RUGBY E LA PROVINCIA ITALIANA; QUALE NESSO?
Moderatore: Emy77
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Biglo66
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Re: RUGBY E LA PROVINCIA ITALIANA; QUALE NESSO?
Per il progetto T.R.E. Toscana Rugby Elite, che coinvolge tutte le squadre dell'interno, penso sia solo questione di campanile (al Firenze si piacciono tanto così come sono e i pratesi la vivono un po' come l'ennesimo "scippo", era già successo con altri sport)... che però penso anche potrebbe essere messo da parte se davvero ci fosse all'orizzonte la possibilità di farne una franchigia celtica...
A Firenze storicamente esiste solo il calcio e solo una squadra e il rapporto è molto viscerale, infatti abbiamo avuto anche una squadra di pallanuoto molto vincente nel disinteresse generale... però penso anche che questo sia il momento di maggior "disamoramento" della città per il calcio, e di conseguenza forse un po' di spazio e speranza per distogliere un po' l'interesse generale ci sarebbe...
A Firenze storicamente esiste solo il calcio e solo una squadra e il rapporto è molto viscerale, infatti abbiamo avuto anche una squadra di pallanuoto molto vincente nel disinteresse generale... però penso anche che questo sia il momento di maggior "disamoramento" della città per il calcio, e di conseguenza forse un po' di spazio e speranza per distogliere un po' l'interesse generale ci sarebbe...
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Brules
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Re: RUGBY E LA PROVINCIA ITALIANA; QUALE NESSO?
Come qualcuno ha gia' detto il calcio e' un buco nero che annichilisce tutto il resto. Per questioni economiche il calcio e' presente principalmente nei grandi centri dove gli altri sport vengono oscurati, soprattutto negli ultimi anni. A parte il calcio, Milano, Roma, Napoli, Torino, Genova, Palermo in quali altri sport primeggiano o sono almeno nella massima categoria?
Di conseguenza gli sport minori si prendono quello che rimane. Una squadra di volley o basket in A2 in una piccola citta' riempie il palazzetto perche' attira anche i non appassionati per senso di appartenenza.
Portare l'esempio francese secondo me e' sbagliato perche' il rugby e' popolare tanto quanto il calcio se non di piu' e questo permette di muoversi in modo totalmente diverso, anche sul piano del marketing. Cosi come non ha senso confrontare la Nazionale contro gli AB con l'Eccellenza. Confronti un evento unico a livello nazionale con eventi locali con cadenza settimanale!!
In ogni caso, qualsiasi siano le motivazioni, secondo me cercare di spostare in modo forzoso le passioni sportive e' estremamente rischioso e le probabilita' di perdere quel poco che si ha sono alte. Diciamo sempre che in Italia ci vuole la meritocrazia, no? E allora vinca il piu' bravo. Non credo che forzare la nascita/spostamento di squadre serva a far crescere il rugby in Italia.
Di conseguenza gli sport minori si prendono quello che rimane. Una squadra di volley o basket in A2 in una piccola citta' riempie il palazzetto perche' attira anche i non appassionati per senso di appartenenza.
Portare l'esempio francese secondo me e' sbagliato perche' il rugby e' popolare tanto quanto il calcio se non di piu' e questo permette di muoversi in modo totalmente diverso, anche sul piano del marketing. Cosi come non ha senso confrontare la Nazionale contro gli AB con l'Eccellenza. Confronti un evento unico a livello nazionale con eventi locali con cadenza settimanale!!
In ogni caso, qualsiasi siano le motivazioni, secondo me cercare di spostare in modo forzoso le passioni sportive e' estremamente rischioso e le probabilita' di perdere quel poco che si ha sono alte. Diciamo sempre che in Italia ci vuole la meritocrazia, no? E allora vinca il piu' bravo. Non credo che forzare la nascita/spostamento di squadre serva a far crescere il rugby in Italia.
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Mad Max
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Re: RUGBY E LA PROVINCIA ITALIANA; QUALE NESSO?
Brules ha scritto:Come qualcuno ha gia' detto il calcio e' un buco nero che annichilisce tutto il resto. Per questioni economiche il calcio e' presente principalmente nei grandi centri dove gli altri sport vengono oscurati, soprattutto negli ultimi anni. A parte il calcio, Milano, Roma, Napoli, Torino, Genova, Palermo in quali altri sport primeggiano o sono almeno nella massima categoria?
Di conseguenza gli sport minori si prendono quello che rimane. Una squadra di volley o basket in A2 in una piccola citta' riempie il palazzetto perche' attira anche i non appassionati per senso di appartenenza.
Portare l'esempio francese secondo me e' sbagliato perche' il rugby e' popolare tanto quanto il calcio se non di piu' e questo permette di muoversi in modo totalmente diverso, anche sul piano del marketing. Cosi come non ha senso confrontare la Nazionale contro gli AB con l'Eccellenza. Confronti un evento unico a livello nazionale con eventi locali con cadenza settimanale!!
