Meltdown del Rugby italiano . perchè si è arrivati a questo?

Discussioni sulla FIR e sulle Nazionali, maggiore e giovanili

Moderatore: Emy77

gentleman
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Re: Meltdown del Rugby italiano . perchè si è arrivati a questo?

Messaggio da gentleman »

Ho saltato una riga:
Avremmo dovuto prima risolvere i nostri problemi interni: riforma campionati/stranieri/formazione giovani/formazione allenatori, arbitri/accademie e dopo accedere in CL.
Non è possibile costruire una piramide partendo dall'alto tantomeno provare a sollevarla dalla punta... in quest'ultimo caso si fa uno sfrozo sovraumano e non è detto che si abbia successo nell'impresa.
Scusate per l'OT
Laporte
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Re: Meltdown del Rugby italiano . perchè si è arrivati a questo?

Messaggio da Laporte »

gentleman ha scritto: Quello che mi e vi domando è questo: dove li andiamo a prendere 60 giocatori di BUON LIVELLO, in grado di competere con le corazzate celtiche ?
Non riusciamo a formare una nazionale competitiva con 20 giocatori (quasi tutti equiparati, argentini della vecchia generazione che ormai vanno a giocare in Francia...) in grado di tenere testa alle Four Unions, figuriamoci 45 giocatori (60 totali meno i 15 "stranieri" permessi) per 3 teams; è ho calcolato il numero per difetto !!!
Secondo me anche 2 franchigie/selezioni sono troppe.
Non è possibile costruire una piramide partendo dall'alto tantomeno provare a sollevarla dalla punta... in quest'ultimo caso si fa uno sfrozo sovraumano e non è detto che si abbia successo nell'impresa.
Scusate per l'OT
Visto che la CL viene fatat per cescere il livello dei nostri giocatori, la risposta viene da se. Cosa facciamo, facciamo slatare tutta la struttura del nostro rugby per far crescere i giocatori a livello internazionale e poi continuiamo a NON farli giocare ? Contnuiamo a far giocare stranieri di quarta scelta provennienti dagli scarto della seconda divisione dell'NPC o della Currie Cup ? Così non servirebbe a un beneamato c.... amemsso e non concesso che serva nel modo prospettato oggi.

La CL è una cura d'urto: che cura d'urto sia... saranno batoste all'inizio ? Che scoperta. Cosa furono i primi tre anni del sei nazioni: una vittoria per suicidio degli avversari e sconfitte in serie a colpi di 13-60,12-59, 23-80 (0-50 in un tempo) e via dicendo ?

Oppure pensate che solo riempiendoci di brocconi si va in CL a vincere ?

Ma per piacere...
GiorgioXT
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Re: Meltdown del Rugby italiano . perchè si è arrivati a questo?

Messaggio da GiorgioXT »

Laporte ha scritto: La CL è una cura d'urto: che cura d'urto sia... saranno batoste all'inizio ? Che scoperta. Cosa furono i primi tre anni del sei nazioni: una vittoria per suicidio degli avversari e sconfitte in serie a colpi di 13-60,12-59, 23-80 (0-50 in un tempo) e via dicendo ?

.
Veramente nei primi anni del sei nazioni una vittoria con la Scozia l'abbiamo avuta nel 2000 e 2003 ...e anche come punteggi gli andamenti sono del tutto sovrapponibili con gli ultimi 2 sei nazioni - l'unico picco l'abbiamo avuto con Berbizier nel 2007.

Le cure d'urto evidentemente non funzionano affatto ...
Abr
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Re: Meltdown del Rugby italiano . perchè si è arrivati a questo?

