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<BR>APRILE ’74 E 5
<BR>TRA UN CAMPO DI RUGBY E LA PIAZZA
<BR>è l\'album a cui vi riferite nello specifico, presentato a Venezia nel \'95 e riproposto in questa nuova versione nel 2002.
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<BR>“Questa storia è inventata, ma dentro ci sono molte “cose vere”, mescolate e combinate. C’è il Rugby che mi è stato insegnato con passione da chi lo gioca, perché io non ho mai giocato, solo ammirato da fuori. C’è la registrazione di Brescia, dell’attentato; ci sono i testi del Libro Verbali Assemblee del Circolo I maggio, tutti rigorosamente autentici; ci sono le musiche che Gualtiero Bertelli ha eseguito per noi dal vivo, reinventando con la fisarmonica alcune sue canzoni storiche (tra cui Nina); c’è la voce dolorosa di Giovanna Marini che cantando porta un altro racconto all’ALBUM (la morte di Giannino Zibecchi, ucciso in una jeep durante una manifestazione dell’aprile ’75) e ci sono tante storie vere di sport, di bar, di piazza che mi sono state regalate da amici generosi che riescono a tener acceso in testa al circuito dalla memoria e mi sorprendono con i loro racconti. Io che ho la memoria corta devo a loro la mia voglia di raccontare ancora.”
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<BR>Marco Paolini - giugno 2002
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<BR>FRAMMENTI DI TESTO
<BR>1° frammento
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<BR>… La prima cosa è l’odore della sifcamina e dell’olio canforato, per scaldare i muscoli in spogliatoio;
<BR>la seconda è la faccia di Tarcisio, tirà come una bestemmia muta, gli occhi rossi di chi non ha dormito;
<BR>la terza è lo o spogliatoio: stretto, lungo, come un vagone;
<BR>la quarta è la squadra, tutti vestiti uguali, anch’io, allora gioco anch’io;
<BR>la quinta il campo di fango di Rovigo, coi pali delle porte più alti del mondo, fatti apposta per farti prendere paura;
<BR>la sesta è il caligo, la nebbia;
<BR>la settima è una piova che vien e che lava;
<BR>l’ottava gli spari in piazza;
<BR>la nona è Barbin in coma, ma par che dorma;
<BR>la decima è il nostro nome: gridato in piazza come a una partita vera Jo-le, Jo-le, Jo-le, Jo-le, Jo-le, Jo-le, Jo-le! …
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<BR>2° frammento
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<BR>… Appuntamento a mezzanotte alla fontana dei ferrovieri per l’affissione.
<BR>- e i timbri?
<BR>- niente timbri, abusivi
<BR>- ma è illegale
<BR>- se serve se fa!
<BR>Affissioni miste. Tutta la notte in giro con la Maria Bellotto a fare affissioni.
<BR>Dai due squadre, io, Cesarino, Ciccio e la Maria Bellotto…no, io Nano, Cesarino e la Maria Bellotto, via in bicicletta, l’altra squadra, ciao,ciao, ciao, ciao...
<BR>- qua va ben?
<BR>- sì… Nano, monta sulla bicicletta, Cesarino fai il palo
<BR>- da solo?
<BR>- fa il palo Cesarino, dai moeghea! Nano vai sulla bicicletta, ti tengo io, vai col pennello, vai col pennello, vai, incolla, incolla sul muro, vai Nano incolla, incolla, incolla, incolla, incolla, vai metti il manifesto, Nano, no, cava le bolle, no co le man
<BR>- perché?
<BR>- col pennello Nano
<BR>- ma perché?
<BR>- non so è roba che si impara, è come la polenta, non so perché ma bisogna mai toccare il manifesto sul muro con le man, sempre col pennello…
<BR>- machina!
<BR>- una macchina…via, facciamo finta
<BR>- finta de che?
<BR>- non so, facciam finta, Maria vien qua facciamo finta di essere morosi!
<BR>- e mi?
