Sull'episodio Louw/Griffen/Kingi: avrei trovato giusto un provvedimento contro tutti e 3. Ma io vengo dal calcio. Nello sport che ho praticato io, è normale che la reazione venga sanzionata anche più duramente della provocazione, per evitare che la partita sfugga di mano. Personalmente, la cosa mi ha sempre infastidito, almeno se la reazione era proporzionale alla provocazione (tanto per fare un esempio che forse qualcuno conoscerà, non approvo che qualcuno dia una capocciata in pieno petto a chi ha soltanto parlato male di sua sorella
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).
Del rugby in genere ho sempre ammirato la capacità degli arbitri di discernere tra antisportività e eccesso di agonismo o regolamento di conti "tra galantuomini". Ricordo vagamente un episodio di non so quale incontro del 6N tra celto-anglosassoni, in cui due seconde linee sono andate a terra azzuffandosi selvaggiamente, finché il giudice di gara, con fare commiserevole, li ha invitati a rialzarsi dicendo loro semplicemente che "le due squadre stavano disputando un bellissimo incontro e che nessuno sentiva il bisogno di una simile zuffa"; al che i due si sono rimessi in piedi e hanno ricominciato a giocare.
Il placcaggio di Louw, per il fatto di arrivare a gioco fermo, per il fatto di essere fatto in tuffo (indica l'intenzionalità di colpire), per il fatto di essere indirizzato al collo (Louw vede bene quello che sta facendo), è un gesto violento, ma soprattutto antisportivo, forse frutto di una cattiva elaborazione della frustrazione per l'imminente probabile sconfitta (10 punti sotto a pochi minuti dalla fine). La reazione di Griffen è altrettanto se non più violenta, ma non è antisportiva, è la conseguenza diretta di ciò che ha subito. Lo si può stigmatizzare per non aver mantenuto i nervi saldi, ma non perché la sua reazione non fosse motivata (per chi volesse obiettare che questo vale anche per la reazione di Goosen: è vero, ma non si sfancula l'arbitro impunemente, credo che su questo siamo tutti d'accordo). Già più precaria la situazione di Kingi, che arriva da lontano e non c'entra con l'azione, ma il suo gesto si spiega con il desiderio di difendere il compagno.
In sostanza, la decisione di Damasco di sanzionare solo chi ha provocato la gazzarra e non chi l'ha continuata, decisione che ammetto criticabile, a me è apparsa una boccata d'aria fresca. Scusatemi, ma per me è così.