Wakarua
Moderatore: Emy77
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malaga
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Rima Wakarua ancora \"Man of The Match\" (per la terza volta, nonostante lo \"scippo\" di Venezia e senza contare quello di Parma-Rovigo datogli da SKY altrimenti sarebbero 5)
<BR>Sempre più in testa alla classifica dei marcatori ma, cosa più importante, <!-- BBCode Start --><B>dirottato in extremis nella nazionale maggiore</B><!-- BBCode End -->
<BR>Sempre più in testa alla classifica dei marcatori ma, cosa più importante, <!-- BBCode Start --><B>dirottato in extremis nella nazionale maggiore</B><!-- BBCode End -->
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THAKER
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THAKER
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Bhe nella Nazionale Maggiore avevamo 3 Aperture convocate, di cui proponibile come estremo c\'era il solo Scannavacca, nessun estremo di ruolo e tanti 3/4 centro schierabili anche ala o estremo.
<BR>Wakarua sarebbe docuto essere l\'estremo della Nazionale A, dove apertura c\'erano Di Bernardo e Patelli (3 aperture per una partita li sarebbero state proprio esagerate).
<BR>Magari non partirà titolare, xò è un\'alternativa concreta, anche alla luce dei 21 punti di oggi, il calciatore che non avevamo (Scannavacca sarebbe stato ottimo per il compito, Pez mi da meno fiducia al piede).
<BR><!-- BBCode Start --><IMG SRC="http://news.bbc.co.uk/media/images/3949 ... rua200.jpg"><!-- BBCode End --><!-- BBCode Start --><IMG SRC="http://news.bbc.co.uk/media/images/3945 ... 00x245.jpg"><!-- BBCode End -->
<BR>Wakarua sarebbe docuto essere l\'estremo della Nazionale A, dove apertura c\'erano Di Bernardo e Patelli (3 aperture per una partita li sarebbero state proprio esagerate).
<BR>Magari non partirà titolare, xò è un\'alternativa concreta, anche alla luce dei 21 punti di oggi, il calciatore che non avevamo (Scannavacca sarebbe stato ottimo per il compito, Pez mi da meno fiducia al piede).
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L3gs
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Si dice SCANAVACCA, non SCANNAVACCA.
NO ALLO SPOSTAMENTO DEL MONUMENTO DEDICATO A MACI BATTAGLINI!:
http://www.petitiononline.com/maci/petition.html
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THAKER
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Un vecchio articolo riesumato dall\'archivio di rugby.it
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<BR>Wakarua, un maori in maglia azzurra - Il Corriere della Sera
<BR> Il talento di Auckland, che da 4 stagioni gioca nel nostro campionato, convocato in nazionale dal c.t. Kirwan. Con l’Italia in Coppa del mondo: «La mia fidanzata bresciana m’insegna a cantare l’Inno»
<BR>
<BR>La convocazione in nazionale lo ha sorpreso, con quel nome lì, Rima Wakarua, a tutto pensava meno che a dover trascorrere l’inizio d’autunno a difendere l’azzurro su un campo da rugby. Ed invece il maori dai modi gentili non solo andrà alla Coppa del Mondo in Australia (esordio a Melbourne l’11 ottobre: All Blacks-Italia) da italiano, ma lo farà con la maglia numero 10 sulle spalle, quella del direttore d’orchestra, della mente, del riferimento di ogni squadra. Quella che nell’ultimo decennio è stata esclusiva proprietà di Diego Dominguez. Eredità pesante.
