ITALIANI DI FORMAZIONE E ITALIANI NON DI FORMAZIONE
Moderatore: Emy77
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vieri
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ITALIANI DI FORMAZIONE E ITALIANI NON DI FORMAZIONE
Caso ipotetico per illustrare il problema con un esempio pratico: “un italiano viene trasferito dalla sua azienda nella sede in Francia. Porta con se tutta la famiglia. Suo figlio maschio inizia a giocare rugby in Francia ai 14 anni per socializzare. Tornano tutti in Italia qualche anno dopo. Quando suo figlio ha 20 anni decide di provare a riprendere il rugby nella sua nazione. Suo figlio troverà tante limitazioni per poter giocare rugby in Italia in qualsiasi categori (limitazioni che non troveranno altri coetanei italiani), che non vorrà più giocare.”
Dalla stagione 2005/2006 la federazione italiana di rugby ha introdotto una regola che, probabilmente violando i principi fondamentali della costituzione italiana, limita pesantemente lo svolgimento dell’attività agonistica o professionale ai cittadini italiani o comunitari che provengono da una federazione straniera. Questa regola distingue ai fine del regolamento (circolare informativa scaricabile da http://www.federugby.it/file/27766.pdf) tra:
1) GIOCATORI DI FORMAZIONE ITALIANA: giocatori di cittadinanza italiana o straniera che non siano provenienti da federazione straniera e che siano stati tesserati e che abbiano svolto l’attività sportiva in Italia, per almeno due stagioni sportive, nei settori propaganda e/o juniores di società italiane.
2) GIOCATORI DI FORMAZIONE NON ITALIANA: chi non rientra nella definizione di sopra.
La federazione NON LIMITA IL TESSERAMENTO dei cittadini italiani o comunitari di formazione non italiana, ma LIMITA IL LORO UTILIZZO IN LISTA GARA secondo la seguente tabella:
Serie Eccellenza: minimo 12 (dodici) giocatori di formazione italiana su 22 (ventidue).
Serie A: minimo 17 (diciassette) giocatori di formazione italiana su 22 (ventidue).
Serie B e C minimo 20 (venti) giocatori di formazione italiana su 22 (ventidue).
Per cui gli allenatori al momento di fare la lista gara NON POSSONO SCEGLIERE I MIGLIORI ATLETI IN ASSOLUTO, ma devono scegliere PRIMA I MIGLIORI GIOCATORI DI FORMAZIONE ITALIANA per completare il minimo richiesto dal regolamento per poi poter completare la lista con i migliori atleti che sono rimasti (compressi a questo punto anche quelli di formazione non italiana).
Se io invece volesse giocare calcio sarei italiano, se volesse giocare pallavolo sarei italiano, se andasse a giocare rugby all’estero sarei italiano!!!.
CONTROSENSI:
> il rugby dovrebbe essere uno sport che non fa distinzioni, dove può giocare l’alto, il basso, il veloce, il lento, ecc.
> la bandiera del rugby italiano in passato è stato Diego Dominguez (italo-argentino) e nel presente Sergio Parisse (italo-argentino).
> la regola ha il fine di promuovere l’utilizzo di giocatori che si sono formati nei vivai italiani nell’attività seniores, ma l’unico modo che ha un atleta per migliorarsi se stesso è quello di dover concorrere per un posto in lista gara con giocatori più forti e di più esperienza. Sicuramente non si migliora se qualcuno leva di mezzo i concorrenti più forti. O per caso Valentino Rossi sarebbe stato così forte nel 2008 se nel 2007 non sarebbe comparso un certo Stoner?, per citare un esempio in un altro sport più difuso.
> non ostante la regola la nazionale italiana continua ad utilizzare tanti giocatori di formazione estera.
> ci sono tanti giocatori di formazione non italiana che militano nelle società di serie C-B-A che si occupano di avvicinare a questo sport e di formare tanti ragazzi. Se queste persono non ci sono più, quale sarà il futuro del rugby italiano?
