Il rugby moderno ei problemi dell'Italia
Moderatore: Emy77
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jayson
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Il rugby moderno ei problemi dell'Italia
Vorrei segnalare l'articolo: "Maul ed estremo c'entrano, ma poco" che trovate linkato.
http://rightrugby.blogspot.com/
E' un articolo molto interessante, a mio parere, per capire quali sono i problemi della Nazionale visti nel quadro più complesso dello sviluppo del rugby moderno. In questo contesto gli errori di Mallet e dell' intero staff sono probabilmente quelli o di non aver capito in quale direzione si sarebbe sviluppato il rugby dopo l'introduzione delle ELV, o di non averlo fatto capire alla squadra. Fatto sta che, secondo me, l'autore ha centrato in pieno qual'è il nostro limite; e per correggerlo non basterà cambiare allenatore, o meglio, se lo vogliamo cambiare sarà neccessario prenderne uno che ha ben interpretato lo sviluppo del nostro sport. Una cosa che ha fatto meravigliosamente Gatland.
http://rightrugby.blogspot.com/
E' un articolo molto interessante, a mio parere, per capire quali sono i problemi della Nazionale visti nel quadro più complesso dello sviluppo del rugby moderno. In questo contesto gli errori di Mallet e dell' intero staff sono probabilmente quelli o di non aver capito in quale direzione si sarebbe sviluppato il rugby dopo l'introduzione delle ELV, o di non averlo fatto capire alla squadra. Fatto sta che, secondo me, l'autore ha centrato in pieno qual'è il nostro limite; e per correggerlo non basterà cambiare allenatore, o meglio, se lo vogliamo cambiare sarà neccessario prenderne uno che ha ben interpretato lo sviluppo del nostro sport. Una cosa che ha fatto meravigliosamente Gatland.
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kkarli
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Re: Il rugby moderno ei problemi dell'Italia
Stupendo articolo, stupendo. Da incorniciare l'ultima parte.
Non ha nessuna importanza chi sarà il prossimo allenatore dell'Italia. L'importante è che sia un allenatore che abbia compreso in che direzione va il gioco, e che si predisponga dal primo secondo a organizzare (staff, allenamenti, miniraduni, strategie) con strumenti moderni di analisi (software, statistica, videoanalisi avanzata) del proprio e dell'altrui gioco, con il fine di generare un'evoluzione adatta alle caratteristiche del movimento (base di reclutamento, biomorfologia, attitudini, tempi di impegno, schemi motori dei selezionati) che determini una modalità unica di sviluppo applicabile a tutte le Nazionali, sottoposta a revisioni periodiche con adeguamenti.
Un professionista che, quando non è sul campo, stia in ufficio a lavorare, assieme a uno staff qualificato.
Non ha nessuna importanza chi sarà il prossimo allenatore dell'Italia. L'importante è che sia un allenatore che abbia compreso in che direzione va il gioco, e che si predisponga dal primo secondo a organizzare (staff, allenamenti, miniraduni, strategie) con strumenti moderni di analisi (software, statistica, videoanalisi avanzata) del proprio e dell'altrui gioco, con il fine di generare un'evoluzione adatta alle caratteristiche del movimento (base di reclutamento, biomorfologia, attitudini, tempi di impegno, schemi motori dei selezionati) che determini una modalità unica di sviluppo applicabile a tutte le Nazionali, sottoposta a revisioni periodiche con adeguamenti.
Un professionista che, quando non è sul campo, stia in ufficio a lavorare, assieme a uno staff qualificato.
- PiVi1962
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Re: Il rugby moderno ei problemi dell'Italia
L'articolo è interessante, e spinge anche ad una riflessione più profonda.
Io mi sono appassionato al rugby per una serie di motivi, non ultimo il fatto che come in una guerra (o come in una partita di scacchi, a cui il gioco mi è sempre sembrato molto simile) esistevano varie fasi: lo scontro tra i carriarmati nelle mischie, la fanteria nei ruck e nei maul, l'aviazione nei touch, la cavalleria nel gioco dei tre quarti, l'artiglieria balistica nel gioco al piede.
