Quale futuro per il rugby? I francesi si interrogano.
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pam
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Sull’ultimo numero di una rivista francese di rugby ci sono alcuni articoli particolarmente stimolanti che mi piacerebbe sottoporvi.
<BR>
<BR>Il primo è l’editoriale, in cui si plaude allo spettacolo offerto dalla finale del Super 12, come pure dalla finale dell’Heineken Cup e ci si lamenta del “penoso spettacolo”(trad. letterale) offerto da una delle semifinali scudetto francese che ha visto ben 3 rossi. Non si parla in termini antitetici del rugby downunder rispetto a quello del vecchio continente, si parla solo di bel rugby e di brutto rugby, sottolineando come il bel rugby, da qualunque parte provenga, porti sempre beneficio al buon nome e al futuro di questo sport.
<BR>
<BR>Il secondo è un fondo in cui ci si interroga sull’evoluzione tecnica futura del rugby: uno sport che deve tendere al rischio zero (come per tutte le attività), ma come conciliare questa legittima aspirazione con la mischia (sia essa ordinata o rack o maul) che continua ad essere il maggior motivo di incidenti gravi? E il rugby senza mischia, può essere ancora considerato rugby?
<BR>
<BR>Il terzo articolo è un’intervista a quella persona meravigliosa che risponde al nome di Jean Claude Skrela, attuale direttore tecnico della FFR. Skrela parla dell’evoluzione del giocatore moderno in termini di polivalenza. Se ben interpreto il suo pensiero, egli afferma che il giocatore moderno deve avere solidi fondamentali per il ruolo che occupa, ma anche la capacità di adattarsi al momento del gioco. Quindi fisicamente preparato, ma soprattutto veloce ed estremamente reattivo. Nell’ambito dello stesso articolo, in un riquadro, c’è anche una considerazione di un “procuratore” che prevede che i giocatori si avvarranno sempre più di sponsor personali.
<BR>
<BR>La cosa che più mi è piaciuta in questi articoli è che non viene mai citato il nome di un giocatore o di una squadra se non per portare un esempio positivo e, ritengo, per cercare di mantenere il filo del ragionamento nell’ambito del “ragionamento”, non del tifo, né dell’attacco personale o della crociata.
<BR>Mi auguro che il sangue agli occhi non venga proprio a noi che li leggiamo.
<BR>
<BR>Mi pare che quanto sopra si riallacci a diversi forum già postati e che possa in qualche modo mettere insieme diversi aspetti per una discussione più ampia che si rivolge a quale futuro per lo sport che più amiamo.
<BR>
<BR>Yeti, Bobo, Jaco, Diego, Bogi, Bacioci, Metabolik & C. ...a Voi la parola!
<BR>Buona giornata
<BR>pam
<BR>
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<BR>Il primo è l’editoriale, in cui si plaude allo spettacolo offerto dalla finale del Super 12, come pure dalla finale dell’Heineken Cup e ci si lamenta del “penoso spettacolo”(trad. letterale) offerto da una delle semifinali scudetto francese che ha visto ben 3 rossi. Non si parla in termini antitetici del rugby downunder rispetto a quello del vecchio continente, si parla solo di bel rugby e di brutto rugby, sottolineando come il bel rugby, da qualunque parte provenga, porti sempre beneficio al buon nome e al futuro di questo sport.
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<BR>Il secondo è un fondo in cui ci si interroga sull’evoluzione tecnica futura del rugby: uno sport che deve tendere al rischio zero (come per tutte le attività), ma come conciliare questa legittima aspirazione con la mischia (sia essa ordinata o rack o maul) che continua ad essere il maggior motivo di incidenti gravi? E il rugby senza mischia, può essere ancora considerato rugby?
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<BR>Il terzo articolo è un’intervista a quella persona meravigliosa che risponde al nome di Jean Claude Skrela, attuale direttore tecnico della FFR. Skrela parla dell’evoluzione del giocatore moderno in termini di polivalenza. Se ben interpreto il suo pensiero, egli afferma che il giocatore moderno deve avere solidi fondamentali per il ruolo che occupa, ma anche la capacità di adattarsi al momento del gioco. Quindi fisicamente preparato, ma soprattutto veloce ed estremamente reattivo. Nell’ambito dello stesso articolo, in un riquadro, c’è anche una considerazione di un “procuratore” che prevede che i giocatori si avvarranno sempre più di sponsor personali.
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<BR>La cosa che più mi è piaciuta in questi articoli è che non viene mai citato il nome di un giocatore o di una squadra se non per portare un esempio positivo e, ritengo, per cercare di mantenere il filo del ragionamento nell’ambito del “ragionamento”, non del tifo, né dell’attacco personale o della crociata.
<BR>Mi auguro che il sangue agli occhi non venga proprio a noi che li leggiamo.
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<BR>Mi pare che quanto sopra si riallacci a diversi forum già postati e che possa in qualche modo mettere insieme diversi aspetti per una discussione più ampia che si rivolge a quale futuro per lo sport che più amiamo.
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<BR>Yeti, Bobo, Jaco, Diego, Bogi, Bacioci, Metabolik & C. ...a Voi la parola!
<BR>Buona giornata
<BR>pam
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RADICITUS NUX VICTORIA CONSTANTER.
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fanarone
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yeti
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Pamagri chiama, e io rispondo.
<BR>Siccome però le mie competenze sono quelle che sono, io la prenderò da distante, cosa che Pamagri metemipsum non gradirà.
