Ricordo di Pierluigi Fadda
Inviato: 11 dic 2007, 21:47
Per quanto sarebbe forse più opportuno l'utilizzo della sezione "Media" del forum, opto per questa stanza che credo essere quella più frequentata.
Questa mattina a Nizza Pierluigi Fadda ha salutato il suo rugby.
Sconosciuto sicuramente alla larga parte degli appassionati, Pierluigi è stato una delle voci silenzione - ma non per questo meno importanti - del giornalismo ovale di casa nostra.
Aveva 59 anni ed è venuto a mancare improvvisamente.
Per rispetto della privacy, credo sia tranquillamente evitabile scendere in qualunque dettaglio.
Aveva vissuto e fatto vivere dalle pagine della Gazzetta dello Sport gli Anni '70 del nostro rugby, prima di passare al Giornale di Indro Montanelli dove aveva ricoperto l'incarico di capo-redattore delle pagine sportive.
Poi, aveva seguito Montanelli nella sfortunata parentesi de "La Voce" per poi passare al Giornale di Brescia e, infine, chiudere con "Il Giorno" di cui, prima di andare in pensione, era divenuto direttore responsabile.
Grande appassionato, grande sognatore, aveva dato vita con Renato Tullio Ferrari e Marco Bollesan al club ad inviti de "Le Zebre", quelle che possono (devono?) essere considerate come i Barbarians italiani.
E, insieme a Luciano Ravagnani, aveva firmato "Storia del rugby mondiale dalle origini ad oggi", un volume che ogni appassionato che si rispetti dovrebbe avere in biblioteca.
Purtroppo, ho avuto modo di collaborare con lui solo saltuariamente, nell'ultimo anno: anche dal suo ritiro nizzardo, sempre con grande discrezione, aveva continuato a promuovere il rugby italiano.
Il poster che molti di voi avranno acquistato in edicola quest'estate, quello che ritrae la squadra azzurra sulla pista di Murrayfield prima di Scozia-Italia 17-37, era una sua iniziativa.
In un momento di grande tristezza per chiunque si occupi - dalle pagine dei giornali, in tv, alla radio, su internet - delle vicende del nostro rugby, fa piacere pensare che, abitando sino in fondo il desiderio di vedere l'Italia al più alto livello, sia riuscito, in questo 2007 che sta per andare in archivio, ad assistere ai trionfi azzurri nel 6 Nazioni.
Questa mattina a Nizza Pierluigi Fadda ha salutato il suo rugby.
Sconosciuto sicuramente alla larga parte degli appassionati, Pierluigi è stato una delle voci silenzione - ma non per questo meno importanti - del giornalismo ovale di casa nostra.
Aveva 59 anni ed è venuto a mancare improvvisamente.
Per rispetto della privacy, credo sia tranquillamente evitabile scendere in qualunque dettaglio.
Aveva vissuto e fatto vivere dalle pagine della Gazzetta dello Sport gli Anni '70 del nostro rugby, prima di passare al Giornale di Indro Montanelli dove aveva ricoperto l'incarico di capo-redattore delle pagine sportive.
Poi, aveva seguito Montanelli nella sfortunata parentesi de "La Voce" per poi passare al Giornale di Brescia e, infine, chiudere con "Il Giorno" di cui, prima di andare in pensione, era divenuto direttore responsabile.
Grande appassionato, grande sognatore, aveva dato vita con Renato Tullio Ferrari e Marco Bollesan al club ad inviti de "Le Zebre", quelle che possono (devono?) essere considerate come i Barbarians italiani.
E, insieme a Luciano Ravagnani, aveva firmato "Storia del rugby mondiale dalle origini ad oggi", un volume che ogni appassionato che si rispetti dovrebbe avere in biblioteca.
Purtroppo, ho avuto modo di collaborare con lui solo saltuariamente, nell'ultimo anno: anche dal suo ritiro nizzardo, sempre con grande discrezione, aveva continuato a promuovere il rugby italiano.
Il poster che molti di voi avranno acquistato in edicola quest'estate, quello che ritrae la squadra azzurra sulla pista di Murrayfield prima di Scozia-Italia 17-37, era una sua iniziativa.
In un momento di grande tristezza per chiunque si occupi - dalle pagine dei giornali, in tv, alla radio, su internet - delle vicende del nostro rugby, fa piacere pensare che, abitando sino in fondo il desiderio di vedere l'Italia al più alto livello, sia riuscito, in questo 2007 che sta per andare in archivio, ad assistere ai trionfi azzurri nel 6 Nazioni.