L'equilibrio era tale per cui diverse squadre potevano organizzare tipologie di gioco diverse, sfruttando i propri punti di forza ed incidendo sui punti di debolezza degli avversari. Alle volte quindi succedeva che una partita venisse vinta dai pedoni, altre volte dagli alfieri, o dalle torri...; c'era chi giocava battaglie di logorio, chi tentava blitz, chi era più per la guerriglia...
Le nuove regole ed il modo in cui esse stanno spingendo le soluzioni tattiche spingono invece verso un modello unico di gioco, veloce e continuo ma con meno variazioni di ritmo, e di giocatore, molto universale e poco specializzato. Molto vicino al rugby league. Il gioco è forse più continuo, ma personalmente mi sembra meno spettacolare. E' forse più circense, più simile all'NBA dove si ammirano impressionanti talenti fisici, ma spunta troppe armi a chi ha fisici un po' diversi e tattiche un po' diverse.
Se quindi concordo sul fatto che questo rugby moderno ha messo a nudo alcuni difetti del sistema rugby in Italia, non posso anche fare a meno di domandarmi se la direzione intrapresa dal gioco con la variazione delle regole è poi realmente così positiva.
Io mi sono appassionato al rugby per una serie di motivi, non ultimo il fatto che come in una guerra (o come in una partita di scacchi, a cui il gioco mi è sempre sembrato molto simile) esistevano varie fasi: lo scontro tra i carriarmati nelle mischie, la fanteria nei ruck e nei maul, l'aviazione nei touch, la cavalleria nel gioco dei tre quarti, l'artiglieria balistica nel gioco al piede.
L'equilibrio era tale per cui diverse squadre potevano organizzare tipologie di gioco diverse, sfruttando i propri punti di forza ed incidendo sui punti di debolezza degli avversari. Alle volte quindi succedeva che una partita venisse vinta dai pedoni, altre volte dagli alfieri, o dalle torri...; c'era chi giocava battaglie di logorio, chi tentava blitz, chi era più per la guerriglia...
Le nuove regole ed il modo in cui esse stanno spingendo le soluzioni tattiche spingono invece verso un modello unico di gioco, veloce e continuo ma con meno variazioni di ritmo, e di giocatore, molto universale e poco specializzato. Molto vicino al rugby league. Il gioco è forse più continuo, ma personalmente mi sembra meno spettacolare. E' forse più circense, più simile all'NBA dove si ammirano impressionanti talenti fisici, ma spunta troppe armi a chi ha fisici un po' diversi e tattiche un po' diverse.
Se quindi concordo sul fatto che questo rugby moderno ha messo a nudo alcuni difetti del sistema rugby in Italia, non posso anche fare a meno di domandarmi se la direzione intrapresa dal gioco con la variazione delle regole è poi realmente così positiva.
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kkarli
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Re: Il rugby moderno ei problemi dell'Italia
E' interessante l'accostamento col league. A me però non pare affatto che il gioco diventi più continuo.PiVi1962 ha scritto: Molto vicino al rugby league. Il gioco è forse più continuo, ma personalmente mi sembra meno spettacolare.
Ho notato un intervento interessante in altro blog rugbistico. Un commentatore, parlando di una delle partite di Super XIV del week end (Bulls-Stormers) ha notato un dato interessante ed evidente. Ci sono stati due momenti della gara, in cui a parti invertite si sono verificate le stesse cose. La squadra avanzante provava il multifase passando per le ruck, e la difesa non rotolava via col placcatore: calcio indiretto. 2, 3, 4 volte, a distanza di piazzato, ma senza potere piazzare, ovviamente. Assomigliava tanto a un drive di League: placcaggio, down, ripresa.