Messaggio da Abr »

Replico qui intervento già postato su altro thread divenuto impraticabile:

Sembra un OT ma non lo è: nasce un nuovo campionato internazionale a livello A nelle terre terra anglo-celtiche, la British&Irish Cup.
Se ne parla qui:

http://rightrugby.blogspot.com/2009/08/ ... verse.html

Non è OT: aldilà delle ipotetiche alternative per i membri CIV, aldilà che altro che Celtic, è qui che i nostri club dovrebbero chiedere di giocare, il fatto segnala la totale OPPOSIZIONE DI METODO nell'approccio anglosassone da quello italico. E non c'è da sprecar troppi bit per dire quale sia quello che procurerà i maggiori dividendi ai rispettivi movimenti.

Mentre infatti qui da noi si chiacchiera di alzare il livello CHIUDENDO l'esposizione internazionale a un centinaio di atleti sotto tutela Fir (vedi non solo Celtic League ma anche future para franchigie regionali in Challenge Cup), altrove si creano iniziative internazionali regolari anche per gli atleti emergenti, Pro & Semipro.
Mentre qui si centralizza a unico pro di burocrati irresponsabili e inamovibili, altrove offrono opportunità COMPETITIVE ai CLUB di tutti i livelli, che genereranno ricadute sul territorio in termini di risorse umane (atleti) e economiche (sponsor) per i migliori, non per i politicamente "prescelti", quelli che tanto essendo oligopolisti se ne fregheranno.

In sintesi e per rimanere nel thread: il problema non è CHI andrà in Celtic; si è arrivati al meltdown perchè l'impostazione strategica allo sbarco in Celtic era ed è fallace ed erronea.
ciao, Abr
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ATHLONE
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Re: Meltdown del Rugby italiano . perchè si è arrivati a questo?

Messaggio da ATHLONE »

Vedi c'è una sottile differenza tra la nostra situazione e quella dei paesi di tradizione: numero e qualità dei giocatori domestici.

la CL ed il S10 hanno lo stesso numero di squadre, ma una occupa al 90% giocatori domestici, l'altro non arriva alla metà di quesa percentuale, anche perchè per mantenere una certa qualità (che è comunque inferiore!!!) si è scelto di immettere massicce dosi di giocatori foresti.

Come si possono migliorare i numeri e la qualità nel lungo periodo? allargando la base. E nel breve? lavorando su quello che c'è, depurato dei troppi stranieri (un pò servono, chiaro, ma non così tanti) e quindi amalgamando il vertice del movimento.

Ho il sospetto che, dal punto di vista della qualità, il torneo angloirlandeseA sarebbe sicuramente migliore di un torneo dove giocassero i soli italiani di S10 (Festuccia su la meta sostiene che la PRO D2 è migliore del S10 attuale): è per questo che non possiamo competere con loro con le loro armi! quello che possiamo fare è battere le strade già individuate da altri che non hanno i grandi numeri, ma i piccoli (avessimo oggi numero e qualità degli inglesi o dei francesi non staremmo a scervellarci, grandi numeri e grandi qualità = ampie competizioni per selezionare tanti giocatori, piccoli numeri e pochi eccellenti = lavorare sulla crescita di pochi).
C'è un viaggiatore in ognuno di noi, ma solo pochi sanno dove stanno andando! (Tir Na Nog)

Asti, Genova, Parma e Bologna sono AL NORD ma a sud del Po, se a qualcuno interessa...

Quando dissi alla gente nordirlandese che ero ateo, una donna durante la conferenza si alzò in piedi e disse: "Si, ma è nel Dio dei Cattolici o in quello dei Protestanti che lei non crede?" (Quentin Crisp)
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diddi
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Re: Meltdown del Rugby italiano . perchè si è arrivati a questo?

