Super 10 economicamente sostenibile?
Moderatore: Emy77
-
GiorgioXT
- Messaggi: 5452
- Iscritto il: 19 mag 2004, 0:00
Super 10 economicamente sostenibile?
E parlo considerando anche i problemi che potrebbero venire fuori da mancati pagamenti fiscali (contributi ecc.) temo brutte sorprese da questo punto di vista ... e non sempre ci sono condoni o decreti salvacalcio...
Il Rugby italiano non può permettersi di perdere squadre valide, in piazze storiche come Rovigo, Catania o L'Aquila , siamo già troppo poco diffusi sul territorio.
I problemi finanziari sono SEMPRE attribuibili alla dirigenza , quella presente o quella passata; sono loro che prendono le decisioni riguardo ad ingaggi, sponsor ecc. e devono assumersene la responsabilità, ma è sbagliato e controproducente per tutto il movimento che una squadra di S10 vada a fondo.
E se la Federazione -l'unica a quanto pare con risorse finanziarie importanti- si prendesse carico di queste situazioni imponendo però una completa ricostruzione dal punto di vista dirigenziale/club?
SE fosse fatto in maniera trasparente ed equa potrebbe essere l'inizio di un nuovo cammino.
Il Rugby italiano non può permettersi di perdere squadre valide, in piazze storiche come Rovigo, Catania o L'Aquila , siamo già troppo poco diffusi sul territorio.
I problemi finanziari sono SEMPRE attribuibili alla dirigenza , quella presente o quella passata; sono loro che prendono le decisioni riguardo ad ingaggi, sponsor ecc. e devono assumersene la responsabilità, ma è sbagliato e controproducente per tutto il movimento che una squadra di S10 vada a fondo.
E se la Federazione -l'unica a quanto pare con risorse finanziarie importanti- si prendesse carico di queste situazioni imponendo però una completa ricostruzione dal punto di vista dirigenziale/club?
SE fosse fatto in maniera trasparente ed equa potrebbe essere l'inizio di un nuovo cammino.
-
scennadepollo
- Messaggi: 277
- Iscritto il: 21 ott 2005, 0:00
- Località: Avezzano
- Contatta:
Re: Super 10 economicamente sostenibile?
..pienamente d' accordo!!!GiorgioXT ha scritto:E parlo considerando anche i problemi che potrebbero venire fuori da mancati pagamenti fiscali (contributi ecc.) temo brutte sorprese da questo punto di vista ... e non sempre ci sono condoni o decreti salvacalcio...
Il Rugby italiano non può permettersi di perdere squadre valide, in piazze storiche come Rovigo, Catania o L'Aquila , siamo già troppo poco diffusi sul territorio.
I problemi finanziari sono SEMPRE attribuibili alla dirigenza , quella presente o quella passata; sono loro che prendono le decisioni riguardo ad ingaggi, sponsor ecc. e devono assumersene la responsabilità, ma è sbagliato e controproducente per tutto il movimento che una squadra di S10 vada a fondo.
E se la Federazione -l'unica a quanto pare con risorse finanziarie importanti- si prendesse carico di queste situazioni imponendo però una completa ricostruzione dal punto di vista dirigenziale/club?
SE fosse fatto in maniera trasparente ed equa potrebbe essere l'inizio di un nuovo cammino.
ma la federazione sarebbe disponibile a fare questo??Per adesso non misembra!!
-
pier12345
- Messaggi: 5702
- Iscritto il: 28 ott 2004, 0:00
- Contatta:
ma che FIR?
se un presidente non sa che 2+2 = 4...
poco cosa si puo fare!!
non si puo sottoscrivere i contratti SAPENDO che non ci sono dei soldi! PUNTO
Aquila..fino adesso..CASO DIFERENTE...NON CI SONO STATI I CASI DI MALA FEDE...I SPONSORS SONO SCAPPATI..LA REGIONE NON SI E FATTO VISTO...
E POI FORSE QUALCHE INGAGGIO TROPPO ALTO..PERO CMQ..SUCCEDE QUESTA EN TUTTI PARTI.
ROVIGO/ CATANIA..FRODE...SEMPLICMENTE FRODE
se un presidente non sa che 2+2 = 4...
poco cosa si puo fare!!
non si puo sottoscrivere i contratti SAPENDO che non ci sono dei soldi! PUNTO
Aquila..fino adesso..CASO DIFERENTE...NON CI SONO STATI I CASI DI MALA FEDE...I SPONSORS SONO SCAPPATI..LA REGIONE NON SI E FATTO VISTO...