Interessante, e molto preoccupante a mio parere, la gestione dell'arbitro nel primo tempo. Al terzo "not rolling away", ha detto a capitano, più o meno:
"Questi sono falli ripetuti, se continuate vi fischio calcio diretto, e se continuate ancora giallo". Pessimo, a mio parere. Già le regole sperimentali col calcio indiretto diminuiscono la deterrenza della punizione. Se poi il fallo professionale viene "derubricato", e si crea una nuova scala "calcio indiretto - calcio diretto - cartellino", siamo di fronte a un'eccessiva permissività che determina una trasformazione nel fluire del gioco. Entrami gli attacchi, per inciso, mi sembravano molto consapevoli di questo, nel senso che avevano automatismi da "palla morta" sviluppatissimi, grazie ai quali generavano, a ogni calcio indiretto, configurazioni multi-opzione, con conseguenti adeguamenti difensivi. Molto, molto league. Ma poco continuo, a mio parere.
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MatR
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Re: Il rugby moderno ei problemi dell'Italia
Tutto sto assomigliare al league ha qualcosa a che fare con il fatto che le ELV sono volute sostanzialmente dall'emisfero sud, dove il league se non ho capito male è forse più popolare dell'union (Australia)?
C'è, può esserci, un tentativo di rincorrere la popolarità del league per recuperare terreno?
C'è, può esserci, un tentativo di rincorrere la popolarità del league per recuperare terreno?
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pilonegrosso
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Re: Il rugby moderno ei problemi dell'Italia
Articolo molto interessante. Sicuramente il rugby sta cambiando favorendo la spettacolarità fisica senza ridurre il peso della tecnica. Sicuramente il gioco diventa piu' frenetico con logorio fisico maggiore e necessità di gesti tecnici in minor tempo oltre ad un maggior eclettismo. Il rugby è sempre meno uno sport per giocatori bassi o meglio chi è basso per essere competitivo almeno in certi ruoli (mediano di mischia e ala) deve essere velocissimo e con grande tecnica. L'estremo deve calciare di piu', ma anche il mediano di mischia deve farlo piu' spesso. I centri devono essere piu' offensivi pur mantenendo un ruolo fondamentale nei placcaggi. Le ali devono essere necessariamente o grosse o velocissime. L'apertura deve essere in grado di subire un maggior impatto fisico e seconde e terze devono aumentare velocità e continuità di corsa. La prima linea diventa piu' importante nella misura in cui riesce anche a partecipare al gioco alla mano. Fondamentale oltre al calcio e alla velocità di passaggio è l'offload per rompere difese sempre piu' fisiche. Queste novità rendono paradossalmente il gioco maggiormente dipendente dalla disciplina perchè in tempi piu' stretti e con impatto fisico piu' rilevante l'organizzazione di squadra diventa fondamentale con automatismi piu' esasperati. I giocatori dovranno essere tecnicamente e fisicamente piu' forti, ma con l'esasperazione dei tempi e dell'aggressività i ruoli saranno sempre meno intercambiabili. Le ELV probabilmente segnano il superamento del concetto di utility perchè ogni giocatore deve essere piu' completo tecnicamente, ma anche con caratteristiche e tempi di esecuzione piu' specifici del ruolo.
pilonegrosso
pilonegrosso
- PiVi1962
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Re: Il rugby moderno ei problemi dell'Italia
Per quanto riguarda la continuità, intendevo dire che il gioco si è evoluto in questo decennio in una duplice direzione:
1. incremento dei minuti in cui il pallone è in gioco (e su questo esistono le statistiche IRB sui principali tornei)
2. riduzione del numero di interruzioni (anche a parità di tempo di gioco, oggi c'è la tendenza a giocare 5 minuti + 1 minuto di sosta in pausa unica, che 5 minuti + un minuto di sosta in due pause da 30 secondi).
Come osserva pilonegrosso questo implica che tutti i giocatori devono sviluppare una maggiore resistenza allo sforzo prolungato, quindi in particolare una prima linea meno massiccia e più mobile.
