luqa ha scritto:o come l'impressione che qualcuno tenda ad esalatre i fattori "passione" e "impresa" a seconda delle necessità
Il punto, Luqa, è che alcune parole hanno significato un poco proteiforme. La parola "mecenate" è una di queste. Spero di non venire troppo preso in giro se dico che è un'antonomasia, ovvero una figura retorica. Lo dico per fare il figo ovviamente, ma anche per rilevare che quando si usano questo tipo di figure come "nome comune" ci si può mettere il significato che si vuole, in fondo.
Mi spiego. Usciti dall'ambito stretto del significato (protettore di artisti), la parola "mecenate" riferita... a un imprenditore può significare qualunque cosa.
Possiamo ragionare di passione, come fa Rugby-TV, possiamo ritenere invece che non sia mecenatismo perché il mecenate dovrebbe agire senza ritorno (è storicamente falso, Mecenate era un committente politico che elargiva denaro in cambio di favori, ma questo è il forum sbagliato per parlane), come fa Ellis. Sono due posizioni rispettabili.
Secondo me, sono due posizioni fuori fuoco entrambe.
In Italia, per deformazione, si parte sempre dal presupposto che passione-emozione e impresa viaggino su due piani separati. Siamo cattolici, abituati al peccato, e guai a provare passione (contigua al peccato...) nel lavoro. Nell'ottica protestante (specie in quella calvinista o comunque riformata), invece, passione e lavoro, e passione nell'impresa, sono un modo per avvicinarsi a Dio.
Perché kkarli è impazzito e spara ste menate?
Perché quella di Benetton in Italia è, a mio parere, l'unico esempio di avventura d'impresa calvinista, scevra dalle finte moralità del fare impresa all'italiana, e quindi nel gruppo Benetton si fa impresa anche sulle passioni senza vergogna di guadagnarci. E' poi vero che le polisportive spagnole sono paragone peggiore rispetto all'avventura di Virgin, lo ammetto; ma in entrambi i casi il dato emozionale sul brand è importantissimo, e c'è da riflettere.
Non mi stupisce che, in un paese dove una larga fetta della popolazione ha un inconscio pregiudizio culturale sulla figura dell'imprenditore, il "caso Benetton" sia oggetto di tante critiche. Stando al rugby, servirebbero invece tanti Benetton! Perché il "monopolio" di cui Benetton viene a volte accusato è, una volta tanto, frutto di assenza di altri che occupano spazi che esisterebbero a praterie, e non frutto di una volontà monopolistica di uno.
Con questo, torniamo in topic alla grande, fra l'altro, perché quella che indico è una delle ragioni per le quali Roma "rischia di perdere l'eccellenza ovale". La mancanza di
awareness circa l'ambiente nel quale ci si muove è rischiosa, e si rischia di rimanere nelle sabbie mobili.