<!-- BBCode Quote Start --><TABLE BORDER=0 ALIGN=CENTER WIDTH=85%><TR><TD><font size=-1>Quote:</font><HR></TD></TR><TR><TD><FONT SIZE=-1><BLOCKQUOTE>
<BR> 05-03-2006 alle ore 15:39, rasen64 wrote:
<BR>''Azzurro'' io direi ,senza dubbio ; deve essere una canzone popolare e non complicata...
<BR>Cantare ''fratelli d'italia'' invece mi sembra un pò forzato proprio perchè
<BR> popolare non è..
<BR>Le arie delle opere liriche non lo sò,mi sembrano un pò troppo pompose...
<BR>''Và pensiero'' ASSOLUTAMENTE NO!!!! E' stato scritto ,si, da un italiano, ma parla degli ebrei , non ha nessun riferimento all'Italia , nemmeno per sbaglio..
<BR></BLOCKQUOTE></FONT></TD></TR><TR><TD><HR></TD></TR></TABLE><!-- BBCode Quote End -->
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<BR>La musica del Risorgimento
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<BR>La musica italiana durante LI'Ottocento conobbe una fioritura straordinaria e un altrettanto eccezionale successo in tutta Europa. Come già nel Settecento, furono italiani molti musicisti di grande talento, ma anche cantanti, impresari, direttori dei teatri delle maggiori capitali europee; e ancor oggi l'italiano costituisce una parte importante del linguaggio musicale.
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<BR>Il genere che ebbe maggior seguito in quel periodo fu senza dubbio l'opera lirica, in particolare quella di argomento drammatico o "melodramma". La rappresentazione di un'opera era allora un evento di eccezionale importanza: anche per il suo stesso modo di essere che mette insieme lo spettaco lo scenico, la musica e un intreccio narrativo spesso commovente, essa costituiva un'occasione particolarissima capace di suscitare vero entusiasmo in un'epoca in cui le possibilità di intrattenimento non erano molte.
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<BR>Musicisti celeberrimi furono, in Italia, Gioacchino Rossini, Vincenzo Bellinì e soprattutto Giuseppe Verdi. Quest'ultimo divenne l'autore più noto del Risorgimento, per la passione libertaria che seppe dare ad al cuni motivi (specialmente aff i- dati al coro), subito accolti e diffusi in tutta la penisola.
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<BR>Già Mazzini, in un saggio del 1836, aveva auspicato il sorge re di una nuova musica, non più salottiera e aristocratica, ma popolare, che sapesse esprimere con un linguaggio fresco e immediato i più nobili sentimenti della nazione e dell'amor patrio; e individuava appunto nel coro lo strumento più efficace per attingere a una fusione ideale degli animi di migliaia di persone e spronarle a un agire comune.
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<BR>Il "magico" potere della musica, capace di commuovere e di incitare all'azione le masse popolari, era ben noto anche ai regimi conservatori, che per questo la temevano. Ogni nuo va rappresentazione veniva guardata con sospetto dalla censura austriaca o da quella dei vari Stati italiani, tanto che vennero presi provvedimenti restrittivi per motivi di ordine pubblico. Ad esempio, la platea del Teatro alla Scala di Milano fu divisa in due parti (ognuna dotata di un proprio ingresso): nelle prime file prendeva posto la milizia austriaca, mentre ai normali spettatori era riservato il fondo della sala.
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<BR>Ma ugualmente non mancarono gli attriti e gli incidenti. Così, quando a Milano, nel 1859, venne cantato il coro "Guerra, guerra!" della Norma di Bellini, scoppiò il finimondo: il pubblico italiano si levò in piedi applaudendo freneticamente, mentre gli ufficiali austriaci iniziavano a urlare contro il pubblico. Da allora, e per tutte le successive rappresentazioni, il comando austriaco proibì che il coro venisse eseguito.
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<BR>Uguali entusiasmi suscitavano altre arie di Bellini, come quella dei Puritani, "Suoni la tromba e intrepido io pugnerò da forte". Ma i cori più celebri di tutta la storia della musica italia na restano certamente quelli di Verdi, del quale ricordiamo: "Viva Italia! Un sacro patto" e "O Signor che dal tetto natio" da I Lombardi alla prima crociata; e soprattutto il "Va' pensiero" dal Nabucco.