Inviato: 20 mar 2006, 15:43
<!-- BBCode Quote Start --><TABLE BORDER=0 ALIGN=CENTER WIDTH=85%><TR><TD><font size=-1>Quote:</font><HR></TD></TR><TR><TD><FONT SIZE=-1><BLOCKQUOTE> c) Marco: io sono uno di quelli che è convinto di un atteggiamento formato da pregiudizi inconfessati nei nostri confronti da parte di quella che io chiamo la "cricca" celto-britannica. Non è nè un complotto nè una cospirazione anti-italiana, è solo un modo di essere, testimoniato mille e mille volte negli ultimi 15 anni. Ho già risposto a Pier su questo, ma tanto è inutile: neanche se ne accorgono e partono dal principio di essere la razza più sportiva del mondo, tale da non poter essere toccata dal sospetto, come la moglie di Cesare. Vedo che la pensi diversamente, beato te. </BLOCKQUOTE></FONT></TD></TR><TR><TD><HR></TD></TR></TABLE><!-- BBCode Quote End -->
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<BR>Rispondo su un nuovo thread perché vorrei mantenere i contenuti del thread sul bilancio del 6N entro l'ambito tecnico.
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<BR>Venendo al dunque: se facciamo un paragone con 15 anni fa é ovvio come allora gli arbitri venissero a farci lezione sulle regole e lo spirito del rugby perché, nonostante i risultati incoraggianti e certi giocatori di assoluto talento, eravamo per lo piú una squadra di analfabeti del rugby che riusciva ad ottenere risultati nascondendo le proprie carenze tecniche e sfruttando la nostra (allora) superioritá atletica dovuta all'introduzione clandestina del professionismo in anticipo nel nostro rugby di vertice. Ma il fatto resta che tecnicamente eravamo una squadra con grosse individualitá di spicco ma anche grosse lacune. E' abbastanza normale per un arbitro di qualsiasi nazionalitá, quando vede una differenza tecnica notevole fra due squadre, essere propenso a penalizzare la squadra meno ortodossa quando in dubbio. La cosa é continuata negli anni in misura sempre minore, con la sola, lampante, eccezione di Huddersfield dove la punizione per i perdenti sarebbe stata giocare nel girone della Nuova Zelanda in CdM. Lí siamo stati vittima del principio assurdo per cui il paese organizzatore dei mondiali (anche se formalmente era il Galles, ma i mondiali si sono giocati nelle vecchie 5 nazioni) dovesse partecipare ad un torneo di qualificazione, col rischio di vedere la piú grossa delle nazioni ospitanti eliminata quasi subito (con tanto di perdita secca al botteghino). CERTAMENTE NON E' UNA BUONA RAGIONE DAL PUNTO DI VISTA SPORTIVO! Ma spiega la situazione che si verificó allora. Da allora si sono verificate due cose: il livello della nostra nazionale é crollato verticalmente e siamo entrati nel 6N. La combinazione di questi due eventi ha fatto sí che una squadra tecnicamente di gran lunga inferiore alle nostre avversarie fosse regolarmente esposta al confronto con squadre superiori. Risultato? I nostri limiti tecnici sono stati messi alla berlina e gli arbitri ci hanno penalizzato (il piú delle volte giustamente, qualche volta no) per il principio di cui sopra, ma che vale la pena ripetere in altre parole: se dái l'impressione di non saper giocare, nel dubbio l'arbitro pensa che sia tu a sbagliare. E, andando avanti negli anni fino a questo ultimo 6N, noi siamo migliorati, e gli arbitraggi sono risultati sempre piú obiettivi e meno penalizzanti, al punto che, a mio avviso, quest'anno gli errori arbitrali a nostro svantaggio sono stati meno che in qualsiasi altra stagione precedente, proprio perché quest'anno per la prima volta abbiamo dato l'impressione di saper giocare a rugby in tutti i fondamentali ed in tutte le fasi di gioco. Poi, gli errori arbitrali ci saranno sempre (chiedere ad Andy Robinson per delucidazioni... quali scuse puó avere l'Inghilterra? Un pregiudizio celtico-australe?) e, quando occorrono in fasi delicate o decisive del gioco possono avere ripercussioni sul risultato. Ma, considerando che gli arbitri di rugby sono molto piú coinvolti nella direzione del gioco di quelli di qualsiasi altro sport, e che comunicano quasi ininterrottamente con i giocatori in campo (cosa che, magari, con Cecio e Bollesan che parlano in continuazione, non si nota in TV dall'Italia...), direi che le loro percentuali di errore sono estremamente basse e (Galon docet) non sempre a senso unico. Poi, se vogliamo, c'é un'altra cosa da considerare: difficilmente l'arbitro, se non ha una chiara visuale di ció che accade, sará disposto a credere che un giocatore faccia qualcosa (tipo placcaggio di Bergamasco su Leamy) quando un'intera nazione per tradizione non l'aveva mai fatta prima (in passato non appena un avversario entrava in area di meta i nostri alzavano la testa e smettevano di correre, lasciando che andasse a depositare il pallone in mezzo ai pali, con buona pace del mio fegato...). Ben prima che esistesse il TMO una non-meta simile fatta dagli All-Blacks contro i Barbarians non fu convalidata, perché l'arbitro ritenne credibile che un placcaggio del genere (credo che lo fece Gavin Hastings) fosse nelle possibilitá del giocatore in questione. Ricordiamoci che era la prima partita competitiva dopo un 6N disastroso lo scorso anno. Sono certo che una cosa del genere non si ripeterá proprio perché abbiamo dimostrato di essere capaci di gesti tecnici notevoli, che da adesso gli arbitri dovranno considerare quando cercano di interpretare cosa succede in campo.
