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http://www.corriere.it/sport/17_gennaio ... d8ca.shtml

Bella intervista, molto ragionevole e largamente condivisibile a mio avviso.

Però COS deve avere pazienza, questo è il suo anno zero, ma gli appassionati italiani ne hanno già vissuti parecchi, di "anni zero". Se qualcuno storce il naso a sentirgli dire che per noi, adesso, "...vincere non è la prima cosa" anche COS deve capirlo, deve mettersi nei nostri panni...

Pienamente d'accordo anche sul fatto che sia difficile crescere cambiano allenatore ogni quattro anni. Io mi auguro veramente che, se tutto va bene, un anno prima del mondiale gli rinnovino il contratto per altri 4 anni.

CoS fa una serie coerente di affermazioni utili a capire la differenza fra il sentito dire e la competenza associata alla programmazione.
Non vorrei incensarlo, ma vi invito a leggere con attenzione tutti gli argomenti che tocca nel ritmo necessario ad un'intervista sbarazzina come si usa nelle pagine sportivo calcistiche dei giornali italiani. Questa intervista accenna ad un programma di sviluppo, al materiale a sua disposizione, a come pensa di utilizzarlo, a quale finestra temporale gli sarebbe nacessaria, a quali sono alcuni dei problemi da affrontare (consistenza di tutti, compresi gli arbitraggi).
Insomma un percorso coerente, che spero gli permettano di seguire al meglio, visto che lui ed il suo staff sono fra le poche cose a cui il rugby italiano può affidarsi per crescere.

So benissimo che il rugby italiano ha fame di vittorie. Vincere piace, fa bene e porta nuove forze perché i ragazzi più giovani hanno bisogno di eroi per appassionarsi a uno sport. Ho visto cosa è successo con il Sudafrica, ma so anche che siamo all’inizio di un percorso. Può sembrare un paradosso, ma adesso, per noi, vincere non è la prima cosa

Diciamo che non basta, ma aiuta. Comunque, sì, non è la prima cosa, ma almeno la seconda si.

Ma io sono venuto per cambiare il sistema, per liberare le potenzialità del rugby italiano

Se ci riesce starà nel mio Pantheon, seduto al tavolino con Villepreux e Coste.

Da dove si comincia?
«Dalla testa. Le sconfitte lasciano il segno, c’è chi si è assuefatto e gli avversari si sono convinti che contro l’Italia basti aspettare per portare a casa la partita. È un cerchio che va spezzato subito e la vittoria sul Sudafrica è stata importante per questo: ha fatto capire, a noi sopra tutti, che dobbiamo solo lavorare e avere fiducia. Che possiamo farcela».

Ecco perchè vincere è, almeno, la seconda cosa importante.

Nel football americano è l’allenatore che pensa di aver subito un torto a chiedere la moviola, non l’arbitro. Credo sia il sistema migliore: due chiamate a tempo fatte dall’allenatore o, nel rugby, dal capitano. Troppe interruzioni finirebbero per rovinare il gioco

Spunto interessante. Se ne potrebbe parlare.

Per me invece è perfetto così. E' l'arbitro che deve decidere se e quando chiedere, non i partecipanti. Anche perché allora io non capisco perché solo 2 chiamate a tempo, e non 1, o 3 o 4.
Secondo me questo è il sistema più equilibrato per garantire il gioco e, sinceramente, a me non pare che attualmente le partite siano ammazzate dalle interruzioni dei TMO.

Mi piace tutto il resto delle considerazioni di COS e spero anche io che possa sfondare il muro dei 4 anni. Chiaro, a meno di catastrofi.

Chissà se COS ha utilizzato l'esempio del football americano di proposito.
Forse paragonarsi al volley non gli sembrava abbastanza "maschio"...

O'Shea sul 6 Nazioni: "non siamo qui per vincere"
Di Giandomenico (Italdonne) sulla World Cup: "siamo qui per competere"

Ecco la grande rivoluzione...

Su Eurosport hanno pubblicato un altro breve video con alcune dichiarazioni di O'shea.
Tra l'altro il suo italiano stia decisamente migliorando. Che pure questo non è un brutto segnale, anzi!

http://video.it.eurosport.com/rugby/o-s ... ideo.shtml