<BR>Pazienza, sopporterò ancora una volta cristianamente il suo sarcasmo, certo della mia ricompensa futura nel regno dei beati, una volta lasciato questo mondo, contemplando per l\'eternità il dannato Pamagri rivoltarsi nel girone infernale degli accidiosi.
<BR>
<BR>Mi concentrerò sul secondo e lascierò perdere gli altri due.
<BR>L\'interrogativo posto da Pamagri mi piace assai perchè presenta una situazione contraddittoria, ovvero: il problema della salvaguardia dell\'individuo e la presenza di aspetti tradizionali nel evento rugbystico che mettono seriamente a repentaglio la salvaguardia dell\'individuo stesso.
<BR>Si possono salvare capra e cavoli?
<BR>Quando si parla di evoluzioni e di cambiamenti la prima cosa che capita è il formarsi di due schieramenti, uno pro e uno contro.
<BR>Si potrebbe pensare ad altri momenti della nostra storia recente, non necessariamente sportivi: la legge sul divorzio o sull\'aborto, l\'abolizione del latino nella Messa...c\'è stata gente che ha plaudito al cambiamento e gente che ha pensato che in questo modo la Messa o il matrimonio non sarebbero stati più la stessa cosa. E\' veramente stato così? E\' bastato davvero cambiare un paio di cose per snaturare questi eventi?
<BR>La cosa che accomuna i due (o più) schieramenti di pensiero è che tutti ci si interroga sulla \"natura essenziale\" dell\'oggetto in questione.
<BR>In questi casi, chiedersi che cos\'è il rugby in quanto tale (al di là delle risposte retoriche del tipo \"fatica, sudore, fango e sacrificio\" che dal punto di vista del problema non portano nessun contributo) dovrebbe essere di aiuto. E poi il rugby in quanto sport ci porta a considerare il significato dello sport come momento educativo, collettivo e aggregativo-sociale.
<BR>Perchè bisogna fare sport, perchè ci piace farlo (o non ci piace farlo) e perchè tra tanti ci piace il rugby?
<BR>Lo scopo di uno sport è creare dei vincitori e dei vinti, stilare delle classifiche, distribuire medaglie (sponsor e capitali a parte) oppure è un momento in cui la presenza di un competitore mi serve per mettermi alla prova e conoscermi? Gli sport individuali a cronometro (specie l\'atletica e il nuoto) tendono soprattutto a questo. In una finale olimpica dei 200 metri dove il vincitore vince la medaglia d\'oro e gli altri 7 migliorano tutti i loro primati (personali,, nazionali, continentali) ci sono teoricamente 8 vincitori e 8 persone soddisfatte. Anche chi arriverà ottavo proverà piacere per la propria performance e la presenza di avversari più forti di lui saranno stati lo stimolo necessario. Il problema del doping nell\'atletica o nel nuoto è stato determinato da una netta prevalenza del primo modello: vincere ad ogni costo, primeggiare, MIGLIORARE la propria prestazione PEGGIORANDO l\'individuo.
<BR>Gli sport di squadra presentano altre dinamiche (e altri tipi di pubblico). Il rugby si caratterizza per il contatto fisico in tutte le sue forme, fino allo scontro \"brutale\". La mischia, spontanea od ordinata, di fatto dovrebbero quindi esserne elemento costituivo tale da non essere nemmeno messi in discussione.
<BR>Certo, è un momento pericoloso, così come è pericoloso andare in macchina (ne muoiono tanti) e fumare. Ma è solo la natura \"fisica\" e lo scontro che ne deriva a renderla pericolosa? Gli infortuni in mischia sono dovuti a pura casualità o al sommarsi di scorrettezze e astuzie da parte di più giocatori che vedono nell\'atto sportivo un modo per affermare la propria supremazia ad ogni costo, al punto che il fine giustifica i mezzi? Oppure alla leggerezza e all\'incompentenza di chi, nelle categorie minori, schiera persone senza adeguata esperienza e preparazione in ruoli \"pericolosi\"? Come dire...il coltello è pericoloso, ma da solo un coltello non ha mai ammazzato nessuno.
<BR>Certo, si gioca per vincere, ma fino a che punto è lecito mettere in atto strategie e tecniche anche (mi verrebbe da dire soprattutto) scorrette per raggiungere la vittoria, col rischio di incolumità per me e per i miei avversari?
<BR>Quindi il problema non sarà eliminare la mischia, ma eliminare quei comportamenti in mischia che possono creare le condizioni per gravi infortuni. Così come è stato fatto con i placcaggi alti.
<BR>Educazione (sportiva e umana) dei giocatori fin dalle prime categorie, punizioni esemplari anche all\'interno della squadra (ti sei comportato male, non giochi per due mesi e vieni a vederti tutte le partite senza giocare)...purtroppo non tutti i giocatori di rugby sono migliori dei calciatori, anzi....
<BR>Il problema quindi si sposta secondo me sull\'atteggiamento del giocatore di rugby e sulla concezione che se ne ha: macchina bruta di ossa e muscoli finalizzata a triturare e spazzare via a testa bassa, oppure un complesso armonico di qualità fisiche varie (non solo forza d\'urto, ma corsa, salto, agilità, resistenza etc...) e \"spirito\", dove la forza è controllata e indirizzata da un lucido utilizzo dell\'intelligenza? Secondo me si vedrebbero molte capocciate di meno e un po\' di spettacolo in più.
<BR>Come vedete, non potendola mettere sull\'aspetto tecnico, l\'ho messa sul filosofico. Ognuno usa le armi che meglio sa usare.
<BR>Pamagri, sei contento oppure mi devo aspettare una tua ennesima pallosissima ramanzina?
<BR>
<BR>G.
