Perché? E che ne so!giangi2 ha scritto:Ringrazio Diddi per le note tecniche; vorrei un suo commento sul fatto che i 3/4 italiani (secondo me) non fanno un passaggio decente che sia uno, soprattutto come timing: o vanno a sbattere sul muro dei difensori (e poi non riciclano) o scaricano il pallone quando il difensore è talmente lontano che fa in tempo a scalare e portare pressione ulteriore sull'attaccante. L'unico che mi sembra abbia fatto qualche passaggio fatto bene contro i pacifici mi sembra sia stato proprio il tanto criticato Robertson, purtroppo però, giocando ala, il 99% delle volte il pallone gli arriva a 10 cm. dalla linea laterale con davanti due difensori.
Masi, Canale, Bergamasco: è tutta gente che gioca nel campionato francese, il massimo in fatto di 3/4! E lì non sfigura, anzi!
Ti dirò che ho anche visto eseguire alcuni schemi in allenamento, e funzionano.
Ipotesi ne posso fare tante, ma finché non vedrò una partita dalle curve registrata (spesso per cavarci un ragno dal buco devo vedere e rivedere le azioni) non potrò dare informazioni attendibili.
Tra le ipotesi:
- impegnamo troppi giocatori nei punti d'incontro rispetto all'avversario (e non riusciamo a creare soprannumero)
- la mediana non rifornisce adeguatamente
- linea troppo piatta
- incapacità di adeguare tatticamente lo schema/reagire alle difficoltà poste dalla difesa
- incapacità di prendere la decisione giusta al momento giusto.
La mia impressione.
La grande abilità del 3/4 francese, a mio avviso, sta nel saper ASPETTARE il momento giusto per agire (es. passare o tenere palla nel 2 vs 1). La grande abilità del 3/4 argentino è di SFUGGIRE al placcaggio. Sono attività che richiedono intelligenza e che vengono allenate nel confronto con avversari di pari doti fisiche.
La maggiore abilità del 3/4 italiano è FORZARE il placcaggio, abbatterlo di potenza. Perché? A mio avviso, perché nelle giovanili si trova per lo più ad affrontare avversari meno dotati fisicamente. Perché dovrei imparare a gestire alla perfezione tempi e gesti, se mi è sufficiente piazzare la mano nel petto del mingherlino che ho di fronte per entrare trionfalmente in meta? Penso in particolare a gente iperdotata dal punto di vista fisico come Pratichetti, Sgarbi o Pavan; ma anche a Masi e Canale, che basa il suo gioco offensivo sulla potenza d'impatto (sfuggono a questo cliché e ci sono pertanto preziosi Mirco, Garcia e Robertson). Se Masi e Canale hanno ormai imparato giocando ad elevare il loro livello di gioco, i giovani, tanto più se non giocano regolarmente in campionato, non riescono ad emanciparsene. Continuano a fare autoscontro, ma quando si affacciano all'alto livello vanno a sbattere contro muri più tosti di loro o contro folletti più abili di loro.
Se ho ragione (può darsi benissimo che abbia torto), la cura sarebbe: costringere Sgarbi (per dirne uno) almeno a partire dai 15 anni, proprio quando sta emergendo il suo strapotere fisico e spopola al suo livello, a giocare in allenamento a touch, in modo che non abbia la scusa della forza fisica per esimersi dall'imparare la tecnica corretta, e dargli lezioni a fine allenamento sui calci, che sono un bagaglio tecnico prezioso per un 3/4. Troppo dispendioso? Gli allenamenti prolungati, a quell'età, motivano il ragazzo, gli fanno credere di poter diventare qualcuno, lo fanno sognare. Nessuno va illuso, ma i talenti vanno coltivati.