Per quanto riguarda il secondo punto (cioè specializzazione vs. universalità) intendevo sottolineare che le ELV sembrano spingere ad una maggiore completezza tecnico-tattica in ogni singolo giocatore.
Ad un pilone non è chiesto solo di essere incisivo in mischia e touch, ma oggi gli si chiede anche capacità di passaggio, di off-load, di partecipazione a ruck, spesso di placcare avversari che tentano di sfruttare mismatch di velocità.
Non credo che sia un caso che nell'ultima giornata due drop siano stati segnati da un numero otto e da un centro.
Non credo che sia un caso che Scozia e Inghilterra abbiano creato un buco direttamente da touch raddoppiando l'ala e mettendola in condizione di correre contro dei giocatori del pacchetto di mischia (e qui la seconda linea di difesa dell'Irlanda si è dimostrata molto più organizzata di quella italiana, non consentendo il taglio verso l'esterno, ma obbligando l'inglese ad entrare in un imbuto di maglie verdi).
Il ricorso al calcio "che resta in campo" ai limiti dei 22 avversari richiede più che in precedenza una struttura difensiva di chi riceve il calcio che superi il concetto di triangolo allargato per consentire più varietà di opzioni in fase di contrattacco. Di converso, la squadra che calcia dovrà essere in grado di leggere tali minacce in maniera più rapida.
Quindi le ELV richiedono giocatori più "intelligenti", con più skill a propria disposizione.
I campionissimi dovranno di sicuro eccellere in almeno alcuni di questi skill, ma già oggi non credo che Ghiraldini si farebbe "circumnavigare" da O'Driscoll come questi fece con Ongaro a Dublino, perché le disparità fisico-atletiche in realtà si abbassano tanto più sono numerosi i giocatori che sono coinvolti nel gioco aperto in modo continuativo a scapito dei "set pieces".
1. incremento dei minuti in cui il pallone è in gioco (e su questo esistono le statistiche IRB sui principali tornei)
2. riduzione del numero di interruzioni (anche a parità di tempo di gioco, oggi c'è la tendenza a giocare 5 minuti + 1 minuto di sosta in pausa unica, che 5 minuti + un minuto di sosta in due pause da 30 secondi).
Come osserva pilonegrosso questo implica che tutti i giocatori devono sviluppare una maggiore resistenza allo sforzo prolungato, quindi in particolare una prima linea meno massiccia e più mobile.
Per quanto riguarda il secondo punto (cioè specializzazione vs. universalità) intendevo sottolineare che le ELV sembrano spingere ad una maggiore completezza tecnico-tattica in ogni singolo giocatore.
Ad un pilone non è chiesto solo di essere incisivo in mischia e touch, ma oggi gli si chiede anche capacità di passaggio, di off-load, di partecipazione a ruck, spesso di placcare avversari che tentano di sfruttare mismatch di velocità.
Non credo che sia un caso che nell'ultima giornata due drop siano stati segnati da un numero otto e da un centro.
Non credo che sia un caso che Scozia e Inghilterra abbiano creato un buco direttamente da touch raddoppiando l'ala e mettendola in condizione di correre contro dei giocatori del pacchetto di mischia (e qui la seconda linea di difesa dell'Irlanda si è dimostrata molto più organizzata di quella italiana, non consentendo il taglio verso l'esterno, ma obbligando l'inglese ad entrare in un imbuto di maglie verdi).
Il ricorso al calcio "che resta in campo" ai limiti dei 22 avversari richiede più che in precedenza una struttura difensiva di chi riceve il calcio che superi il concetto di triangolo allargato per consentire più varietà di opzioni in fase di contrattacco. Di converso, la squadra che calcia dovrà essere in grado di leggere tali minacce in maniera più rapida.
Quindi le ELV richiedono giocatori più "intelligenti", con più skill a propria disposizione.