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<BR>Per concludere, due considerazioni:
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<BR>1- Gli stereotipi possono essere divertenti, ma non aiutano a capire le cose. La partita con la Scozia non l'hanno arbitrata "gli inglesi" ma un individuo, lo stesso dicasi per quella con l'Irlanda. Inoltre, se proprio vuoi sapere qualcosa degli inglesi, sono il popolo che piú di tutti al mondo esalta la propria mediocritá: il giorno che riusciremo a batterli saranno forse piú contenti loro perché avranno una cosa in piú di cui essere fieri, cioé essere peggio pure dell'Italia a rugby.
<BR>2- In uno sport dove la tenuta fisica e mentale sono essenziali per il successo, intrattenere pensieri di favoritismi o complotti (anche se, nel tuo caso, ti rendo atto di non sostenere quest'ultima tesi) é dannoso perché: chi te la fa fare di lottare fino in fondo se sai che tutto dipende dalla volontá o meno dell'arbitro di vederti sconfiggere un certo avversario? Per arrivare ai vertici il salto di qualitá finale é soprattutto mentale: non é questione, come disse qualcuno, di fare il John Wayne, ma di rendersi conto che per vincere bisogna essere pronti a far fronte a tutto: pioggia, vento, mediani s*****i, arbitri ciechi e un pallone che non rimbalza mai dove vorresti. Ovvero, senza cercare scuse. Nelle parole di Shane McGowan e Kirsty MacColl:
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<BR>"I could have been someone!"
<BR>"Well, so could anyone!"
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<BR>Rispondo su un nuovo thread perché vorrei mantenere i contenuti del thread sul bilancio del 6N entro l'ambito tecnico.
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<BR>Venendo al dunque: se facciamo un paragone con 15 anni fa é ovvio come allora gli arbitri venissero a farci lezione sulle regole e lo spirito del rugby perché, nonostante i risultati incoraggianti e certi giocatori di assoluto talento, eravamo per lo piú una squadra di analfabeti del rugby che riusciva ad ottenere risultati nascondendo le proprie carenze tecniche e sfruttando la nostra (allora) superioritá atletica dovuta all'introduzione clandestina del professionismo in anticipo nel nostro rugby di vertice. Ma il fatto resta che tecnicamente eravamo una squadra con grosse individualitá di spicco ma anche grosse lacune. E' abbastanza normale per un arbitro di qualsiasi nazionalitá, quando vede una differenza tecnica notevole fra due squadre, essere propenso a penalizzare la squadra meno ortodossa quando in dubbio. La cosa é continuata negli anni in misura sempre minore, con la sola, lampante, eccezione di Huddersfield dove la punizione per i perdenti sarebbe stata giocare nel girone della Nuova Zelanda in CdM. Lí siamo stati vittima del principio assurdo per cui il paese organizzatore dei mondiali (anche se formalmente era il Galles, ma i mondiali si sono giocati nelle vecchie 5 nazioni) dovesse partecipare ad un torneo di qualificazione, col rischio di vedere la piú grossa delle nazioni ospitanti eliminata quasi subito (con tanto di perdita secca al botteghino). CERTAMENTE NON E' UNA BUONA RAGIONE DAL PUNTO DI VISTA SPORTIVO! Ma spiega la situazione che si verificó allora. Da allora si sono verificate due cose: il livello della nostra nazionale é crollato verticalmente e siamo entrati nel 6N. La combinazione di questi due eventi ha fatto sí che una squadra tecnicamente di gran lunga inferiore alle nostre avversarie fosse regolarmente esposta al confronto con squadre superiori. Risultato? I nostri limiti tecnici sono stati messi alla berlina e gli arbitri ci hanno penalizzato (il piú delle volte giustamente, qualche volta no) per il principio di cui sopra, ma che vale la pena ripetere in altre parole: se dái l'impressione di non saper