PRINCIPI FONDAMENTALI DELLA COSTITUZIONE CHE VIOLA LA FEDERAZIONE:
Art. 2.
La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.
Art. 3.
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Dalla stagione 2005/2006 la federazione italiana di rugby ha introdotto una regola che, probabilmente violando i principi fondamentali della costituzione italiana, limita pesantemente lo svolgimento dell’attività agonistica o professionale ai cittadini italiani o comunitari che provengono da una federazione straniera. Questa regola distingue ai fine del regolamento (circolare informativa scaricabile da http://www.federugby.it/file/27766.pdf) tra:
1) GIOCATORI DI FORMAZIONE ITALIANA: giocatori di cittadinanza italiana o straniera che non siano provenienti da federazione straniera e che siano stati tesserati e che abbiano svolto l’attività sportiva in Italia, per almeno due stagioni sportive, nei settori propaganda e/o juniores di società italiane.
2) GIOCATORI DI FORMAZIONE NON ITALIANA: chi non rientra nella definizione di sopra.
La federazione NON LIMITA IL TESSERAMENTO dei cittadini italiani o comunitari di formazione non italiana, ma LIMITA IL LORO UTILIZZO IN LISTA GARA secondo la seguente tabella:
Serie Eccellenza: minimo 12 (dodici) giocatori di formazione italiana su 22 (ventidue).
Serie A: minimo 17 (diciassette) giocatori di formazione italiana su 22 (ventidue).
Serie B e C minimo 20 (venti) giocatori di formazione italiana su 22 (ventidue).
Per cui gli allenatori al momento di fare la lista gara NON POSSONO SCEGLIERE I MIGLIORI ATLETI IN ASSOLUTO, ma devono scegliere PRIMA I MIGLIORI GIOCATORI DI FORMAZIONE ITALIANA per completare il minimo richiesto dal regolamento per poi poter completare la lista con i migliori atleti che sono rimasti (compressi a questo punto anche quelli di formazione non italiana).
Se io invece volesse giocare calcio sarei italiano, se volesse giocare pallavolo sarei italiano, se andasse a giocare rugby all’estero sarei italiano!!!.
CONTROSENSI:
> il rugby dovrebbe essere uno sport che non fa distinzioni, dove può giocare l’alto, il basso, il veloce, il lento, ecc.
> la bandiera del rugby italiano in passato è stato Diego Dominguez (italo-argentino) e nel presente Sergio Parisse (italo-argentino).
> la regola ha il fine di promuovere l’utilizzo di giocatori che si sono formati nei vivai italiani nell’attività seniores, ma l’unico modo che ha un atleta per migliorarsi se stesso è quello di dover concorrere per un posto in lista gara con giocatori più forti e di più esperienza. Sicuramente non si migliora se qualcuno leva di mezzo i concorrenti più forti. O per caso Valentino Rossi sarebbe stato così forte nel 2008 se nel 2007 non sarebbe comparso un certo Stoner?, per citare un esempio in un altro sport più difuso.
> non ostante la regola la nazionale italiana continua ad utilizzare tanti giocatori di formazione estera.
> ci sono tanti giocatori di formazione non italiana che militano nelle società di serie C-B-A che si occupano di avvicinare a questo sport e di formare tanti ragazzi. Se queste persono non ci sono più, quale sarà il futuro del rugby italiano?
PRINCIPI FONDAMENTALI DELLA COSTITUZIONE CHE VIOLA LA FEDERAZIONE:
Art. 2.
La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.
Art. 3.
