daom ha scritto:
Come possiamo pretendere che i nostri figli giochino a rugby quando il bombardamento mediatico e solo per il calcio !?
E' relativamente facile, portali a vedere le partite dei suoi coetanei tutti i week end e quando puoi le partite maggiori.
Certo che se tu fossi un giocatore... potresti portarli a vedere le tue partite. Il "virus" del rugby si contagia con il contatto diretto, no style Homer Simpson poltrona e patatine.
Il bombardamento mediatico ha la sua importanza, senza dubbio. Ma se la domanda è "come far giocare a rugby i nostri figli?", la risposta sta nelle emozioni, nelle esperienze di vita, nell'odore dell'erba e nel rimbombo dello spogliatoio.
Lo sport è evento, è emozione, è sudore vero, fatica e soddisfazione. E' amicizia, cameratismo, avventura.
Mio figlio ha deciso lui di darsi al rugby, e lo conosceva solo da lontano, per qualche vaga immagine. Voleva giocare a calcio, noi gli abbiamo detto che non se ne parlava nemmeno, è stato lui a decidere per il rugby, e non si sa perché: in casa mia il rugby fino a 3 anni fa era soltanto una vaga lontana curiosità.
Poi.... rendiamoci conto che a un bambino non serve chissà che cosa per correre, divertirsi e sognare: è sufficiente allenarsi in Under11 per appendere Chabal sopra la testata del letto, e raccontare "stanotte ho sognato che vincevo l'Heineken Cup" oppure "stanotte ho sognato che saltavo in touch e salivo salivo salivoooo.....".
Lo porti a vedere la serie A vicino a casa. Lo porti a vedere la finale del S10 a Monza. Lo porti a vedere l'Italia contro l'Australia a Padova, e contro l'Inghilterra a Twickenham. E naturalmente gli All Blacks a Milano, primo anello, non a "vedere la partita" ma a "respirare con loro".
La prima cosa che dobbiamo far conoscere ai bambini, se vogliamo crescerli nei valori dello sport autentico e del rugby in particolare, non sono gli schemi, le grandi giocate, i programmi federali... Non sono questi i motivi per cui un bambino, un ragazzo comincia ad amare lo sport, una disciplina sportiva. Quello che vogliono i nostri figli è vivere l'esperienza di un'emozione e di un sogno. Che cosa conta di più, nell'anima di mio figlio di 11 anni: una telecronaca di Raimondi-Munari, o un pomeriggio intenso a Twickenham e una mattinata nebbiosa a Ospitaletto o Mantova o...?
E' vero: la federazione, la tv... tutte cose doverose e importanti, e necessarie. Ma sono sufficienti?
Che cosa facciamo, noi, in prima persona, per far divertire ed emozionare i nostri figli? Aspettiamo che ci pensi la tv, o li portiamo al campo e li facciamo rotolare nell'erba?
Che poi: ci abbiamo molto da guadagnare anche noi. Noi genitori, dico. Chiudere la giornata andando a prenderlo a fine allenamento, passare un sabato pomeriggio allo stadio con lui: sono cose che fanno bene alla nostra salute. Oltre che a quella dei ragazzi e del rugby.