Messaggio da diddi »

kkarli ha scritto:...tutto ciò che sta a nord di Viadana. In territorio e per popolazione, direi una metà buona d'Italia,
:shock:
Dì pure un terzo (21.500.000 abitanti ca. su 60.000.000 - 92.400 kmq su 301.000), persino contando la parte di Piemonte a sud di Viadana.
In base alla sola posizione geografica, Viadana, che si trova sulla riva lombarda del Po e più o meno a metà del suo corso, può ben rappresentare il Nord nel suo complesso.
Con il tuo ragionamento, la sede ideale per la franchigia doveva essere Vipiteno. :rotfl:
kkarli ha scritto:...La scelta effettuata va ben oltre l'esclusione del Veneto, dati alla mano.
Affermare che la si è fatta per garantire equilibrio sul territorio è una boutade.
Sin dall'inizio era chiaro che la "equa distribuzione sul territorio nazionale" era un argomento a favore della condidatura romana, dal momento che, ove non fossero stati scelti i Praetorians, i 2/3 dell'Italia, sia come superficie che per popolazione, non sarebbero stati rappresentati a livello societario nel rugby professionistico.
Era uno dei tanti argomenti, insieme alla solidità economica, alla tradizione, alla competitività, alle prospettive di sviluppo, ecc. Poteva anche essere ignorato, volendo. Ma dire che la scelta di Viadana non dà adeguata rappresentanza al rugby del Nord, mi pare quanto meno azzardato.
Semmai è la scelta di Roma a coprire inadeguatamente tutto il Sud, ma non era possibile fare di meglio.
Peterino
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diddi
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Re: Meltdown del Rugby italiano . perchè si è arrivati a questo?

Messaggio da diddi »

kkarli ha scritto:
luqa ha scritto:"1. avevamo concordato in Consiglio che le due prescelte avrebbero dovuto collaborare con la federazione;
2. avevamo concordato in Consiglio che le due prescelte dovessero associare più realtà esistenti in maniera nuova
3. avevamo concordato in Consiglio che le due prescelte dovessero tali da garantire lo sviluppo su tutto il territorio nazionale
4. in Consiglio l'advisor esterno ha ammesso 4 candidate (esclusa solo 1), io ho votato in base ai punti 1-3, e siccome il punto 3 non poteva essere rispettato in toto (perché ogni eslcusa si portava dietro un pezzo di paese), ho scelto quello che secondo me era il compromesso meno peggio.
Prendo in prestito i punti che hai ben riassunto nel tuo post, Luqa (io purtroppo NON sono d'accordo)
Del punto 1., si è più volte detto (come riportato nella parte di dossier resa pubblica) che le voci di un Treviso intenzionato a porre limiti alla collaborazione erano, nella migliore delle ipotesi, fantasie.
Dei punti 2. e 4., le espressioni non quantitative ("maniera nuova") si prestano a diventare mostri logici. Treviso, unica società ad aver ragionato in "maniera nuova" (professionistica) nel rugby italiano da tempo immemore, la buttiamo come una caramella ciucciata perché adesso si chiede una "maniera nuova"? E santa patata, dietro all'espressione "maniera nuova" cosa si nascondeva mai, se non il requisito del professionismo? Mi sembra davvero che, per giocare con le parole (paura a dire "professionismo"), si prenda il pisello e si dica: visto l'anguria nuova, piccina picciò?
Del punto 3., è la prova provata che qualcosa è andato terribilmente storto, perché di nuovo il risultato fa a pugni col progetto che si dice di aver seguito. I fatti ci dicono che dal 2010 il rugby professionistico italiano arriverà, a nord, fino a Viadana. Più a nord, nulla, non più Veneto, non più Milano, Genova, Torino, Trento, Udine: nulla. Qualcuno vuole provare a confutare?
Era questo che si intendeva per "garantendo uno sviluppo equilibrato del rugby su tutto il territorio nazionale"?
Troppi comunicati, di recente, quando forse era meglio tacere, e riflettere su quello che si è combinato, confrontandolo magari con le proprie buone intenzioni. Se ve n'erano.
Guarda, kkarli, mi trovo spesso a polemizzare con te, ma stavolta ho molto apprezzato alcuni tuoi interventi sulla questione.
Qui però sono più vicino alla ricortruzione di luqa che alla tua.
1. Viadana si è consorziata e lo ha fatto sapere; le romane si sono consorziate e lo hanno fatto sapere; Treviso NON si è consorziata. Si è dichiarata aperta a contributi esterni, ha caldeggiato collaborazioni, ha sicuramente trovato un terreno poco disponibile a causa di rivalità da strapaese e di diffidenza anticeltica; ma fatto sta che non è riuscita ad annunciare accordi con altri PRIMA che venisse presa la decisione (sempre ammesso che la decisione presa sia quella definitiva). Per cui l'inesistenza di un accordo sul territorio è un dato di fatto e ha minato la candidatura di TV, almeno agli occhi di Reverberi, a quanto pare.
2. Perché rigiri il discorso? La "maniera nuova" di cui parla luqa non si riferisce al professionismo, ma alle forme societarie, dal momento che si rifà evidentemente al passo della lettera di Reverberi "...le nuove aggregazioni dovranno essere concepite in forma innovativa, soprattutto in termini di aggregazione delle forze e partecipazione...": cioè non più club "semplici", ma nuove forme societarie aggregative con equilibri interni innovativi. Un requisito che TV sicuramente non aveva soddisfatto al momento della votazione.
3. Ne ho parlato nel post precedente: Viadana può rappresentare benissimo il Nord dal punto di vista geografico, ne è praticamente l'ombelico. E poi Genova è molto più a sud di Viadana. Sempre ammesso che Viadana non possa rappresentare nulla che si trovi al suo settentrione... :?
4. Il discorso di Reverberi è sibillino, ma ben letto da luqa: sta spiegando perché non ha votato TV. Non l'ha votato perché non ha formato una aggregazione societaria sul suo territorio e perché al Nord esisteva un'alternativa che invece l'aveva fatto. Si possono criticare i criteri esposti e sostenere che il ragionamento di Reverberi è errato. Fatto sta che ha condizionato almeno un voto nel Consiglio Federale; e lì ogni voto era decisivo.