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
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EmmePi
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- Iscritto il: 14 apr 2008, 12:28
Re: ITALIANI DI FORMAZIONE E ITALIANI NON DI FORMAZIONE
OT
Onore al merito di vieri, in due anni ha scritto solo 4 messaggi: siamo agli antipodi![Mr. Green :-]](./images/smilies/icon_mrgreen.gif)
Onore al merito di vieri, in due anni ha scritto solo 4 messaggi: siamo agli antipodi
Meglio non dialogare con il torinese maleducato che infesta il forum: non potresti mai sapere con quale dei suoi due o tre nick ti offenderà
Per chi fosse interessato, su Wikipedia è uscita la versione riveduta e corretta della pagina che illustra la Teoria della Relatività. L'ha redatta il mio droghiere lo scorso giovedì pomeriggio, turno di chiusura del negozio
Per chi fosse interessato, su Wikipedia è uscita la versione riveduta e corretta della pagina che illustra la Teoria della Relatività. L'ha redatta il mio droghiere lo scorso giovedì pomeriggio, turno di chiusura del negozio
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GiorgioXT
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- Iscritto il: 19 mag 2004, 0:00
Re: ITALIANI DI FORMAZIONE E ITALIANI NON DI FORMAZIONE
E' vero ... d'altra parte la federazione permette di "italianizzare di formazione" i giocatori under20 che sono stati tesserati per due stagioni , ed infatti in varie squadre ci sono Sudafricani scozzesi ecc. ecc. venuti per fare i professionisti, Purtroppo la federazione spesso e volentieri guarda le carte e nonla realtà del fatti.vieri ha scritto:Caso ipotetico per illustrare il problema con un esempio pratico: “un italiano viene trasferito dalla sua azienda nella sede in Francia. Porta con se tutta la famiglia. Suo figlio maschio inizia a giocare rugby in Francia ai 14 anni per socializzare. Tornano tutti in Italia qualche anno dopo. Quando suo figlio ha 20 anni decide di provare a riprendere il rugby nella sua nazione. Suo figlio troverà tante limitazioni per poter giocare rugby in Italia in qualsiasi categori (limitazioni che non troveranno altri coetanei italiani), che non vorrà più giocare.”
Nel tuo caso specifico proverei a chiedere una deroga alla FIR, specie se tuo figlio non è mai stato tesserato senior in Francia. In ogni caso sarebbe facile distinguere fra chi si è spostato insieme alla famiglia e chi invece a 18 anni fa già il professionista. Basta volerlo.
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Daddy
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- Iscritto il: 8 gen 2007, 17:39
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Re: ITALIANI DI FORMAZIONE E ITALIANI NON DI FORMAZIONE
Conosco un ragazzo rugbysticamente di formazione italiana, ma extracomunitario che in C non può giocare, come lui tanti che faranno (andranno a fare) altri sport e magari per il rugby erano pure bravini
chiaro che quelli che ascono dalle Under 19 non li provano neanche le squadre di B, A, S10,non fanno giocare neanche quelli del loro vivaio
chiaro che quelli che ascono dalle Under 19 non li provano neanche le squadre di B, A, S10,non fanno giocare neanche quelli del loro vivaio
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rivel1
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- Iscritto il: 8 mag 2008, 18:31
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Re: ITALIANI DI FORMAZIONE E ITALIANI NON DI FORMAZIONE
solite contraddizioni da regolamenti fatti coi piedi più che con la testa
cmq c'è chi sta peggio: roberto chiacig ha giocato più di qlc partita da straniero nella serie a di basket
cmq c'è chi sta peggio: roberto chiacig ha giocato più di qlc partita da straniero nella serie a di basket
Se hai tempo per fare due cose male, fanne bene una e incrocia le dita
Visto che non voglio scrivere "secondo me" o "in mio parere" in ogni messaggio, ritenete pure ogni opinione espressa puramente personale senza alcuna pretesa di verità assoluta
Visto che non voglio scrivere "secondo me" o "in mio parere" in ogni messaggio, ritenete pure ogni opinione espressa puramente personale senza alcuna pretesa di verità assoluta
- PiVi1962
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- Iscritto il: 11 mar 2004, 0:00
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Re: ITALIANI DI FORMAZIONE E ITALIANI NON DI FORMAZIONE
A me non sembra che il regolamento sia così tanto astruso.