E POI FORSE QUALCHE INGAGGIO TROPPO ALTO..PERO CMQ..SUCCEDE QUESTA EN TUTTI PARTI.
ROVIGO/ CATANIA..FRODE...SEMPLICMENTE FRODE
-
Kuzbik
- Messaggi: 94
- Iscritto il: 5 set 2005, 0:00
RE: Re: Super 10 economicamente sostenibile?
Ma perché dovrebbe essere la Federazione a pagare con i soldi del movimento gli scempi dei vari presidenti di Rovigo, Catania, L'Aquila, Bologna, Roma, Milano e chi più ne ha più ne metta?
L'unica responsabilità macroscopica della FIR è che per propria convenienza non vuole uscire dall'ormai surreale equivoco di un falso dilettantismo: se vuoi fare il Top 10 devi dare delle garanzie fidejussorie, come accade in Francia. E' bello fare i bulicci con il culo degli altri...
L'unica responsabilità macroscopica della FIR è che per propria convenienza non vuole uscire dall'ormai surreale equivoco di un falso dilettantismo: se vuoi fare il Top 10 devi dare delle garanzie fidejussorie, come accade in Francia. E' bello fare i bulicci con il culo degli altri...
-
napocapo
- Messaggi: 528
- Iscritto il: 30 set 2003, 0:00
- Località: avezzano
RE: Re: Super 10 economicamente sostenibile?
bulicci dovrebbe stare per gay.....
non conosco dall'interno le situazioni (oddio, per l'aquila e rovigo ho voci dall'interno...)
ma il discorso è sempre uguale: se non vuoi svenarti, devi usare i tuoi atleti, quelli fatti in casa, cui non devi dare macchina, casa etc perchè l'hanno già lì.
Se questi hanno creduto di poter fare come le squadre di calcio di c1 o c2, faranno la fine di molte di quelle squadre: fallimento!
non mi sembra giusto tirare in ballo la federazione, se non nel senso di richiedere alle squadre di s10 le fideiussioni come nel calcio, e rifiutare l'iscrizione a quelli che non danno garanzie di pagare i giocatori.
Hanno voluto la bicicletta: pedalassero!
non conosco dall'interno le situazioni (oddio, per l'aquila e rovigo ho voci dall'interno...)
ma il discorso è sempre uguale: se non vuoi svenarti, devi usare i tuoi atleti, quelli fatti in casa, cui non devi dare macchina, casa etc perchè l'hanno già lì.
Se questi hanno creduto di poter fare come le squadre di calcio di c1 o c2, faranno la fine di molte di quelle squadre: fallimento!
non mi sembra giusto tirare in ballo la federazione, se non nel senso di richiedere alle squadre di s10 le fideiussioni come nel calcio, e rifiutare l'iscrizione a quelli che non danno garanzie di pagare i giocatori.
Hanno voluto la bicicletta: pedalassero!
-
AdMinchiam
- Messaggi: 754
- Iscritto il: 13 ott 2005, 0:00
Re: RE: Re: Super 10 economicamente sostenibile?
D'accordo con te: nessuno obbliga nessuno a fare i presidenti di società. E siccome, solitamente, sono imprenditori o professionisti, sanno esattamente il significato ed il valore di una firma apposta su un contratto.Kuzbik ha scritto:Ma perché dovrebbe essere la Federazione a pagare con i soldi del movimento gli scempi dei vari presidenti di Rovigo, Catania, L'Aquila, Bologna, Roma, Milano e chi più ne ha più ne metta?
L'unica responsabilità macroscopica della FIR è che per propria convenienza non vuole uscire dall'ormai surreale equivoco di un falso dilettantismo: se vuoi fare il Top 10 devi dare delle garanzie fidejussorie, come accade in Francia. E' bello fare i bulicci con il culo degli altri...
Non ha nemmeno responsabilità la F.I.R. in quanto, per Statuto, è un ente morale dilettantistico (come tutte le federazioni sportive italiane) e non può essere diversamente in quanto si deve occupare dell'intero movimento e non di alcune realtà.
E così è anche in FRANCIA, dove la F.F.R. dove la federazione non svolge alcuna funzione di garante o depositaria di contratti: è tutta una questione svolta e gestita dalla LEGA (rappresentante delle società professionistiche), dalla Associazione Giocatori Professionistici e dall'Associazione Allenatori. Esistono, inoltre, 3 Commissioni (sotto l'egida garante della F.F.R., intesa come arbitro supremo) che si occupano della rispondenza dei requisiti di ammissibilità ai campionati federali e ai campionati professionistici.