giocare, nel dubbio l'arbitro pensa che sia tu a sbagliare. E, andando avanti negli anni fino a questo ultimo 6N, noi siamo migliorati, e gli arbitraggi sono risultati sempre piú obiettivi e meno penalizzanti, al punto che, a mio avviso, quest'anno gli errori arbitrali a nostro svantaggio sono stati meno che in qualsiasi altra stagione precedente, proprio perché quest'anno per la prima volta abbiamo dato l'impressione di saper giocare a rugby in tutti i fondamentali ed in tutte le fasi di gioco. Poi, gli errori arbitrali ci saranno sempre (chiedere ad Andy Robinson per delucidazioni... quali scuse puó avere l'Inghilterra? Un pregiudizio celtico-australe?) e, quando occorrono in fasi delicate o decisive del gioco possono avere ripercussioni sul risultato. Ma, considerando che gli arbitri di rugby sono molto piú coinvolti nella direzione del gioco di quelli di qualsiasi altro sport, e che comunicano quasi ininterrottamente con i giocatori in campo (cosa che, magari, con Cecio e Bollesan che parlano in continuazione, non si nota in TV dall'Italia...), direi che le loro percentuali di errore sono estremamente basse e (Galon docet) non sempre a senso unico. Poi, se vogliamo, c'é un'altra cosa da considerare: difficilmente l'arbitro, se non ha una chiara visuale di ció che accade, sará disposto a credere che un giocatore faccia qualcosa (tipo placcaggio di Bergamasco su Leamy) quando un'intera nazione per tradizione non l'aveva mai fatta prima (in passato non appena un avversario entrava in area di meta i nostri alzavano la testa e smettevano di correre, lasciando che andasse a depositare il pallone in mezzo ai pali, con buona pace del mio fegato...). Ben prima che esistesse il TMO una non-meta simile fatta dagli All-Blacks contro i Barbarians non fu convalidata, perché l'arbitro ritenne credibile che un placcaggio del genere (credo che lo fece Gavin Hastings) fosse nelle possibilitá del giocatore in questione. Ricordiamoci che era la prima partita competitiva dopo un 6N disastroso lo scorso anno. Sono certo che una cosa del genere non si ripeterá proprio perché abbiamo dimostrato di essere capaci di gesti tecnici notevoli, che da adesso gli arbitri dovranno considerare quando cercano di interpretare cosa succede in campo.
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<BR>Per concludere, due considerazioni:
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<BR>1- Gli stereotipi possono essere divertenti, ma non aiutano a capire le cose. La partita con la Scozia non l'hanno arbitrata "gli inglesi" ma un individuo, lo stesso dicasi per quella con l'Irlanda. Inoltre, se proprio vuoi sapere qualcosa degli inglesi, sono il popolo che piú di tutti al mondo esalta la propria mediocritá: il giorno che riusciremo a batterli saranno forse piú contenti loro perché avranno una cosa in piú di cui essere fieri, cioé essere peggio pure dell'Italia a rugby.
<BR>2- In uno sport dove la tenuta fisica e mentale sono essenziali per il successo, intrattenere pensieri di favoritismi o complotti (anche se, nel tuo caso, ti rendo atto di non sostenere quest'ultima tesi) é dannoso perché: chi te la fa fare di lottare fino in fondo se sai che tutto dipende dalla volontá o meno dell'arbitro di vederti sconfiggere un certo avversario? Per arrivare ai vertici il salto di qualitá finale é soprattutto mentale: non é questione, come disse qualcuno, di fare il John Wayne, ma di rendersi conto che per vincere bisogna essere pronti a far fronte a tutto: pioggia, vento, mediani s*****i, arbitri ciechi e un pallone che non rimbalza mai dove vorresti. Ovvero, senza cercare scuse. Nelle parole di Shane McGowan e Kirsty MacColl:
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<BR>"I could have been someone!"
<BR>"Well, so could anyone!"
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