Guarda che nel calcio esistono molte regole similari (non sulla "formazione italiana" che è un concetto di uno sport non olimpico come il rugby) ma sull'età. Nelle varie serie dilettantistiche esistono limiti minimi per gli Under e per gli Over. Per il calcio amatoriale esistono altre leghe (paragonabili all' Old nel rugby).
L'obiettivo in entrambi i casi è esattamente quello che tu sottolinei come un fatto negativo: cioè far giocare tutti (e magari preparare i più giovani ad un torneo di maggiore livello) invece di far giocare solo i più bravi (nel calcio vorrebbe dire far giocare vecchi marpioni che scendono di categoria per mantenere un minimo di reddito).
Certo, nel calcio la linea tra professionismo e dilettantismo è forse più chiara che non nel rugby (ricordo una squadra veneta di calcio che ha rinunciato più volte alla promozione nel semi-professionismo per restare dilettante), e credo che nel rugby l'avvento della CL possa essere un primo segnale chiaro in questa direzione: separare nettamente professionisti da dilettanti (con obblighi ben più stringenti di quelli di adesso in termini di fidejussione all'iscrizione, vincoli sul pagamento degli stipendi ai dipendenti, campo di gioco, salary cap, etc.).
Un problema simile si ha con i giovani calciatori a cui in Italia non si può proporre un contratto professionista fino ai 16 anni, mentre in Inghilterra sì. Le squadre italiane professionistiche che investono nel settore giovanile trovano dei grossi problemi a conciliare una visione professionistica (investo per un tornaconto economico), con una visione dilettantistica (investo per formare) che secondo me dovrebbe essere invece prevalente nel settore giovanile.
Guarda che nel calcio esistono molte regole similari (non sulla "formazione italiana" che è un concetto di uno sport non olimpico come il rugby) ma sull'età. Nelle varie serie dilettantistiche esistono limiti minimi per gli Under e per gli Over. Per il calcio amatoriale esistono altre leghe (paragonabili all' Old nel rugby).
L'obiettivo in entrambi i casi è esattamente quello che tu sottolinei come un fatto negativo: cioè far giocare tutti (e magari preparare i più giovani ad un torneo di maggiore livello) invece di far giocare solo i più bravi (nel calcio vorrebbe dire far giocare vecchi marpioni che scendono di categoria per mantenere un minimo di reddito).
Certo, nel calcio la linea tra professionismo e dilettantismo è forse più chiara che non nel rugby (ricordo una squadra veneta di calcio che ha rinunciato più volte alla promozione nel semi-professionismo per restare dilettante), e credo che nel rugby l'avvento della CL possa essere un primo segnale chiaro in questa direzione: separare nettamente professionisti da dilettanti (con obblighi ben più stringenti di quelli di adesso in termini di fidejussione all'iscrizione, vincoli sul pagamento degli stipendi ai dipendenti, campo di gioco, salary cap, etc.).
Un problema simile si ha con i giovani calciatori a cui in Italia non si può proporre un contratto professionista fino ai 16 anni, mentre in Inghilterra sì. Le squadre italiane professionistiche che investono nel settore giovanile trovano dei grossi problemi a conciliare una visione professionistica (investo per un tornaconto economico), con una visione dilettantistica (investo per formare) che secondo me dovrebbe essere invece prevalente nel settore giovanile.
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Laporte
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- Iscritto il: 8 mar 2008, 10:01
Re: ITALIANI DI FORMAZIONE E ITALIANI NON DI FORMAZIONE
I procuratori sono preoccupati che gli oriundi e gli equiparati non possano rientrare più tra i giocatori di formazione italiana , per il solo fatto che giochino 4 minuti in nazionale...
naturalemnte ecco pronto il caso limite... utile allo scopo...
naturalemnte ecco pronto il caso limite... utile allo scopo...