Regole e garanzie che si sono dati i rappresentanti dei partecipanti al "balletto" professionistico: Club, Giocatori, Allenatori. Quindi, se queste non ci sono in Italia, sapete con chi prendervela!!!!!!!!
-
GiorgioXT
- Messaggi: 5452
- Iscritto il: 19 mag 2004, 0:00
RE: Re: RE: Re: Super 10 economicamente sostenibile?
D'accordo ampiamente su ruolo e responsabilità della FIR ..e sulla sua capacità di gestione ; però purtroppo non stiamo parlando di squadre di calcio , se le squadre in questione fallissero (e forse sarebbe l'unica possibilità realistica di ripartire da zero senza il peso di debiti pregressi e con una nuova gestione) il Rugby in Italia ne soffrirebbe eccome con la cancellazione di tre piazze importanti e storiche!
D'altra parte temo che sia difficile , molto difficile che arrivi il "Cavalier bianco" a tirar fuori i soldi ed a salvare le situazioni... specie quando -a differenza del calcio- non vi é il ritorno politico...
Forse l'unica possiblità concreta é quella di una rifondazione dei club sotto forma di "azionariato popolare" molto esteso, tipo "2000 soci da 1500 euro ciascuno" ma senza una forte legittimazione ed un progetto chiaro e trasparente, chi ci starebbe?
D'altra parte temo che sia difficile , molto difficile che arrivi il "Cavalier bianco" a tirar fuori i soldi ed a salvare le situazioni... specie quando -a differenza del calcio- non vi é il ritorno politico...
Forse l'unica possiblità concreta é quella di una rifondazione dei club sotto forma di "azionariato popolare" molto esteso, tipo "2000 soci da 1500 euro ciascuno" ma senza una forte legittimazione ed un progetto chiaro e trasparente, chi ci starebbe?
-
pier12345
- Messaggi: 5702
- Iscritto il: 28 ott 2004, 0:00
- Contatta:
Daccordissimo che la FIR non dovrebbe MAI inviziare ancor a di piu le male costumbre, pagando i debiti dei clubs.
Pero...il ruolo del FIR e quello di Gestionare il Rugby...non chiudere gli occhi en frente dei situazione MOLTO MOLTO GRAVI...
quoi..non stiamo parlando di qualche errore nei interpretazioni dei clausule nei contratti..
STIAMO PARLANDO DI UNA SISTEMA DIVENTANDO FUORI CONTROLLO.
CI SONO QUELLI CHE SEMPRE PAGANO...NON E NECCESARIO MENZIONARE CHI
E POI CI SONO GLI ALTRI...
LA FIR E 100% COMPLICITO EN LA CONTINUA FREGATURA DEI GIOCATORI..
PERCHE EN UNA MOSSA SEMPLICE SI PUO FA FINIRE A TUTTO QUESTO...
SE CHIAMA FIDEJUSIONI!
NEL FRA TEMPO.-.GIOCATORI CHE NENACHE POSSONO PAGARE IPOTECA..GIOCATORI A RISCHIO DI PERDERE LE CASE...E COSI VIA.
PER ME ..LA FIR E COMPLICE EN TUTTO QUESTO...DOVUTO AL LORO TOTAL MANCANZA DI GESTIONE
Pero...il ruolo del FIR e quello di Gestionare il Rugby...non chiudere gli occhi en frente dei situazione MOLTO MOLTO GRAVI...
quoi..non stiamo parlando di qualche errore nei interpretazioni dei clausule nei contratti..
STIAMO PARLANDO DI UNA SISTEMA DIVENTANDO FUORI CONTROLLO.
CI SONO QUELLI CHE SEMPRE PAGANO...NON E NECCESARIO MENZIONARE CHI
E POI CI SONO GLI ALTRI...
LA FIR E 100% COMPLICITO EN LA CONTINUA FREGATURA DEI GIOCATORI..
PERCHE EN UNA MOSSA SEMPLICE SI PUO FA FINIRE A TUTTO QUESTO...
SE CHIAMA FIDEJUSIONI!
NEL FRA TEMPO.-.GIOCATORI CHE NENACHE POSSONO PAGARE IPOTECA..GIOCATORI A RISCHIO DI PERDERE LE CASE...E COSI VIA.