<BR>
<BR>
<BR>P.s. In fondo quello che ho scritto può valere in parte anche per il primo interrogativo posto da Pam.
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<BR>Siccome però le mie competenze sono quelle che sono, io la prenderò da distante, cosa che Pamagri metemipsum non gradirà.
<BR>Pazienza, sopporterò ancora una volta cristianamente il suo sarcasmo, certo della mia ricompensa futura nel regno dei beati, una volta lasciato questo mondo, contemplando per l\'eternità il dannato Pamagri rivoltarsi nel girone infernale degli accidiosi.
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<BR>Mi concentrerò sul secondo e lascierò perdere gli altri due.
<BR>L\'interrogativo posto da Pamagri mi piace assai perchè presenta una situazione contraddittoria, ovvero: il problema della salvaguardia dell\'individuo e la presenza di aspetti tradizionali nel evento rugbystico che mettono seriamente a repentaglio la salvaguardia dell\'individuo stesso.
<BR>Si possono salvare capra e cavoli?
<BR>Quando si parla di evoluzioni e di cambiamenti la prima cosa che capita è il formarsi di due schieramenti, uno pro e uno contro.
<BR>Si potrebbe pensare ad altri momenti della nostra storia recente, non necessariamente sportivi: la legge sul divorzio o sull\'aborto, l\'abolizione del latino nella Messa...c\'è stata gente che ha plaudito al cambiamento e gente che ha pensato che in questo modo la Messa o il matrimonio non sarebbero stati più la stessa cosa. E\' veramente stato così? E\' bastato davvero cambiare un paio di cose per snaturare questi eventi?
<BR>La cosa che accomuna i due (o più) schieramenti di pensiero è che tutti ci si interroga sulla \"natura essenziale\" dell\'oggetto in questione.
<BR>In questi casi, chiedersi che cos\'è il rugby in quanto tale (al di là delle risposte retoriche del tipo \"fatica, sudore, fango e sacrificio\" che dal punto di vista del problema non portano nessun contributo) dovrebbe essere di aiuto. E poi il rugby in quanto sport ci porta a considerare il significato dello sport come momento educativo, collettivo e aggregativo-sociale.
<BR>Perchè bisogna fare sport, perchè ci piace farlo (o non ci piace farlo) e perchè tra tanti ci piace il rugby?
<BR>Lo scopo di uno sport è creare dei vincitori e dei vinti, stilare delle classifiche, distribuire medaglie (sponsor e capitali a parte) oppure è un momento in cui la presenza di un competitore mi serve per mettermi alla prova e conoscermi? Gli sport individuali a cronometro (specie l\'atletica e il nuoto) tendono soprattutto a questo. In una finale olimpica dei 200 metri dove il vincitore vince la medaglia d\'oro e gli altri 7 migliorano tutti i loro primati (personali,, nazionali, continentali) ci sono teoricamente 8 vincitori e 8 persone soddisfatte. Anche chi arriverà ottavo proverà piacere per la propria performance e la presenza di avversari più forti di lui saranno stati lo stimolo necessario. Il problema del doping nell\'atletica o nel nuoto è stato determinato da una netta prevalenza del primo modello: vincere ad ogni costo, primeggiare, MIGLIORARE la propria prestazione PEGGIORANDO l\'individuo.
<BR>Gli sport di squadra presentano altre dinamiche (e altri tipi di pubblico). Il rugby si caratterizza per il contatto fisico in tutte le sue forme, fino allo scontro \"brutale\". La mischia, spontanea od ordinata, di fatto dovrebbero quindi esserne elemento costituivo tale da non essere nemmeno messi in discussione.
<BR>Certo, è un momento pericoloso, così come è pericoloso andare in macchina (ne muoiono tanti) e fumare. Ma è solo la natura \"fisica\" e lo scontro che ne deriva a renderla pericolosa? Gli infortuni in mischia sono dovuti a pura casualità o al sommarsi di scorrettezze e astuzie da parte di più giocatori che vedono nell\'atto sportivo un modo per affermare la propria supremazia ad ogni costo, al punto che il fine giustifica i mezzi? Oppure alla leggerezza e all\'incompentenza di chi, nelle categorie minori, schiera persone senza adeguata esperienza e preparazione in ruoli \"pericolosi\"? Come dire...il coltello è pericoloso, ma da solo un coltello non ha mai ammazzato nessuno.
<BR>Certo, si gioca per vincere, ma fino a che punto è lecito mettere in atto strategie e tecniche anche (mi verrebbe da dire soprattutto) scorrette per raggiungere la vittoria, col rischio di incolumità per me e per i miei avversari?
<BR>Quindi il problema non sarà eliminare la mischia, ma eliminare quei comportamenti in mischia che possono creare le condizioni per gravi infortuni. Così come è stato fatto con i placcaggi alti.
<BR>Educazione (sportiva e umana) dei giocatori fin dalle prime categorie, punizioni esemplari anche all\'interno della squadra (ti sei comportato male, non giochi per due mesi e vieni a vederti tutte le partite senza giocare)...purtroppo non tutti i giocatori di rugby sono migliori dei calciatori, anzi....
<BR>Il problema quindi si sposta secondo me sull\'atteggiamento del giocatore di rugby e sulla concezione che se ne ha: macchina bruta di ossa e muscoli finalizzata a triturare e spazzare via a testa bassa, oppure un complesso armonico di qualità fisiche varie (non solo forza d\'urto, ma corsa, salto, agilità, resistenza etc...) e \"spirito\", dove la forza è controllata e indirizzata da un lucido utilizzo dell\'intelligenza? Secondo me si vedrebbero molte capocciate di meno e un po\' di spettacolo in più.
