Inviato: 17 ago 2004, 9:12
Leggete questo bell\'articolo e dite cosa pensate del connubio tra fede religiosa e rugby.
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<BR>RUGBY IN PARROCCHIA
<BR>Rugby e parrocchia: un connubio che non è poi così infrequente nella storia del rugby, che offre diversi esempi di personaggi capaci di ben coniugare gli impegni pastorali con quelli sportivi.
<BR>Don Klaus Warns Karasura, 36 anni, vice parroco della chiesa di San Giovanni di Imperia è un grandissimo appassionato di rugby e quando può gioca con il Delta Rugby Imperia. Klaus Warns, samoano, dieci anni fa è partito dal suo paese per arrivare a Roma dove ha iniziato la vita ecclesiastica. Successivamente si è trasferito ad Imperia e, pur dedicandosi con molto impegno agli studi religiosi, non ha mai dimenticato l\'amore per il rugby, gioco che praticava nel suo paese, in cui, tra l\'altro, era uno dei giocatori più forti della squadra cattolica. In Italia, invece, le regole sono molto rigide e per i seminaristi non è previsto il gioco del rugby, tanto che Klaus ha sempre nascosto la sua passione, fino a quando Moro Marino, presidente del Delta Rugby Imperia, lo ha scoperto e tesserato. Grazie a lui il livello della squadra ha fatto subito un salto di qualità e per don Klaus è iniziato un nuovo ritmo di vita: la domenica, dopo aver celebrato la funzione religiosa, svestito l\'abito talare, indossa la maglia della squadra, entra in campo e segna splendide mete. Il sacerdote è conosciuto dagli avversari per una particolare azione nota con il nome di \"crash-bone tackle \", placcaggio spaccaossa, un atteggiamento questo, nei confronti degli altri fratelli di fede, che contrasta enormemente con i modi gentili e tranquilli che il samoano ha di solito ma, buon sangue non mente, quando entra in campo il rugby lo trasforma e si inizia a giocare come da \"quelle parti\".
<BR>Don Klaus non rappresenta però un caso unico in Italia; il suo compagno di studi in seminario, don Anthony Mataia, con un passato nelle nazionali giovanili samoane, vice Parroco a Panicale, si allena con il Cus Perugia accogliendo nell\'oratorio locale tanti giovani talenti.
<BR>Ma il personaggio più noto è senza dubbio il cardinale Roger Etchegaray, presidente del Comitato Centrale de Giubileo 2000. Residente nella città del Vaticano, il cardinale Roger Etchegaray è nato nei paesi Baschi, dove il rugby è uno sport d\'elezione e da ragazzo ha giocato nelle squadre scolastiche e non ha mai dimenticato le proprie origini sportive. Il Cardinale, 81 anni, in un\'intervista rilasciata lo scorso anno in occasione dell\'incontro Italia vs Francia, valido per il Sei Nazioni, ha detto di seguire con grande interesse le partite del Torneo e di aver utilizzato lo spirito di sacrificio e di solidarità insegnatogli dal rugby nella sua missione pastorale nei luoghi più disagiati del pianeta.
<BR>Nel nostro paese sono da ricordare anche i 4 padri maristi irlandesi Dorgan, O\'Leray, Scully e Brennock che, all\'inizio degli anni \'70, contribuirono alla promozione della Lazio Rugby in quel di Roma.
<BR>Una singolare, curiosità, infine: nel Cus Genova giocano insieme don Eugenio Schenata, seconda linea, poi missionario in Africa, e Simon Hodge, estremo australiano e ministro del Signore.
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<BR>RUGBY IN PARROCCHIA
<BR>Rugby e parrocchia: un connubio che non è poi così infrequente nella storia del rugby, che offre diversi esempi di personaggi capaci di ben coniugare gli impegni pastorali con quelli sportivi.
<BR>Don Klaus Warns Karasura, 36 anni, vice parroco della chiesa di San Giovanni di Imperia è un grandissimo appassionato di rugby e quando può gioca con il Delta Rugby Imperia. Klaus Warns, samoano, dieci anni fa è partito dal suo paese per arrivare a Roma dove ha iniziato la vita ecclesiastica. Successivamente si è trasferito ad Imperia e, pur dedicandosi con molto impegno agli studi religiosi, non ha mai dimenticato l\'amore per il rugby, gioco che praticava nel suo paese, in cui, tra l\'altro, era uno dei giocatori più forti della squadra cattolica. In Italia, invece, le regole sono molto rigide e per i seminaristi non è previsto il gioco del rugby, tanto che Klaus ha sempre nascosto la sua passione, fino a quando Moro Marino, presidente del Delta Rugby Imperia, lo ha scoperto e tesserato. Grazie a lui il livello della squadra ha fatto subito un salto di qualità e per don Klaus è iniziato un nuovo ritmo di vita: la domenica, dopo aver celebrato la funzione religiosa, svestito l\'abito talare, indossa la maglia della squadra, entra in campo e segna splendide mete. Il sacerdote è conosciuto dagli avversari per una particolare azione nota con il nome di \"crash-bone tackle \", placcaggio spaccaossa, un atteggiamento questo, nei confronti degli altri fratelli di fede, che contrasta enormemente con i modi gentili e tranquilli che il samoano ha di solito ma, buon sangue non mente, quando entra in campo il rugby lo trasforma e si inizia a giocare come da \"quelle parti\".
<BR>Don Klaus non rappresenta però un caso unico in Italia; il suo compagno di studi in seminario, don Anthony Mataia, con un passato nelle nazionali giovanili samoane, vice Parroco a Panicale, si allena con il Cus Perugia accogliendo nell\'oratorio locale tanti giovani talenti.
<BR>Ma il personaggio più noto è senza dubbio il cardinale Roger Etchegaray, presidente del Comitato Centrale de Giubileo 2000. Residente nella città del Vaticano, il cardinale Roger Etchegaray è nato nei paesi Baschi, dove il rugby è uno sport d\'elezione e da ragazzo ha giocato nelle squadre scolastiche e non ha mai dimenticato le proprie origini sportive. Il Cardinale, 81 anni, in un\'intervista rilasciata lo scorso anno in occasione dell\'incontro Italia vs Francia, valido per il Sei Nazioni, ha detto di seguire con grande interesse le partite del Torneo e di aver utilizzato lo spirito di sacrificio e di solidarità insegnatogli dal rugby nella sua missione pastorale nei luoghi più disagiati del pianeta.
<BR>Nel nostro paese sono da ricordare anche i 4 padri maristi irlandesi Dorgan, O\'Leray, Scully e Brennock che, all\'inizio degli anni \'70, contribuirono alla promozione della Lazio Rugby in quel di Roma.
<BR>Una singolare, curiosità, infine: nel Cus Genova giocano insieme don Eugenio Schenata, seconda linea, poi missionario in Africa, e Simon Hodge, estremo australiano e ministro del Signore.
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