PER ME ..LA FIR E COMPLICE EN TUTTO QUESTO...DOVUTO AL LORO TOTAL MANCANZA DI GESTIONE
-
Midmind
- Messaggi: 381
- Iscritto il: 31 dic 2004, 0:00
- Località: Prov Napoli
-
Cane_di_Pavlov
- Messaggi: 4520
- Iscritto il: 18 ago 2005, 0:00
- Località: DPV CNA 05M18 D548 E
- Contatta:
-
Trottola
- Messaggi: 193
- Iscritto il: 4 apr 2003, 0:00
- Località: L\'Aquila
Super 10 economicamente sostenibile?
Non nascondiamoci dietro ad un dito ... La risposta e' NO.
C'e' chi dice che e' una questione di programmazione, che bisogna far leva sui giocatori locali .... Non e' sufficiente. Dimostrazione?
- L'Aquila e Rovigo hanno delle buone giovanili, ma non ce la fanno. Se produci un "fenomeno", questo a 18-20 anni viene ingaggiato da Treviso, Calvisano, etc. Se esplode bene, altrimenti viene rottamato. Se produci un "buon" giocatore, hai comunque bisogno di tempo per farlo giocare e per farlo crescere. Il Super10 non ti lascia questo tempo. E' troppo breve. Ogni partita e' decisiva.
Poi c'e' il discorso sul professionismo/dilettantismo ... Cerchiamo di prenderlo da un'altra prospettiva.
Quante persone, secondo voi, in Italia possono vivere dignitosamente di Rugby? Secondo me poche, girano pochi soldi.
Quanti giocatori italiani sono di livello "professionistico" (internazionale) nel super10? Molto pochi, e' evidente!
Quante persone, secondo voi, e' giusto che diventino giocatori "professionisti"? Secondo me pochi. Diventare professionisti a 18-20 anni (o prima) vuol dire smettere di studiare. E i soldi che girano son pochi. E' meglio che questo "salto" lo facciano solo quelli che hanno veramente prospettive.
Allora non diamo falsi messaggi ai nostri ragazzi. Al posto di un Super10 che di Super non ha proprio nulla, facciamo una serie A a 16 squadre in cui giochino italiani semi-professionisti e pochi stranieri di qualita' (come succedeva fino a pochi anni fa) ed in cui maturino i giovani. Facciamo poi 3-4-5 selezioni regionali (con i soldi della FIR ... quelli pare che ci siano), in cui facciamo giocare quelli che possono fare veramente i "professionisti" e facciamole giocare in celtic.
Un passo indietro (Super10 --> Serie A), uno avanti (Selezioni e celtic league) e vedrete che i conti tornano e lo spettacolo e' migliore.
P.S. Non trascuriamo il fatto che, ora come ora, il Super10 e' un campionato orribile! (poco spettacolo, pochi italiani, lunghissime pause ...)
Non nascondiamoci dietro ad un dito ... La risposta e' NO.
C'e' chi dice che e' una questione di programmazione, che bisogna far leva sui giocatori locali .... Non e' sufficiente. Dimostrazione?
- L'Aquila e Rovigo hanno delle buone giovanili, ma non ce la fanno. Se produci un "fenomeno", questo a 18-20 anni viene ingaggiato da Treviso, Calvisano, etc. Se esplode bene, altrimenti viene rottamato. Se produci un "buon" giocatore, hai comunque bisogno di tempo per farlo giocare e per farlo crescere. Il Super10 non ti lascia questo tempo. E' troppo breve. Ogni partita e' decisiva.
Poi c'e' il discorso sul professionismo/dilettantismo ... Cerchiamo di prenderlo da un'altra prospettiva.
Quante persone, secondo voi, in Italia possono vivere dignitosamente di Rugby? Secondo me poche, girano pochi soldi.
Quanti giocatori italiani sono di livello "professionistico" (internazionale) nel super10? Molto pochi, e' evidente!
Quante persone, secondo voi, e' giusto che diventino giocatori "professionisti"? Secondo me pochi. Diventare professionisti a 18-20 anni (o prima) vuol dire smettere di studiare. E i soldi che girano son pochi. E' meglio che questo "salto" lo facciano solo quelli che hanno veramente prospettive.
Allora non diamo falsi messaggi ai nostri ragazzi. Al posto di un Super10 che di Super non ha proprio nulla, facciamo una serie A a 16 squadre in cui giochino italiani semi-professionisti e pochi stranieri di qualita' (come succedeva fino a pochi anni fa) ed in cui maturino i giovani. Facciamo poi 3-4-5 selezioni regionali (con i soldi della FIR ... quelli pare che ci siano), in cui facciamo giocare quelli che possono fare veramente i "professionisti" e facciamole giocare in celtic.