In ogni caso, qualsiasi siano le motivazioni, secondo me cercare di spostare in modo forzoso le passioni sportive e' estremamente rischioso e le probabilita' di perdere quel poco che si ha sono alte. Diciamo sempre che in Italia ci vuole la meritocrazia, no? E allora vinca il piu' bravo. Non credo che forzare la nascita/spostamento di squadre serva a far crescere il rugby in Italia.
quoto, come non essere d'accordo?
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Luqa-bis
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Re: RUGBY E LA PROVINCIA ITALIANA; QUALE NESSO?
Il problema dei progetti pratesi, ducali e meneghini sta in penso alcuni fattori critici.
1. Non c'è nei fatti una società predominante e le esistenti sono divise da una certa rivalità
I Cavalieri hanno una buona sintesi con Unione Sesto, Mugello e Cus Siena, più pubblico ma Firenze è il club con le giovanili più consistenti e più appoggi istituzionali e al momento i labronic isembrano più interessati ai rapporti con Parma che non con l'interno..
A Parma, a leggere quello che scrivono gli indigeni, tra Noceto, Colorno, Amatori, Rugby PR , Stendhal e altri ci sarebbe da fare un poema tipo Iliade
A Milano, mi pare che tra Amatori, ASR, Grande, CUS, Monza,ecc manchi una realtà che faccia da catalizzatore.
A Roma Capitolina, lazio , Cus, ecc.
2. Mancano i dindi.
Se Prato avesse avutoquesta prospettiva 5 anni fa sarebbe già partita , ma adesso la crisi si fa sentire e trovare sponsor è difficile
E credo che anche altrove sia lo stesso.
3. Capacità di commercializzare il prodotto.
Le promozioni degli eventi sono talvolta un po' raffazzonate
4. Concorrenza di altri giochi.
Milano, Roma e Firenze (x Prato/TRE) sono egemonizzate dalla passione per il calcio.
Parma ha già una valida concorrenza in molti sport: calcio, baseball, è un apiazza storicas della pallacanestro, anche il football americano.
Prato ha una buon atradizione in sport minori (pallamano, hockey pista) ma ripeto, in quetsomoemnto ha grossi problemi economici.
5. Sedi.
Prato sta realizzando una cittadella, interessante come schema, ma a mio parere un po' periferica.
Parma pare, ma non si sa chi ci andrà.
E comunque occorre capire che volumi si vogliono avere.
Se i termini di raffronto sono le grandi squadre francesi , inglesi o celtiche, allora l'obiettivo di spettatori è sui 10000 a partita, più una maggiore visibilità mediatica.
10000 spettatori sononumeri che può garantire una città media italiana o una provincia "robusta".
Prato+Firenze, Parma, Padova, Brescia, Treviso, forse anche Catania se avesse le opportunità sono in grado di farlo, senza scomodare le 4 metropoli milionarie.
Ma si torna sul fatto che pallavolo/pallacanestro, che non arrivano a quei numeri, hanno comunque almeno 4 volte i nostri tesserati e almeno 10 volte i nostri praticanti (diretti e indiretti).
E se non c'è conoscenza diretta (pratica agonistica o amatoriale) gli spettatori li attiri solo con due miscele:
- risultati + bel gioco
- voilà guazziniamoci
1. Non c'è nei fatti una società predominante e le esistenti sono divise da una certa rivalità
I Cavalieri hanno una buona sintesi con Unione Sesto, Mugello e Cus Siena, più pubblico ma Firenze è il club con le giovanili più consistenti e più appoggi istituzionali e al momento i labronic isembrano più interessati ai rapporti con Parma che non con l'interno..
A Parma, a leggere quello che scrivono gli indigeni, tra Noceto, Colorno, Amatori, Rugby PR , Stendhal e altri ci sarebbe da fare un poema tipo Iliade
A Milano, mi pare che tra Amatori, ASR, Grande, CUS, Monza,ecc manchi una realtà che faccia da catalizzatore.
A Roma Capitolina, lazio , Cus, ecc.
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Se Prato avesse avutoquesta prospettiva 5 anni fa sarebbe già partita , ma adesso la crisi si fa sentire e trovare sponsor è difficile
E credo che anche altrove sia lo stesso.
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Le promozioni degli eventi sono talvolta un po' raffazzonate
4. Concorrenza di altri giochi.
Milano, Roma e Firenze (x Prato/TRE) sono egemonizzate dalla passione per il calcio.
Parma ha già una valida concorrenza in molti sport: calcio, baseball, è un apiazza storicas della pallacanestro, anche il football americano.
Prato ha una buon atradizione in sport minori (pallamano, hockey pista) ma ripeto, in quetsomoemnto ha grossi problemi economici.
5. Sedi.
Prato sta realizzando una cittadella, interessante come schema, ma a mio parere un po' periferica.
Parma pare, ma non si sa chi ci andrà.
E comunque occorre capire che volumi si vogliono avere.
Se i termini di raffronto sono le grandi squadre francesi , inglesi o celtiche, allora l'obiettivo di spettatori è sui 10000 a partita, più una maggiore visibilità mediatica.
10000 spettatori sononumeri che può garantire una città media italiana o una provincia "robusta".
