un nero ct degli Springboks
Inviato: 10 gen 2008, 9:22
ROMA di Alessandro Castellani
- Cade l'ultimo bastione, il rugby non é più lo sport dei bianchi e il Sudafrica si apre definitivamente al mondo e sceglie per gli Springboks un commissario tecnico di colore: mai prima d'ora era successo, e la scelta ha un valore ancora più simbolico della chiamata in nazionale del giocatore nero come Habana. Per ora resta una nazionale a larga maggioranza bianca (14 su 15 titolari ai Mondiali), ma guidata da un tecnico 'coloured'. E' stato un ballottaggio all'ultimo voto, il consiglio federale si è spaccato, ma alla fine sul favorito Heyneke Meyer, allenatore dei Bulls di Pretoria e il preferito dall'associazione giocatori (il 77% dei rugbisti consultati si era espresso per lui), ha prevalso Peter De Villiers, che passa dalla nazionale under 21 a quella campione del mondo, ereditando il ruolo di Jake White.
L'ormai ex ct è stato il trionfatore di Parigi, ma anche il fiero oppositore delle quote nere e di qualsiasi trattamento preferenziale per i giocatori di colore, che la federazione voleva imporgli in base alle 'raccomandazioni' del Parlamento. Anche per questo, e in risposta a certe critiche dei politici del suo paese che avevano minacciato perfino il ritiro dei passaporti, aveva già deciso di andarsene già prima del trionfo mondiale. Ora la squadra del paese arcobaleno dovrà davvero essere la squadra di tutti, e poco importa che, nonostante le prodezze in terra di Francia del mulatto Bryan Habana, l'ala-sprinter che ha sfidato perfino un ghepardo, nel rugby i migliori giocatori continuino ad essere bianchi. Il nuovo Sudafrica è a guida nera, ed è presumibile che de Villiers aumenti il numero dei convocati che hanno un colore di pelle simile al suo e a quello di Chester Williams, l'unico campione del mondo non bianco del 1995 e ora tecnico che era anche lui in lizza per la nazionale. In attesa delle prime scelte del nuovo tecnico, il presidente federale Oregan Hoskins è stato sincero e davanti a una foltissima platea ha fatto presente di voler "essere onesto: lo devo a tutto il paese, quindi dico che questa è stata una decisione presa non solo per motivi puramente rugbistici. in Sudafrica questo è un momento di grandi cambiamenti, e abbiamo preso la cosa molto seriamente".
"La verità - ha aggiunto - é che oggi Peter de Villiers ha fatto la storia, diventando il primo coach nero degli Springboks. E' un vero leader, e un tecnico di provato valore ed ora crediamo che la fratellanza del rugby lo aiuterà in questa nuova fase del nostro sport". Il nuovo ct ha promesso che per ora non farà rivoluzioni, "perché sarebbe stupido, visto che il Sudafrica è campione del mondo: i cambiamenti saranno quindi graduali", ma probabilmente tutti in un'unica direzione, quella di una rosa degli Springboks molto più 'colorata'.
Nel rugby universale di oggi, con l'Italia del sudafricano Mallett piena di stranieri e l'Inghilterra che per l'imminente Sei Nazioni chiama il gigantesco 'metaman' tongano Lesley Vainikolo, succederà anche questo. In ogni sport le uniche 'quote' che contano dovrebbero esser quelle della bravura; ma per abbattere l'ultimo muro dell'apartheid il Sudafrica vuole fare un'eccezione
da ansa.it
- Cade l'ultimo bastione, il rugby non é più lo sport dei bianchi e il Sudafrica si apre definitivamente al mondo e sceglie per gli Springboks un commissario tecnico di colore: mai prima d'ora era successo, e la scelta ha un valore ancora più simbolico della chiamata in nazionale del giocatore nero come Habana. Per ora resta una nazionale a larga maggioranza bianca (14 su 15 titolari ai Mondiali), ma guidata da un tecnico 'coloured'. E' stato un ballottaggio all'ultimo voto, il consiglio federale si è spaccato, ma alla fine sul favorito Heyneke Meyer, allenatore dei Bulls di Pretoria e il preferito dall'associazione giocatori (il 77% dei rugbisti consultati si era espresso per lui), ha prevalso Peter De Villiers, che passa dalla nazionale under 21 a quella campione del mondo, ereditando il ruolo di Jake White.
L'ormai ex ct è stato il trionfatore di Parigi, ma anche il fiero oppositore delle quote nere e di qualsiasi trattamento preferenziale per i giocatori di colore, che la federazione voleva imporgli in base alle 'raccomandazioni' del Parlamento. Anche per questo, e in risposta a certe critiche dei politici del suo paese che avevano minacciato perfino il ritiro dei passaporti, aveva già deciso di andarsene già prima del trionfo mondiale. Ora la squadra del paese arcobaleno dovrà davvero essere la squadra di tutti, e poco importa che, nonostante le prodezze in terra di Francia del mulatto Bryan Habana, l'ala-sprinter che ha sfidato perfino un ghepardo, nel rugby i migliori giocatori continuino ad essere bianchi. Il nuovo Sudafrica è a guida nera, ed è presumibile che de Villiers aumenti il numero dei convocati che hanno un colore di pelle simile al suo e a quello di Chester Williams, l'unico campione del mondo non bianco del 1995 e ora tecnico che era anche lui in lizza per la nazionale. In attesa delle prime scelte del nuovo tecnico, il presidente federale Oregan Hoskins è stato sincero e davanti a una foltissima platea ha fatto presente di voler "essere onesto: lo devo a tutto il paese, quindi dico che questa è stata una decisione presa non solo per motivi puramente rugbistici. in Sudafrica questo è un momento di grandi cambiamenti, e abbiamo preso la cosa molto seriamente".
"La verità - ha aggiunto - é che oggi Peter de Villiers ha fatto la storia, diventando il primo coach nero degli Springboks. E' un vero leader, e un tecnico di provato valore ed ora crediamo che la fratellanza del rugby lo aiuterà in questa nuova fase del nostro sport". Il nuovo ct ha promesso che per ora non farà rivoluzioni, "perché sarebbe stupido, visto che il Sudafrica è campione del mondo: i cambiamenti saranno quindi graduali", ma probabilmente tutti in un'unica direzione, quella di una rosa degli Springboks molto più 'colorata'.
Nel rugby universale di oggi, con l'Italia del sudafricano Mallett piena di stranieri e l'Inghilterra che per l'imminente Sei Nazioni chiama il gigantesco 'metaman' tongano Lesley Vainikolo, succederà anche questo. In ogni sport le uniche 'quote' che contano dovrebbero esser quelle della bravura; ma per abbattere l'ultimo muro dell'apartheid il Sudafrica vuole fare un'eccezione
da ansa.it