Un passo indietro (Super10 --> Serie A), uno avanti (Selezioni e celtic league) e vedrete che i conti tornano e lo spettacolo e' migliore.
P.S. Non trascuriamo il fatto che, ora come ora, il Super10 e' un campionato orribile! (poco spettacolo, pochi italiani, lunghissime pause ...)
-
toporagno
- Messaggi: 3
- Iscritto il: 21 feb 2004, 0:00
Dal Giornale di Brescia del 5 maggio
RUGBY L’allenatore dell’Admo Leonessa 1928 parla della sua squadra che affronta la semifinale promozione e della palla ovale nel nostro Paese
Lynn Howells, lo stile gallese nel gioco italiano
Lo spirito è quello di sempre: ottimista, gioviale, sereno. Anche alla vigilia dei play off, quelli che vedranno la Leonessa in corsa per l’unica promozione dalla serie A al Super 10, Lynn Howells non perde il tradizionale buon umore: «Andiamo in semifinale per giocare, divertirci e fare quello che sappiamo. Se vinceremo bene, se no pazienza».
Cinquantasei anni, un curriculum da allenatore del Galles e da assistente di Graham Henry (attuale coach degli All Blacks), due scudetti vinti in patria, con il Pontypridd e il Cardiff, Howells da due stagioni è l’allenatore delle Leonessa 1928. Un periodo che gli ha permesso di «italianizzarsi» (ordina vino bianco anziché birra…) e guardare indietro senza cercare alibi.
«Quando sono arrivato non conoscevo nulla del rugby italiano e ho commesso diversi errori. Il primo è stato quello di non sbarazzarmi subito di tutti quei giocatori che non avevano il minimo interesse a vestire la maglia della Leonessa, ma aspettavano solo lo stipendio a fine mese. Il secondo sbaglio è stato di pretendere troppo dalla squadra, di stabilire obiettivi tecnici troppo alti, che non potevano essere raggiunti».
Risultato: siete retrocessi senza appello. Perché è voluto restare?
«Quando sono arrivato, la squadra era già fatta, di mio potevo aggiungere poco. Quest’anno siamo ripartiti da zero, con altri presupposti. Mi piaceva la sfida di dare spazio ai giovani giocatori italiani e farli crescere».
Giovani italiani fino ad un certo punto: avete comunque un bel gruppo di stranieri, soprattutto argentini…
«Ne abbiamo meno dei nostri avversari e si tratta di giocatori indispensabili per fare crescere il gruppo. Quattro o cinque giocatori di esperienza e qualità servono per far maturare gli altri. Italiani con quelle caratteristiche sulla piazza non ce n’erano. Il grosso della rosa della Leonessa sono ragazzi giovani cresciuti da queste parti».
I risultati sono stati quelli voluti?
«Ci siamo posti come primo obiettivo quello di giocare a rugby. Domenica scorsa dopo aver battuto 22-20 il Colorno terzo in classifica, una brutta partita, giocatori e pubblico erano delusi. Vuol dire che abbiamo imparato la differenza tra divertirsi e non. Tre mesi fa, quando perdemmo a Roma, nello spogliatoio, dopo l’incontro, c’era il rammarico per il risultato, ma la soddisfazione di essere stati protagonisti di un gran bel match».
Si può essere contenti se non si vince?
«La risposta è un’altra: prima di tutto bisogna giocare a rugby e divertirsi. In campo, in allenamento e sulle tribune. Non si perde perché si prova a giocare a rugby, si perde perché non si fanno le cose come si deve. Un allenatore deve cercare di imporre la sua visione di gioco. Cercare di aggiungere qualcosa al valore dei singoli. Poi, se non funziona, capire perché. Nell’era del professionismo il rugby deve essere intrattenimento, piacere. Per chi lo gioca e chi lo guarda».
In Gran Bretagna ci si diverte?
«Sì, senz’altro. E difatti crescono il pubblico, l’audience Tv, gli sponsor».
Bella forza: lì i soldi dei club sono tre o quattro volte quelli delle squadre italiane.
«Non c’entra. Giocare non è una questione di soldi. Sono sicuro che se chiediamo ai giocatori italiani di Super 10 se si divertono, la maggior parte dirà no. Perché sono poche le squadre che provano a giocare a rugby».
Mancano le qualità tecniche per farlo.
«Infatti nessuno insegna ai bambini che il rugby è innanzitutto correre con la palla e passarla. Passarla in tutte le situazioni. Il placcaggio viene dopo. Invece in Italia si comincia ad insegnare il contatto già a dieci anni. E a dieci anni si gioca per vincere, un trofeo, una coppetta. Qualunque cosa, purché si tratti di un premio. Una mentalità che non capisco».