Prato+Firenze, Parma, Padova, Brescia, Treviso, forse anche Catania se avesse le opportunità sono in grado di farlo, senza scomodare le 4 metropoli milionarie.
Ma si torna sul fatto che pallavolo/pallacanestro, che non arrivano a quei numeri, hanno comunque almeno 4 volte i nostri tesserati e almeno 10 volte i nostri praticanti (diretti e indiretti).
E se non c'è conoscenza diretta (pratica agonistica o amatoriale) gli spettatori li attiri solo con due miscele:
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Mad Max
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Re: RUGBY E LA PROVINCIA ITALIANA; QUALE NESSO?
Luqa-bis ha scritto:Il problema dei progetti pratesi, ducali e meneghini sta in penso alcuni fattori critici.
1. Non c'è nei fatti una società predominante e le esistenti sono divise da una certa rivalità
I Cavalieri hanno una buona sintesi con Unione Sesto, Mugello e Cus Siena, più pubblico ma Firenze è il club con le giovanili più consistenti e più appoggi istituzionali e al momento i labronic isembrano più interessati ai rapporti con Parma che non con l'interno..
A Parma, a leggere quello che scrivono gli indigeni, tra Noceto, Colorno, Amatori, Rugby PR , Stendhal e altri ci sarebbe da fare un poema tipo Iliade
A Milano, mi pare che tra Amatori, ASR, Grande, CUS, Monza,ecc manchi una realtà che faccia da catalizzatore.
A Roma Capitolina, lazio , Cus, ecc.
2. Mancano i dindi.
Se Prato avesse avutoquesta prospettiva 5 anni fa sarebbe già partita , ma adesso la crisi si fa sentire e trovare sponsor è difficile
E credo che anche altrove sia lo stesso.
3. Capacità di commercializzare il prodotto.
Le promozioni degli eventi sono talvolta un po' raffazzonate
4. Concorrenza di altri giochi.
Milano, Roma e Firenze (x Prato/TRE) sono egemonizzate dalla passione per il calcio.
Parma ha già una valida concorrenza in molti sport: calcio, baseball, è un apiazza storicas della pallacanestro, anche il football americano.
Prato ha una buon atradizione in sport minori (pallamano, hockey pista) ma ripeto, in quetsomoemnto ha grossi problemi economici.
5. Sedi.
Prato sta realizzando una cittadella, interessante come schema, ma a mio parere un po' periferica.
Parma pare, ma non si sa chi ci andrà.
E comunque occorre capire che volumi si vogliono avere.
Se i termini di raffronto sono le grandi squadre francesi , inglesi o celtiche, allora l'obiettivo di spettatori è sui 10000 a partita, più una maggiore visibilità mediatica.
10000 spettatori sononumeri che può garantire una città media italiana o una provincia "robusta".
Prato+Firenze, Parma, Padova, Brescia, Treviso, forse anche Catania se avesse le opportunità sono in grado di farlo, senza scomodare le 4 metropoli milionarie.
Ma si torna sul fatto che pallavolo/pallacanestro, che non arrivano a quei numeri, hanno comunque almeno 4 volte i nostri tesserati e almeno 10 volte i nostri praticanti (diretti e indiretti).
E se non c'è conoscenza diretta (pratica agonistica o amatoriale) gli spettatori li attiri solo con due miscele:
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se posso aggiungere qualcosa su Milano (le altre realtà non le conosco): in realtà le due squadre che dovrebbero catalizzare sono la Grande Milano e l'
ASR Milano, l'Amatori Milano è fallita
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stilicone
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Re: RUGBY E LA PROVINCIA ITALIANA; QUALE NESSO?
Il buon successo di basket e pallavolo nasce sicuramente più dalla Provincia che dalla metropoli.
Se hai una buona squadra in Serie A, e magari per contro il calcio è in B o più giù, trovi spazio sui media locali e chiami pubblico.
Prima di pensare ai 10.000 spettatori (utopia), le squadre italiane dovrebbero puntare ai 2.000-2.500 fissi (ma gli stadi in cui si gioca il S10 hanno tutti questa capienza? Dubito).
Sarebbe qualche soldino di incassi, e un minimo di attrazione reale per gli sponsor.
2.000 spettatori si fanno tranquillamente in Legadue di basket, anche in cittadine di provincia (quest'anno mi pare che ci siano Ostuni, Barcellona Pozzo di Gotto, da anni ci sono Imola e Pistoia, Veroli, Scafati).
Perchè non fanno quelle cifre Padova, Parma,Calvisano, L'Aquila (Rovigo sì, ma non sempre a quanto risulta), e pare neanche Reggio Emilia?
Io metto lì qualche idea: spettacolo scarso; insufficiente promozione dell'evento; connesso al precedente, un punto che per me è cruciale: il calendario dà una cadenza di partite troppo irregolare, tra le pause per la Nazionale (servono proprio, adesso che i giocatori della Nazionale non sono più in S10?) e quelle per l'inutilissima Amlin, che secondo me genera solo negatività per chi va a leggersi i risultati. Se un campionato si gioca tutte le domeniche, lo spettatore occasionale butta l'occhio ai risultati, magari vede che la squadra sta andando bene, e la settimana dopo si presenta. Se invece io oggi vedo che la squadra della mia città ha vinto, dopodichè apprendo che la prossima partita casalinga si giocherà a metà marzo, hai voglia ricordarsene...