Ecco, visto che Reverberi sostiene di non aver dato il voto a TV per questi motivi, tanto più grave mi sembra essere stato per TV non "consorziarsi" a costo di cedere qualche fetta della torta alle rivali storiche.
Ma questo è un ragionamento fatto col senno del poi.
Peterino
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Abr
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Re: Meltdown del Rugby italiano . perchè si è arrivati a questo?

Messaggio da Abr »

ATHLONE ha scritto:Vedi c'è una sottile differenza tra la nostra situazione e quella dei paesi di tradizione: numero e qualità dei giocatori domestici.
Pacifico questo: l''obiettivo di una qualsiasi iniziativa volta genericamente a "alzare il livello" in un Paese con sessantamilioni di abitanti e non cinque, dovrebbe proprio essere quello di capillarizzarne la diffusione e non concentrarla. Bada bene, facendo leva dove si sviluppi da sè, dove c'è "mercato", non sulla buona volontà di sessantenni demiughi de'noantri armati di cartina geografica: otterranno gli stessi risultati dei nostri sagaci e intelligenti pianificatori delle espansioni urbane.
ATHLONE ha scritto:la CL ed il S10 hanno lo stesso numero di squadre, ma una occupa al 90% giocatori domestici, l'altro non arriva alla metà di quesa percentuale, anche perchè per mantenere una certa qualità (che è comunque inferiore!!!) si è scelto di immettere massicce dosi di giocatori foresti.
Come si possono migliorare i numeri e la qualità nel lungo periodo? allargando la base. E nel breve? lavorando su quello che c'è, depurato dei troppi stranieri (un pò servono, chiaro, ma non così tanti) e quindi amalgamando il vertice del movimento.
Dati poco corretti: la CL ha limitazioni certo più restrittive delle nostre (otto stranieri tesserati per team se non ricordo male, anche se Llanelli a un certo punto ruppe la regola), ma in franchigie come Cardiff o Leinster non mi pare ci sia il 90% di autoctoni. Per non parlare dei campionati francesi, dove peraltro viene introdotta da quest'anno una intelligente e progressiva norma volta a tutelare i giocatori di FORMAZIONE francese (non solo gli equiparati).