<BR>
<BR>Nel rugby della globalizzazione esasperata e dei confini geografici tracciati sul planisfero con l’inchiostro simpatico, Wakarua è diventato eleggibile in base alla controversa regola sugli equiparati: per l’International Board è sufficiente aver giocato 36 mesi in un Paese diverso da quello di provenienza per acquisire il diritto ad essere chiamato in nazionale. Senso di appartenenza e orgoglio patrio non fanno più parte del vocabolario ovale, ma è così per tutti (Francia, Inghilterra e la stessa Nuova Zelanda, con ripetute razzie nelle Isole del Sud Pacifico, hanno aperto la strada), inutile scandalizzarsi. Italiano per residenza prolungata, basta ed avanza per godersi questo sogno di fine estate: «Nel 1987 il mio papà mi portò ad Auckland a vedere la prima finale mondiale: All Blacks - Francia. Avevo 11 anni e come ogni bambino neozelandese sognavo un giorno di poter vivere quelle emozioni. Mai avrei creduto che quel giorno sarebbe arrivato con la maglia dell’Italia». In Lombardia arrivò nel 1999, chiamato da Matt Vaea, l’allenatore del Rovato. Cresciuto ad Auckland, talento del North Shore, la fucina degli All Blacks, laureato in orticoltura, green keeper nel locale circolo di golf fino a diventare eccellente giocatore da handicap 4, a 23 anni decise di lasciare l’Isola del rugby perché voleva allargare i propri orizzonti: «E perché nella mia squadra il mediano di apertura titolare si chiamava Frano Botica, un mito in Nuova Zelanda. Ha giocato ad alto livello fino a 40 anni, mi sentivo chiuso dalla sua personalità. Anche se rimane il mio grande maestro».
<BR>Nelle quattro stagioni passate in Italia Wakarua ha sempre vinto la classifica dei marcatori della serie A, portando quest’anno la sua «Leonessa 1928» alla promozione in «Super 10». Spietato calciatore, ama il contatto fisico a dispetto delle sue misure normali (176 cm per 85 kg) in un mondo popolato da giganti: <!-- BBCode Start --><B>«Sono piccolo, è vero, ma non mi vergogno a placcare»</B><!-- BBCode End -->. Lo sanno bene gli arbitri del campionato italiano che qualche volta lo hanno spedito in anticipo negli spogliatoi per punire la violenza del suo gesto tecnico: «Ormai ho imparato come ci si deve comportare qui da voi, ma quando arrivi sull’avversario è giusto farsi sentire». Adesso il futuro si colora d’azzurro grazie ad una convocazione arrivata all’ultimo momento: «Sono strafelice, ho già prenotato i biglietti per l\'Australia a tutta la mia famiglia: mio papà (Michael, 54 anni, una ex terza linea che ancora gioca con una squadra «old» di Auckland, ndr) è orgoglioso, anche perché non pensa di dover tradire la sua fede All Black. Tiferà Italia per dovere familiare, ma il suo cuore batterà per la Nuova Zelanda». Ha a disposizione solo un mese per metabolizzare il verbo tecnico predicato da John Kirwan: «Non credo sia un problema, il rugby è aggressività, coraggio, tecnica; uguale in tutto il mondo. Semmai se qualcosa mi preoccupa è il dover imparare il vostro inno; ci ha pensato Silvia, la mia fidanzata bresciana, a scaricare da internet un file con le parole di Mameli. Le ho giurato che prima di salire sull’aereo le saprò a memoria». Valerio Vecchierelli
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<BR>Wakarua, un maori in maglia azzurra - Il Corriere della Sera
<BR> Il talento di Auckland, che da 4 stagioni gioca nel nostro campionato, convocato in nazionale dal c.t. Kirwan. Con l’Italia in Coppa del mondo: «La mia fidanzata bresciana m’insegna a cantare l’Inno»
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<BR>La convocazione in nazionale lo ha sorpreso, con quel nome lì, Rima Wakarua, a tutto pensava meno che a dover trascorrere l’inizio d’autunno a difendere l’azzurro su un campo da rugby. Ed invece il maori dai modi gentili non solo andrà alla Coppa del Mondo in Australia (esordio a Melbourne l’11 ottobre: All Blacks-Italia) da italiano, ma lo farà con la maglia numero 10 sulle spalle, quella del direttore d’orchestra, della mente, del riferimento di ogni squadra. Quella che nell’ultimo decennio è stata esclusiva proprietà di Diego Dominguez. Eredità pesante.