In sintesi: il S10 già è oggettivamente bruttino; ma forse non ci si lavora abbastanza. Non vedo quello slancio di proselitismo e di voglia di imporre il proprio sport, che vedevo ad esempio nel basket negli anni settanta/ottanta.
Giudizio forse un po' ingeneroso, mi scuso in anticipo se qualcuno se ne offenderà.
Se hai una buona squadra in Serie A, e magari per contro il calcio è in B o più giù, trovi spazio sui media locali e chiami pubblico.
Prima di pensare ai 10.000 spettatori (utopia), le squadre italiane dovrebbero puntare ai 2.000-2.500 fissi (ma gli stadi in cui si gioca il S10 hanno tutti questa capienza? Dubito).
Sarebbe qualche soldino di incassi, e un minimo di attrazione reale per gli sponsor.
2.000 spettatori si fanno tranquillamente in Legadue di basket, anche in cittadine di provincia (quest'anno mi pare che ci siano Ostuni, Barcellona Pozzo di Gotto, da anni ci sono Imola e Pistoia, Veroli, Scafati).
Perchè non fanno quelle cifre Padova, Parma,Calvisano, L'Aquila (Rovigo sì, ma non sempre a quanto risulta), e pare neanche Reggio Emilia?
Io metto lì qualche idea: spettacolo scarso; insufficiente promozione dell'evento; connesso al precedente, un punto che per me è cruciale: il calendario dà una cadenza di partite troppo irregolare, tra le pause per la Nazionale (servono proprio, adesso che i giocatori della Nazionale non sono più in S10?) e quelle per l'inutilissima Amlin, che secondo me genera solo negatività per chi va a leggersi i risultati. Se un campionato si gioca tutte le domeniche, lo spettatore occasionale butta l'occhio ai risultati, magari vede che la squadra sta andando bene, e la settimana dopo si presenta. Se invece io oggi vedo che la squadra della mia città ha vinto, dopodichè apprendo che la prossima partita casalinga si giocherà a metà marzo, hai voglia ricordarsene...
In sintesi: il S10 già è oggettivamente bruttino; ma forse non ci si lavora abbastanza. Non vedo quello slancio di proselitismo e di voglia di imporre il proprio sport, che vedevo ad esempio nel basket negli anni settanta/ottanta.
Giudizio forse un po' ingeneroso, mi scuso in anticipo se qualcuno se ne offenderà.
MEMENTO MAROCCO.
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italicbold
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Re: RUGBY E LA PROVINCIA ITALIANA; QUALE NESSO?
Non so se é ironico, ma il paradosso tiene. Il "Guazzinarsi" é un'opzione possibile.Luqa-bis ha scritto: - voilà guazziniamoci
Guazzini ha modificato profondamente e definitivamente il rugby francese.
Criticato, vilipeso, preso di mira quanto volete ma se oggi il rugby si é avvicinato al calcio in Francia il merito é in gran parte dovuto a questo "folle" manager.
Fino alla fine degli anni 90 il rugby, con l'eccezione delle partite del 6 nazioni,restava uno sport seguito ma non di massa. Soprattutto per l'assenza appunto delle grandi città.
La storia del rugby francese é una storia di lotta serrata, e centenaria, tra il rugby universitario (elitario, legato agli ambienti universitari o intellettuali soprattutto parigini) e quello più popolare, sanguigno, terreno, dei paesotti arroccati sulle pendici dei Pirenei. Con l'assenza importante di larghissima parte del territorio dove il rugby resta, ancora oggi, uno sport di nicchia (parlo soprattutto del nord, della bretagna, della Normandia ecc...)
In era dilettantistica soltanto il Racing Club alla fine degli anni 80 riusci' a imporsi, li chiamavano la generazione show business, attesi in ogni campaccio di Francia dove erano considerati una vergogna per il rugby francese e spesso aggrediti già alla discesa dal pullman.
Il purista francese considera il vero rugby solo quello giocato tra Castres e Agen, tra Biarritz e Mont de Marsan (paesotti che fanno in totale non più di 100 mila abitanti) .
Questo, per decenni ha limitato il numero di spettatori, quindi l'interesse per il campionato francese.
Poi, appena entrati nell'era professionista, l'arrivo di Max Guazzini ha rivoltato il rugby francese. Riportando in alto un club che sembrava dimenticato e portando sul davanti della scena anche il campionato francese, riempiendo lo Stade de France, o anche solo Charlety. Lo ha fatto in una maniera che é stata, appunto, spesso criticata.
