Inviato: 25 gen 2006, 13:18
Volevo offrire una visione alternativa sul discorso selezioni/accademie. Sappiamo che i problemi principali del rugby italiano sono il reclutamento, lo sviluppo tecnico dei giocatori e quello agonistico. Ovvero: allargare la base, preparare tecnicamente i nostri giovani e far abituare gli adulti al livello di gioco dei nostri avversari internazionali. Alla base di tutto questo c'é un problema economico: uno sport con un seguito cosí ridotto e localizzato ha dei costi di gestione fin troppo elevati per poter sopravvivere al livello dei nostri concorrenti. La soluzione piú gettonata sono le selezioni regionali, abbinate alle accademie. Soluzione applicata con un certo successo nei paesi celtici, ed anche in Francia, a detta dello stesso BBZ. Non trovo nulla di male in questo scenario. Tuttavia ci sono delle difficoltá peculiari del panorama italiano. La prima é lo scarso seguito in generale di uno sport che i non appassionati scoprono solo quando c'é il 6N. La seconda é l'arroccamento dei club nelle posizioni acquisite che provoca ostilitá a qualunque cambiamento dello status quo. La terza é l'effettiva esiguitá del movimento che rischia di rendere tali selezioni ed accademie di un livello tale che un club ben organizzato potrebbe facilmente produrre un numero di giocatori nostrani di livello altrettanto alto (o basso) a causa della diluzione numerica dei giocatori di qualitá a disposizione.
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<BR>Si é parlato in passato anche di un Club Italia, e l'obiezione principale rivolta a questa possibilitá era la stessa fatta nei confronti delle selezioni, ovvero: ai clubs, chi glielo fa fare di sacrificare i giocatori da loro prodotti e pagati proprio quando ne possono avere bisogno? Opinioni personali a parte, questa obiezione é pertinente, ma non insuperabile.
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<BR>Da un'analisi piú approfondita dell'esperimento Club Italia nella pallavolo femminile, emergono i seguenti fatti:
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<BR>1- Il Club Italia é vivo e vegeto ed esiste da 7 anni.
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<BR>2- Molte delle nostre attuali azzurre hanno militato per uno o due anni in quel club (quindi funziona)
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<BR>3- Il Club Italia milita nel campionato di serie B2 ed é composto da giocatrici pre-juniores che si confrontano regolarmente con giocatrici piú mature ed esperte.
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<BR>Trasportando il discorso al rugby, é chiaro come le societá non possano essere private di un giocatore per periodi indeterminati di tempo senza ricevere qualcosa in cambio. Il discorso cambierebbe se potessero ricevere una contropartita tale da compensare la perdita tecnica. In altre parole: se il giocatore venisse ingaggiato a prezzo di mercato come qualsiasi altro giocatore. Questo, a mio avviso, non é impossibile visto il maggior potere economico della nostra federazione nei confronti dei clubs. Chiaramente i clubs che rivolessero indietro un giocatore dovrebbero a loro volta pagare il prezzo di mercato, o aspettare che il giocatore venga svincolato.
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<BR>Un club del genere potrebbe anche permettersi un settore giovanile completo, cosa che pochi clubs in genere possono permettersi, e competere a vari livelli nei campionati nazionali, nonché nelle coppe europee. Limitando la scelta dei giocatori di questo club a giocatori eleggibili per la nazionale, magari con i piú esperti impegnati solo nelle coppe ed i piú giovani (post-giovanili) a disputare il campionato e la coppa Italia, si potrebbe creare una struttura che parta, supponiamo, dai 12-13 anni e che porti i nostri giovani migliori a confrontarsi con avversari di un livello pari o superiore al loro fino all'etá adulta, avendo a disposizione il meglio del personale tecnico nazionale e non.
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<BR>Il risultato sarebbe avere una selezione di fatto, ma senza intaccare direttamente gli interessi dei clubs. (Chiaramente una tale selezione dovrebbe giocare in Super10, almeno a livello senior, piuttosto che in serie B, con i settori giovanili scaglionati nelle serie inferiori, e.g under 19 in serie B, under 17 in serie... quella che c'é sotto la C, i piú giovani nei corrispettivi campionati giovanili). E, data la struttura, sarebbe anche un'accademia di fatto poiché i giocatori migliori potrebbero svilupparsi all'interno del club durante tutta la loro carriera fino a quando non sono piú di interesse per la nazionale di categoria (o quella maggiore).
