con vari interventi, riporto un pezzo che mi pare particolarmente interessante, (ma tutto l'articolo è valido e non ne ho visti di altri così approfonditi)
In competizione.
La scelta di intervenire in prima persona da parte della FIR, istituendo le accademie di zona , riduce di fatto
la collaborazione con le società. E questo non ha aiutato ad instaurare un clima di fiducia. Curiosamente era stato lo
stesso petrarca a proporsi per ospitare il centro destinato al bacino del nordest, ma non è stato preso in considerazione.
"Storicamente in Italia il compito della formazione è sempre stato delegato ai club" ricorda Giorgio Sbrocco, responsabile del settorgiovanile Petrarchino. "Non vorrei che con le accademie di zona si facesse passare l'idea di una riconosciuta incapacità dei club
a fare formazione. Questa è l'impressione. Spero non sia così, anche perchè è impensabile trasformare i club in centri per il mero
reclutamento" . L'obiettivo del settore tecnico federale, d'altra parte "è quello di far giocare i migliori con i migliori" spiega per contro Ascione
"non ci sono altre possibilità se vogliamo aumentare il numero di giocatori pronti per l'alto livello. Per questo abbiamo affidato le accademie a
tecnici di indiscusso valore; in ogni caso saranno strutture aperte ai contributi di chi vorrà collaborare Intanto , però , in Veneto si assiste ad una coabitazione per non parlare di una vera e propria competizione, la società padovana infatti sta continuando l'esperienza dell'accademia anche senza l'appoggio economico federale, dopo aver cambiato la denominazione in "scuola di rugby Petrarca"
E la tecnica ?
Quando poi si passa al piano tecnico le contrapposizioni si fanno ancor più marcate . "Come si fa ad applicare certi criteri quando a quest'età la maturazione fisica può avvenire con tempi diversi? si domanda Lorello (pres. petrarca junior), che senso ha escludere un ragazzo dotato tecnicamente solo perchè non rientra ancora in certi parametri? per Grespan (resp. benetton junior)sono i parametri ad essere sbagliati -"Pensate a un giocatore come Brendan Williams: probabilmente secondo questi criteri non avrebbe nemmeno giocato a rugby. Oppure guardiamo all'australia, due giocatori come george smith e phil waugh in Italia non sarebbero potuti emergere. possiamo permetterci una cosa del genere?". Il coordinatore federale Ascione, tuttavia, li dà per acquisiti "ci sono dei parametri fisici che a livello internazionale sono ormai la norma, come ad esempio l'altezza per una seconda linea. Ma non basta, il rugby è un gioco che diventa sempre più veloce, per questo il parametro della velocità per noi è fondamentale, per questo guardiamo anche la potenzialità muscolare" E sulla questione di quei giocatori che brillano per tecnica e meno per fisicità, aggiunge : "Quante volte vediamo giocare un ragazzo e diciamo "Ma quello lì è un talento" poi andiamo a vedere i test fisici e ci accorgiamo che stiamo perdendo tempo, vi assicuro che è una delusione"