Ma lo ha fatto, ha fatto entrare il rugby nel paesaggio audiovisivo francese, ha portato famiglie intere a vedere la loro prima partita di rugby, ha creato interesse, anche passando per calendari e saltimbanchi. E ha spinto altre realtà a rinascere e a trovare terreno fertile. L'ho già scritto, senza Guazzini, non ci sarebbe stato il Lione, non ci sarebbe stata la rinascita del Racing, del Begles Bordeaux, e quella di Tolone (che spesso e volentieri, con grande scorno dei suoi tifosi avvelenati, preferisce giocare a Marsiglia dove malgrado la presenza ingombrante dell'Olympique de Marseille riempie spesso e volentieri il velodromo).
E anche, va detto, il declino di club storici come Bourgoin, che spesso ha anche lei provato l'ebbrezza di giocare nella vicina Grenoble.
Non so quale sia il futuro sperabile per il rugby italiano, non credo che il calcio sia un buco nero, anzi penso che spesso possa essere più una molla per poter crescere. E' vero che la partita contro gli All Blacks fa storia a parte, pero' é anche il segno che comunque sia, la gente a vedere una partita di rugby importante ci puo' andare, la fame di sport esiste ancora. Ricordo trent'anni fa la febbre per il basket che colpi' Roma durante l'epopea del Bancoroma di Wright e Bianchini, che vinse il campionato e la coppa dei campioni. Riempimmo (c'ero anch'io) per anni il Palaeur anche in concomitanza con le partite di Lazio e di Roma, e si sfidava la grande Milano (nonostante Milan e Inter) di Pittis, Premier, D'antoni e McAdoo. E si andava in diretta televisiva, quando i canali erano molto meno, e in prima serata.
Ora, restando al basket e con tutto il rispetto per la lunga striscia di vittorie di Siena, non si puo' dire che il basket italiano, sconvolga le folle.
Tutto questo per dire, ed é una cosa sulla quale sono arcivonvinto, é che comunque, prima o poi, il rugby italiano, se vuole fare veramente il salto di qualità, dovrà passare per una diffusione maggiore e più capillare sull'intero territorio e dovrà investire sulle grandi agglomerazioni urbane. Parlo, ovviamente, di Roma, Milano, Napoli, Genova, Torino e perché no, anche Palermo.
Il tutto, ça va sans dire, cercando di non distruggere, o di mortificare, le realtà che per anni hanno comunque simbolizzato il cuore pulsante della palla ovale italiana.
Compito arduo, non c'é che dire.
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sandrobandito
Re: RUGBY E LA PROVINCIA ITALIANA; QUALE NESSO?
Mi permetto di aggiungere che quindi, per i motivi sopra detti, si rafforzerebbe l'idea delle selezioni in challenge.stilicone ha scritto:
Io metto lì qualche idea: spettacolo scarso; insufficiente promozione dell'evento; connesso al precedente, un punto che per me è cruciale: il calendario dà una cadenza di partite troppo irregolare, tra le pause per la Nazionale (servono proprio, adesso che i giocatori della Nazionale non sono più in S10?) e quelle per l'inutilissima Amlin, che secondo me genera solo negatività per chi va a leggersi i risultati.
Liberato l'S10 da questa incombenza, si potrebbe allargarlo a 12 squadre, con l'occasione di coinvolgere queste benedette grandi città, sia come risorse che come pubblico, senza gettare quanto patrimonializzato nella provincia fin'ora.
Ne deriverebbe un calendario nazionale più regolare e frequente, e le partite internazionali di Amlin sarebbero occasioni per coinvolgere bacini allargati.
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sandrobandito
Re: RUGBY E LA PROVINCIA ITALIANA; QUALE NESSO?
P.s. ovviamente basta anche alle pause per la nazionale, che tra franchige e selezioni avrebbe tutto il materiale umano che le serve...sandrobandito ha scritto:Mi permetto di aggiungere che quindi, per i motivi sopra detti, si rafforzerebbe l'idea delle selezioni in challenge.stilicone ha scritto:
Io metto lì qualche idea: spettacolo scarso; insufficiente promozione dell'evento; connesso al precedente, un punto che per me è cruciale: il calendario dà una cadenza di partite troppo irregolare, tra le pause per la Nazionale (servono proprio, adesso che i giocatori della Nazionale non sono più in S10?) e quelle per l'inutilissima Amlin, che secondo me genera solo negatività per chi va a leggersi i risultati.
Liberato l'S10 da questa incombenza, si potrebbe allargarlo a 12 squadre, con l'occasione di coinvolgere queste benedette grandi città, sia come risorse che come pubblico, senza gettare quanto patrimonializzato nella provincia fin'ora.
Ne deriverebbe un calendario nazionale più regolare e frequente, e le partite internazionali di Amlin sarebbero occasioni per coinvolgere bacini allargati.
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Ale_86
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Re: RUGBY E LA PROVINCIA ITALIANA; QUALE NESSO?
Il problema delle selezioni in Challenge é sempre il solito, ormai siamo anche stufi di ripetercelo all'infinito, ma provo a riassumerlo una volta in piú!
Le selezioni sono una buona idea sulla carta. Avrebbero potuto funzionare (e piú o meno funzionavano) negli anni '80, quando il rugby era talento e improvvisazione, l'organizzazione di squadra era quella che era. Resta una idea grandiosa se stessimo giocando a EA Rugby 08.
