Moderatore: Emy77
invinoveritas ha scritto:conosco rosario (brutiumrugby) da molti anni, abbiamo giocato insieme nel rugby rende, ma mai ho sentito dire tante cattiverie sul suo conto e in modo così gratuito, nemmeno da persone con cui, lui, non va d'accordo (per usare un eufemismo) da molto tempo. Non ha mai avuto un carattere facile, ma come difetti gli si può contestare il non essere diplomatico, non accettare compromessi, il non contare neanche fino ad 1 prima di agire, il tono di voce molto alto, l'essere un pò rissoso (anche se mi sembra ora molto meno altrimenti sapremmo di qualche scontro fisico) ma anche se non sono un suo stretto amico non penso che nessuno a cosenza gli può addebitare altro.
Poi sinceramente leggere che il CUS quasi gli ha fatto l'elemosina per allenare mi sembra assurdo e negare l'evidenza. Il Cus prima degli ultimi due anni fatti in maniera ottima sotto la guida di rosario, era conosciuta come una squadra cenerentola di c3, che andava a giocare se andava bene in 11, prendeva almeno 50 punti a a partita da tutti e al campo, agli allenamenti, sin dai tempi del francese si e no si allenavano in 10. questa è storia, come è storia che prima di rosario l'allenava un professionista argentino che mi sembra sia scappato dalla disperazione.
Poi non capisco una cosa se come è scritto trattava i giocatori così male, perchè al campo agli allenamenti c'erano, anche in pieno inverno, sempre almeno 25 persone? Questo mi costa di averlo visto personalmente, cosi come mi chiedo come mai nel campionato quando ho visto le partite, non mi sono mai accorto di questo trattare male i giocatori, anzi ho visto sempre disciplina? E poi mi chiedo e chiedo perchè non è stato detto mai prima? E perchè come leggo in occasione della partita amichevole i giocatori sono accorsi così numerosi per salutarlo? non erano obbligati da nessuno.
Penso invece che il Cus dovrebbe fargli una statua:
1 perchè ha portato un pò di serietà in un ambiente che ne aveva bisogno; 2 perchè l'Università ha fatto due campionati che per quanto scarsi (ma quello attuale non è da meno, dov'è infatti una squadra coriacea come il Reggio oppure come l'URU) sono stati da protagonisti; 3 ha permesso al CUS e al presidente dell'URU di andare a sedersi al tavolo con il Cosenza forti dei risultati e di un cospicuo gruppo di giocatori.
Definire comandante poi una persona che aveva sopra di lui almeno 4 presidenti (de rose, fanuele, Violo presidente del Cus, e Veltri delegato dal presidente per il rugby conosciuto in questo topic come er bandito) mi sembra molto strano. Sicuramente per come lo conosco rosario è rispettoso dei ruoli (scusate ma questa è scuola Tonino Mazzuca) se la società adotta una linea , anche se non d'accordo, la fa sua e la difende , è il suo difetto principale sposare le cause perse.
Un ultimo difetto considera alcune persone amiche, e per colpa loro ha avuto molti problemi (una in particolare) ma siccome è capatosta non vuole capire che non gli sono amiche e lo ficcano sempre in situazioni come queste lasciandolo poi solo, a voglia dirglielo.
Rosario buon anno e lascia stare, chi capisce di rugby sa quanto vali. Poi se qualcuno vuole sapere perchè il Rende e poi il Cosenza non gli danno incarichi posso spiegarlo a richiesta (rosario pagami), anticipo però per chi non lo sapesse che quando aveva si e no 21-23 anni allenava la 17-19 del rende che poi con la maggior parte di quei giovani insieme a me , alui a batman è amdata in serie B per la prima volta.
Complimenti....Crediamo nei rugbysti che parlano poco, nei rugbysti che non si agitano, nei rugbysti che si rodono dentro e soffrono, in coloro che, dopo una partita al freddo e al gelo, sotto una gelida pioggia in un campo fangoso tra pochi sparuti spettatori, alla fine salutano con un gesto stanco, come da una lontananza di secoli.
Crediamo nei rugbysti che piangono nella vittoria e nella sconfitta, in coloro che una volta “rotti” pensano subito a recuperare, in coloro che malandati ci sono in campo per se stessi, per i loro compagni, per l’onore di portare la maglia che indossano, in coloro, e sono la maggioranza, che giocano in campi impraticabili davanti a quattro gatti e con le scarpe scompagnate, in coloro che si allenano alla penombra, in un lato di campo rubato al calcio, in coloro che non hanno il tensoplast, i cerotti, le bende, in coloro che leggono i giornali sportivi partendo dall’ultima pagina e, a ritroso, cercano il trafiletto “rugby”.
Crediamo nel coraggio, nella gioia e nell’allegria di chi gioca a questo sport divertendosi a qualunque età, di chi beve birra e anche di notte sogna l’ovale ed il rugby, uno sport duro e leale per rugbysti che, a qualsiasi ambiente appartengano, si riconoscono, si stimano ed instaurano veritieri legami di amicizia che durano una vita intera, proprio per i contenuti di questo sport che è diverso da tutti gli altri non solo nelle regole ma, soprattutto, nello spirito, nei valori morali ed etico-educativi.
Crediamo in tutta questa gente che ha bisogno di essere conosciuta ed amata in ciò che tace, nelle parole che nutre nel cuore e non dice, nella dolcezza del viso dei bambini e nell’asprezza di qualche rude tratto maschile, nel volto segnato di qualche vecchio giocatore e nel rossore delle guance di una donna rugbysta, nella babele di dialetti dei tanti tornei primaverili al sole ed al calore dell’amicizia fraterna del dopo partita e del terzo tempo.