quasi da un giorno all’altro, Calvisano mi ha offerto l’ingaggio e ho accettato immediatamente”.
<BR>
<BR>Si può diventare italiani a 19 anni?</B>
<BR>“Diventare, non saprei. Sentirsi si può. Quando vesto la maglia azzurra e canto Fratelli d’Italia, beh non ho dubbi. L’unico momento difficile l’ho vissuto due anni fa, quando abbiamo incontrato l’Argentina. Sentire l’altro inno e trovare i vecchi compagni mi ha messo un po’ in crisi”.
<BR>
<BR><B>Nostalgie?</B>
<BR>“All’inizio, sbarcando qui a 18 anni, un po’ sì. Ma a Brescia sono stati fantastici, hanno fatto il possibile per farmi sentire a casa mia. Ora mi trovo bene. Non so se tornerò indietro, è ancora presto per dirlo. Se costruissi qui una famiglia potrei rimanere per sempre, chissà”.
<BR>
<BR><B>Perché così tanti rugbisti argentini giocano in Italia?</B>
<BR>“Laggiù non c’è professionismo. Solo i Pumas, e da pochissimo, prendono una specie di mensile. Chi vuol vivere di sport deve andarsene. E molti hanno origini italiane, così trovano più facilmente un posto da queste parti. Non nego che molti lo facciano per necessità, ma non tutti”. Guido Alessandrini
<BR>
<BR>
<BR>
<BR>
<BR>Giuliana