In pratica, ora, nel 2012, se funzionino o meno é tutto da vedere (la mia personalissima opinione é no). Le differenze di risultati tra Aironi, pieni di ottime individualitá ma la cui squadra (e la spina dorsale) cambia in continuazione, e il Benetton, individualitá ben organizzate in un sistema di squadra ben collaudato, direbbero di no. E gli Aironi sarebbero comunque molto piú squadra di una ipotetica selezione-Challenge.
L'esempio contrario dei Barbarians tiene fino a un certo punto, primo perché la qualitá dei selezionati non sarebbe nemmeno lontanamente la stessa, secondo perché qualsiasi squadra che giochi contro i Barbarians "deve" fare un gioco piú spettacolare e finalizzato allo spettacolo, piú che al risultato.
Fatto questo sommario riassunto, non vorrei peró spostare la discussione su selezioni in challenge si/no, se ne parla giá fino alla nausea nei 3d dedicati alla challenge. Il tema del topic mi pare piú interessante da seguire
Le selezioni sono una buona idea sulla carta. Avrebbero potuto funzionare (e piú o meno funzionavano) negli anni '80, quando il rugby era talento e improvvisazione, l'organizzazione di squadra era quella che era. Resta una idea grandiosa se stessimo giocando a EA Rugby 08.
In pratica, ora, nel 2012, se funzionino o meno é tutto da vedere (la mia personalissima opinione é no). Le differenze di risultati tra Aironi, pieni di ottime individualitá ma la cui squadra (e la spina dorsale) cambia in continuazione, e il Benetton, individualitá ben organizzate in un sistema di squadra ben collaudato, direbbero di no. E gli Aironi sarebbero comunque molto piú squadra di una ipotetica selezione-Challenge.
L'esempio contrario dei Barbarians tiene fino a un certo punto, primo perché la qualitá dei selezionati non sarebbe nemmeno lontanamente la stessa, secondo perché qualsiasi squadra che giochi contro i Barbarians "deve" fare un gioco piú spettacolare e finalizzato allo spettacolo, piú che al risultato.
Fatto questo sommario riassunto, non vorrei peró spostare la discussione su selezioni in challenge si/no, se ne parla giá fino alla nausea nei 3d dedicati alla challenge. Il tema del topic mi pare piú interessante da seguire
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sandrobandito
Re: RUGBY E LA PROVINCIA ITALIANA; QUALE NESSO?
Ops, pardon...Ale_86 ha scritto:Il problema delle selezioni in Challenge é sempre il solito, ormai siamo anche stufi di ripetercelo all'infinito, ma provo a riassumerlo una volta in piú!![]()
In ogni caso ho letto tutti i post di questo topic e non ho trovato, per quanto obiettivamente critiche e costruttive, posizioni propositive che individuino azioni concrete per rilanciare questo sport a livello nazionale con il coinvolgimento di realtà metropolitane (m'era sembrato che di questo si volesse discutere).
La mia idea sarebbe quella di allargare l'S10 a S12 disimpegnando il campionato dagli incontri internazionali, per questo ho ripreso l'idea delle selezioni d'Eccellenza. Per quanto difficile da ottenere un impegno dei club, la nazionale Emergenti mi sembra possa essere un buon incipit in questo senso.
Per il resto credo che forzare la diffusione del gioco possa essere controproducente, di contro rendere appetibile il campionato nazionale aumentandone la partecipazione e riducendone i costi darebbe l'opportunità a chi volesse investirci di farlo con maggiore serenità.
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stilicone
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Re: RUGBY E LA PROVINCIA ITALIANA; QUALE NESSO?
Penso anch'io che un S12 che giocasse con continuità, e nel quale magari si cercasse di curare una maggiore diffusione geografica delle squadre, sarebbe una buona soluzione.
Per la diffusione geografica, senza fare cose particolarmente scorrette, si potrebbe ad esempio prevedere che il campionato inferiore sia articolato in due gironi divisi geograficamente,e che vengono promosse le prime dei 2 gironi : una del nord, una del centro -sud. Regola che comporta un certo protezionismo per il sud, a scapito del lombardo-veneto: ma mi sembra che si possa essere d'accordo.
Oppure, una regola che vieti la presenza in S12 di più squadre della stessa città, oppure che imponga una distanza chilometrica minima tra le squadre partecipanti, ad evitare che ci siano quattro squadre in venti chilometri.
Io eliminerei le pause per le Coppe europee e quella di novembre per la nazionale. Lascerei, magari non per gli interi due mesi, la pausa per il 6N. In questa pausa la Nazionale emergenti potrebbe giocare qualche partita, se si crede. Ma non mi pare indispensabile.
Penso ad un'attività molto "autarchica", compatibile anche con il livello delle risorse economiche non eccelso che c'è in giro, nella quale i giocatori buoni (che per ora non saranno tantissimi comunque) vanno nelle 2 squadre della CL, e gli altri...lavorano per arrivarci.
