Posto qui un articolo pubblicato sul sito del Rugby Vicenza.
Magari in Italia si potesse preticare lo sport, e in particolare il nostro sport, come in USA.
<Il diario di"Bart" Dolcetta negli USA
Ciao a tutti amanti del Rugby!!!!
Scrivo questo articolo perchè l'anno scorso ho avuto la possibilità di fare un'eperienza diversa, cioè di giocare a Rugby negli Stati Uniti, più precisamente in Indiana.
Mi trovavo là per studiare l'Inglese e, unendo l'utile al dilettevole, ho richesto di andare in una scuola dove si potesse giocare a Rugby. Il risultato è stato che sono stato ammesso in una squadra che negli ultimi cinque anni ha sempre combattuto per le prime posizioni nella nazione.
In America il Rugby non è molto famoso, ma nella mia scuola la buona tradizione ha dato al nostro sport una certa fama e, nella contea, il nome "Penn Rugby" era conoscituto da tutti.
Per questo motivo tra i 3600 ragazzi della scuola, sono stato etichettato subito come l'Italiano che era venuto per giocare a Rugby nella loro squadra; di conseguenza, nonostante la stagione non iniziasse che all'inizio dell'anno, dopo i miei amici sin da Settembre erano già quasi tutti rugbysti.
In Gennaio abbiamo cominciato la preparazione atletica e quando gli allenamenti cominciarono a farsi duri, molti degli 80 che eravamo hanno rinunciato. Ad ogni modo, compresi i nuovi arrivi, la nostra squadra era composta di 72 giocatori, divisi in 3 squadre: una ufficiale che giocava nei tornei, e due delle riserve.
Sicuramente una delle cose più belle della scuola americana è che non solo si ha la possibilità di impegnarsi moltissimo nelle attività extrascolastica, ma anche è espressamente richiesto. Per questo motivo giocavo a Rugby 3 volte durante la settimana scolastica (cioè dal lunedì al venerdì) e in più durante i weekend giocavamo almeno 2 o 3 partite.
Così passavo quasi ogni giorno mezza giornata con la mia squadra e di conseguenza abbiamo creato un bel gruppo affiatato e unito.
Finita la preparazione atletica sono finalmente cominciate le partite vere. Le prime 3 partite dell'anno furono a Nashville, Tennessee (la città della musica country) a 700 Km dalla nostra scuola!!! Con grande rammarico abbiamo perso la prima, ma abbiamo vinto le altre due, e alla fine siamo tornati a casa soddisfatti.
La stagione poi è proseguita abbastanza bene,e ci siamo qualificati con facilità per il "Midwest Tournament" cioè il torneo valido per le qualifiche alle Nazionali. Noi siamo andati bene, infatti grazie a una semifinale vinta ai calci siamo riusciti a qualificarci per la finale, che tuttavia abbiamo perso per due punti, dopo una nostra meta all'ultimo secondo, ma non trasformata.Dal momento però che le prime 3 squadre si qualificavano per le Nazionali, c'è stata comunque una grande festa per il traguardo raggiunto.
Le nazionali erano al "Darmouth College" in Colorado, uno delle 10 università più prestigiose degli Stati Uniti, famosa per il campus da favola, ma a 1500 Km di distanza da casa. Dopo le interminabili ore in corriera abbiamo vistitato i campi da Rugby che erano assolutamente spettacolari: praticamente dei campi da golf sovrastati da una bellissima "Club House" con una gigantesca terrazza per vedere le partite nel campo principale.
Al torneo partecipavano 16 squadre divise in due gironi, ma solo nel primo si lottava per il titolo. Noi facevamo parte di questo, e in base ai punteggi di qualificazione eravamo considerati quinti. La prima partita, contro una squadra molto forte dalla California l'abbiamo persa 15 a 22. Da quel momento, perso al primo turno, il massimo cui potevamo aspirare era il quinto posto, che alla fine abbiamo conquistato con un' altra sfida all'ultimo sangue ancora una volta decisa ai calci.
Ripensandoci ora, giocare a Rugby negli USA è stata un'esperienza favolosa, sia perchè mi piaceva molto la mia squadra, ma anche per l'importanza data allo sport: lì infatti esso non è meno importante della scuola e deve essere affrontato con lo stesso impegno e serietà.
Con questo non voglio dire che non ci si divertisse, anzi, ma bisognava lavorare molto duramente, prima di tutto perchè erano in molti ad aspirare di giocare come titolari e, molto più importante, perchè si giocava rappresentano la propria scuola e quindi bisognava dare il massimo per tenerne alto il nome.
Infatti una importante componente era il forte senso di appartenza alla propria scuola e questo, nonostante a volte sembrasse esagerato, aveva i sui lati postivi: tutti davano il massimo e quasi l'intera scuola veniva a fare il tifo alle partite. Per me quella è stata una delle cose più belle: giocare coni tuoi amici che fanno il tifo ed insieme a loro moltissime altre persone che incitano la squadra. Quello è uno dei ricordi più belli che mi porto dentro.
Sono molto felice della mia esperienza e consigio a chiunque pensi di andare un anno all'estero di non avere timori e buttarsi nella mischia!!!
Alberto "Bart" Dolcetta>
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