I campionissimi dovranno di sicuro eccellere in almeno alcuni di questi skill, ma già oggi non credo che Ghiraldini si farebbe "circumnavigare" da O'Driscoll come questi fece con Ongaro a Dublino, perché le disparità fisico-atletiche in realtà si abbassano tanto più sono numerosi i giocatori che sono coinvolti nel gioco aperto in modo continuativo a scapito dei "set pieces".
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Gioann_Bagoss
Re: Il rugby moderno ei problemi dell'Italia
Dissento.kkarli ha scritto: ...con strumenti moderni di analisi (software, statistica, videoanalisi avanzata) del proprio e dell'altrui gioco, con il fine di generare un'evoluzione adatta alle caratteristiche del movimento (base di reclutamento, biomorfologia, attitudini, tempi di impegno, schemi motori dei selezionati) ...
E' una gran bella storia ma dissento.
Ho inserito le statistiche dei match ma alla maggior parte
di codesta dotta anacenosi non gliene importa un ciufolo.
A partire dagli allenatori.
E' un dato di fatto che questi argomenti scivolano mestamente
verso il fondoscala.
Inoltre.
Per attuare questa linea di condotta è sufficiente una certificazione
ISO 9001, ISO 14000 (smaltimento di giocatori "tossici") oppure
bisogna prospettare le visite di una "joint commission"?
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VivaVegas
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Re: Il rugby moderno ei problemi dell'Italia
L'allenatore degli avanti Carlo Orlandi, intervistato al raduno della Nazionale alla Borghesiana, spiega i problemi dell'Italia, parla delle differenze tra l'attuale coach Nick Mallett e il suo predecessore Pierre Berbizier, e dice la sua sulla Celtic League.http://www.marcoermocida.com
- diddi
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Re: Il rugby moderno ei problemi dell'Italia
Gioann, un conto sono i tecnici, un conto i semplici appassionati.
Questi ultimi non sono interessati a dati di ardua lettura, che vanno interpretati: sentono solo il bisogno di partecipare, eventualmente di dire la loro "cotta e mangiata", se vinciamo siamo dei supercampioni, se perdiamo delle immani pippe. Analizzare i dati, del resto, potrebbe riservare delle sorprese che seminano dubbi. Molto meglio passarci sopra col bulldozer dell'opinione irriflessa.
I tecnici no. Loro devono prendere decisioni, fare delle scelte, e per questo devono affidarsi ai dati, oltre che alla loro esperienza e conoscenza. A dire il vero, a confutazione dell'assunto di kkarli, Mallett, nelle sue interviste, snocciola quasi sempre qualche cifra a suffragio delle sue osservazioni. Anche se non ha un bel laptop aperto davanti, evidentemente c'è qualcuno (il video analyst?) che gli passa le statistiche. Né credo che potrebbe essere altrimenti, oggi.
In questi giorni ho latitato dal forum, ho visto i tuoi post ma effettivamente, non avendo tempo, non ho risposto.
Per quel poco che ho potuto analizzare (conosco abastanza bene i dati dell'Inghilterra, benino quelli dell'Irlanda, maluccio quelli della Scozia), il problema di quest'anno è che abbiamo buone statistiche, tali da far pensare a partite equilibrate, e per contro risultati catastrofici. Evidentemente, creiamo ma non affondiamo colpo; mentre i nostri avversari, quelle poche volte in cui riescono a sfondare, vanno praticamente nel burro. In effetti, molte mete avversarie sono state gentili concessioni (passaggi sbagliati, palle schizzate fuori da ruck nostre, intercetti, disattenzioni) o classici errori di posizionamento (sottonumero sul lato chiuso, seconda meta contro la Scozia). Di mete "pulite" contro di noi ce ne sono state poche, e per farle l'Irlanda è dovuta arrivare a 18-20 fasi, facendoci fare chiaramente quasi il doppio dei placcaggi.
