Ed allora entriamo nel merito...(anche se andiamo un po' fuori tema: ci scuseranno?)
stalker ha scritto:Credo che vi sia innanzitutto un problema del giornalismo, in generale. I giornalisti oggigiorno ignorano del tutto il loro ruolo di cronachisti e narratori: lavorano a tesi, e raccontano solo quello che è strumentale alle loro tesi (nella migliore delle ipotesi, altrimenti inventano senza ritegno). Il giornalista oggi deve essere innanzitutto un vate: uno che possiede delle verità, occulte ai più. E le rivela ai poveri ignoranti che vagano nell'ombra. Un vate e un opionista.
Penso che la tua sia una frase forse volutamente generica dove, come in queste occasioni spesso succede, c'è del vero. Concordo con te sul fatto che, sicuramente in Italia, i giornalisti spesso fanno il loro mestiere in modo raffazzonato e non migliore, come capacità di approfondimento e precisione rispetto al tema che svolgono, dei "poveri ignoranti"
stalker ha scritto:
Viceversa, il giornalista dovrebbe innanzitutto conoscere i fatti, approfondirli, cercare di capirli, per raccontarli nel migliore dei modi. E solo successivamente proporre (attenzione, proporre, non affermare) delle interpretazioni. Quanto alle opinioni, dovrebbero proprio centellinarle, con estrema umiltà: perché l'opinione della maggior parte dei giornalisti, oggi, non vale più di quella di una qualsiasi pinco pallo preso a caso per strada.
In parte come sopra. Per il resto lo stile lo lascerei ad ognuno di loro e per quanto riguarda il passaggio informazione-interpretazione-opinione è il grande dilemma del giornalismo. A me basterebbe che fossero riportati sempre i fatti senza distorsione, che le parole continuino ad avere il valore ed il significato che si trova in dizionari o enciclopedie, infine che si possa cogliere, senza essere lettori particolarmente acuti, il passaggio opinione - descrizione dei fatti.
stalker ha scritto:
Faccio l'esempio con l'estratto riportato sopra, di tale Freeman che non conosco ma che alcuni sembrano apprezzare. La testi è: "dietro gli 80.000 il vuoto". Si può anche essere d'accordo, ma quali fatti porta a sostegno? Secondo lui 4.500 spettatori per un match di CL sarebbero pochi: ma si è visto le medie della CL? Difficile immaginare clamorosi exploit sportivi: dovremmo forse puntare alla vittoria in CL subito al primo anno di partecipazione? Infine sminuisce i 20 mila spettatori, non molto di più, di Udine. A parte che ancora non sappiamo quanti saranno, ma anche se fossero solo 25.000 secondo me non sarebbero affatto pochi. Pochi rispetto a cosa? Agli 80.000 certamente, ma ha senso questo confronto? E quanti ne ha fatti l'Italia pallonara (ricordando che siamo una nazione fondamentalmente pallonara) nelle ultime amichevoli? In conclusione, è vero, i problemi ci sono, ma nè gli 80.000 né il vuoto c'entrano molto, e l'articolo finisce per mancare l'obbiettivo...
I fatti li descrive come li puoi vedere scritti in molte discussioni di questo sito, tanto che potrei pensare che ne sia un assiduo lettore. Una frase come quella che riporto sotto sembra ripresa pari pari da un intervento di uno dei tanti fraquentatori della sezione S10:
su Il Manifesto Peter Freeman ha scritto:Ma dietro gli ottantamila c'è il vuoto...
Gli ottantamila accorsi a San Siro per vedere l'Italia alle prese con gli All Blacks hanno fatto gridare al miracolo. Per qualcuno siamo niente meno che al «punto di svolta»: dopo San Siro nulla sarà più come prima. Eccesso di entusiasmo. Una rondine non fa primavera, e il successo del match di sabato non basterà, da solo, a portare le masse nel mondo ovale. Vale la pena ricordare che dietro la nazionale c'è il vuoto. Le partite di Heineken Cup vedono spalti semideserti, che si tratti dello stadio Zaffanella di Viadana o del Monigo di Treviso. Negli altri tornei sono messi anche peggio, per non dire del Super 10, il nostro massimo campionato giunto al capolinea perché nel 2010-2011 non esisterà più.
Gli spalti semideserti non li inventa certamente, anche se forse esagera un po' visto che bastano pochi spettatori a riempirli.
su Il Manifesto Peter Freeman ha scritto:A partire dalla prossima stagione due squadre italiane dovrebbero partecipare alla Celtic League, celtici permettendo: si tratta di Treviso e degli Aironi del Po, franchigia che comprende Viadana, Gran Parma, Colorno e Mantova. Quest'ultima giocherebbe a Viadana, in uno stadio che per ora garantisce non più di 4.500 posti: San Siro è lontana, difficile immaginare clamorosi exploit sia sportivi che commerciali.
Qui si fa una previsione, che se sarà sbagliata dovranno dimostrarlo davvero i fatti. Perchè chi si sta caricando di onori dovrà farsi carico anche degli oneri.
Per quanto mi riguarda penso che sia un errore strategico - spero non definitivo - limitare il rugby d'eccellenza ad un angolo ristretto della nazione.
Non entrerei sul ragionare se Freeman voglia o meno che l'esperimento Celtic fallisca per come è ora strutturato: su questo si è spaccata la federazione e non solo questo sito. Tuttavia, pur nel veloce cenno, forse dovuto allo spazio scarso, i fatti descritti nell'articolo vanno oltre gli 80.000 ed il vuoto. O no?
Infine:
su Il Manifesto Peter Freeman ha scritto:
Era un evento di grande richiamo e la promozione ha funzionato a dovere, e pazienza se non sono mancate le cadute di stile: i rugbisti sono atleti, non caricature del wrestling. Sabato c'è Italia-Sudafrica a Udine. Si parla di 20 mila spettatori, non molti di più, eppure si gioca contro i campioni del mondo. Sede sbagliata, forse. O forse il punto di svolta non è ancora arrivato.
Qui davvero pare che abbia tratto ispirazione da Rugby.it.
C'è in corso una discussione proprio su questo....
Quanto poi alla partita di Udine credo che si sbagli: doveva essere a Firenze e non mi pare che voglia approfondire l'argomento.
Non si gioca lì per le seguenti responsabilità in ordine di gravità:
Fiorentina calcio interessata ai permessi per la cittadella viola in contrasto con l'amministrazione comunale.
Aministrazione comunale incapace di farsi mettere a disposizione lo stadio comunale (sigh!)
Lega calcio che spalleggia la fiorentina.
FIR e RCS che non chiedono il rispetto dei contratti, ammesso che fosse possibile, ma questo lo lascio giudicare a chi ne sa più di me.