Ci avviciniamo al punto: come incrementare il numero di GIOCATORI autoctoni di livello, agevolando quindi il miglioramento del vertice del movimento. Ecco il perchè dell'esempio British&Irish Cup. Non il contrario che suona lievemente assurdo, cioè migliorare il vertice per poi attendere l'effetto "trascinamento", cioè inopinati miglioramenti per emulazione dal basso.
ATHLONE ha scritto:Ho il sospetto che, dal punto di vista della qualità, il torneo angloirlandeseA sarebbe sicuramente migliore di un torneo dove giocassero i soli italiani di S10 (Festuccia su la meta sostiene che la PRO D2 è migliore del S10 attuale): è per questo che non possiamo competere con loro con le loro armi!


A maggior ragione allora varrebbe per la CL, sicuramente di livello superiore al ProD2: che ci annamo affà? A parte quel che dice Festuccia, ricordo le vittorie l'anno scorso di Petrarca e Viadana su francesi come Bayonne e Bourgoin; e poi tutto è relativo: credo che ci sarebbero più possiblità di successo (e quindi di motivazione e di crescita) confrontandoci col campionato francese nr2, anche per affinità di gioco e logistica, che non campare sulle vittorie casalinghe col Connacht e "crescere" facendoci massacrare dalle riserve del Munster.
ATHLONE ha scritto:quello che possiamo fare è battere le strade già individuate da altri che non hanno i grandi numeri, ma i piccoli (avessimo oggi numero e qualità degli inglesi o dei francesi non staremmo a scervellarci, grandi numeri e grandi qualità = ampie competizioni per selezionare tanti giocatori, piccoli numeri e pochi eccellenti = lavorare sulla crescita di pochi).
Ecco qui il punto: quello che potremmo fare è smetterla con la decennale politica del dirigismo top down dei tempi delll'ingresso al 6nazioni. Quello che si potrebbe fare è finirla col "pianto una franchigia qui e un'altra là", coi soldi dei privati e indipendentemente da dove nascono i giocatori. Per spezzare una lancia a favore del Veneto ma anche del Lazio e dell'area parmigiana, bada bene.
Non se ne esce, delle due l'una: o sei l'Irlanda, pochi abitanti, un movimento solidamente inchiavardato nella scuola e la federazione piena di soldi, e allora fai le franchigie tantoil rugby si gioca lo stesso e vive nel cuore della gente anche se gli tolgi il club sotto casa, oppure hai sessanta milioni di abitanti, e allora DEVI affidarti all'iniziativa privata e lasciar fare ai club e al dawinismo del mercato, perchè nessuno ha più le risorse per rifare la Germania dell'Est.
Tertium (quello che cerca di fare la Fir) non datur. O meglio, tertium fallitur.

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Re: Meltdown del Rugby italiano . perchè si è arrivati a questo?

Messaggio da ATHLONE »