Direi che la difesa è su buoni standard, mentre l'attacco è deficitario. Però, se confrontiamo i dati sulle scelte di gioco (possessions kicked/played), notiamo come, in confronto alla gestione BBZ, c'è stato un notevole aumento di gioco (sì, proprio quello che, secondo molti qui, "non abiamo"). Se prima calciavamo più della metà dei possessi, ora i nostri dati sono assolutamente in linea, se non migliori, con quelli degli avversari (ca. 20% di possessi calciati). Tanti qui chiedevano che l'Italia si mettesse finalmente a giocare di più alla mano, ora che lo facciamo, si meravigliano che stentiamo e pensano che non abbiamo gioco. Secondo me il problema è diametralmente opposto, ne abbiamo TROPPO! Costruiamo linee d'attacco con due centri, l'estremo (Marcato) che si inserisce tra di loro (immagino per migliorare, con un handling migliore, la trasmissione al largo), e l'ala quasi sempre affiancata da un flanker o dal tallonatore. Purtroppo quello che avviene di norma è: le difese salgono velocemente sul filo (e oltre) del fuorigioco e vanno al contatto quando la palla non ha terminato la sua corsa al largo, per cui le ali vanno fuori tempo e si vengono a trovare troppo avanti. Contro la Francia, gli scozzesi, per evitare questo, sul contatto passavano palloni all'indietro anche di 10-15 metri, in modo che le ali trovassero spazio davanti e potessero scorrazzare liberamente per un buon tratto. Noi abbiamo invece cercato di sfruttare la fisicità di Pratichetti e Bacchetti per lanciarli a piena velocità con passaggi molto piatti, cosa che, per i motivi che ho illustrato, ci è riuscita solo di rado.
Sono convinto che, insistendo su questa strada, soprattutto se qualche giovane si dimostrasse pronto a interpretare meglio le situazioni di gioco, possiamo costruire qualcosa. Ma sono consapevole che ci sarebbe bisogno di tempo, di pazienza e di fiducia, e non so se a Mallett gliene verrà concessa abbastanza. Veramente, a questo punto non so nemmeno se sia il caso, di concedergliela.
Questi ultimi non sono interessati a dati di ardua lettura, che vanno interpretati: sentono solo il bisogno di partecipare, eventualmente di dire la loro "cotta e mangiata", se vinciamo siamo dei supercampioni, se perdiamo delle immani pippe. Analizzare i dati, del resto, potrebbe riservare delle sorprese che seminano dubbi. Molto meglio passarci sopra col bulldozer dell'opinione irriflessa.
I tecnici no. Loro devono prendere decisioni, fare delle scelte, e per questo devono affidarsi ai dati, oltre che alla loro esperienza e conoscenza. A dire il vero, a confutazione dell'assunto di kkarli, Mallett, nelle sue interviste, snocciola quasi sempre qualche cifra a suffragio delle sue osservazioni. Anche se non ha un bel laptop aperto davanti, evidentemente c'è qualcuno (il video analyst?) che gli passa le statistiche. Né credo che potrebbe essere altrimenti, oggi.
In questi giorni ho latitato dal forum, ho visto i tuoi post ma effettivamente, non avendo tempo, non ho risposto.
Per quel poco che ho potuto analizzare (conosco abastanza bene i dati dell'Inghilterra, benino quelli dell'Irlanda, maluccio quelli della Scozia), il problema di quest'anno è che abbiamo buone statistiche, tali da far pensare a partite equilibrate, e per contro risultati catastrofici. Evidentemente, creiamo ma non affondiamo colpo; mentre i nostri avversari, quelle poche volte in cui riescono a sfondare, vanno praticamente nel burro. In effetti, molte mete avversarie sono state gentili concessioni (passaggi sbagliati, palle schizzate fuori da ruck nostre, intercetti, disattenzioni) o classici errori di posizionamento (sottonumero sul lato chiuso, seconda meta contro la Scozia). Di mete "pulite" contro di noi ce ne sono state poche, e per farle l'Irlanda è dovuta arrivare a 18-20 fasi, facendoci fare chiaramente quasi il doppio dei placcaggi.