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<BR>Volendo fare un paragone: é un po' come gli ospedali. Ci sono quelli pubblici e quelli privati e sono in competizione, solo che quello pubblico (la federazione) dovrebbe in questo caso offrire il servizio migliore ed al privato (i clubs) toccherebbe adeguarsi, probabilmente con benefici per entrambi perché se un club puó fare qualche soldo cedendo un giovane di valore al Club Italia, sapendo che in squadra é chiuso da giocatori piú maturi, ha un interesse anche economico nel creare e mantenere un settore giovanile di buon livello.
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<BR>I commenti sono benvenuti ma, per favore, se c'é qualcosa che non vi convince, proponete un'alternativa sensata, costruttiva e praticabile. Questo vuole essere un thread "serio", non la solita gara a chi ce l'ha piú lungo.
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<BR>Si é parlato in passato anche di un Club Italia, e l'obiezione principale rivolta a questa possibilitá era la stessa fatta nei confronti delle selezioni, ovvero: ai clubs, chi glielo fa fare di sacrificare i giocatori da loro prodotti e pagati proprio quando ne possono avere bisogno? Opinioni personali a parte, questa obiezione é pertinente, ma non insuperabile.
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<BR>Da un'analisi piú approfondita dell'esperimento Club Italia nella pallavolo femminile, emergono i seguenti fatti:
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<BR>1- Il Club Italia é vivo e vegeto ed esiste da 7 anni.
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<BR>2- Molte delle nostre attuali azzurre hanno militato per uno o due anni in quel club (quindi funziona)
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<BR>3- Il Club Italia milita nel campionato di serie B2 ed é composto da giocatrici pre-juniores che si confrontano regolarmente con giocatrici piú mature ed esperte.
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<BR>Trasportando il discorso al rugby, é chiaro come le societá non possano essere private di un giocatore per periodi indeterminati di tempo senza ricevere qualcosa in cambio. Il discorso cambierebbe se potessero ricevere una contropartita tale da compensare la perdita tecnica. In altre parole: se il giocatore venisse ingaggiato a prezzo di mercato come qualsiasi altro giocatore. Questo, a mio avviso, non é impossibile visto il maggior potere economico della nostra federazione nei confronti dei clubs. Chiaramente i clubs che rivolessero indietro un giocatore dovrebbero a loro volta pagare il prezzo di mercato, o aspettare che il giocatore venga svincolato.
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<BR>Un club del genere potrebbe anche permettersi un settore giovanile completo, cosa che pochi clubs in genere possono permettersi, e competere a vari livelli nei campionati nazionali, nonché nelle coppe europee. Limitando la scelta dei giocatori di questo club a giocatori eleggibili per la nazionale, magari con i piú esperti impegnati solo nelle coppe ed i piú giovani (post-giovanili) a disputare il campionato e la coppa Italia, si potrebbe creare una struttura che parta, supponiamo, dai 12-13 anni e che porti i nostri giovani migliori a confrontarsi con avversari di un livello pari o superiore al loro fino all'etá adulta, avendo a disposizione il meglio del personale tecnico nazionale e non.
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<BR>Il risultato sarebbe avere una selezione di fatto, ma senza intaccare direttamente gli interessi dei clubs. (Chiaramente una tale selezione dovrebbe giocare in Super10, almeno a livello senior, piuttosto che in serie B, con i settori giovanili scaglionati nelle serie inferiori, e.g under 19 in serie B, under 17 in serie... quella che c'é sotto la C, i piú giovani nei corrispettivi campionati giovanili). E, data la struttura, sarebbe anche un'accademia di fatto poiché i giocatori migliori potrebbero svilupparsi all'interno del club durante tutta la loro carriera fino a quando non sono piú di interesse per la nazionale di categoria (o quella maggiore).
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<BR>Volendo fare un paragone: é un po' come gli ospedali. Ci sono quelli pubblici e quelli privati e sono in competizione, solo che quello pubblico (la federazione) dovrebbe in questo caso offrire il servizio migliore ed al privato (i clubs) toccherebbe adeguarsi, probabilmente con benefici per entrambi perché se un club puó fare qualche soldo cedendo un giovane di valore al Club Italia, sapendo che in squadra é chiuso da giocatori piú maturi, ha un interesse anche economico nel creare e mantenere un settore giovanile di buon livello.
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<BR>I commenti sono benvenuti ma, per favore, se c'é qualcosa che non vi convince, proponete un'alternativa sensata, costruttiva e praticabile. Questo vuole essere un thread "serio", non la solita gara a chi ce l'ha piú lungo.