Replico solo su alcuni punti:
Abr ha scritto:
ATHLONE ha scritto:Vedi c'è una sottile differenza tra la nostra situazione e quella dei paesi di tradizione: numero e qualità dei giocatori domestici.
Pacifico questo: l''obiettivo di una qualsiasi iniziativa volta genericamente a "alzare il livello" in un Paese con sessantamilioni di abitanti e non cinque, dovrebbe proprio essere quello di capillarizzarne la diffusione e non concentrarla.
Si può (e soprattutto si deve! capillarizzare la diffusione del rugby di base; quello di vertice deve essere invece concentrato e correlato alle risorse, umane ed econimiche, a disposizione! se lavoriamo bene, tra 10 anni avremo le risorse per un campionato stile GP o Top14, ma non oggi.
Abr ha scritto:
ATHLONE ha scritto:la CL ed il S10 hanno lo stesso numero di squadre, ma una occupa al 90% giocatori domestici, l'altro non arriva alla metà di quesa percentuale, anche perchè per mantenere una certa qualità (che è comunque inferiore!!!) si è scelto di immettere massicce dosi di giocatori foresti.
Come si possono migliorare i numeri e la qualità nel lungo periodo? allargando la base. E nel breve? lavorando su quello che c'è, depurato dei troppi stranieri (un pò servono, chiaro, ma non così tanti) e quindi amalgamando il vertice del movimento.
Dati poco corretti: la CL ha limitazioni certo più restrittive delle nostre (otto stranieri tesserati per team se non ricordo male, anche se Llanelli a un certo punto ruppe la regola), ma in franchigie come Cardiff o Leinster non mi pare ci sia il 90% di autoctoni. Per non parlare dei campionati francesi, dove peraltro viene introdotta da quest'anno una intelligente e progressiva norma volta a tutelare i giocatori di FORMAZIONE francese (non solo gli equiparati).
Dati dell'anno scorso: il numero di stranieri per franchigia variava da 2 (Edimburgo) a 9 (Cardiff), in media 5 su roster di 40, ma per valutazioni più precise bisognerebbe non contare un celtico che gioca per un'altra celtica... 90% è un dato abbastanza corretto alla fine.

Su quanto proponi sarei stra-favorevole: ma secondo te la FFR accetterebbe un simile ragionamento? :-]
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Re: Meltdown del Rugby italiano . perchè si è arrivati a questo?

Messaggio da grubber »

In Italia già l'anno scorso c'erano premi piuttosto pesanti per chi faceva giocare più atleti di formazione italiana.
E ci sarà anche quest'anno.

Il "listone"invece riconosce compensi in denaro per i giocatori di interesse nazionale e quindi anche gli equiparati, perchè riguarda appunto direttamente la nazionale
"Va bene ...stordito ! Appuntamento a Bologna ! 5 azioni in attacco e 5 in difesa a 5 metri dalla linea di meta senza scartare e senza cambi di direzione...dritto per dritto ...chi perde alla fine della serie fuori a vita dal forum ..ce le hai le palle per accettare o scapperai ancora ?...I miei bimbi ...chiedono la tua testa .." (Un simpatico utente del forum)

Il vantaggio di essere intelligente è che puoi sempre fare l'imbecille, mentre il contrario è del tutto impossibile
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Re: Meltdown del Rugby italiano . perchè si è arrivati a questo?

Messaggio da ATHLONE »

Abr ha scritto:Non se ne esce, delle due l'una: o sei l'Irlanda, pochi abitanti, un movimento solidamente inchiavardato nella scuola e la federazione piena di soldi, e allora fai le franchigie tantoil rugby si gioca lo stesso e vive nel cuore della gente anche se gli tolgi il club sotto casa, oppure hai sessanta milioni di abitanti, e allora DEVI affidarti all'iniziativa privata e lasciar fare ai club e al dawinismo del mercato, perchè nessuno ha più le risorse per rifare la Germania dell'Est.
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ciao, Abr
su questo sono un pò meno d'accordo: sono un estimatore dei sistemi altrui, quando sono adattabili ad altre realtà. Ma noi qui lottiamo con una situazione che non ha pari! Esistono i piccoli paesi celtici dove il rugby è sport nazionale e sentitissimo, e qui l'intervento federale serve comunque per permettere al rugby di elite (club+nazionale) di rimanere di livello assoluto; esistono le grandi nazioni (Francia ed Inghilterra) dove nuovamente il rugby è sport nazionale e sentitissimo, e qui per le dimensioni del mercato possono operare i club; esistono paesi di grande tradizione nazionale ma con campionati interni di basso livello, esodo di giocatori, e tutto sommato a loro va bene far bella figura ogni quattro anni al mondiale perchè non hanno le risorse per fare diversamente (Argentina ma anche Fiji, Samoa e Tonga), esistono paesi dove il Rugby è religione e per sopravvivere economicamente hanno dovuto accettare le franchigie (NZ), esistono paesi dove il rugby è sport nazionale ma non per tutti, vuoi per "colore della pelle e censo" (mi vergogno del concetto ma così ci capiamo) in SA, vuoi per territorio di appartenenza in Australia (a Melbourne non sanno nemmeno cosa sia il Rugby), e poi esistiamo noi, che siamo un caso diverso: un paese con un mercato potenziale enorme...