<BR>Come vedete, non potendola mettere sull\'aspetto tecnico, l\'ho messa sul filosofico. Ognuno usa le armi che meglio sa usare.
<BR>Pamagri, sei contento oppure mi devo aspettare una tua ennesima pallosissima ramanzina?
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<BR>G.
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<BR>P.s. In fondo quello che ho scritto può valere in parte anche per il primo interrogativo posto da Pam.
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billingham
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nambereit
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A parte che vorrei vedere le statistiche degli infortuni (per tipologia e per ruolo) nel rebi -oops - nel rugby di alto livello, perchè secondo me Pam ci sarebbe da discutere sulla presunta maggiore pericolosità delle fasi di conquista (ruck e maul) rispetto al gioco aperto, il percorso del rugby non è diverso da quello di altri sport.
<BR>
<BR>Una volta il talento aveva uno spazio diverso perchè era diversa la velocità del gioco.
<BR>
<BR>Allora emergevano fenomeni come JPR Williams, Gerald Davies, Phil Bennett, Codorniou e Bettarello (si parva licet...) a dispetto di un telaio non particolarmente \"gifted\".
<BR>
<BR>E\' bastato però che in Romania mettessero in piedi un rugby di vertice (da laboratorio) attorno a 4 - 5 squadre e ad una cinquantina di atleti professionisti per creare una specie di carro armato che ha rifilato batoste pesanti a squadre molto più titolate.
<BR>
<BR>Adesso, mettete insieme (e tralasciamo gli aspetti \"oscuri\", altrimenti Miky s\'incilindra e pretende nomi cognomi e circostanze...) Murdoch, il palinsesto da completare, ed una preparazione ossessiva e meticolosa, roba da 10 allenamenti alla settimana...(è il professionismo, baby...)
<BR>
<BR>...su un campo di 110 per 66 (come 20 anni fa, nè più nè meno...)...
<BR>
<BR>...videoanalisti che microtomizzano le prestazioni dei singoli, test di Cooper da 10 e 30 per gente da 110 chili...
<BR>
<BR>...e ci stupiano per la \"densità statistica\" delle lesioni (più o meno invalidanti)? Attenzione, non sto parlando di falli intenzionali, ma di normale dinamica del gioco.
<BR>
<BR>Non intendo dare giudizi di merito, ognuno è figlio del suo tempo. Però - non vorrei sembrare catastrofista - tra cinque anni sarà tutto rugby league. Niente fasi, niente maul o ruck. Penetrazione, cornate, bum! E di nuovo....
<BR>
<BR>Tuqiri, Sailor e Thorn sono solo l\'avanguardia...
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<BR>Una volta il talento aveva uno spazio diverso perchè era diversa la velocità del gioco.
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<BR>Allora emergevano fenomeni come JPR Williams, Gerald Davies, Phil Bennett, Codorniou e Bettarello (si parva licet...) a dispetto di un telaio non particolarmente \"gifted\".
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<BR>E\' bastato però che in Romania mettessero in piedi un rugby di vertice (da laboratorio) attorno a 4 - 5 squadre e ad una cinquantina di atleti professionisti per creare una specie di carro armato che ha rifilato batoste pesanti a squadre molto più titolate.
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<BR>Adesso, mettete insieme (e tralasciamo gli aspetti \"oscuri\", altrimenti Miky s\'incilindra e pretende nomi cognomi e circostanze...) Murdoch, il palinsesto da completare, ed una preparazione ossessiva e meticolosa, roba da 10 allenamenti alla settimana...(è il professionismo, baby...)
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<BR>...su un campo di 110 per 66 (come 20 anni fa, nè più nè meno...)...
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<BR>...videoanalisti che microtomizzano le prestazioni dei singoli, test di Cooper da 10 e 30 per gente da 110 chili...
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<BR>...e ci stupiano per la \"densità statistica\" delle lesioni (più o meno invalidanti)? Attenzione, non sto parlando di falli intenzionali, ma di normale dinamica del gioco.
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<BR>Non intendo dare giudizi di merito, ognuno è figlio del suo tempo. Però - non vorrei sembrare catastrofista - tra cinque anni sarà tutto rugby league. Niente fasi, niente maul o ruck. Penetrazione, cornate, bum! E di nuovo....
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<BR>Tuqiri, Sailor e Thorn sono solo l\'avanguardia...
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And the scrum conductor says
make a break number 8, number 8 make a break
We’ve been on this shift too long.
And the scrum conductor says
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We can reach our destination, but were still a ways away
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pam
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Eccomi qua! Scusate il ritardo, ma sono stati giorni...intensi.
<BR>Mi spiace per lo Yetazzo, stavolta, ma mi trovo, ahimé, a condividere quanto dice, anche se...secondo me non basta.
<BR>Cioè: d\'accordissimo sulla correttezza che ci deve essere (sia insegnata dagli allenatori che pretesa dagli arbitri!), ma non credo basti. E qui, mi riallaccio a Nambereit. Sinceramente non ho informazioni sulle statistiche, ma, fidandomi di quanto riportato nell\'articolo, la mischia è ancora il maggior motivo di incidenti.
