giangi2 ha scritto:
Per questo motivo ritengo che la FIR avrebbe l'obbligo "morale" di dettagliare meglio diverse voci di spesa.
credo si debba cercare di essere comunque equilibrati nell'avanzare i propri desiderata, se si vuole risultare credibili, nel senso che ci sono aspetti lecitamente auspicabili, mi riferisco ad una maggiore doverosa trasparenza nella gestione delle risorse economiche di natura pubblica, anche una certa etica, se vogliamo, applicata nella misura ed in una generalizzata equità delle azioni intraprese, ma non esageriamo alimentando e sponsorizzando subliminalmente nuovi modelli organizzativi che non tengono conto o disconoscono implicitamente quelli vigenti o, addirittura, introducano il dubbio di una loro esistenza.
Non dimentichiamo che la FIR ha organi statutari che rappresentano l'organizzazione gerarchica con ruoli e poteri ben definiti; esistono, in cascata dall'alto verso il basso, un Presidente, un comitato di presidenza, un consiglio, delle commissioni ed un elettorato consultivo, nonchè organi ispettivi e certificativi appropriati. Ergo, un bilancio è deliberato nell'ambito di questo assetto, chiunque tra queste rappesentanze ha strumenti e opzioni, proportzionali al ruolo acquisito, per chiedere chiarimenti e, se lo ritenesse, esprimere disapprovazione ad un suo avvallo, nonchè intraprendere le opportune iniziative previste dai regolamenti vigenti per inificiarne la validità anche giuridica, se del caso, di fronte agli organi appositamente previsti dalla dottrina nazionale. Insomma, non possiamo sempre proporre l'idea che le cose vengano fatte in modo autarchico, senza democrazia alcuna, in assenza di regole ed invocando la necessità che la rivoluzione ci liberi dai cattivi che incombono su di noi tirannicamente. Capisco l'amareza che ci possa essere rispetto al fatto che le cose non vengano sempre fatte secondo le nostre preferenze, ma questo non deve autorizzare a buttare tutto in vacca, sempre e comunque aditando coloro non ci piacciono come i cattivi di turno da legittimare ad ogni costo, dalla rivoluzione francese sono passati più di 200 anni. Rispettimao chi nel mondo, anche oggi, vive davvero contesti di tirannica sofferenza; non scherziamo con le parole e con tesi troppo azzardate.