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Laporte
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- Iscritto il: 8 mar 2008, 10:01
Re: ITALIANI DI FORMAZIONE E ITALIANI NON DI FORMAZIONE
sicuro ?rivel1 ha scritto:solite contraddizioni da regolamenti fatti coi piedi più che con la testa
cmq c'è chi sta peggio: roberto chiacig ha giocato più di qlc partita da straniero nella serie a di basket
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vieri
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- Iscritto il: 14 mag 2007, 21:08
Re: ITALIANI DI FORMAZIONE E ITALIANI NON DI FORMAZIONE
Certo e hai raggione, ma la Italia si è nutrita di giocatore italo-argentini da tanti anni, el caso è molto semplice e faccio in fretta a spiegarti, io gioco in una squadra della serie c, sono arrivato in Italia diversi anni fa, ho giocato in diverse società e anche al estero (come italiano) adesso gioco rugby per passione ma mi trovo nella situazione di non poter fare perchè il limite l'anno prossimo sarà di uno, lasciando di lato questo, vado a spiegarti la situazione: Io mi sento Italiano al 100% essendo figlio d'Italiani emigrati, ma ancora mi sento molto felice di essere nato in un paese che mi ha fatto amare questo sport al punto di andare a giocare per la passione e per l'amore per lo sport e per i miei compagni, che si fosse nato qui in Italia mi troverei nelle situazioni di uscire un giorno prima della partita arrivando al apuntamento mezzo ubriacco, facendomi chiamare dai dirigenti che mi pregano di venire a giocare che abbiamo una trasferta, chiedendomi e pregandomi per favore di venire al meno '' una volta alla settima'' agli allenamenti, adesso con questo che ti ho scritto capirai perchè la italia si sia nutrita di giocatori Italo-argentini o neozelandesi, australiani, sudafricani, ect...Laporte ha scritto:I procuratori sono preoccupati che gli oriundi e gli equiparati non possano rientrare più tra i giocatori di formazione italiana , per il solo fatto che giochino 4 minuti in nazionale...
naturalemnte ecco pronto il caso limite... utile allo scopo...
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Laporte
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- Iscritto il: 8 mar 2008, 10:01
Re: ITALIANI DI FORMAZIONE E ITALIANI NON DI FORMAZIONE
vieri ha scritto:Certo e hai raggione, ma la Italia si è nutrita di giocatore italo-argentini da tanti anni, el caso è molto semplice e faccio in fretta a spiegarti, io gioco in una squadra della serie c, sono arrivato in Italia diversi anni fa, ho giocato in diverse società e anche al estero (come italiano) adesso gioco rugby per passione ma mi trovo nella situazione di non poter fare perchè il limite l'anno prossimo sarà di uno, lasciando di lato questo, vado a spiegarti la situazione: Io mi sento Italiano al 100% essendo figlio d'Italiani emigrati, ma ancora mi sento molto felice di essere nato in un paese che mi ha fatto amare questo sport al punto di andare a giocare per la passione e per l'amore per lo sport e per i miei compagni, che si fosse nato qui in Italia mi troverei nelle situazioni di uscire un giorno prima della partita arrivando al apuntamento mezzo ubriacco, facendomi chiamare dai dirigenti che mi pregano di venire a giocare che abbiamo una trasferta, chiedendomi e pregandomi per favore di venire al meno '' una volta alla settima'' agli allenamenti, adesso con questo che ti ho scritto capirai perchè la italia si sia nutrita di giocatori Italo-argentini o neozelandesi, australiani, sudafricani, ect...Laporte ha scritto:I procuratori sono preoccupati che gli oriundi e gli equiparati non possano rientrare più tra i giocatori di formazione italiana , per il solo fatto che giochino 4 minuti in nazionale...
naturalemnte ecco pronto il caso limite... utile allo scopo...