ma a noi non può andar bene sic et simpliciter nessuna delle soluzioni sperimentate dagli altri, proprio perchè noi non siamo uguali a nessun altro; abbiamo l'onere di esplorare una strada nuova, ammettendo che si possa sbagliare e tornando indietro quando lo si fa!
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Re: Meltdown del Rugby italiano . perchè si è arrivati a questo?

Messaggio da Abr »

ATHLONE ha scritto: Su quanto proponi sarei stra-favorevole: ma secondo te la FFR accetterebbe un simile ragionamento? :-]
Nessuno glie l'ha mai chiesto a quantomi consta, non è esclusa nessuna risposta.
Ma non è la fantapolitica il punto: stiamo dicendo che, aldilà delle scarse affinità nel gioco e della logistica, l'ingresso italiano in CL è sbagliato METODOLOGICAMENTE (top down, centralistico, ammazza club etc.etc.), non come destinazione geografica.
Ammesso ci volessero, entrare allo stesso modo in ProD2 provocherebbe la medesima implosione. E' l'approccio, non tanto la destinazione, quello che non va.
Ecco perchè, ribadisco, ho usato l'esempio British & Irish Cup: per la sua lezione metodologica.

Quanto ai giocatori stranieri attualmente in CL: trovo poco significativo far medie, guardiamo cosa è concesso (i 9 di Cardiff) . Anche in Francia, (ex) Paese più ricco di stranieri (46% dei tesserati Top14) ci sono squadre quasi tutte francesi ... ma per problemi di budget, non per scelte qualitative o integraliste.

ciao, Abr
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Re: Meltdown del Rugby italiano . perchè si è arrivati a questo?

Messaggio da ATHLONE »

Abr ha scritto:
ATHLONE ha scritto: Su quanto proponi sarei stra-favorevole: ma secondo te la FFR accetterebbe un simile ragionamento? :-]
Nessuno glie l'ha mai chiesto a quantomi consta, non è esclusa nessuna risposta.
Vero!
Abr ha scritto:Ma non è la fantapolitica il punto: stiamo dicendo che, aldilà delle scarse affinità nel gioco e della logistica, l'ingresso italiano in CL è sbagliato METODOLOGICAMENTE (top down, centralistico, ammazza club etc.etc.), non come destinazione geografica.
Ammesso ci volessero, entrare allo stesso modo in ProD2 provocherebbe la medesima implosione. E' l'approccio, non tanto la destinazione, quello che non va.
Ecco perchè, ribadisco, ho usato l'esempio British & Irish Cup: per la sua lezione metodologica.

