TERZO TEMPO: COSA STA SUCCEDENDO?
Inviato: 26 nov 2008, 12:56
per farci riflettere:
Terzo tempo, terzo mondo o solo infighettati?
DA RUGBY 1823
Io a Reggio Emilia non c'ero, ma in questi giorni mi sono arrivate diverse testimonianze di tifosi, appassionati o semplici curiosi che mi hanno lasciato molto, molto perplesso. E triste. Nonostante la Federazione, tengo a precisare, smentisca categoricamente che sia successo. Nel nostro mondo ci vantiamo tanto del terzo tempo, della disponibilità dei giocatori, della sportività dentro e fuori dal campo. E vorremmo avere i mondiali di rugby in Italia. Ma quello che sarebbe successo a Reggio va contro tutto ciò. E fa male al rugby e all'Italia (se è successo!).
Questa la ricostruzione fornita dai testimoni, presenti fuori dallo stadio alla fine della partita.
Alla fine della partita tra Italia e Pacific Islanders era stato preparato un terzo tempo in un capannone vicino allo stadio. I giocatori isolani, lo staff tecnico e gli accompagnatori si presentano nel villaggio intorno alle 18-18.30. Ridono, giocano con i bambini rimasti ad aspettarli, si bevono una birra in compagnia di vecchi amici o di semplici appassionati. Ma hanno anche fame. E freddo. Ebbene, il capannone dedicato al terzo tempo è chiuso e nessuno permette loro di accedervi. Fuori, al freddo, scaldati da qualche fungo, affamati. Alcuni di loro vanno ai baracchini a farsi, a proprie spese, un panino col wurstel. E aspettano. Dopo più di un'ora, finalmente, l'accesso viene permesso. Pochi minuti prima dell'arrivo del pullman degli azzurri.
Fosse vero quello raccontato qui sopra verrebbe da chiedersi: Dove è la sportività? Dove è la disponibilità? Dove è l'ospitalità? Dove è l'organizzazione? Chi era il responsabile per l'accoglienza degli isolani? Chi ha organizzato il terzo tempo?
La Federazione ha smentito questa ricostruzione, affermando che nessuno è rimasto fuori ad aspettare e che il terzo tempo si è svolto regolarmente. Anzi, secondo la Federazione, gli isolani sarebbero tornati in albergo verso le 18, tornando solo più tardi allo stadio per il terzo tempo, rendendo impossibile la ricostruzione fatta qui sopra.
Quello che è certo, e appurato, è che i giocatori italiani si sono subito rinchiusi nel tendone, mentre gli isolani hanno scherzato e giocato con i tifosi rimasti fuori. Quindi, che l'organizzazione abbia o non abbia funzionato, resta un concetto certo: i nostri ragazzi si stanno infighettando e montando la testa. Imparino da figiani, samoani e tongani, che ancora si ricordano cosa significa essere un giocatore di rugby.
Terzo tempo, terzo mondo o solo infighettati?
DA RUGBY 1823
Io a Reggio Emilia non c'ero, ma in questi giorni mi sono arrivate diverse testimonianze di tifosi, appassionati o semplici curiosi che mi hanno lasciato molto, molto perplesso. E triste. Nonostante la Federazione, tengo a precisare, smentisca categoricamente che sia successo. Nel nostro mondo ci vantiamo tanto del terzo tempo, della disponibilità dei giocatori, della sportività dentro e fuori dal campo. E vorremmo avere i mondiali di rugby in Italia. Ma quello che sarebbe successo a Reggio va contro tutto ciò. E fa male al rugby e all'Italia (se è successo!).
Questa la ricostruzione fornita dai testimoni, presenti fuori dallo stadio alla fine della partita.
Alla fine della partita tra Italia e Pacific Islanders era stato preparato un terzo tempo in un capannone vicino allo stadio. I giocatori isolani, lo staff tecnico e gli accompagnatori si presentano nel villaggio intorno alle 18-18.30. Ridono, giocano con i bambini rimasti ad aspettarli, si bevono una birra in compagnia di vecchi amici o di semplici appassionati. Ma hanno anche fame. E freddo. Ebbene, il capannone dedicato al terzo tempo è chiuso e nessuno permette loro di accedervi. Fuori, al freddo, scaldati da qualche fungo, affamati. Alcuni di loro vanno ai baracchini a farsi, a proprie spese, un panino col wurstel. E aspettano. Dopo più di un'ora, finalmente, l'accesso viene permesso. Pochi minuti prima dell'arrivo del pullman degli azzurri.
Fosse vero quello raccontato qui sopra verrebbe da chiedersi: Dove è la sportività? Dove è la disponibilità? Dove è l'ospitalità? Dove è l'organizzazione? Chi era il responsabile per l'accoglienza degli isolani? Chi ha organizzato il terzo tempo?
La Federazione ha smentito questa ricostruzione, affermando che nessuno è rimasto fuori ad aspettare e che il terzo tempo si è svolto regolarmente. Anzi, secondo la Federazione, gli isolani sarebbero tornati in albergo verso le 18, tornando solo più tardi allo stadio per il terzo tempo, rendendo impossibile la ricostruzione fatta qui sopra.
Quello che è certo, e appurato, è che i giocatori italiani si sono subito rinchiusi nel tendone, mentre gli isolani hanno scherzato e giocato con i tifosi rimasti fuori. Quindi, che l'organizzazione abbia o non abbia funzionato, resta un concetto certo: i nostri ragazzi si stanno infighettando e montando la testa. Imparino da figiani, samoani e tongani, che ancora si ricordano cosa significa essere un giocatore di rugby.