Adesso, tutti i nostri migliori vanno all’estero. Ci farà bene?
«Farà bene alla nazionale, non al campionato».
Quindi?
«Deve intervenire la federazione. Primo obiettivo: giocare. Per farlo bisogna togliere ai club la preoccupazione del risultato. In Heineken Cup devono giocare due o tre selezioni, governate dalla Fir, così nessuno avrà l’alibi di dover costruire una squadra piena di stranieri per far fronte agli impegni europei. Per i club deve esserci una campionato di dodici/quattordici squadre, possibilmente senza retrocessione, in cui tutti giocano a rugby. Il rugby deve essere il primo obiettivo. Squadre, arbitri, allenatori devono sedersi intorno ad un tavolo e dire proviamo a fare del campionato uno spettacolo. Il Super 12, nell’Emisfero Sud (oggi Super 14 ndr), è nato esattamente così. Gli arbitri sono importanti quanto gli allenatori».
E gli stranieri?
«Gli stranieri devono essere leader, dentro e fuori il campo. Devono aggiungere allo spirito e alla qualità del gruppo qualcosa in più. I nomi non servono a niente. L’unico che ho visto in Italia con quel carisma era Ackermann del Calvisano».
Howells resterà alla Leonessa?
«Sì, ma con una clausola: se arriva un grossa offerta dall’estero (Llanelli, Cardiff e Edimburgo hanno già sondato la sua disponibilità) sono libero di andare».
Gianluca Barca
RUGBY L’allenatore dell’Admo Leonessa 1928 parla della sua squadra che affronta la semifinale promozione e della palla ovale nel nostro Paese
Lynn Howells, lo stile gallese nel gioco italiano
Lo spirito è quello di sempre: ottimista, gioviale, sereno. Anche alla vigilia dei play off, quelli che vedranno la Leonessa in corsa per l’unica promozione dalla serie A al Super 10, Lynn Howells non perde il tradizionale buon umore: «Andiamo in semifinale per giocare, divertirci e fare quello che sappiamo. Se vinceremo bene, se no pazienza».
Cinquantasei anni, un curriculum da allenatore del Galles e da assistente di Graham Henry (attuale coach degli All Blacks), due scudetti vinti in patria, con il Pontypridd e il Cardiff, Howells da due stagioni è l’allenatore delle Leonessa 1928. Un periodo che gli ha permesso di «italianizzarsi» (ordina vino bianco anziché birra…) e guardare indietro senza cercare alibi.
«Quando sono arrivato non conoscevo nulla del rugby italiano e ho commesso diversi errori. Il primo è stato quello di non sbarazzarmi subito di tutti quei giocatori che non avevano il minimo interesse a vestire la maglia della Leonessa, ma aspettavano solo lo stipendio a fine mese. Il secondo sbaglio è stato di pretendere troppo dalla squadra, di stabilire obiettivi tecnici troppo alti, che non potevano essere raggiunti».
Risultato: siete retrocessi senza appello. Perché è voluto restare?
«Quando sono arrivato, la squadra era già fatta, di mio potevo aggiungere poco. Quest’anno siamo ripartiti da zero, con altri presupposti. Mi piaceva la sfida di dare spazio ai giovani giocatori italiani e farli crescere».
Giovani italiani fino ad un certo punto: avete comunque un bel gruppo di stranieri, soprattutto argentini…
«Ne abbiamo meno dei nostri avversari e si tratta di giocatori indispensabili per fare crescere il gruppo. Quattro o cinque giocatori di esperienza e qualità servono per far maturare gli altri. Italiani con quelle caratteristiche sulla piazza non ce n’erano. Il grosso della rosa della Leonessa sono ragazzi giovani cresciuti da queste parti».
I risultati sono stati quelli voluti?
«Ci siamo posti come primo obiettivo quello di giocare a rugby. Domenica scorsa dopo aver battuto 22-20 il Colorno terzo in classifica, una brutta partita, giocatori e pubblico erano delusi. Vuol dire che abbiamo imparato la differenza tra divertirsi e non. Tre mesi fa, quando perdemmo a Roma, nello spogliatoio, dopo l’incontro, c’era il rammarico per il risultato, ma la soddisfazione di essere stati protagonisti di un gran bel match».
Si può essere contenti se non si vince?