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rivel1
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- Iscritto il: 8 mag 2008, 18:31
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Re: ITALIANI DI FORMAZIONE E ITALIANI NON DI FORMAZIONE
sì sì... poi non so se gli abbiano fatto o meno una derogaLaporte ha scritto:sicuro ?rivel1 ha scritto:solite contraddizioni da regolamenti fatti coi piedi più che con la testa
cmq c'è chi sta peggio: roberto chiacig ha giocato più di qlc partita da straniero nella serie a di basket
Se hai tempo per fare due cose male, fanne bene una e incrocia le dita
Visto che non voglio scrivere "secondo me" o "in mio parere" in ogni messaggio, ritenete pure ogni opinione espressa puramente personale senza alcuna pretesa di verità assoluta
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EmmePi
- Messaggi: 3287
- Iscritto il: 14 apr 2008, 12:28
Re: ITALIANI DI FORMAZIONE E ITALIANI NON DI FORMAZIONE
Nella mia modestissima esperienza di frequentazione di giocatori italiani, stranieri od oriundi, non sono certo i nostri connazionali a distinguersi per le "ciucche pre-partita". Mi sembrano argomenti veramente di basso livello, ma cmq gli italiani in media sono dei pivelli rispetto agli stranieri quanto a sbronze.
Non è che poi il problema sparisce se li dichiari equiparati![Mr. Green :-]](./images/smilies/icon_mrgreen.gif)
Non è che poi il problema sparisce se li dichiari equiparati
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giangi2
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- Iscritto il: 25 lug 2006, 9:00
Re: ITALIANI DI FORMAZIONE E ITALIANI NON DI FORMAZIONE
Secondo me Vieri ha ragione: c'è anche un caso simile nel basket dove un ragazzo delle giovanili è stato schierato in prima squadra (Olimpia AJ Milano), ma, avendo iniziato a giocare solo due anni prima, non aveva la "formazione italiana" e la società è stata multata pesantemente (dopo aver rischiato anche la sconfitta a tavolino). Chiacig credo abbia iniziato a giocare a 16 anni, e non ha fatto un numero sufficiente di stagioni in settore giovanile per poter avere la formazione italiana. Siamo al paradosso che un giocatore può giocare in nazionale ma in campionato è considerato straniero. Forse basterebbe aggiungere la cittadinanza italiana.
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rivel1
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- Iscritto il: 8 mag 2008, 18:31
- Località: Rovigo/Ferrara
Re: ITALIANI DI FORMAZIONE E ITALIANI NON DI FORMAZIONE
nazionalità italiana.. e chiudiamo il casogiangi2 ha scritto:Secondo me Vieri ha ragione: c'è anche un caso simile nel basket dove un ragazzo delle giovanili è stato schierato in prima squadra (Olimpia AJ Milano), ma, avendo iniziato a giocare solo due anni prima, non aveva la "formazione italiana" e la società è stata multata pesantemente (dopo aver rischiato anche la sconfitta a tavolino). Chiacig credo abbia iniziato a giocare a 16 anni, e non ha fatto un numero sufficiente di stagioni in settore giovanile per poter avere la formazione italiana. Siamo al paradosso che un giocatore può giocare in nazionale ma in campionato è considerato straniero. Forse basterebbe aggiungere la cittadinanza italiana.
però vallo a dire ai club coi soldi in italia
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giangi2
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- Iscritto il: 25 lug 2006, 9:00
Re: ITALIANI DI FORMAZIONE E ITALIANI NON DI FORMAZIONE
I club coi soldi in Italia si adatterebbero ai regolamenti, come, penso, hanno sempre fatto. Basta fissare regole precise e (come mi sembra già esserci) fissare dei limiti a decrescere per gli stranieri (tipo toglierne uno all'anno per i prossimi anni), oppure far mantenere lo status acquisito di formazione italiana a chi già ce l'ha per evitare ad alcune squadre di dover cambiare 10 giocatori in un colpo solo.