Quanto ai giocatori stranieri attualmente in CL: trovo poco significativo far medie, guardiamo cosa è concesso (i 9 di Cardiff) . Anche in Francia, (ex) Paese più ricco di stranieri (46% dei tesserati Top14) ci sono squadre quasi tutte francesi ... ma per problemi di budget, non per scelte qualitative o integraliste.

ciao, Abr
dissento: tutte le grandi riforme (diciamo pure le rivoluzioni) sono necessariamente top down e centralistiche; e noi siamo l'unico paese ad avere il concetto di club staccato dal territorio! (dalle altre parti il club è espressione della comunità, qui quando si litiga si fonda un altro club)

La prima delle riforme necessarie in italia sarebbe la riforma dei club, che ad oggi non sono una solida base per il movimento: alcuni lavorano storicamente bene, altri sono un dopolavoro per terzotempisti...
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Quando dissi alla gente nordirlandese che ero ateo, una donna durante la conferenza si alzò in piedi e disse: "Si, ma è nel Dio dei Cattolici o in quello dei Protestanti che lei non crede?" (Quentin Crisp)
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Re: Meltdown del Rugby italiano . perchè si è arrivati a questo?

Messaggio da Abr »

ATHLONE ha scritto: su questo sono un pò meno d'accordo: sono un estimatore dei sistemi altrui, quando sono adattabili ad altre realtà. Ma noi qui lottiamo con una situazione che non ha pari!
Come si dice, siamo tutti uguali ma siamo tutti diversi. Il trucco sta a "copiare" in modo intelligente e flessibile da dove convenga. Qui invece, rendiamocene conto, si è preso il modello NON più adatto, am quello che faceva più comodo a certe cadreghe.
ATHLONE ha scritto: Esistono i piccoli paesi celtici dove il rugby è sport nazionale e sentitissimo, e qui l'intervento federale serve comunque per permettere al rugby di elite (club+nazionale) di rimanere di livello assoluto; esistono le grandi nazioni (Francia ed Inghilterra) dove nuovamente il rugby è sport nazionale e sentitissimo,
Inviterei tutti a riflettere molto sul caso francese. Non è propriamente "sport nazionale": al cotnrario ha un fortissimo radicamento territoriale (il SudOuest e Parigi città), e nel tempo si è espanso a tutto il sud (provenza, lionese, costa atlantica). Non trovi somiglianze con l'Italia nel suo piccolo? Veneto +Roma, estensione nella bassa padana ...


ATHLONE ha scritto: Ma a noi non può andar bene sic et simpliciter nessuna delle soluzioni sperimentate dagli altri, proprio perchè noi non siamo uguali a nessun altro; abbiamo l'onere di esplorare una strada nuova, ammettendo che si possa sbagliare e tornando indietro quando lo si fa!
Ribadisco: siamo tutti diversi ma a saperle cercare con onestà intellettuale e non con obiettivi di potere, alcune similarità ci sarebbero in giro.
Prendiamo il Giappone, altro Paese molto popoloso: che han scelto le franchigie alla irlandese forse? None, hanno agganciato grandissimi sponsor (un po' come ai tempi dell'Amatori Milano - Mediolanum), hanno i iloro bei stranieri ed equipararti, e non hanno mollato. E adesso avranno la Coppa del Mondo prima di noi, tutti chiacchiere e distintivo.
ciao, Abr
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Re: Meltdown del Rugby italiano . perchè si è arrivati a questo?

Messaggio da Abr »

ATHLONE ha scritto:
dissento: tutte le grandi riforme (diciamo pure le rivoluzioni) sono necessariamente top down e centralistiche; e noi siamo l'unico paese ad avere il concetto di club staccato dal territorio! (dalle altre parti il club è espressione della comunità, qui quando si litiga si fonda un altro club)

La prima delle riforme necessarie in italia sarebbe la riforma dei club, che ad oggi non sono una solida base per il movimento: alcuni lavorano storicamente bene, altri sono un dopolavoro per terzotempisti...
Ecco, ci siamo detti tutto: tu credi alle rivoluzioni dall'alto, io invece diffido da queste che anche in quesot psecifico caso si stano rivelando grette operazioni di potere e preferisco il Libero Mercato, l'unico luogo dove gli egoismi contraposti proprio perchè "liberi" dal top e regolati solo da Darwin e dal merito, ogni tanto si trasformano nel bene comune (Adam Smith).
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