<BR>- Nano, ti tachete al penello, fa finta non esserghe! C’è ’na macchina! Vien qua, Maria, t’insegno io, vieni qua, vieni qua che mmmm…mmm…mmm…mmm
<BR>- è passata
<BR>- …mmmm…
<BR>- è passata
<BR>- … mmmm…
<BR>- è passata
<BR>- Grazie Cesarino! Vero compagno!…
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<BR>Ha ragione Marco Paolini quando, a inizio spettacolo, dice che questo \"Aprile \'74 e 5\" è «un racconto d\'amore: l\'amore per la politica», quella che si scopre da ragazzi, magari vivendo in quel Veneto che era \"bianco\" prima di diventare \"verde padano\", nel quale sembrava che tutto andasse bene, ma che invece aveva anch\'esso tante cose da cambiare. Ma cambiare come? «Facendo politica» (vale a dire innamorandosi delle liturgie più che degli ideali - ancora confusi - e cercando comunque una \"compagna\") nel Circolo I Maggio. Nel quale, in verità, non si teorizzava la rivoluzione, ma si facevano assemblee interminabili dove si discuteva animatamente dei problemi del mondo senza arrivare ad alcun risultato pratico e, spesso, confondendo il politico con il privato.È in questo clima del 1974 e dintorni, quando una generazione di amici finisce il liceo e qualcuno penserà all\'università, che il mondo sembra cambiare. Nel privato perché Nicola conosce la Norma; nel gruppo perché grazie a don Tarcisio (\"disoccupato\" sia come prete sospeso \"a divinis\" per aver fatto arrabbiare la gerarchia, sia come \"preteoperario\" perché il Petrolchimico è in sciopero) nasce la squadra giovanile di rugby che vincerà il campionato; nella società con la vittoria laica al referendum sul divorzio, ma anche con le stragi di terrorismo (Piazza della Loggia a Brescia).
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<BR>Per quei giovani è il tempo del passaggio dalla fanciullezza alla maturità, che si ottiene anche frequentando il bar della Jole - mitica partigiana ex prostituta - che, grazie alla varia umanità che vi si ritrova, diviene scuola di vita. Insomma, ancora una volta Paolini ha divertito, incantato, commosso il pubblico - che l\'ha seguito con partecipazione - con i suoi racconti perché la memoria resti viva in chi c\'era e per far sapere ai più giovani. Nella convinzione che un futuro senza le basi della memoria non sta in piedi. Con coraggio l\'attore porta avanti questa sua concezione di teatro civile e di ciò bisogna essergliene grati.
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<BR>E’ la storia di un gruppo di amici che è un pezzo di storia italiana. Di un mio coetaneo alter ego che nel ’64 andava in colonia al mare, nel ’67 faceva il chierichetto, nel ’70 recitava Brecht e per questo veniva cacciato dalla parrocchia….” Che cos’è, la meglio gioventù in versione veneta?“Sì, nella prima parte qualche affinità ci può essere. Ma la mia è un’altra generazione, dieci anni più giovane, e poi la direzione narrativa, rispetto al film di Giordana cambia. A me interessava uno spaccato diverso, il mondo visto da questo pianeta alieno che è la provincia italiana”.Ma che cosa c’entra il rugby?“Il rubgy dalle nostre parti è un mistero. Solo da noi è così popolare. Si dice che l’abbiano importato i soldati inglesi nella prima guerra mondiale. Ma anche che fosse la passione dei salesiani, convinti che fosse un gioco pedagogico”In un paese governato da un ex salesiano è interessante. “Un’altra tesi è legata alla nostra antropologia contadina. Con tutti i figli che c’erano, due famiglie facevano una rosa di 25: ancora oggi il rugby professionistico è disseminato di fratelli e cugini”. Mi spieghi quello che si deve sapere del rugby in una frase.“La singolarissima parabola evangelica riveduta e corretta dell’allenatore-prete del Tarvisium che diceva ai ragazzi: ‘Quando uno ti ghe dà un ciaffo… ti ga da corarghe drio, taeonarlo, roversarlo, rabaltarlo, stringerlo per col e poi porgergli l’altra guancia e chiedergli: vu tu provar ancora?”.
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<BR>...e molto altro...