<BR>Se pensiamo che il tempo effettivo di gioco per partita al mondiale dell\'87 era di 20 minuti, mentre nel 2003 è stato di 40 minuti, che le mischie e le touche sono mediamente una dozzina per partita, mentre le ruck e le maul sono circa 150 (!), si ha una miglior visione di quanto la dimensione del rugby vada mostruosamente dilatandosi in termini di impegno fisico e, quindi, di maggior rischio. Vero è che anche la preparazione fisica è migliore, ma la longevità del rugby è ancora molto bassa se paragonata a quella del calcio. Non ho nessuna idea su come si possa evolvere la mischia, non m\'immagino una partita senza mischia, ma non mi scandalizzo delle ipotesi di \"alleggerimento\" per le categorie inferiori, sia di età che di livello e quindi sposto un attimo il tiro: nel gioco non professionistico come pure nelle giovanili, è scandaloso pensare ad una mischia no contest? Il problema, di fatto mi pare un altro e cioè non il rischio connesso con l\'attività del professionista, ma quello del dilettante che partecipando fa prosperare il movimento.
<BR>Quanti giocatori giocherebbero ancora se la mischia fosse meno cruenta? Quanti ragazzi rimarrebbero nel rugby anche nelle categorie 17 e 19 se la mischia fosse meno \"feroce\"?
<BR>Più atleti, siano essi giovani opure pensionandi, teniamo intorno al movimento e più possibilità abbiamo di avere buoni giocatori: i giovani che crescono e i figli dei meno giovani che iniziano a giocare. Sarà un rugby di seri B, ma sarà sempre rugby! Oggi stiamo vivendo nel rugby quello che il calcio ha vissuto negli anni \'70 e \'80, cioè una professionalizzazione che necessariamente allarga il solco tra il professionismo e il dilettantismo. Chi si ricorda dei calciatori che improvvisamente diventavano famosi scovati in angoli remoti e che duravano due stagioni perchè non avevano la mentalità degli atleti?
<BR>Chi non ha conosciuto dei rugbisti che avevano tutte le qualità per emergere e poi si sono persi per strada perchè non avevano la prparazione atletica o lo stile di vita idoneo? Tutti li abbiamo conosciuti e rimpiangiamo di non averli più visti sul campo perchè non potevano più reggere lo scontro fisico.
<BR>Quindi, sono contento che non ci siano stati schieramenti \"religiosi\" sull\'argomento, e spingo un pò in avanti il limite...
<BR>Poi, sul giocatore professionista del nuovo millennio (punto 3)...l\'argomento rimane aperto.
<BR>Buona serata a tutti
<BR>pam
<BR>
<BR>P.S. Grazie Signore grazie, Grazie Signore grazieee che lo Yeto mi ha risparmiato autovetture e cacciaviti vari....
<BR>
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<BR>Mi spiace per lo Yetazzo, stavolta, ma mi trovo, ahimé, a condividere quanto dice, anche se...secondo me non basta.
<BR>Cioè: d\'accordissimo sulla correttezza che ci deve essere (sia insegnata dagli allenatori che pretesa dagli arbitri!), ma non credo basti. E qui, mi riallaccio a Nambereit. Sinceramente non ho informazioni sulle statistiche, ma, fidandomi di quanto riportato nell\'articolo, la mischia è ancora il maggior motivo di incidenti.
<BR>Se pensiamo che il tempo effettivo di gioco per partita al mondiale dell\'87 era di 20 minuti, mentre nel 2003 è stato di 40 minuti, che le mischie e le touche sono mediamente una dozzina per partita, mentre le ruck e le maul sono circa 150 (!), si ha una miglior visione di quanto la dimensione del rugby vada mostruosamente dilatandosi in termini di impegno fisico e, quindi, di maggior rischio. Vero è che anche la preparazione fisica è migliore, ma la longevità del rugby è ancora molto bassa se paragonata a quella del calcio. Non ho nessuna idea su come si possa evolvere la mischia, non m\'immagino una partita senza mischia, ma non mi scandalizzo delle ipotesi di \"alleggerimento\" per le categorie inferiori, sia di età che di livello e quindi sposto un attimo il tiro: nel gioco non professionistico come pure nelle giovanili, è scandaloso pensare ad una mischia no contest? Il problema, di fatto mi pare un altro e cioè non il rischio connesso con l\'attività del professionista, ma quello del dilettante che partecipando fa prosperare il movimento.
<BR>Quanti giocatori giocherebbero ancora se la mischia fosse meno cruenta? Quanti ragazzi rimarrebbero nel rugby anche nelle categorie 17 e 19 se la mischia fosse meno \"feroce\"?
<BR>Più atleti, siano essi giovani opure pensionandi, teniamo intorno al movimento e più possibilità abbiamo di avere buoni giocatori: i giovani che crescono e i figli dei meno giovani che iniziano a giocare. Sarà un rugby di seri B, ma sarà sempre rugby! Oggi stiamo vivendo nel rugby quello che il calcio ha vissuto negli anni \'70 e \'80, cioè una professionalizzazione che necessariamente allarga il solco tra il professionismo e il dilettantismo. Chi si ricorda dei calciatori che improvvisamente diventavano famosi scovati in angoli remoti e che duravano due stagioni perchè non avevano la mentalità degli atleti?
<BR>Chi non ha conosciuto dei rugbisti che avevano tutte le qualità per emergere e poi si sono persi per strada perchè non avevano la prparazione atletica o lo stile di vita idoneo? Tutti li abbiamo conosciuti e rimpiangiamo di non averli più visti sul campo perchè non potevano più reggere lo scontro fisico.
<BR>Quindi, sono contento che non ci siano stati schieramenti \"religiosi\" sull\'argomento, e spingo un pò in avanti il limite...
<BR>Poi, sul giocatore professionista del nuovo millennio (punto 3)...l\'argomento rimane aperto.