Poi toccherebbe ai dirigenti delle squadre sbattersi un po' per migliorare il livello del loro campionato, e per attirare spettatori.
(Ovviamente, a tavolino siamo tutti ottimi manager; nella pratica, è un po' più dura...).
Per la diffusione geografica, senza fare cose particolarmente scorrette, si potrebbe ad esempio prevedere che il campionato inferiore sia articolato in due gironi divisi geograficamente,e che vengono promosse le prime dei 2 gironi : una del nord, una del centro -sud. Regola che comporta un certo protezionismo per il sud, a scapito del lombardo-veneto: ma mi sembra che si possa essere d'accordo.
Oppure, una regola che vieti la presenza in S12 di più squadre della stessa città, oppure che imponga una distanza chilometrica minima tra le squadre partecipanti, ad evitare che ci siano quattro squadre in venti chilometri.
Io eliminerei le pause per le Coppe europee e quella di novembre per la nazionale. Lascerei, magari non per gli interi due mesi, la pausa per il 6N. In questa pausa la Nazionale emergenti potrebbe giocare qualche partita, se si crede. Ma non mi pare indispensabile.
Penso ad un'attività molto "autarchica", compatibile anche con il livello delle risorse economiche non eccelso che c'è in giro, nella quale i giocatori buoni (che per ora non saranno tantissimi comunque) vanno nelle 2 squadre della CL, e gli altri...lavorano per arrivarci.
Poi toccherebbe ai dirigenti delle squadre sbattersi un po' per migliorare il livello del loro campionato, e per attirare spettatori.
(Ovviamente, a tavolino siamo tutti ottimi manager; nella pratica, è un po' più dura...).
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Ale_86
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Re: RUGBY E LA PROVINCIA ITALIANA; QUALE NESSO?
No problemo!sandrobandito ha scritto:Ops, pardon...Ale_86 ha scritto:Il problema delle selezioni in Challenge é sempre il solito, ormai siamo anche stufi di ripetercelo all'infinito, ma provo a riassumerlo una volta in piú!![]()
Ti ringrazio per il riassunto delle puntate precedenti, ma sono iscritto da poco e non ho avuto voglia di leggermi pagine di discussioni per documentarmi...
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In ogni caso ho letto tutti i post di questo topic e non ho trovato, per quanto obiettivamente critiche e costruttive, posizioni propositive che individuino azioni concrete per rilanciare questo sport a livello nazionale con il coinvolgimento di realtà metropolitane (m'era sembrato che di questo si volesse discutere).
La mia idea sarebbe quella di allargare l'S10 a S12 disimpegnando il campionato dagli incontri internazionali, per questo ho ripreso l'idea delle selezioni d'Eccellenza. Per quanto difficile da ottenere un impegno dei club, la nazionale Emergenti mi sembra possa essere un buon incipit in questo senso.
Comunque si, é vero, di proposte ce ne sono poche, perché é un tema difficile. Il punto é che i soldi dell'ERC servono eccome, e uno sponsor, al di lá dei risultati, é sempre contento che il suo marchio si veda in Francia, Inghilterra e Romania.
Questo indipendentemente dalle possibilitá di confronto, crescita e, perché no, dalla funzione di "giudizio qualitá" che le competizioni europee forniscono. Quindi la partecipazione alle coppe é per me fuori discussione.
É anche vero quel che dici tu, che risultati negativi generano pessimismo. Il meccanismo é a spirale. Ma come la spirale puó essere negativa, se presa per il verso giusto puó essere positiva. E a questo riguardo...
... questa frase ci sta a pennello, a patto che il livello del campionato non ne risulti abbassato, cosa che temo con 12 squadre. Alla fin fine, solo due anni fa non si sapeva neanche se si riusciva a mettere assieme 10 squadre professionistiche, tra fallimenti, ritiri e difficoltá delle varie Roma, Venezia, L'Aquila, GRAN.. Quasi tutti capoluoghi di regione, peraltro.sandrobandito ha scritto: Per il resto credo che forzare la diffusione del gioco possa essere controproducente, di contro rendere appetibile il campionato nazionale aumentandone la partecipazione e riducendone i costi darebbe l'opportunità a chi volesse investirci di farlo con maggiore serenità.
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calep61
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Re: RUGBY E LA PROVINCIA ITALIANA; QUALE NESSO?
Wow, molto interesse e discreta partecipazione già in pochi giorni per un tema discretamente rognoso, a conferma che l'interesse è forte per il bene di questo sport.
Certo, da un forum di discussione non ci si può aspettare la soluzione magica, sempre che ci sia, ma il confronto alimenta idee, aumenta la sensibilità, e focalizza le criticità e, piano, piano, anche il movimento - di cui questo forum, che piaccia o meno, fa parte - cresce, matura e consolida le esigenze primarie per una sua maggiore evoluzione.
L'evoluzione di qualsiasi processo abbisogna di un innesco (persona o evento, poco importa) e di un terreno fertile; per la formazione di quest'ultimo i nostri comenti possono fornire un utile contributo.
