Inviato: 27 feb 2005, 11:27
Ricordo 2 anni fa Will Greenwood venire intervistato al termine di una partita del 6N che l\'Inghilterra aveva appena vinto contro l\'Italia per 40-5. Era incazzato nero per come era andato il secondo tempo e non usò mezzi termini, al limite del censurabile, per descrivere la prestazione inglese nel secondo tempo (per la cronaca, il parziale del secondo tempo era stao 7-5 per l\'Inghilterra). Questa mentalità ha portato poi l\'Inghilterra a vincere la coppa del mondo sei mesi dopo.
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<BR>Quando, in un\'altra discussione dico che la tradizione non scende in campo, mi riferisco a questo: la tradizione voleva che le squadre dell\'emisfero sud fossero più forti, soprattutto in casa loro. Se questo fosse stato un fattore importante l\'Inghilterra non avrebbe mai vinto la coppa, nè la Francia avrebbe battuto la Nuova Zelanda 4 anni prima in quella che tuttora è una delle più belle partite che abbia mai visto (e allora facevo il tifo per gli All Blacks). JK ha ragione quando dice che bisogna credere di poter vincere tutte le partite, ma non gli crede nessuno e forse non ci crede nemmeno lui. Il problema è che mentre in Francia o in Inghilterra una sconfitta (con gli All Blacks o con il Galles) viene vista come una vergogna, da noi è accettabile. Non è che il nostro rugby è un po\' troppo influenzato dal calcio? In fondo è accettabile perdere a calcio con Brasile, Francia o Argentina... per questo non battiamo l\'Argentina da 20 anni, il Brasile da 23 e la Francia da 27... e almeno nel calcio dovremmo essere tra i più forti al mondo, non gli ultimi arrivati, che è la nostra scusa ufficiale nel rugby. Mi domando se i nostri giovani che si avvicinano al rugby sognano di fare panchina a Twickenham o di rifilarne 70 agli All Blacks... se l\'ambizione è poca, i risultati saranno scarsi sempre e comunque. Ho paura che la povertà di ambizione sia la malattia più grave del nostro rugby, e tutti, dalla Federazione agli appassionati, ne sono stati infettati.
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<BR>per concludere, un\'altra citazione di Vince Lombardi (che ha vinto 2 superbowls da allenatore):
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<BR>\"If winning isn\'t everything, why do they keep score?\"
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<BR>Quando, in un\'altra discussione dico che la tradizione non scende in campo, mi riferisco a questo: la tradizione voleva che le squadre dell\'emisfero sud fossero più forti, soprattutto in casa loro. Se questo fosse stato un fattore importante l\'Inghilterra non avrebbe mai vinto la coppa, nè la Francia avrebbe battuto la Nuova Zelanda 4 anni prima in quella che tuttora è una delle più belle partite che abbia mai visto (e allora facevo il tifo per gli All Blacks). JK ha ragione quando dice che bisogna credere di poter vincere tutte le partite, ma non gli crede nessuno e forse non ci crede nemmeno lui. Il problema è che mentre in Francia o in Inghilterra una sconfitta (con gli All Blacks o con il Galles) viene vista come una vergogna, da noi è accettabile. Non è che il nostro rugby è un po\' troppo influenzato dal calcio? In fondo è accettabile perdere a calcio con Brasile, Francia o Argentina... per questo non battiamo l\'Argentina da 20 anni, il Brasile da 23 e la Francia da 27... e almeno nel calcio dovremmo essere tra i più forti al mondo, non gli ultimi arrivati, che è la nostra scusa ufficiale nel rugby. Mi domando se i nostri giovani che si avvicinano al rugby sognano di fare panchina a Twickenham o di rifilarne 70 agli All Blacks... se l\'ambizione è poca, i risultati saranno scarsi sempre e comunque. Ho paura che la povertà di ambizione sia la malattia più grave del nostro rugby, e tutti, dalla Federazione agli appassionati, ne sono stati infettati.
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<BR>per concludere, un\'altra citazione di Vince Lombardi (che ha vinto 2 superbowls da allenatore):
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<BR>\"If winning isn\'t everything, why do they keep score?\"