<BR>Buona serata a tutti
<BR>pam
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<BR>P.S. Grazie Signore grazie, Grazie Signore grazieee che lo Yeto mi ha risparmiato autovetture e cacciaviti vari....
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RADICITUS NUX VICTORIA CONSTANTER.
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nambereit
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Pam,
<BR>
<BR>io m\'immagino benissimo un incontro senza mischie. E con pochissime rimesse.
<BR>
<BR>Con terze che corrono come centri e centri grossi come terze. Il campo è piccolo? Benissimo, eliminiamo un paio di terze...
<BR>
<BR>No, seriamente, il problema non credo sia la mischia ordinata in se. Se si deve, in serie C o in giovanile, facciamola pure no contest.
<BR>
<BR>Tanto se c\'è l\'incontro che finisce 70 a 0, anche con la mischia no contest finisce 70 a 0. E magari, siccome i tight five riescono a toccare qualche pallone in più entrano a mille all\'ora su tutti i raggruppamenti e sderenano quello che passa lì intorno...
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<BR>io m\'immagino benissimo un incontro senza mischie. E con pochissime rimesse.
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<BR>Con terze che corrono come centri e centri grossi come terze. Il campo è piccolo? Benissimo, eliminiamo un paio di terze...
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<BR>No, seriamente, il problema non credo sia la mischia ordinata in se. Se si deve, in serie C o in giovanile, facciamola pure no contest.
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<BR>Tanto se c\'è l\'incontro che finisce 70 a 0, anche con la mischia no contest finisce 70 a 0. E magari, siccome i tight five riescono a toccare qualche pallone in più entrano a mille all\'ora su tutti i raggruppamenti e sderenano quello che passa lì intorno...
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And the scrum conductor says
make a break number 8, number 8 make a break
We’ve been on this shift too long.
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We can reach our destination, but were still a ways away
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metabolik
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Massacrato dal lavoro, leggo con ritardo la citazione dell\'articolo e la conseguente proposta di discussione da Pamagri.
<BR>Perfetta la sintesi che fa l\'articolo a proposito di dove va il rugby :
<BR>-bellezza del gioco (vedi finali NH e SH)
<BR>-sicurezza
<BR>-i due aspetti più conseguenti del professionismo, super-potenziamento fisico- tecnico e ingaggio al miglior offerente.
<BR>
<BR>Veramente una sintesi notevole, così come è notevole che le teste pensanti d\'Oltralpe, appunto, ci stiano pensando. Grazie di averci informato, Pamagri.
<BR>
<BR>Yeti analizza il problema nel contesto generale della \'motivazione allo sport\' e , di fatto, propone una soluzione, o meglio, una terapia morale al problema sicurezza.
<BR>
<BR>Nambereit è più tecnico e più disilluso: la tecnologia non si ferma e il rugbysta sarà un prodotto tecnologico.
<BR>La tecnologia se ne frega della bellezza artigianale, nessuno ricorda l\'abilità di chi forgiava a mano le ruote dei carri, la tecnologia non lascia scampo a chi non si adegua: le squadre tutti amici e poi gran bevute di vino ( una volta) o di birra ( oggi) saranno una favola dei tempi andati. Interessante anche l\'osservazione che i campi da gioco, pensati per atleti dalle caratteristiche MEDIE 80 kg. , 1,75 m. , 13 sec sui 100 m., siano ancora gli stessi 100 m x 67 m con giocatori 95 kg., 1.90, 11.5 sui 100 m.
<BR>
<BR>Ancora una volta, qualcosa di creato e fruito dalla massa, una proprietà collettiva, verrà derubato alla massa.
<BR>Vuoi fare una nuotata in un fiume o in un mare pulito ? sparati 1000 km., minimo, anche se già abiti vicino ad un fiume o al mare.
<BR>Vuoi giocare a rugby ? fallo per mestiere, o lascia perdere.
<BR>
<BR>A corto di tempo, mi limito a dire che le federazioni/IRB potrebbero mantenere/ difendere il diritto di tutti a giocare a rugby, in sicurezza :
<BR>1) escludendo giocatori stranieri dalla serie C e B
<BR>2) modificando il regolamento sulla base di una mediazione del vecchio tenuto a terra e dell\'attuale caduta su placcaggio con palla e vietando la presa in volo.
<BR>3) addestrando gli arbitri sul particolare problema della sicurezza.
<BR>
<BR>Se non lo faranno, lo faremo noi, epigoni duri e puri, grazie alla tecnologia informatica www.
<BR>
<BR>Sperando di avere presto un pò più di tempo,
<BR>Av salùt
<BR>Perfetta la sintesi che fa l\'articolo a proposito di dove va il rugby :
<BR>-bellezza del gioco (vedi finali NH e SH)
<BR>-sicurezza
<BR>-i due aspetti più conseguenti del professionismo, super-potenziamento fisico- tecnico e ingaggio al miglior offerente.
<BR>
<BR>Veramente una sintesi notevole, così come è notevole che le teste pensanti d\'Oltralpe, appunto, ci stiano pensando. Grazie di averci informato, Pamagri.
<BR>
<BR>Yeti analizza il problema nel contesto generale della \'motivazione allo sport\' e , di fatto, propone una soluzione, o meglio, una terapia morale al problema sicurezza.
<BR>
<BR>Nambereit è più tecnico e più disilluso: la tecnologia non si ferma e il rugbysta sarà un prodotto tecnologico.