«La risposta è un’altra: prima di tutto bisogna giocare a rugby e divertirsi. In campo, in allenamento e sulle tribune. Non si perde perché si prova a giocare a rugby, si perde perché non si fanno le cose come si deve. Un allenatore deve cercare di imporre la sua visione di gioco. Cercare di aggiungere qualcosa al valore dei singoli. Poi, se non funziona, capire perché. Nell’era del professionismo il rugby deve essere intrattenimento, piacere. Per chi lo gioca e chi lo guarda».
In Gran Bretagna ci si diverte?
«Sì, senz’altro. E difatti crescono il pubblico, l’audience Tv, gli sponsor».
Bella forza: lì i soldi dei club sono tre o quattro volte quelli delle squadre italiane.
«Non c’entra. Giocare non è una questione di soldi. Sono sicuro che se chiediamo ai giocatori italiani di Super 10 se si divertono, la maggior parte dirà no. Perché sono poche le squadre che provano a giocare a rugby».
Mancano le qualità tecniche per farlo.
«Infatti nessuno insegna ai bambini che il rugby è innanzitutto correre con la palla e passarla. Passarla in tutte le situazioni. Il placcaggio viene dopo. Invece in Italia si comincia ad insegnare il contatto già a dieci anni. E a dieci anni si gioca per vincere, un trofeo, una coppetta. Qualunque cosa, purché si tratti di un premio. Una mentalità che non capisco».
Adesso, tutti i nostri migliori vanno all’estero. Ci farà bene?
«Farà bene alla nazionale, non al campionato».
Quindi?
«Deve intervenire la federazione. Primo obiettivo: giocare. Per farlo bisogna togliere ai club la preoccupazione del risultato. In Heineken Cup devono giocare due o tre selezioni, governate dalla Fir, così nessuno avrà l’alibi di dover costruire una squadra piena di stranieri per far fronte agli impegni europei. Per i club deve esserci una campionato di dodici/quattordici squadre, possibilmente senza retrocessione, in cui tutti giocano a rugby. Il rugby deve essere il primo obiettivo. Squadre, arbitri, allenatori devono sedersi intorno ad un tavolo e dire proviamo a fare del campionato uno spettacolo. Il Super 12, nell’Emisfero Sud (oggi Super 14 ndr), è nato esattamente così. Gli arbitri sono importanti quanto gli allenatori».
E gli stranieri?
«Gli stranieri devono essere leader, dentro e fuori il campo. Devono aggiungere allo spirito e alla qualità del gruppo qualcosa in più. I nomi non servono a niente. L’unico che ho visto in Italia con quel carisma era Ackermann del Calvisano».
Howells resterà alla Leonessa?
«Sì, ma con una clausola: se arriva un grossa offerta dall’estero (Llanelli, Cardiff e Edimburgo hanno già sondato la sua disponibilità) sono libero di andare».
Gianluca Barca
-
robb
- Messaggi: 222
- Iscritto il: 18 set 2003, 0:00
Completamente d'accordo il S10 non è sostenibile perchè non produce reddito, e si regge sui contributi di alcuni Mecenatinteressati.Trottola ha scritto:Super 10 economicamente sostenibile?
Non nascondiamoci dietro ad un dito ... La risposta e' NO.
C'e' chi dice che e' una questione di programmazione, che bisogna far leva sui giocatori locali .... Non e' sufficiente. Dimostrazione?
- L'Aquila e Rovigo hanno delle buone giovanili, ma non ce la fanno. Se produci un "fenomeno", questo a 18-20 anni viene ingaggiato da Treviso, Calvisano, etc. Se esplode bene, altrimenti viene rottamato. Se produci un "buon" giocatore, hai comunque bisogno di tempo per farlo giocare e per farlo crescere. Il Super10 non ti lascia questo tempo. E' troppo breve. Ogni partita e' decisiva.
Poi c'e' il discorso sul professionismo/dilettantismo ... Cerchiamo di prenderlo da un'altra prospettiva.
Quante persone, secondo voi, in Italia possono vivere dignitosamente di Rugby? Secondo me poche, girano pochi soldi.
Quanti giocatori italiani sono di livello "professionistico" (internazionale) nel super10? Molto pochi, e' evidente!
Quante persone, secondo voi, e' giusto che diventino giocatori "professionisti"? Secondo me pochi. Diventare professionisti a 18-20 anni (o prima) vuol dire smettere di studiare. E i soldi che girano son pochi. E' meglio che questo "salto" lo facciano solo quelli che hanno veramente prospettive.