Direi che la difesa è su buoni standard, mentre l'attacco è deficitario. Però, se confrontiamo i dati sulle scelte di gioco (possessions kicked/played), notiamo come, in confronto alla gestione BBZ, c'è stato un notevole aumento di gioco (sì, proprio quello che, secondo molti qui, "non abiamo"). Se prima calciavamo più della metà dei possessi, ora i nostri dati sono assolutamente in linea, se non migliori, con quelli degli avversari (ca. 20% di possessi calciati). Tanti qui chiedevano che l'Italia si mettesse finalmente a giocare di più alla mano, ora che lo facciamo, si meravigliano che stentiamo e pensano che non abbiamo gioco. Secondo me il problema è diametralmente opposto, ne abbiamo TROPPO! Costruiamo linee d'attacco con due centri, l'estremo (Marcato) che si inserisce tra di loro (immagino per migliorare, con un handling migliore, la trasmissione al largo), e l'ala quasi sempre affiancata da un flanker o dal tallonatore. Purtroppo quello che avviene di norma è: le difese salgono velocemente sul filo (e oltre) del fuorigioco e vanno al contatto quando la palla non ha terminato la sua corsa al largo, per cui le ali vanno fuori tempo e si vengono a trovare troppo avanti. Contro la Francia, gli scozzesi, per evitare questo, sul contatto passavano palloni all'indietro anche di 10-15 metri, in modo che le ali trovassero spazio davanti e potessero scorrazzare liberamente per un buon tratto. Noi abbiamo invece cercato di sfruttare la fisicità di Pratichetti e Bacchetti per lanciarli a piena velocità con passaggi molto piatti, cosa che, per i motivi che ho illustrato, ci è riuscita solo di rado.
Sono convinto che, insistendo su questa strada, soprattutto se qualche giovane si dimostrasse pronto a interpretare meglio le situazioni di gioco, possiamo costruire qualcosa. Ma sono consapevole che ci sarebbe bisogno di tempo, di pazienza e di fiducia, e non so se a Mallett gliene verrà concessa abbastanza. Veramente, a questo punto non so nemmeno se sia il caso, di concedergliela.
Peterino
Chi sa fa, chi non sa insegna a fare
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ilcavigliatore
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Re: Il rugby moderno ei problemi dell'Italia
un dato rilevante rispetto al passato é che facciamo meno passaggi in avanti e sappiamo tenere l'ovale ma il problema si é spostato di brutto sull'efficacità del gioco...
Quando hai come in scozia-italia a tratti il 75% del possesso ovale e non costruisci pratricamente nessuna azione pericolosa hai il succo del problema..solo passaggi lenti per linee orizzontali, dal centro all'ala e oops fine dell'azione oppure calcioni previsibili e senza futuro, incapacità di saltare l'uomo di rompere il placcaggio o di passare con lo "scarico" da placcati a un compagno vicino che spesso non c'é nemmeno....
..quando vedo galles irlanda o francia mi dico "quant'é bello il rugby" ma é quasi un altro sport purtoppo...
Quando hai come in scozia-italia a tratti il 75% del possesso ovale e non costruisci pratricamente nessuna azione pericolosa hai il succo del problema..solo passaggi lenti per linee orizzontali, dal centro all'ala e oops fine dell'azione oppure calcioni previsibili e senza futuro, incapacità di saltare l'uomo di rompere il placcaggio o di passare con lo "scarico" da placcati a un compagno vicino che spesso non c'é nemmeno....
..quando vedo galles irlanda o francia mi dico "quant'é bello il rugby" ma é quasi un altro sport purtoppo...
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kkarli
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Re: Il rugby moderno ei problemi dell'Italia
Per una volta che non ho citato il Santone, mi ci tiri per i capelli (come fai poi a trovare da tirare, mah...)?diddi ha scritto:A dire il vero, a confutazione dell'assunto di kkarli, Mallett, nelle sue interviste, snocciola quasi sempre qualche cifra a suffragio delle sue osservazioni. Anche se non ha un bel laptop aperto davanti, evidentemente c'è qualcuno (il video analyst?) che gli passa le statistiche. Né credo che potrebbe essere altrimenti, oggi.