<BR>La tecnologia se ne frega della bellezza artigianale, nessuno ricorda l\'abilità di chi forgiava a mano le ruote dei carri, la tecnologia non lascia scampo a chi non si adegua: le squadre tutti amici e poi gran bevute di vino ( una volta) o di birra ( oggi) saranno una favola dei tempi andati. Interessante anche l\'osservazione che i campi da gioco, pensati per atleti dalle caratteristiche MEDIE 80 kg. , 1,75 m. , 13 sec sui 100 m., siano ancora gli stessi 100 m x 67 m con giocatori 95 kg., 1.90, 11.5 sui 100 m.
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<BR>Ancora una volta, qualcosa di creato e fruito dalla massa, una proprietà collettiva, verrà derubato alla massa.
<BR>Vuoi fare una nuotata in un fiume o in un mare pulito ? sparati 1000 km., minimo, anche se già abiti vicino ad un fiume o al mare.
<BR>Vuoi giocare a rugby ? fallo per mestiere, o lascia perdere.
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<BR>A corto di tempo, mi limito a dire che le federazioni/IRB potrebbero mantenere/ difendere il diritto di tutti a giocare a rugby, in sicurezza :
<BR>1) escludendo giocatori stranieri dalla serie C e B
<BR>2) modificando il regolamento sulla base di una mediazione del vecchio tenuto a terra e dell\'attuale caduta su placcaggio con palla e vietando la presa in volo.
<BR>3) addestrando gli arbitri sul particolare problema della sicurezza.
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<BR>Se non lo faranno, lo faremo noi, epigoni duri e puri, grazie alla tecnologia informatica www.
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<BR>Sperando di avere presto un pò più di tempo,
<BR>Av salùt
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Maffa
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- Iscritto il: 17 ott 2003, 0:00
- Località: Torino
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<!-- BBCode Quote Start --><TABLE BORDER=0 ALIGN=CENTER WIDTH=85%><TR><TD><font size=-1>Quote:</font><HR></TD></TR><TR><TD><FONT SIZE=-1><BLOCKQUOTE>
<BR> 15-06-2004 alle ore 22:13, metabolik wrote:
<BR>Interessante anche l\'osservazione che i campi da gioco, pensati per atleti dalle caratteristiche MEDIE 80 kg. , 1,75 m. , 13 sec sui 100 m., siano ancora gli stessi 100 m x 67 m con giocatori 95 kg., 1.90, 11.5 sui 100 m.
<BR></BLOCKQUOTE></FONT></TD></TR><TR><TD><HR></TD></TR></TABLE><!-- BBCode Quote End -->
<BR>
<BR>Uh... oddio le dimensioni del campo... non avevo mai pensato di porre in questione le dimensioni del campo... sarebbe come alzare i cesti del basket dell\'NBA... sgroppate come la meta australiana contro gli AB sarebbero più difficili da fare, e ancora oggi presidiare il territorio non è cosa semplice.
<BR>
<BR>Sarà che seguo il rugby solo da pochi anni, ma voi dite che oggi è più statico di una volta? Che in situazione di pari estremismo fisico/tattico, le partite diventano degli stalli di mischie e fasi statiche varie?
<BR> 15-06-2004 alle ore 22:13, metabolik wrote:
<BR>Interessante anche l\'osservazione che i campi da gioco, pensati per atleti dalle caratteristiche MEDIE 80 kg. , 1,75 m. , 13 sec sui 100 m., siano ancora gli stessi 100 m x 67 m con giocatori 95 kg., 1.90, 11.5 sui 100 m.
<BR></BLOCKQUOTE></FONT></TD></TR><TR><TD><HR></TD></TR></TABLE><!-- BBCode Quote End -->
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<BR>Uh... oddio le dimensioni del campo... non avevo mai pensato di porre in questione le dimensioni del campo... sarebbe come alzare i cesti del basket dell\'NBA... sgroppate come la meta australiana contro gli AB sarebbero più difficili da fare, e ancora oggi presidiare il territorio non è cosa semplice.
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<BR>Sarà che seguo il rugby solo da pochi anni, ma voi dite che oggi è più statico di una volta? Che in situazione di pari estremismo fisico/tattico, le partite diventano degli stalli di mischie e fasi statiche varie?
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nambereit
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- Iscritto il: 6 mag 2003, 0:00
- Località: la valle dei capannoni
No Maffa, al contrario.
<BR>
<BR>Il tempo di gioco effettivo è aumentato a dismisura ed il RITMO di gioco non è nemmeno paragonabile a 10 15 anni fa.
<BR>
<BR>Solo che rompere le difese è diventato difficilissimo e spesso vedi 10-15 fasi consecutive senza che succeda nulla (o meglio, ti becchi un turn-over).
<BR>
<BR>Oppure vedi (e non in funzione nel numero di fasi) il classico armadio a quattro ante che rompe il placcaggio (cioè - in termini di analisi - un placcaggio sbagliato) e bum! 40 metri di sprint in meta...
<BR>
<BR>In un vecchio 5 Nazioni (\'azzo, fine anni ottanta? primi anni novanta?) fece un enorme scalpore un\'azione dei Galletti contro l\'Irlanda che in cinque fasi ed 1 minuto e mezzo circa ha portato i Coqs in meta ed ha lasciato i Verdi basiti e con le gambe molli...
<BR>
<BR>Certo, salto dell\'uomo, incroci, cambi di direzione (no, aspetta, oggi si dice \"cambio dell\'angolo di corsa\"... cinque parole invece di tre per dire la stessa cosa, ma è molto più fiko...) manualità da favola... ad un altra velocità. E con spazi enormi per inventare gioco DOPO che è stata conquistata la linea del vantaggio.