Allora non diamo falsi messaggi ai nostri ragazzi. Al posto di un Super10 che di Super non ha proprio nulla, facciamo una serie A a 16 squadre in cui giochino italiani semi-professionisti e pochi stranieri di qualita' (come succedeva fino a pochi anni fa) ed in cui maturino i giovani. Facciamo poi 3-4-5 selezioni regionali (con i soldi della FIR ... quelli pare che ci siano), in cui facciamo giocare quelli che possono fare veramente i "professionisti" e facciamole giocare in celtic.
Un passo indietro (Super10 --> Serie A), uno avanti (Selezioni e celtic league) e vedrete che i conti tornano e lo spettacolo e' migliore.
P.S. Non trascuriamo il fatto che, ora come ora, il Super10 e' un campionato orribile! (poco spettacolo, pochi italiani, lunghissime pause ...)
Peraltro le squadre per sopravvivere devono sempre di più imbottirsi di professionisti stranieri che anche se non di livello altissimo sono comunque costosi.
Per evitare i sempre più diffusi casi di mancati pagamenti e probabili fallimenti bisogna tornare/avanzare verso quanto proposto da Trottola nel suo post, non credo ci siano altre soluzioni!!!!!!!!!!!!!!.
-
beju
- Messaggi: 496
- Iscritto il: 10 nov 2005, 0:00
- Località: reggio emilia
- Contatta:
d'accordissimo...!Trottola ha scritto:Super 10 economicamente sostenibile?
Non nascondiamoci dietro ad un dito ... La risposta e' NO.
C'e' chi dice che e' una questione di programmazione, che bisogna far leva sui giocatori locali .... Non e' sufficiente. Dimostrazione?
- L'Aquila e Rovigo hanno delle buone giovanili, ma non ce la fanno. Se produci un "fenomeno", questo a 18-20 anni viene ingaggiato da Treviso, Calvisano, etc. Se esplode bene, altrimenti viene rottamato. Se produci un "buon" giocatore, hai comunque bisogno di tempo per farlo giocare e per farlo crescere. Il Super10 non ti lascia questo tempo. E' troppo breve. Ogni partita e' decisiva.
Poi c'e' il discorso sul professionismo/dilettantismo ... Cerchiamo di prenderlo da un'altra prospettiva.
Quante persone, secondo voi, in Italia possono vivere dignitosamente di Rugby? Secondo me poche, girano pochi soldi.
Quanti giocatori italiani sono di livello "professionistico" (internazionale) nel super10? Molto pochi, e' evidente!
Quante persone, secondo voi, e' giusto che diventino giocatori "professionisti"? Secondo me pochi. Diventare professionisti a 18-20 anni (o prima) vuol dire smettere di studiare. E i soldi che girano son pochi. E' meglio che questo "salto" lo facciano solo quelli che hanno veramente prospettive.
Allora non diamo falsi messaggi ai nostri ragazzi. Al posto di un Super10 che di Super non ha proprio nulla, facciamo una serie A a 16 squadre in cui giochino italiani semi-professionisti e pochi stranieri di qualita' (come succedeva fino a pochi anni fa) ed in cui maturino i giovani. Facciamo poi 3-4-5 selezioni regionali (con i soldi della FIR ... quelli pare che ci siano), in cui facciamo giocare quelli che possono fare veramente i "professionisti" e facciamole giocare in celtic.
Un passo indietro (Super10 --> Serie A), uno avanti (Selezioni e celtic league) e vedrete che i conti tornano e lo spettacolo e' migliore.
P.S. Non trascuriamo il fatto che, ora come ora, il Super10 e' un campionato orribile! (poco spettacolo, pochi italiani, lunghissime pause ...)
-
Trottola
- Messaggi: 193
- Iscritto il: 4 apr 2003, 0:00
- Località: L\'Aquila
Ovviamente concordo con tutto quello che ha detto Lynn Howells ....
Speriamo che qualcuno prima o poi capisca ....
Anzi sono sicuro che qualcuno ad un certo punto capira'. Avverra' automaticamente quando Rovigo, L'Aquila e Catania saranno fuori dai giochi. A quel punto anche per i club "ricchi" la competizione diventera' economicamente insostenibile e tutto verra rimesso in discussione.
Speriamo che qualcuno prima o poi capisca ....
Anzi sono sicuro che qualcuno ad un certo punto capira'. Avverra' automaticamente quando Rovigo, L'Aquila e Catania saranno fuori dai giochi. A quel punto anche per i club "ricchi" la competizione diventera' economicamente insostenibile e tutto verra rimesso in discussione.