Il mio, sul serio, era un discorso molto generale. Tu dimostri da saper fare un'analisi coi controcazzi (come dicono alla Sorbona) attraverso la lettura delle statistiche. Non dubito che la faccia anche Mallett (anche se secondo me sei più bravo tu). Ma ho la sensazione, dalla quantità di computer aperti e dalla frenetica attività nei boxes delle altre nazionali, che ormai siamo ben oltre. Per questo ho parlato di statistica (cioè lavoro sulle statistiche) e di videoanalisi avanzata, anche attraverso l'uso di software.
Il mio intervento, inoltre, verteva sulla necessità di introdurre una logica del lavoro che utilizza quegli strumenti durante gli allenamenti e che, passo ulteriore, stabilisce attaverso una programmazione il lavoro da svolgere in futuro, nei tempi e nei modi; lavoro da sottoporre a test statistici per valutarne i progressi.
Ti assicuro che non sto parlando di fantascienza o di visioni alla Cronenberg.
Ho avuto la fortuna di vedere quali e quanti software e strumenti utilizzi uno sport come la pallavolo. Ho avuto al fortuna di vedere come allenano il football, e non erano neppure professionisti (per capirci: siamo alla stampa di foto stroboscopiche in pacchi da decine, che vengono poi mostrate come fotogrammi ai giocatori in allenamento, per correggere le loro traiettorie).
Nel rugby, a mio parere, c'è chi già lo fa. Noi no.
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FRED1
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- Iscritto il: 16 feb 2009, 14:55
Re: Il rugby moderno ei problemi dell'Italia
Ho letto molto attentamente l'articolo, è condivisibile su moltissime cose ma, sempre a mio modesto avviso, un professionista come Mallet dovrebbe averle studiate prima queste cose o questi dettagli e non è retorica oppure falso populismo.
Sarà anche forse vero che il nucleo del nostro gruppo di giocatori mentalmente le ha digerite male ma è inammissibile che lui le abbia interpretate male o che, peggio, non abbia saputo trasmetterle.
NOn vado oltre, stop e speriamo di non subire un'altra umiliazione, l'anno scorso a Cardiff c'ero ed è stata devastante...
Sarà anche forse vero che il nucleo del nostro gruppo di giocatori mentalmente le ha digerite male ma è inammissibile che lui le abbia interpretate male o che, peggio, non abbia saputo trasmetterle.
NOn vado oltre, stop e speriamo di non subire un'altra umiliazione, l'anno scorso a Cardiff c'ero ed è stata devastante...
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pilonegrosso
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- Iscritto il: 25 nov 2007, 19:52
Re: Il rugby moderno ei problemi dell'Italia
Vedo che c'è qualche convergenza sull'impatto delle ELV sul gioco. A parte quelli dell'emisfero sud che ci lavorano da un pezzo prevedevo maggiori problemi per Francia, Italia e Inghilterra. La Francia negli ultimi 12-13 mesi ha cercato di modificare il gioco e ha messo molti nuovi giovani, l'Inghilterra sta adattandosi mentre noi siamo invece ancora orfani di idee soprattutto del ruolo degli avanti e sulla maggiore fisicità richiesta ai 3/4. Forse lo staff dovrebbe fare corsi specifici per reparto.
pilonegrosso
pilonegrosso
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Gioann_Bagoss
Re: Il rugby moderno ei problemi dell'Italia
Premetto: amo il gioco e vedere giocare.diddi ha scritto: ... Evidentemente, creiamo ma non affondiamo colpo; mentre i nostri avversari, quelle poche volte in cui riescono a sfondare, vanno praticamente nel burro...
Non sono emotivamente coinvolto dalla "nazionale".
La tua è stata un'analisi ineccepibile: mi permetto di focalizzare
un altro punto focale, il "change of pace" della squadra in maglia
azzurra. Da lento a totalmente fermo.