<BR>
<BR>Ma oggi dove vuoi andare con i vari Betsen, Persico, McCaw e Smith che sono lì a sbanfarti sulle costole in 3 secondi, Collins in 5 e Leota in 8?
<BR>
<BR>Attenzione, ci sono ancora incontri che finiscono con punteggi \"larghi\" e tante mete, ma a furia di professionalizzare l\'approccio al gioco, ed in funzione dell\'importanza della posta in palio, vedremo sempre più o sequenze interminabili di fasi (adesso credo si dica \"drive\", boh...) o armadi Mastro Lindo lanciati a mille all\'ora...il talento e la tecnica seppelliti dai muscoli (sperando che...ci siamo capiti...)
<BR>
<BR>Credo che tutti all\'ultima Coppa del Mondo tifassero AB... per la tradizione e per il gioco espresso.
<BR>
<BR>Ricordatevi cosa è succeso in semi con l\'Australia e - siccome chi di spada ferisce di spada perisce - come è andata a finire.
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<BR>Il tempo di gioco effettivo è aumentato a dismisura ed il RITMO di gioco non è nemmeno paragonabile a 10 15 anni fa.
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<BR>Solo che rompere le difese è diventato difficilissimo e spesso vedi 10-15 fasi consecutive senza che succeda nulla (o meglio, ti becchi un turn-over).
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<BR>Oppure vedi (e non in funzione nel numero di fasi) il classico armadio a quattro ante che rompe il placcaggio (cioè - in termini di analisi - un placcaggio sbagliato) e bum! 40 metri di sprint in meta...
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<BR>In un vecchio 5 Nazioni (\'azzo, fine anni ottanta? primi anni novanta?) fece un enorme scalpore un\'azione dei Galletti contro l\'Irlanda che in cinque fasi ed 1 minuto e mezzo circa ha portato i Coqs in meta ed ha lasciato i Verdi basiti e con le gambe molli...
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<BR>Certo, salto dell\'uomo, incroci, cambi di direzione (no, aspetta, oggi si dice \"cambio dell\'angolo di corsa\"... cinque parole invece di tre per dire la stessa cosa, ma è molto più fiko...) manualità da favola... ad un altra velocità. E con spazi enormi per inventare gioco DOPO che è stata conquistata la linea del vantaggio.
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<BR>Ma oggi dove vuoi andare con i vari Betsen, Persico, McCaw e Smith che sono lì a sbanfarti sulle costole in 3 secondi, Collins in 5 e Leota in 8?
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<BR>Attenzione, ci sono ancora incontri che finiscono con punteggi \"larghi\" e tante mete, ma a furia di professionalizzare l\'approccio al gioco, ed in funzione dell\'importanza della posta in palio, vedremo sempre più o sequenze interminabili di fasi (adesso credo si dica \"drive\", boh...) o armadi Mastro Lindo lanciati a mille all\'ora...il talento e la tecnica seppelliti dai muscoli (sperando che...ci siamo capiti...)
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<BR>Credo che tutti all\'ultima Coppa del Mondo tifassero AB... per la tradizione e per il gioco espresso.
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<BR>Ricordatevi cosa è succeso in semi con l\'Australia e - siccome chi di spada ferisce di spada perisce - come è andata a finire.
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And the scrum conductor says
make a break number 8, number 8 make a break
We’ve been on this shift too long.
And the scrum conductor says
make a break number 8, number 8 make a break
We can reach our destination, but were still a ways away
make a break number 8, number 8 make a break
We’ve been on this shift too long.
And the scrum conductor says
make a break number 8, number 8 make a break
We can reach our destination, but were still a ways away
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pam
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- Iscritto il: 6 mag 2003, 0:00
Buongiorno Boys!
<BR>Credo di aver capito che Nambereit abbia paura della deriva esclusivamente fisica del rugby, Namber correggimi se sbaglio.
<BR>Di fatto credo che come spesso succede, il pendolo del gioco da molto tecnico (finte e manualità) degli anni \'70, si sia spostato al suo opposto, cioè al treno che, palla in mano, asfalta tutto quanto gli passa davanti (tipo Lomu) negli anni \'80 e \'90.
<BR>Senz\'altro se si aumentassero le dimensioni del campo questa tendenza diventerebbe inarrestabile, ma credo che alcuni fatti recenti ci facciano ricredere.
<BR>La finale tra Wasps e Stade Toulousain, ci ha insegnato come sulla preponderanza fisica francese abbia di fatto avuto il sopravvento la maggior velocità inglese (un\'inversione di scuola).
<BR>E qui si innesta la capacità dell\'atleta di saltare l\'uomo...
<BR>a presto
<BR>pam
<BR>Credo di aver capito che Nambereit abbia paura della deriva esclusivamente fisica del rugby, Namber correggimi se sbaglio.
<BR>Di fatto credo che come spesso succede, il pendolo del gioco da molto tecnico (finte e manualità) degli anni \'70, si sia spostato al suo opposto, cioè al treno che, palla in mano, asfalta tutto quanto gli passa davanti (tipo Lomu) negli anni \'80 e \'90.
<BR>Senz\'altro se si aumentassero le dimensioni del campo questa tendenza diventerebbe inarrestabile, ma credo che alcuni fatti recenti ci facciano ricredere.
<BR>La finale tra Wasps e Stade Toulousain, ci ha insegnato come sulla preponderanza fisica francese abbia di fatto avuto il sopravvento la maggior velocità inglese (un\'inversione di scuola).
<BR>E qui si innesta la capacità dell\'atleta di saltare l\'uomo...
<BR>a presto
<BR>pam
RADICITUS NUX VICTORIA CONSTANTER.