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<BR>Nel rugby della globalizzazione esasperata e dei confini geografici tracciati sul planisfero con l’inchiostro simpatico, Wakarua è diventato eleggibile in base alla controversa regola sugli equiparati: per l’International Board è sufficiente aver giocato 36 mesi in un Paese diverso da quello di provenienza per acquisire il diritto ad essere chiamato in nazionale. Senso di appartenenza e orgoglio patrio non fanno più parte del vocabolario ovale, ma è così per tutti (Francia, Inghilterra e la stessa Nuova Zelanda, con ripetute razzie nelle Isole del Sud Pacifico, hanno aperto la strada), inutile scandalizzarsi. Italiano per residenza prolungata, basta ed avanza per godersi questo sogno di fine estate: «Nel 1987 il mio papà mi portò ad Auckland a vedere la prima finale mondiale: All Blacks - Francia. Avevo 11 anni e come ogni bambino neozelandese sognavo un giorno di poter vivere quelle emozioni. Mai avrei creduto che quel giorno sarebbe arrivato con la maglia dell’Italia». In Lombardia arrivò nel 1999, chiamato da Matt Vaea, l’allenatore del Rovato. Cresciuto ad Auckland, talento del North Shore, la fucina degli All Blacks, laureato in orticoltura, green keeper nel locale circolo di golf fino a diventare eccellente giocatore da handicap 4, a 23 anni decise di lasciare l’Isola del rugby perché voleva allargare i propri orizzonti: «E perché nella mia squadra il mediano di apertura titolare si chiamava Frano Botica, un mito in Nuova Zelanda. Ha giocato ad alto livello fino a 40 anni, mi sentivo chiuso dalla sua personalità. Anche se rimane il mio grande maestro».
<BR>Nelle quattro stagioni passate in Italia Wakarua ha sempre vinto la classifica dei marcatori della serie A, portando quest’anno la sua «Leonessa 1928» alla promozione in «Super 10». Spietato calciatore, ama il contatto fisico a dispetto delle sue misure normali (176 cm per 85 kg) in un mondo popolato da giganti: <!-- BBCode Start --><B>«Sono piccolo, è vero, ma non mi vergogno a placcare»</B><!-- BBCode End -->. Lo sanno bene gli arbitri del campionato italiano che qualche volta lo hanno spedito in anticipo negli spogliatoi per punire la violenza del suo gesto tecnico: «Ormai ho imparato come ci si deve comportare qui da voi, ma quando arrivi sull’avversario è giusto farsi sentire». Adesso il futuro si colora d’azzurro grazie ad una convocazione arrivata all’ultimo momento: «Sono strafelice, ho già prenotato i biglietti per l\'Australia a tutta la mia famiglia: mio papà (Michael, 54 anni, una ex terza linea che ancora gioca con una squadra «old» di Auckland, ndr) è orgoglioso, anche perché non pensa di dover tradire la sua fede All Black. Tiferà Italia per dovere familiare, ma il suo cuore batterà per la Nuova Zelanda». Ha a disposizione solo un mese per metabolizzare il verbo tecnico predicato da John Kirwan: «Non credo sia un problema, il rugby è aggressività, coraggio, tecnica; uguale in tutto il mondo. Semmai se qualcosa mi preoccupa è il dover imparare il vostro inno; ci ha pensato Silvia, la mia fidanzata bresciana, a scaricare da internet un file con le parole di Mameli. Le ho giurato che prima di salire sull’aereo le saprò a memoria». Valerio Vecchierelli
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terzapiufortedelpiemonte
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Tra l\'altro era uscito anche un servizio sul Venerdì di Repubblica.
<BR>Insomma Wakarua aveva avuto un supporto mediatico molto elevato un pò alla Berlusconi senza che poi avesse poi tutte queste grandi qualità.
<BR>Visto che quelli articoli li scrivono quelli della federazione, ai tempi sicuramente c\'era meno gente che si occupava di rugby e dubito che molti giornalisti ai tempi seguissero l\'apertura della Leonessa, chi dice che nelle convocazioni in nazionale c\'è una certa mafia non dice poi così male.
<BR>Per l\'amor di Dio wakarua è un buon giocatore per il rugby italiano così come Orquera, ma nulla più, io continuo a chiedermi è giusto convocare stranieri in nazionale che non fanno la differenza???
<BR>Insomma Wakarua aveva avuto un supporto mediatico molto elevato un pò alla Berlusconi senza che poi avesse poi tutte queste grandi qualità.
<BR>Visto che quelli articoli li scrivono quelli della federazione, ai tempi sicuramente c\'era meno gente che si occupava di rugby e dubito che molti giornalisti ai tempi seguissero l\'apertura della Leonessa, chi dice che nelle convocazioni in nazionale c\'è una certa mafia non dice poi così male.
<BR>Per l\'amor di Dio wakarua è un buon giocatore per il rugby italiano così come Orquera, ma nulla più, io continuo a chiedermi è giusto convocare stranieri in nazionale che non fanno la differenza???
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liska10
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