<BR> Dondi-Berbizier, ieri fumata nera. Da Innocenti e Giovanelli una proposta clamorosa «Per rilanciare l’Italia serve un uomo esperto e carismatico: Vittorio è quello giusto»
<BR>Ieri [mercoledì, ndr] a Roma, al momento della firma, in un hotel della capitale, Pierre Berbizier e il presidente Dondi non hanno trovato l’accordo. Troppa distanza sulle garanzie, oltre alla distanza fra la cifra chiesta dal coach transalpino (in pratica il compenso che percepisce come direttore commerciale di un’azienda) e l’offerta federale (i 250 mila euro lordi già compenso del ct Kirwan). Oggi ultimo faccia a faccia: se non sarà fumata bianca, Dondi contatterà Alain Gaillard, che ha come sponsor d’eccezione Georges Coste, l’ex ct della grande saga azzurra.
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<BR>E sulla scelta del prossimo coach azzurro interviene con decisione il CRRI (Comitato per il Rinnovamento del Rugby Italiano): ha perduto le elezioni, ma non per questo cessa la sua attività. Soprattutto non ha perso di vista il proprio programma, su Nazionale, club, vivai, e non solo. Tra i fondatori Marzio Innocenti, il candidato presidente sconfitto, che sul nuovo ct azzurro ha le idee chiare.
<BR>«La Nazionale è un falso problema. E’ la locomotiva che fa arrivare il denaro, che oggi non manca, e la FIR ha il dovere di farla rendere al massimo. Kirwan aveva le sue colpe, lo dissi al secondo anno di contratto, ma disponeva di giocatori non in grado di competere con le migliori squadre del mondo. L’attenzione si focalizza sul vertice, ma se non facciamo lievitare la base, non cresceremo mai. Gli stranieri che vengono da noi sono quarte scelte, e la strada di utilizzare equiparati e oriundi in serie è fallita clamorosamente. Non fanno la differenza, una volta c’erano Dominguez e Gardner. Noi continuiamo a proporre un lavoro immenso con i club e i giovani, solo così si potranno digerire pochissimi stranieri in azzurro».
<BR>A proposito di stranieri, il prossimo ct dovrebbe essere francese.
<BR>«Per noi la Nazionale doveva essere affidata a Vittorio Munari, che anche in questo momento storico è la scelta migliore. Un vantaggio politico, con un italiano in panchina, e pratico: conosce il rugby italiano, ha le qualità e la solidità per affrontare le difficoltà quotidiane e per difendere le scelte fatte».
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<BR>Detto da Lei, che con Munari ha avuto quantomeno un rapporto difficile, suona insolito.
<BR>«E’ stato mio allenatore e un amico. Poi le vicende della vita ci hanno allontanato, oggi l’amicizia non c’è più. Io e i miei compagni del vecchio Petrarca abbiamo però contribuito a dargli credibilità. Per questo siamo le persone che lo conoscono meglio e possiamo permetterci questa considerazione. Circondato dallo staff giusto, con i giocatori giusti, non necessariamente i migliori tecnicamente, ha l’astuzia e la capacità per far rendere al meglio la Nazionale. La proposta c’era già, l’abbiamo ridiscussa nel Comitato, restiamo dello stesso parere. Sia chiaro, Munari non dovrebbe essere l’allenatore in tuta, ma il manager tecnico che gestisce la squadra, che decide di andare in campo o di mettere qualcuno che segua la sua impostazione di gioco».
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<BR>E se sarà straniero?
<BR>«Gli occorrerà molto tempo per capire a fondo i problemi del nostro rugby. Sarà però un professionista, e non dovrà essere giudicato sulla base di simpatie personali, ma per i risultati».
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<BR>Ma con questa maggioranza è veramente impossibile aprire un dialogo?
<BR>«Certo che no. Non può essere tutto sbagliato. In campagna elettorale, tanti consensi a parole, poi il 20% nelle urne. Un mondo strano, ma Dondi cita passaggi del nostro programma, segno che lo apprezza. Vogliamo il bene del rugby italiano, le porte sono aperte. Ma il consenso non lo barattiamo con cariche o accordi: le nostre idee sono quelle, se si vuole sposarle siamo disponibili. Se poi, come sembra, Giovanelli, che ha fatto ricorso, entrerà in consiglio Federale, il dialogo sarebbe ancor più diretto».
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<BR>In questi giorni si discute anche di Celtic League, e si parla di molti soldi...
<BR>«Prima si è parlato di portare i migliori italiani all’estero, ora si ipotizza che alcuni club se ne vadano fuori. Non si possono risolvere i problemi con una scorciatoia. Come CRRI siamo contrari: questi soldi devono servire a far crescere vivai e giovanili, altrimenti ci guadagnano solo alcuni club, alcuni dirigenti, i procuratori. La A e le serie minori soffrono, nel Super 10 molti hanno un futuro incerto. Tra qualche anno il nostro rugby non deve essere composto di 2000 persone e 1000 equiparati. Se non c’è la base è la fine, ora ci sono i soldi per costruirla».
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<BR> Postato il Friday, 15 April @ 09:32:27 CEST di zony
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<BR>apparte il volere munari a ct,il resto mi pare interessante e finalmente non dettato da urla gladiatorie,ma impostato sù una base di dialogo anche con la maggioranza.
<BR>comunque io rimango dell\'idea che la forma attuale del s10 non sia sbagliata e per sopperire alla carenza tecnica dei giocatori,basterebbe far partire stè benedette accademie e,ovviamente,aspettare almeno 5 anni per i primi risultati.
<BR>ipotesi immediata di celtic league,senza i \"nuovi italiani\"(perchè non è con una decisione della fir,che domani mattina passa il lattaio con anche 2 bei\"mozzarelloni\" nostrani pronti per essere buttati nel campionato!),sarebbe l\'ennesimo errore,e probabilmente il definitivo.
<BR>da ridere il voler tesserare 120 giocatori con lo stipendio fir,più 10 accademie e poi antipasto,primo,secondo,contorno,frutta,dolce,caffe e ammazzacaffe con bevande incluse,per tutti!
<BR>gavazzi,sei un mito!
<BR>fate le cose con la testa e gestite il rebi come si deve e aspettate!aspettate!non continuate a partorire montagne che poi si rivelano solo topolini!
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<BR>ciaooo