L'altro giorno sul Corriere della Sera è stata pubblicata un'intervita a Brunel che si è espresso con un'efficace e piacevole ventata di ottimismo (ne suggerisco la lettura).
Pensandoci bene, per niente scontata, ma neanche fuori luogo.
In fondo ha sottolineato che il rugby italiano ha una struttura adeguatamente organizzata con accademie, campionati nazionali strutturati su più livelli, franchigie di supporto alla maturazione della nazionale, il, così detto, terreno fertile che necessità della persona giusta per tirarne fuori il meglio e chissà che proprio Brunel non sappia dare una giusta sferzata al nostro movimento.
Per il resto, mi è piaciuto molto il richiamo fatto a Max Guazzini, un personaggio come lui, un moderno mecenate farebbe sicuramente bene anche al rugby italico.
Certo, da un forum di discussione non ci si può aspettare la soluzione magica, sempre che ci sia, ma il confronto alimenta idee, aumenta la sensibilità, e focalizza le criticità e, piano, piano, anche il movimento - di cui questo forum, che piaccia o meno, fa parte - cresce, matura e consolida le esigenze primarie per una sua maggiore evoluzione.
L'evoluzione di qualsiasi processo abbisogna di un innesco (persona o evento, poco importa) e di un terreno fertile; per la formazione di quest'ultimo i nostri comenti possono fornire un utile contributo.
L'altro giorno sul Corriere della Sera è stata pubblicata un'intervita a Brunel che si è espresso con un'efficace e piacevole ventata di ottimismo (ne suggerisco la lettura).
Pensandoci bene, per niente scontata, ma neanche fuori luogo.
In fondo ha sottolineato che il rugby italiano ha una struttura adeguatamente organizzata con accademie, campionati nazionali strutturati su più livelli, franchigie di supporto alla maturazione della nazionale, il, così detto, terreno fertile che necessità della persona giusta per tirarne fuori il meglio e chissà che proprio Brunel non sappia dare una giusta sferzata al nostro movimento.
Per il resto, mi è piaciuto molto il richiamo fatto a Max Guazzini, un personaggio come lui, un moderno mecenate farebbe sicuramente bene anche al rugby italico.
È proprio vero che la maggior parte dei mali che capitano all'uomo sono cagionati dall'uomo.
Plinio il Vecchio
Non essendosi potuto fare in modo che quel che è giusto fosse forte, si è fatto in modo che quel che è forte fosse giusto.
Blaise Pascal
Nulla infonde più coraggio al pauroso della paura altrui.
Umberto Eco
Plinio il Vecchio
Non essendosi potuto fare in modo che quel che è giusto fosse forte, si è fatto in modo che quel che è forte fosse giusto.
Blaise Pascal
Nulla infonde più coraggio al pauroso della paura altrui.
Umberto Eco
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sandrobandito
Re: RUGBY E LA PROVINCIA ITALIANA; QUALE NESSO?
GrazieAle_86 ha scritto:sandrobandito ha scritto: No problemo!
Comunque si, é vero, di proposte ce ne sono poche, perché é un tema difficile. Il punto é che i soldi dell'ERC servono eccome, e uno sponsor, al di lá dei risultati, é sempre contento che il suo marchio si veda in Francia, Inghilterra e Romania.
Questo indipendentemente dalle possibilitá di confronto, crescita e, perché no, dalla funzione di "giudizio qualitá" che le competizioni europee forniscono. Quindi la partecipazione alle coppe é per me fuori discussione.
Capitolo soldi. Non conosco le specifiche dei riconoscimenti economici derivanti dalle partecipazioni, con il cuore dell'appassionato concorrerei a prescindere. Ritengo comunque che se se esistono è meglio approfittarne. Concordo sull'esigenza di un'adeguata esposizione da parte degli sponsor, che però agiscono in coerenza con gli investimenti, e in questo il ritorno è legato anche e sopratutto ai risultati.
A questo punto introduco una parentesi sul professionismo, aspetto strettamente legato agli investimenti.
Voluto forse più dai grandi sponsor che dalla federazione con l'ambizione di elevare la competitività del campionato a livello di basket e volley, ricordo che fin dalla sua introduzione spiccarono critiche dai club storici riguardo la sua sostenibilità. Oggi in ambito europeo 10 squadre professionistiche non raccolgono più di 12 squadre semiprofessionistiche + Dogi, Lupi, Zebre e bestie varie. La mancanza di competitività complessiva e quindi di risultati ha premiato solo Benetton che però gioca altrove, abbiamo perso Milano e abbiamo rischiato di perdere a più riprese Rovigo. Roma e Catania non si sono mai affermate. Quest'anno Padova si è ridotta ad iniziare l'anno senza sponsor sulle magliette.
Limitare il professionismo alle squadre che partecipano alle competizioni europee che potrebbero catalizzare le maggiori disponibilità, rivedere il professionismo in Italia e aumentare il numero di squadre ridurrebbe la soglia economica d'ingresso dei club, amplierebbe la platea delle risorse sia economiche che umane a parità di budget complessivo.
Sinceramente trovo niente da rimetterci...